martedì 2 aprile 2013

Anna Karenina (film)


Ormai, andare al cine è un'agonia. Per me deve essere arte e per arte intendo anche una buona comicità, ma per le sale cinematografiche, e rimango sul generico così non faccio nomi, si tratta solo di spettacolo, intrattenimento. Scaricare un po' di emotività, di quella più superficiale. Un'operazione semplice come andare di corpo, questo accade con ormai troppa, insistita frequenza. Ultimo bel film visto, Crialese. Titolo, “Nuovo Mondo”. Un capolavoro. Ricordo anche “Cuore sacro” di Ozpetek, che è passato quasi inosservato. C'è Clint Eastwood che con “Gran Torino”, Mystic River” e “Milion dollar baby” che son gioielli, “Oltre le nuvole” con Clooney che non è male... e poi? Sakurov. Ecco che qualcosa è tornato alla mente. Se però pensiamo alle carrettate di film che escono ogni anno, si potrebbe pensare che la qualità sia quasi frutto del caso... o di qualche tenace fuori moda, come appunto Eastwood, Ozpetek, Crialese e Sakurov che hanno un difetto imperdonabile … corrodono la coscienza …


Ieri sera son uscito per vedere “Anna Karenina” questo remake fresco fresco, con l'intenzione di godermi almeno le musiche di Dario Marianelli che di solito mi piace e invece … ecco una sorpresa! Il film è bello.

Quando mi son seduto, le persone che mi han tirato fuori dalla “tana” han detto: “è un bel musical!” malizia ben calcolata, poiché sanno che non li reggo. Mi son irrigidito e fra me e me ho deciso che me ne sarei andato, nel frattempo le prime scene si srotolavano e le caratteristiche per un musical c'erano tutte … ma non si decidevano mai a cantare... Un teatro, scene belle e un po' funamboliche, movimenti armonici … interessante. E poi son stato conquistato. Qualcuno, non riuscivo ancora a capire chi, ha avuto una buona, anzi, una grande idea!

La finzione scenica che prende il posto della realtà, cambi di scena con idee che mai son esagerate o concepite solo per stupire... ma chi c'è dietro a questo gioiello?

Mi lascio “prendere” dal film e me lo godo. Rifarei solo il finale.

Bisogna dire prima una cosa. Esso è godibile solo per chi ha letto il libro, e meglio ancora se lo ha riletto, poiché i cambi di scena, i salti, son rapidi e i pezzi del collage non li perdi solo se li puoi porre sull'immagine complessiva del romanzo.

Trovo che non sia un difetto ma una scelta. Non mi ero interessato al cartellone quindi non sapevo nulla di registi, sceneggiatori eccetera e così, a naso, ho pensato che le idee appartenessero a un russo che fosse sceso a compromessi con l'occidente commerciale uscendone salvo, con le mani pulite.

Quando a fine film ho letto il nome del regista, Joe Wright, mi ha colto una certa indifferenza. È evidente che le idee, almeno quelle buone, non sono le sue. Subito sotto al titolo viene detto che si tratta di una sceneggiatura di Tom Stoppard... e qui inizio a reagire... vero nome Tamas Straussler, ebreo. I genitori scapparono dalla seconda grande guerra. Un po' di oriente e poi Stati uniti. Tira già un leggero vento da est. Non ho ragione ma non ho completamente torto! Ricordo il “suo” Shakespeare in Love” che vinse l'oscar e il Leone d'oro con “Rosenkrantz e Guidenstern”. Non mi entusiasmarono. Erano giochi ben congegnati, nulla di più e non mi commuovo se si vincono dei premi. Anche Benigni li ha vinti ….

