Dopo
aver letto più di una cinquantina di opere di Simenon, non sapevo
come impostare uno scritto. Mettere qualcosa di ognuno di essi, anche
poco, avrebbe prodotto un ammasso utilizzabile solo da chi, come me,
avesse letto le medesime cose, quindi un assurdo. Il punto è che
avevo l'impressione di aver colto il nucleo profondo intorno al quale
tutti quei testi giravano! Aveva senso enunciare in modo generale?
Secondo me nemmeno. Serviva un minimo di dimostrazione. In un secondo
tempo avevo deciso di descrivere solo un libro, quello che secondo me
rivela in modo più chiaro, ma anche questo modo di agire non mi
soddisfava. “Aprirne” uno e far “sentire” la poltiglia più
antica che contiene la matrice di tutta l'opera di un grande non lo
sentivo sufficiente. Se qualcuno prendesse una mia sola opera e
pretendesse di dedurre la mia anima da questa ... sarei diffidente.
Potrebbe uscirne qualcosa di buono, ma consiglierei di leggere anche
qualcos'altro. Ho pensato e ripensato e ho deciso di agire come
segue: scegliere due libri a caso e verificare se contengono quel
nucleo. Chiudere gli occhi e lasciar fare al caso non era semplice. I
primi due volumi dell'opera completa contengono 24 romanzi; ho poi
delle edizioni singole grandicelle, alcune tascabili e, anche il
formato prodotto per la serie del commissario Maigret. Fare foglietti
sarebbe stata la mossa migliore e poi pescare così, ma … un'altra
idea mi è venuta in aiuto. È risaputo che Simenon, i romanzi più
sentiti, li scriveva a penna, mentre gli altri, quelli che servivano
per il bilancio famigliare, li “faceva” direttamente con la
macchina per scrivere. Mi son detto: questi ultimi, per l'esattezza i
gialli del commissario Maigret, sono quindi, probabilmente, i meno
mediati dall'intelletto. Il fattore tempo ha compresso la creatività.
È probabile che il seme che dà origine alla sua opera sia rimasto
più vicino alla superficie, che meno strati di intelletto, celino!
Ho
allungato la mano fra i gialli e ne ho scelti due. Il primo è
risultato è stato: “La balera da due soldi” e il secondo “Cécilè
è morta”. Mi son dato il ritmo di uno al giorno, concedendomi così
lo spazio per ri meditare con la mente freschissima queste ri
letture. Terminata la prima opera, la chiave era confermata, e con la
seconda pure. Ero soddisfatto. Pensavo: se due su due, scelti a caso,
confermano … ma mi rodeva un minuscolo senso di colpa … ho
quattro copie di Maigret che sono più vecchie di me … ed essendo
di formato diverso le ho escluse dal sorteggio. Ho così deciso di
fare un altra “pesca” fra quelli e ho allungato la mano. Se
anche il terzo avesse contenuto quel nucleo …!
Il
caso mi ha offerto “Maigret e il porto delle nebbie”. Qui mi son
sentito perso per un bel po', ma poi il finale ha confermato al
millimetro!
Ho
poi deciso di sommare, a mia discrezione, “Maigret e il barbone”,
poiché in esso la “porta” che conduce al significato più
elevato e secondo me parzialmente inconscio, non è chiusa e nemmeno
socchiusa, ma spalancata.
Veniamo
prima di tutto alla mia “storia” con Simenon. L'ho sempre
accuratamente evitato perché per me era semplicemente l'autore dei
gialli che riguardavano Maigret. Questa è purtroppo è l'immagine
che ne da l'editoria, quindi ... auguro ad ognuno di loro tanti anni
di dissenteria quanti ho impiegato io dall'età della ragione al
giorno che ho potuto apprezzarlo! I gialli non mi hanno mai
entusiasmato. Questa formula nella quale il cavaliere del bene è il
detective, mi è sembrata quasi sempre un gioco d'intelligenza non
troppo diverso dai frutti della “settimana enigmistica” … In
essa ci son giochi raffinati, come il Bartezzaghi, ma anche parole
crociate ignorantificate e “unisci i puntini e costruirai una
immagine”, che sono giochi adatti per coloro che amano buttar via
il tempo limitandosi a cibo, digestione … per quel che riguarda il
Giallo con la G majuscola, esiste qualcosa di eccellente come “Dieci
piccoli indiani” di Agatha Christie, qualche perla rara, e poi
tanta tanta tanta tanta tanta banalità, nella quale il gioco
consiste nel cercare di indovinare chi è l'assassino. Poi ne parli
con l'amico e gli dici “io l'ho capito a pagine settantadue!”, e
se l'altro ci è arrivato anche solo una pagina dopo, ti sentirai
migliore di lui … ma migliore in cosa, mi domando! L'intelligenza è
bene sì allenarla, ma poi va usata per qualcosa di più alto di
lei!!! Essa è lo strumento, non la meta!