Passeggio nella memoria e faccio qualche collegamento. La medesima origine la trovo in Milosz Forman, ceco anche lui e di buona mano, ma il nome che mi frulla in testa con più insistenza è quello di Robert Altman. Vi spiego perché. Anni fa, correva il 1989, Altman era intenzionato a girare un film su Rossini. Scrisse ad un certo Tonino Guerra, chiedendo se era disposto a correggere la sceneggiatura che aveva già pronta. Tonino la lesse rispose che non c'era niente da correggere, che era eccellente. Mi disse che era magnifica. Il solo consiglio che si permise di dare, fu di mettere più finzione. Rossini in treno per esempio, quando guarda fuori dal finestrino, vede fondali di teatro, non la realtà … parentesi ridicola ed italianissima... Altman rifiutò la regia perché subì troppe pressioni da politici, le volgari raccomandazioni...

Chi ha visto il film ha capito. Io penso che Tom Stoppard, abbia smesso di giocare e ora si inizieranno a vedere dei capolavori. Vedete, il film non è se non raramente del regista … un esempio di indubbia paternità completa e recente è per esempio “La migliore offerta” di Tornatore. “sento” le sue tematiche, questa idea di donna che va oltre il vivibile e che lo fa somigliare con ovvie differenze, al grande Vitaliano Brancati. Quel film ha comunque due problemi. È accettabile, godibile, ma si presenta come un enigma da risolvere. Quel genere di film di solito non viene rivisto e amato, poiché, una volta rivelato il segreto, han perso sapore. Le scene son belle, ma troppo elaborate, spesso puramente intellettuali; forse non c'era nessuno vicino a lui per dialogare, smussare ... e, seconda pecca, la musica di Ennio Morricone. Questo è un gigante assoluto. È arrivato a un livello magnifico. Quel che ha fatto in questo film era da oscar, l'eone d'oro, orso d'oro e tutto quel che si può dare a una buona, anzi buonissima musica. Ebbene, se la musica spicca, se il suo livello è anni luce più in alto dell'opera nel suo complesso, si finisce col chiudere gli occhi e ascoltare. Si devon scegliere personaggi con capacità simili....

E per Morricone, penso a Sakurov, Mikhalkov, Eastwood, forse Crialese e poi … e poi sento la solitudine del genio...

Torniamo a noi. Tom Stoppard utilizza la finzione, la inserisce nella realtà seguendo una lezione che viene da Fellini e Guerra, e trova consensi in Altman. Mi limito a parlare di quegli autori che considero degni di esser chiamati maestri...

Cosa avrei modificato in quella finzione? Scena finale: Anna è sul treno presa da ricordi-rimpianti. Quando si è seduta era fra persone vive, quando il treno si ferma e lei torna alla realtà, ecco che intorno son tutti manichini ben vestiti. Lei scende senza notarli. Il treno è bianco di ghiaccio, ci sono i vapori e manichini immobili ovunque. Il treno parte, la sua fanaleria abbaglia la scena … è accaduto. Del suo corpo non mostro nulla. Le scene seguenti vanno bene ma, senza dialoghi. La fai vedere la felicità, la vita che continua. E poi, quando ci son i figli di Anna che giocano nel campo, vento e erba alta, ma non si deve vedere il marito ora vedovo! E dall'abbagliamento del treno, dal punto di vista sonoro, “vedo” uno sgocciolare lentissimo, forte, che dall'abbaglio passa al buio di Anna e al cielo venato di nuvole leggere e che scende sulla casa di Kitty e poi da una finestra entra. Mentre la scena è di solo cielo, immagino di dare Carta bianca a Dario Marianelli...

Dopo la morte di Anna, noi, che vediamo il film, siamo sospesi. È finito tutto, il silenzio che segue un bel brano di musica, fa parte del brano, è suo, è saturo delle emozioni che ha innescato. Ora che lei non c'è più, lei che si ama perché amava, che si comprende perché si spera che capiti anche a noi oppure ci è veramente capitato ma non abbiamo avuto la sua forza … ora che non c'è più, con quasi un'ora e mezza di film, si è creato un silenzio stupendo, profondo. Da esso deve riemergere la vita, e immagino la guida più astratta e capace … la musica. Poi dal buio che segue l'abbaglio del treno e che è ritmato dallo scoccare delle gocce, ecco che si innalza la vita, perché Anna è simbolo di vita.

Bella l'ultima scena. Il prato nel teatro. Secondo me c'entra come i cavoli a merenda ma è così bella che la accetto …

Veniamo a Dario Marianelli. Ha fatto un ottimo lavoro. É stato all'altezza di un grande Stoppard. Non si son pestati i piedi e nessuno ha messo in ombra l'altro. Quelle scene, quelle idee, senza quella musica, sono ancora commestibili, ma insipide. Ottimo lavoro.

Le luci... troppo d'effetto. Porto un esempio per spiegarmi: quando frequentai Mike Buongiorno e mi capitò di finire per “colpa sua” inscatolato nel piccolo schermo, lui mi disse, “se vieni in uno studio vestiti sempre bene, possibilmente giacca e cravatta. Vai sul classico, evita la moda!”, “perché?” “perché così se ti riprendono in archivio ci sarà un'immagine che non invecchia e se decidono di riutilizzare qualcosa, scelgono te... anche i capelli, così vanno bene. Semplici. Se corti è meglio”.

Ed ebbe ragione. Mi capitò di fare la cosa più facile del mondo, ovvero litigare con Sgarbi. Nulla di calcolato, almeno da parte mia. Era Mike che sapeva che reagivo facilmente … e finì che fui costretto a rivedermi a Blob per anni. Ricordo la mia mano destra che nervosamente giocava con l'anello in corniola di mio padre. Non mi son reso conto di nulla. Ero un don Chisciotte e Mike l'aveva capito...

Ebbene, le luci come son state utilizzate, sono di moda ... domani, forse anche fra mezz'ora, quell'essere così taglienti, così decisamente chiare o scure, saprà di vecchio.

Piccola critica a quel “pataca” che ha composto il cartellone. Perché il nome di Lev Tolstoj è in fondo, alla quarta riga, quasi ultimo e illeggibile da lontano?

Il genio è lui. Tutto questo carrozzone, anche se ben fatto, si deve a lui, che da “qualche mesetto”, risulta essere uno dei grandi della letteratura …

ci vuol pazienza...

Un altro aspetto che apprezzo e che non è esattamente in sintonia con questa epoca, è il seguente ...

Attualmente si confonde gioventù con bellezza …






Kitty è una ragazzina. Il suo volto è in evoluzione, si vede, si “sente” che non è ancora maturo. Solo il rispetto può farla fiorire. L'essere rapaci, prendere e scappare la trasformerebbe da fanciulla che sta fiorendo, in cinica.

Alla sua immagine che non ha terminato la crescita, che non è ancora completamente donna, si contrappone Anna, che è all'apice della bellezza femminile.




Questa differenza nel film si sente costantemente e mi piace. Son belle ambedue, ma Kitty è incompleta anche interiormente. Ovviamente un film, che è un frutto visivo, tende a mostrare come può questa differenza e i due visi son l'arma di questo significato. Nella realtà si possono avere due donne simili, ma dentro esse il “seme” non è ancora sbocciato o sta sbocciando. Raccoglierlo troppo presto è un assurdo …

e non esiste calendario. Ogni essere ha in sé i suoi tempi e il bisogno di nutrimenti che non sono uguali per tutti ... ma mai cogliere un fiore quando è ancora un bocciolo. Non deve fermarci l'età anagrafica. Questa è superficie e stupidità. È rifiutarsi di lasciarsi andare. Il fiore, che sia maschio o femmina non importa, quando è “pronto” per la vita ha un profumo che è somma di anima e corpo. E il frutto non è il figlio ma il sentimento...