Mi
ero reso conto comunque che di Simenon in libreria, esistevano sia
libri con la copertina gialla, che libri, di solito di formato più
grande, con copertine più seriose. Non mi son comunque lasciato
indurre in tentazione per anni, poiché la “roba” da leggere non
mi mancava. Quando ho scoperto i mercatini dell'usato, la mia ottica
si è fatta meno rigorosa poiché il vincolo finanziario si è reso
meno castrante. Davanti a volumi che spesso costano meno di un caffè,
cedevo e uscivo spesso con la sporta piena. È capitato così che un
suo volume, di formato serioso, che possiedo ancora, e che sulla
copertina riporta la scritta in corsivo a penna “questo libro fa
schifo”, entrò in casa. Su proprio quella scritta a farmi
decidere. Mi fece sorridere, e un pomeriggio iniziai la lettura. Non
mi entusiasmò ma lo trovai valido.
Trovai
poi “Cargo” e mi resi conto che si trattava di un capolavoro. Ora
ne ho “spolpati” più di una cinquantina e ho divorato anche, con
commozione, le sue “Memorie intime”, un librone quasi cubico che
riesce veramente a lasciare sconvolti. Il suo destino fu sicuramente
ricco, anzi ricchissimo di soldi, ma per nulla invidiabile ... si
tratta di più di mille pagine scritte benissimo e di un livello di
sincerità alla quale non siamo più abituati dal giorno prima della
creazione dl mondo … non consiglio però di leggerlo subito. Meglio
dare la precedenza alle sue opere e dopo, calarsi nella verità della
sua vita che rappresenta lo scontro-sconfitta con quel nucleo
primordiale che ancora non vi ho rivelato …
Non
voglio fare il prezioso e nemmeno costringervi a leggere tutto fino
in fondo. Trovo essenziale far percorrere i pensieri che ho
affrontato e approdare alla soluzione. Trovo brutto dare una
informazione che così, senza una calma spiegazione della sua
gestazione, sembrerà stridente per non dire slegata.
Consiglio
la lettura di quanto segue a chi ha già letto le opere.
Iniziamo
con ”MAIGRET E IL BARBONE”
Partiamo
da un presupposto fondamentale per il giallo. In esso tutto è
funzionale alla caccia del colpevole. La medesima regola vale per
l'opera letteraria degna del titolo di opera d'arte. In essa vi è un
nucleo dal quale la trama scaturisce. Si aggiunga un'altra
considerazione: un essere umano, può girare onestamente solo intorno
a se stesso. Si potrebbe dedurre che ogni umano evolverà un solo
argomento ma penso che nell'arco di una vita quel nucleo possa
variare. Per esempio, all'inizio il fulcro potrebbe essere l'amore,
inteso come sentimento da spargere su un partner. Una volta ottenuto
si potrebbe “sentire” la realizzazione di sé nell'essere
genitore. Quando i figli son volati via tocca alla nostra anima che
salvo eccezioni di immortalità che per ora non conosco, sarà
destinata a volare via. Ma … ed è il grande ma dell'arte, a
livelli eccezionali, se quell'essere umano ha subito un trauma,
l'unica soluzione della sua esistenza sta nell'imparare a conviverci,
nell'esorcizzarlo continuamente. Rarissimi casi approdano ad una
soluzione. Posso dire che Kafka, per esempio ci è riuscito. Si
possono trovare le tracce nell'opera, e non nella biografia, di un
primo rapporto fisico con una donna, vissuto male. Questo ha portato
secondo me all'impossibilità di portare una relazione alla
completezza col matrimonio. Si ricordi che all'epoca, solo dopo
l'unione ufficiale l'atto carnale diveniva lecito. Kafka, non
oltrepassando mai il limite del fidanzamento, non dovette più
affrontare quella soglia che lo bloccò e che non osava ripetere.
L'incontro con Dora Dymant rappresenta una soluzione-compromesso.
Kafka è ormai malato. La carnalità viene esclusa a priori. Il
legame si fa spirituale e possibile. Ecco che la soglia del
fidanzamento è superata e si ha la convivenza, ma di anime.
Torniamo
a Simenon. É vero che ho letto le sue “Memorie intime”, ma non
ne ho un ricordo mnemonico. Ricordo le sensazioni che mi ha lasciato.
Ma, posso garantire che già prima di questa lettura, avevo colto, in
modo non troppo nitido qualcosa. Se la sensazione aleggiava, ancore
indefinita, sull'opera in senso generale, la lettura di “Maigret e
il barbone”, mi diede una sensazione di chiarezza completa.
Premetto
che devo “andare” a memoria perché quel cialtrone di un
libretto, che oltre il resto possiedo in duplice copia, è circa un
anno che non si fa trovare. Forse una copia l'ho prestata, ma l'altra
mi sta prendendo in giro da un pezzo.
La
TRAMA è comunque, senza nomi propri che non ricordo, la seguente:
Un
ponte sulla Senna a Parigi. Una persona annegata viene recuperata
vicino a un barcone da carico che è ormeggiato. Nelle vicinanze un
altro barcone dal quale è scesa la persone che toglie il cadavere
dalla Senna con l'aiuto di un altro. Si scopre che si tratta del
proprietario del barcone. Non ci sono prove.
Un
barbone però viene malmenato tempo dopo in quel medesimo punto. Ci
bivaccava da un pezzo. Non parlerà. Maigret arriverà a comprendere
la situazione. Abbiamo un barcone da carico con comandante un uomo
che ha a bordo anche la figlia. Esiste un marinaio che verrà
sostituito da un altro. Fra questo nuovo marinaio e la ragazza nasce
l'amore. Il padre è una persona durissima e beve. Ostacola il
rapporto. Accade che, tornando una sera ubriaco sul suo barcone,
viene “aiutato”, a cadere in acqua. Le grida vengono sentite e
l'assassino e il salvatore, in ritardo (dalla barca vicina),
recuperano il corpo ormai senza vita. Passato un anno, il barbone
viene appunto malmenato, con l'intento di ucciderlo, poiché fu
testimone della scena.
Ora
la domanda. Perché il barbone non testimonia? La mia risposta è la
seguente: esiste una legge di natura, superiore alla legge degli
uomini . Qual'è questa legge? Quando Maigret, verso la fine del libo
torna dal barbone, sa che non metterà le mani sul colpevole. Sa chi
è con certezza ma non andrà oltre. Dialogano e la scena che vedono,
davanti ai loro occhi, è di un bimbo e una madre su quel battello.
Il
padre-padrone bloccava il corso della natura. Questo rende lecito
l'omicidio. La natura è per la vita e il padre padrone ucciso, la
vita la ostacolava. In questo libro, non si coglie ancora bene qual'è
il vero ruolo di Maigret. Egli, contrariamente a quel che accade nel
giallo come genere e che quindi si ritiene coerente anche nel caso di
Maigret, non è il buono che consegna il cattivo alla giustizia.
Maigret è un gradino più in alto … e apre la via a chi è
portatore di vita.
Questo
libro, come giallo, è comunque anomalo. Il commissario ha svolto il
suo compito. Ha scoperto chi ha ucciso. La situazione comunque è
tale che questi “la fa franca”. Accade quindi che la regola
fondamentale del giallo è rispettata. Il colpevole secondo la legge
degli uomini, è stato scovato. Il problema della cattura è di altra
natura e non riguarda Maigret poiché, in senso generale, noi
sappiamo che il passo della condanna spetta al magistrato. Vediamo il
legame con la religione … la colpa la decide l'Inquisizione.
L'esecuzione del colpevole spetta al cosiddetto “braccio secolare”,
ovvero all'autorità civile. Seguitemi e per favore fidatevi! Quel
che fa Maigret è l'analisi del mondo morale in relazione ad una
legge fondamentale della natura. Agisce come una divinità. Simenon
separa la colpa dalla condanna. Nel giallo solitamente, il colpevole
una volta individuato, viene automaticamente consegnato alla
giustizia e si da per scontata la punizione perché solo così il
sistema morale e legale che il cavaliere del bene difende, può
continuare ad esistere.
Passiamo
ora a: “LA BALERA DA DUE SOLDI”
In
questo caso il libro si è lasciato trovare quindi posso dirvi che fu
scritto a Ouistreham nel 1931 e pubblicato in quel medesimo anno.
Teniamo conto che il celebre commissario è nato nel 1929 a Delfzijl
in Olanda (vicino a Groningen), quindi era “giovane” e ben in
forze anche nella fantasia del suo padre e creatore …
Trama:
tutto parte da Lenoir, un condannato a morte che rivela a Maigret di
non essere l'unico a meritare quella sorte. Nell'ultimo incontro,
nella cella, racconterà che l'altro candidato, si trova spesso nella
“Balera da due soldi”, ma il commissario non capisce dove questa
si trova. Parla di un suo socio di malaffare che “ormai dovrebbe
essere al sanatorio” perché già tossiva, e gli “scappa” il
nome: Victor. Racconta che una notte di circa quindici anni prima
videro un tipo uscire con un altro che veniva sorretto camminava come
un manichino. Lo seguirono e questi, presa la macchina, raggiunse un
canale e buttò giù il … cadavere. Lenoir e Victor ricattarono la
persona per anni, fino a quando questa non cambiò casa e si rese
irreperibile.
Questo
è l'antefatto. Otto settimane dopo, piena estate, Maigret decide di
fare un acquisto prima di recarsi dalla moglie che è in
villeggiatura. Andata e ritorno per il week end, ma tutto salta
perché nel negozio entra un tipo gioviale che vuole un cappello
stravagante per un finto matrimonio che si svolgerà l'indomani alla
“Balera da due soldi” ... ovviamente Maigret dimentica il week
end dalla moglie, segue il tipo e arriva alla Taverna. Viene
facilmente introdotto al finto sposalizio e all'ambiente, da uno
stravagante ed amatissimo James.
La
persona che ha seguito dal negozio di cappelli fino alla Taverna, si
chiama Marcel Basso, è sposato e ha un figlio... Ricordiamoci che
figli adolescenti e donne gravide, sono il nostro nucleo arcaico!
La
trama esplode. Muore un certo Feinstein per mano, sembra, di Marcel
Basso. Scopriamo poi che Feinstein aveva un negozio di camiceria che
era sempre sul limite del fallimento. La moglie piena di vita, era
invece sempre a caccia di amanti e lui, facendo finta di sapere e non
sapere, riusciva a farsi prestare soldi da loro.
Maigret
trova Victor che è un avventore che racconta di avere un polmone
solo e di essere appena uscito dal sanatorio. Il commissario ha
conferma che è il “socio” del defunto Lenoir quando gli chiede i
documenti. Tramite Victor, che mira solo ad avere qualche soldo
poiché gli rimane poco da vivere, riesce a sapere chi era la persona
che fu gettata anni prima nel canale. Si tratta di un usuraio dal
quale si “fornivano” di contante sia Feinstein che James.
Parentesi...
Pensiamo
ora come un contadino che sta curando la sua pianta … l'unico ramo
con una gemma è quello di Malcel Basso. La gemma è il figlio
adolescente. Gli altri son rami secchi, da eliminare. Infatti
l'usuraio, James e il camiciaio, sono rami che si possono tagliare
per dare più vita a quello che sta fiorendo …
Torniamo
alla Taverna:
Simenon
crea, nel finale, una situazione bellissima: in guardina ci sono
Marcel Basso presunto assassino del camiciaio, James che è
l'assassino dell'usuraio, e Victor, che è il testimone che ha visto
gettare il camiciaio nel canale e sappiamo che ha un anno di vita e
vuole solo trentamila franchi per finire in pace. Maigret dice che
deve andare a telefonare e lascia i tre da soli perché si accordino.
Non lo trovate strano per un mastino della giustizia? Victor vorrebbe
dei soldi. Basta darglieli e dirà che fu il camiciaio, ormai morto,
a uccidere l'usuraio scagionando così James. Rimane da sbloccare la
situazione di Marcel Basso, ma già sappiamo che è possibile
dimostrare che il camiciaio aveva minacciato di uccidersi pur di
avare un prestito da Basso e che lo aveva già fatto con altri. Basso
aveva tentato di disarmarlo ma … il colpo è partito. Se si somma,
per il camiciaio, l'incriminazione per l'uccisione dell'usuraio, si
comprende che son tutti salvi ma … per quanto sia simpatico, James
ha una colpa agli occhi della legge di natura, una colpa che lo
condanna alla colpa minore di omicidio. Egli non ha gemme, non ha
figli. Egli è solo nel presente e senza futuro. Ha una moglie, ma
vivono come separati in casa. Son di fatto due singoli. La colpa
della infertilità lo getta in basso, nel gradino inferiore dove la
legge e la vita degli uomini rispetta il codice penale, il vivere
sociale; in essa egli ha vissuto e vive, senza esser entrato nella
legge di natura che si innesca con il figlio. Il suo senso di colpa
quindi,lo porterà alla confessione. Si ha la sensazione che se fosse
padre, ma colpevole di omicidio, la legge superiore della natura, che
lo vuole presente come genitore, sarebbe in grado di tacitare il
senso di colpa anche di un delitto, fino a cancellarlo, ma esso ha
colpito un ramo secco. “Ma... questo accade in Maigret e il
barbone” ! In quel libro l'assassino se la vive bene e il senso di
colpa nemmeno lo sfiora!
In
questo libro, nella “Taverna da due soldi” trovo “strano” il
fatto che Maigret cerchi una via di scampo per James, ma poi torna
nei binari della coerenza che ho immaginato.
Sembra
quasi che l'assassinio di un usuraio sia perdonabile solo perché chi
lo ha commesso è simpatico! … ma esiste una legge anche per gli
dei e il dio che salvaguarda gli interessi della natura, ossia
Maigret, lascerà James in quanto sterile,al suo destino. Essendo
senza figli, per la natura vale zero.
Merita
una certa attenzione la reazione dell'innocente Marcel Basso che,
consapevole di non aver ucciso, fugge. Egli ha una colpa? Si, ma
secondo Maigret è piccola. Ha ceduto ad un essere sensuale che è
definito, quasi irresistibile e che sarebbe la moglie del camiciaio e
alla quale anche James ha sacrificato, in fondo, il senso della vita.
Notiamo come, tendenzialmente, esistono in Simenon figure femminili
che si pongono ai due estremi: o totalmente negative, distruttrici e
inevitabili, o con un forte rigore morale che si identifica con la
regola della natura che Maigret tutela. Gli uomini sono invece sempre
esserei incerti, ma dotati di una debole volontà che il femminile,
se tutto va bene e con tanta fortuna (senza non ci si salva...),
indirizzerà verso la legge di natura.
Veniamo
ora a “CECILE E' MORTA”
fu
scritto nel 1939-40 a Nieul sur Mer e stampato nel 1942. esiste anche
una versione cinematografica del 1944.
Trama:
la narrazione inizia con Cecile che è nella sala d'attesa della
polizia, quella che viene chiamata da tutti, ”Acquario”.Maigret
prova un certo disagio nei suoi confronti. E' zitella, bruttina e i
colleghi lo prendono in giro dicendo che è una sua spasimante. Lui
la fa sempre attendere per ore. Cecile viene già da mesi perché ha
la sensazione che la notte qualcuno si introduca nel suo appartamento
dove vive con la vecchia zia Juliette Boynet nata Cazenove e chiede
tutela. Maigret ha da fare e dopo qualche ora decide di riceverla, ma
Cecile non c'è più. Maigret ne è stupito. La ricorda che attendeva
immobile e composta per mattine intere.Omicidio.
La
zia di Cecile viene trovata morta strangolata sul letto. E Cecile è
trovata in uno sgabuzzino della questura, morta e senza borsa.
Risulterà poi che la zia non è decrepita come sembra, ma che ha
cinquantanove anni e che non si tratta esattamente di una fatina …
rimasta vedova di un uomo benestante, ha iniziato a investire quote
di capitale in bordelli tramite un vicino, il signor Charles
Dandurand, ex avvocato radiato dall'albo causa una condanna a due
anni di galera per qualcosa che ha combinato che ha a che fare con la
morale, con ragazzine. L'appartamento si trova in periferia
ovviamente a Parigi ed è in una palazzina che apparteneva tutta alla
defunta zia. Veniamo poi a sapere che dodici anni prima, la sorella
di lei, vedova, morì, lasciando tre figli. La zia Juliette Boynet
vedova Cazenove, li accolse più o meno come Crudelia intendeva
accogliere i cuccioli di dalmata ne “la carica dei 100 e uno …
erano in tre fratellini; Berthe, che riuscì a scappare velocemente e
a non farsi più vedere. Lavorava alla Galerie Lafayette come
commessa. Il fratello Gerard che prima si arruolò, poi tornò in
città, si sposò ma era, nel presente della narrazione, in cattive
acque, ovvero senza soldi, senza lavoro e con la moglie in dolce
attesa ...Alt! Ecco il bimbo! Già sappiamo che Gerard verrà
“salvato”!. Cecile è la terza sorella, la più grande che si è
rassegnata a fare la serva della zia. L'aspetto negativo delle figure
femminili, le Lilith o Circe (gran dama e maga che trasformava gli
uomini in maiali non solo di fatto ma anche metaforicamente...) del
racconto sono rispettivamente la zietta che defunge, e le due sorelle
Siveschi di origine ungherese che abitano nel medesimo condominio e
che tentano tutto e tutti. Una di non più di sedici anni e assai
lasciva, l'altra, di poco più grande e sempre seminuda.
Effettivamente era difficile non trasformarsi come voleva Circe….
poiché vediamo che vagano per il palazzo e i dintorni seminando
ormoni grossi come conigli che qualcuno sicuramente raccoglierà. Si
noti comunque la reazione del commissario Maigret. Lui non le regge.
Lui non è di carne come noi! Non sto scherzando. Lui ha una morale
con confini ben precisi e si è o dentro o fuori dal cerchio. Chi
fugge in questo libro, come il Marcel Basso del precedente libro, è
di nuovo “l'innocente impuro”, colui che ha prodotto si il ramo
gemmato, ma nel frattempo, nonostante le buone intenzioni, non riesce
ancora a “camminare diritto”. Si noti che Marcel Basso cede a
Circe e Gerard all'emotività che proprio non controlla. Si coglie
che per Maigret, e per traslato per Simenon, queste colpe son
perdonabili poiché vengono valutate secondo le legge della natura.
Sembra anche che la debolezza per lui, sia congenita nell'essere
maschio. La figura femminile positiva esiste, ma non si “sporca”
nella trama. È in dolce attesa in una stanzuccia di una vastissima
Parigi. Berthe, la sorella che lavora ai grandi magazzini, sembra che
si relazioni con uno sposato, via che porta alla sterilità. Cecile
la nipote che fa la cameriera-badante e che elemosina sempre qualche
soldo per il fratello in crisi, ed è comunque sempre aperta alla via
di natura che la fortuna non rende fertile, quando si rende conto che
è stata “menata per il naso” dalla zia per anni, la strangola.
Anche lei è, per destino un ramo secco. Si noti che l'omicidio non
porta eredità al ramo gemmato. Simenon inventa un premio di
ventimila franchi offerto dai gestori di bordelli che vogliono sapere
chi ha ucciso la loro socia.
Alla
fine del libro, Gerard è proiettato nel futuro con un figlio e
ventimila franchi! Si ricordi che questo è l'esito dell'operato di
Maigret-Simenon e il resto è solo gioco.
Notiamo
che in questo libro il materiale utilizzato per la mentalità del
libro giallo in senso stretto, non è necessario e sufficiente, ma
eccede in “pezzi” non strettamente significativi. La sorella che
lavora ai grandi magazzini non è necessaria, la paternità di Gerard
nemmeno e così il premio in denaro... se si vuole rendere tutto
coerente con un fulcro portante, si deve accattare il fatto che di
giallo non si tratta se non in apparenza.
Dai
tre libri per ora analizzati deduciamo il seguente nucleo famigliare:
madre solida, padre che prova ad esserlo ma fa acqua da tutte le
parti e scappa anche se innocente, e figlio, o in pancia quindi
altamente simbolico, oppure adolescente, quindi, il secondo,
identificabile col Simenon adolescente veramente esistito …
Concludo
con una considerazione di colore. In questo libro appare la figura
tutta francese, per non dire parigina, della portinaia. Di recente,
“L'eleganza del riccio”, aborto in forma di libro, basato su
melensaggine e luoghi comuni, ha allietato le menti del medesimo
pubblico che ama i reality eccetera. La figura della portinaia era
quella della bisbetica, e “infatti” nel libro di Simenon questa
“pia donna” considera un brav'uomo il lascivo avvocato Dandurand.
In Simenon abbiamo questa figura nella sua verità storica. Si pensi
che, se a una donna dicevano, e dicono tuttora per esempio a Milano,
“sei una portinaia” non è che tornasse a casa felicissima! Ora
che le portinaie son quasi estinte, la loro reputazione è stata
“lavata” da un libercolo che grazie al cielo è già dimenticato
e nel quale si disegna la figura di una saggia che elargisce
relazioni che benediranno varie esistenze. Ma … si ricordi che non
dobbiamo cercare negli altri quel che si deve trovare e costruire in
noi … l'equilibrio ottenuto attaccandoci ad un altro e quindi
tirandolo giù, è una colpa.
dimenticavo. l'intreccio, che è magnificamente torbido, ci rivela che l'avvocato ha ucciso cecile poichè stava portando a MAigret le prove che la zia caimana aveva fatto avvelenare da lui il marito...
Veniamo
ora a “MAIGRET E IL PORTO DELLE NEBBIE”
In
questo caso non so dirvi molto sul testo poiché ho la prima edizione
italiana del 1958, febbraio. Copia in condizioni ottime rimediata in
un mercatino dell'usato.La vicenda si svolge a Ouistreham,
casualmente il luogo nel quale venne scritto “la balera da due
soldi”.
TRAMA.
Yves Joris, ex comandante di mercantile in pensione e ora capo del
porto di Ouistreham, dotato di chiuse per giungere a Caen, sparisce e
viene ritrovato a Parigi, circa due mesi dopo, che vaga stralunato e
incapace di parlare. Ha una parrucca che cela una ferita. Risulta che
è stato operato al cervello e si comprende che il chirurgo era di
valore. Viene pubblicata la foto, arriva da Ouistreham una donna che
si chiama Julie Legrand che lo identifica e dice di essere la sua
domestica. Viene riportato a casa in treno e accompagna la coppia, il
nostro commissario. Quando entrano in casa, il gatto esce e Julie si
insospettisce. Aveva lasciato il gatto fuori... Maigret si reca a
dormire al “Caffè della marina”, poco distante. La mattina dopo
viene chiamato perché il capitano Joris sta morendo. Avvelenamento
da stricnina che qualcuno ha versato nella caraffa dell'acqua che era
di fianco al letto. Inizia l'indagine ma nessuno parla. Esiste un
fratello di Julie, ex carcerato per omicidio. Ha ucciso da ubriaco
con un pugno e ha scontato otto anni di carcere. Lo chiamano Grand
Louis perché è un omone enorme. Aveva una copia della chiave della
casa del capitano quindi è sospettabile. Il sindaco del paesino si
chiama Ernest Grandmaison. È anche maggiore amministratore, quindi
padrone assoluto, della Compagnia Anglo Normanna di Navigazione. Il
capitano Joris fu un suo dipendente. Questi è altezzoso. Si atteggia
a gran signore e Maigret ci va d'accordo come cane e gatto.
Un
ricordo. ..Nelle “Memorie intime”, la seconda moglie di Simenon
desidera una Rolls Royce. Simenon è contrariato. Per lui quelli che
hanno la Rolls non sono esseri stimabili. Troppa vistosità, troppa
scena, ostentazione. Vanno al salone di Ginevra e la seconda
moglie-Lilith, ottiene quel che vuole. Morale: quando Simenon “si
racconta”, non dice, ma si sente, che è una persona rimasta
semplice e con delle velleità comuni. Amare, aver figli, essere
insomma un ramo gemmato. I soldi per lui sono solo lo strumento per
semplificare quel nucleo fondante che è la famiglia …Torniamo a
Ouistreham
Succede
di tutto e noi, come Maigret, non ci capiamo assolutamente niente.
Tutti tacciono e quel che accade è, almeno in un caso, al limite del
ridicolo e mi riferisco a Maigret che fa aprire col grimaldello la
porta della casa del sindaco perché ha sentito una colluttazione e
lo trova sanguinante, tumefatto, con Grand Louis che lo pesta,
allegramente sbronzo e senza minimamente preoccuparsi di esser stato
scoperto. Il sindaco poi dice che sono affari suoi … ma, essere
picchiati, anzi pestati, è un piacere? Leggendo mi son immaginato
poliziotti che fanno irruzione in casa di una coppia che sta
praticando sadomasochismo. Innegabilmente c'è della violenza, ma
consenziente … non sempre la violenza è reato... e infatti
Maigret, è sconcertato e noi con lui, dobbiamo ammettere che se
qualcuno è contento di ”prenderle” fino ad avere occhi come un
panda … e che le prenda! Ma se, nella situazione del sadomasochismo
sentiamo l'evidenza del fatto che la violenza può essere accettata
e desiderata, quindi non è sempre un reato (non è comunque il mio
caso, non so perché ma ci tengo a dirlo …), nel caso del sindaco
Ernest Grandmaison, sappiamo che c'è un omicidio e che Grand Louis
non è proprio quel che si dice un maestro di cerimoniere …
Non
ho dubbi, questo libro rivela il genio spontaneo, sorgivo, di
Simenon, più di altre sue opere. Per la quasi totalità della
lettura del libro non si capisce cosa sta accadendo. È solo la
presenza labile di un adolescente in collegio che mi ha dato un
orientamento. Sarebbe figlio di questo sindaco che è antipatico come
la Fornero e ha una moglie che sembra più finta di un manichino …
quindi anch'io, con le mie teorie, fino a pagina 155 (su 182!), ero
in alto mare, quasi rassegnato al fatto di avere trovato una
eccezione alla mia teoria e consapevole che uno su quattro che sgarra
è un po' troppo. Ma improvvisamente, appunto a pagina 155, uno
spiraglio!
Girava
per il paese una persona ricca. Maigret ne aveva intuito la presenza
e sapeva che conosceva Grand Louis. Aveva pure trovato la sua
stilografica d'oro. È riuscito ad acciuffarlo ma la situazione
scottava. Cittadinanza straniera, rischio di problemi col consolato e
nessuna possibile incriminazione. Ma … la moglie del sindaco viene
trovata da Maigret in una casetta di un paesino mentre con questo
straniero benestante sta scrivendo una lettera ad un collegio …
ecco di nuovo il figlio adolescente! Scopriamo poi che la moglie del
sindaco recitava una vita finta e che, prima di sposarsi con lui,
amoreggiava con questo signor Jean Martineau che realmente si chiama
Raymond Grandmaison, figlio di un fratello del padre del sindaco,
rimasto orfano e senza soldini. Fu assunto alla ditta ma si godeva la
vita un po' altre le sue possibilità. Prese denaro dalla cassa
aziendale, fu beccato, e il cugino ricco e proprietario gli intimò
di andar via dalla Francia e non farsi più vedere, se voleva evitare
la denuncia. Scopriamo anche che l'adolescente in collegio, e che si
chiama Stanislas, è figlio di Raymond, il primo amore della moglie
del sindaco.
Il
sindaco imprenditore sapeva della paternità, e avrebbe allontanato
il rivale in amore per poter avere la donna. “Sentiamo” la massa
di immoralità del sindaco che infatti, anche in quanto assassino di
Joris, si suiciderà. L'immoralità raccolta tutta in questo unico
personaggio, è quella che Simenon-Maigret considera la vera nemica
della vita. Esiste un figlio, una gemma, nulla deve ostacolare il
corso naturale degli eventi. La conclusione del libro crea le
precondizioni perché l'adolescente finalmente viva con i genitori
naturali.
È
anche curioso notevole il fatto che Maigret, legato come un salame da
Grand Louis e due complici, passi una nottata sul molo con pioggia e
freddo e poi … si comporta quasi come niente fosse. Si limita a
darli una spinta e a fargli fare il bagno nel canale. Se si pensa
alla dinamica del libro giallo, questo sarebbe un colpevole
secondario da consegnare alla giustizia. Perché viene perdonato in
fondo come tutti i reticenti che hanno fatto impazzire il
commissario? Perché la sua-loro azione era giusta secondo la legge
di natura. Aiutavano un padre naturale a ricongiungersi col figlio.
Si
faccia caso anche che tutta la comunità di Ouistreham è composta di
“innocenti impuri” e che la divinità-Maigret ci si trova a suo
agio. Come si spiega?
Secondo
me così. L'umanità tende al bene ma è imperfetta. L'imperfezione è
la condizione di partenza ed in essa si deve realizzare la legge di
natura.
Vedete
come anche qui Maigret agisce solo in seconda istanza, in favore
della legge degli uomini?
Domanda?
Per quale motivo il nucleo fondante dell'opera di Simenon è sfuggito
all'interpretazione per tanti anni?
Perché
è talmente bravo come scrittore che, terminata una sua opera, siamo
ubriachi di sensazioni di trama, di atmosfere. Anche dal punto di
vista del giallo, entro certi limiti, le sue trame sono così ben
fatte, che alla fine, si pensa appunto a prendere fiato, a riemergere
da una vita che si è conclusa per noi in quel momento, con
quell'ultima pagina.
Veniamo
a una citazione. Le edizioni Adelphi, che quando va bene ci danno
un'informazione scarsa quando non è sbagliata … (esempio... James
Stephens dichiarava di esser nato lo stesso anno, lo stesso messe lo
stesso giorno alla medesima ora di Joyce e i volumi Adelphi a sua
firma ci fanno grancassa, ma ho scoperto che era lui a dirlo e non ci
son prove a confermarlo... sveglia Calasso! Stai troppo davanti allo
specchio....), dedicano, per ogni volumetto di Maigret, meno di una
facciata di citazioni che appartengono alla categoria “cavoli a
merenda”. Ecco assaggino.
“Muovendo
dalla suggestione di un'atmosfera, Simenon individua anzitutto dei
personaggi e annota poi su una busta gialla i particolari relativi
alla loro vita e al loro ambiente. Solo a questo punto si pone il
quesito da cui scaturirà l'intreccio: “dati un certo uomo, il
luogo e il clima in cui vive, la sua professione, la sua famiglia
ecc, quale avvenimento può mai spingerlo fino all'estremo limite di
sé?” “
la
parte finale è una citazione direttamente da Simenon e qui vi
voglio!
Vi
è capitato di assistere ad una partita di baseball senza conoscere
le regole? A me si. Potevo descrivere quel che accadeva, ma dalla
comprensione ero escluso. Siamo nella medesima situazione. Non
possiamo accontentarci, come fa colui che ha curato questa stitica
prefazioncina, di conoscer il clima, la famiglia, eccetera. Dobbiamo
comprendere qual'è il limite! Poiché è sul limite sopportabile che
la regola si fonda!
Quel
che accade anche di scorretto nella stitica prefazioncina è che un
intellettuale ha reso intelligente tutto quel che ha toccato...
sembra tutto semplice, ora che si ha quella traccia. Io lettore vedrò
un ambiente e dei caratteri e ogni ambiente ha un suo limite oltre il
quale c'è l'esplosione che si chiama delitto! E invece no … esiste
un senso in Simenon che va oltre al singolo testo e quindi al singolo
ambiente!
Abbiamo
già visto, nel caso dell'interpretazione del periodo blu di Picasso,
quale disastro può compiere un essere semplicemente, banalmente
razionale, quando agisce sull'opera d'arte. Quei quadri
rappresentavano una sofferenza enorme e nessun essere di natura
puramente intellettuale si è domandato di che dolore potesse
trattarsi …
Ora
c'è una traccia, per Simenon. Una sofferenza culminata
nell'adolescenza, verso i quattordici quindici anni di età.
Ingredienti, una figura paterna instabile che probabilmente è
lontana e percepita senza colpe gravi, e una materna invece, certa e
vicina.
Si
tratta di leggere nella biografia se siamo sulla strada giusta?
Lo
farei se fossi un intellettuale. Il trauma sessuale di Kafka lo trovi
nell'opera … non nella biografia! L'opera parla. L'opera di un
grande artista è la sua anima veramente completa …
P.S.
(forse
ci sono molti errori. Abbiate pazienza. Ho scritto tutto il giorno e
ora ho un lieve dolorino alla schiena, sete e freddo ai piedi. Il
cane (Lolita) mi sta guardando con rimprovero … passeggiatina … e
ha ragione. Correggerò un altro giorno. Oggi non ce la faccio. ciao)
amen