Un altro aspetto che nel libro ha importanza notevole, e nel film il giusto rilievo, è il seguente. Due son le situazioni che rompono gli schemi dell'epoca Anna Karenina che per amore agisce e Kitty che, decide di accudire il fratello del marito senza allontanare la moglie che è una ex prostituta. Questo secondo aspetto è bellissimo. In città, davanti alla comunità, Anna soccombe, viene isolata. Nella solitudine della residenza in campagna, solo il marito deve accettare il cambiamento e vedendola agire ad esso si converte. Non vorrebbe che la moglie, per lui un angelo, fosse anche solo sfiorata da qualsiasi persona che possa “sporcarla”. Solo chi ha avuto un certo percorso morale sembra quindi andar bene.

Ma ... sappiamo che il destino quasi sempre non lo scegliamo, e fa di noi quel che vuole. Molte persone solo perché benestanti o impunite pensano di aver avuto in pugno la propria esistenza … guariranno, forse anche solo alla “fine”, ma guariranno...

Kitty agisce spinta per pietà. Quel qui che si può comprendere della mentalità di Tolstoj, è che secondo lui certi doni, come la pietà, sono innati e se si creano le giuste condizioni, fioriscono. Pietà è una parola che non mi piace. Preferisco dire “spirito di collaborazione” che, se si fa estremo secondo me prende quell'essere nome troppo intriso di religione superficiale. La pietà, la vera pietà, che quindi è diversa da quel che ci offre il vocabolario, è la collaborazione che si attua, che dovrebbe sgorgare spontanea, quando ci si trova nei dintorni della morte.

Anna dalla morte è attirata. Anche Kitty. Per Anna il rapporto matura in forma di annientamento, poiché il suo destino è negativo e senza uscita.

L'altra, spinta dalla positività del destino, dalla possibilità di averne uno, diventerà la “portinaia” estrema. Da lei si passa per accedere alla vita, da lei si passa per uscirne.

Un altro particolare …

Sia Anna che Kitty saranno madri. Alla natura non interessano queste trame di amori odi eccetera. Lei mira solo a produrre vita. Tolstoj era geniale proprio per la capacità di immettere queste sfumature nella sua opera. La differenza fra le due donne per la natura non esiste. È per noi umani che l'esistenza individuale deve diventare senso e per rendere possibile questa via è necessario prima di tutto, anche secondo Tolstoj, rispettare l'amore, questa “dimensione folle” non umana, ma per l'uomo, che fa fiorire quel che il pensiero rende inaccettabile …

E ora vi invito ad un paragone fra due epoche....

da “La dolce vita” di Fellini, “prendo” un personaggio e ve lo mostro.

In un altro post, non ricordo più quale, ho decantato la bellezza di questa figura...





Mastrojanni interpreta un ruolo non dissimile a quello del conte Vronskij in Anna Karenina. Ambedue son modaioli e seduttori. Nelle due trame ci son due frutti non còlti. Una è la ragazzina della foto, l'altra è Kitty. Quando Mastrojanni giunge sulla spiaggia dopo una nottata di baldoria insensata, la vede, al di là di un fiumicello che sfocia e non la riconosce nemmeno. La saluta e va incontro alla sua abiezione. Vronskij ama ed è riamato, ma non si dimostra all'altezza del sentimento; nella sua vita, il lavorio incessante della madre lo sta riportando nei binari del rispetto delle regole. Il padre di Mastrojanni, quando arriva, nemmeno pensa a quel ruolo. È semplicemente un gallo vecchio e fugge da quel che non può più avere, ovvero le pollastrelle.

Guarda caso, quella ragazzina utilizzata da Fellini alla veneranda età di quindici anni, e che si chiama Valeria Ciangottini e ha lavorato nel cast dello sceneggiato italiano “Anna Karenina”. Siamo nei primi anni settanta. Il suo ruolo sarà … Kitty.

Vedete come un discorso che l'arte porta avanti nel tempo, arriva, nel cinema ad utilizzare il medesimo volto, la medesima persona per un ruolo che riveste il medesimo significato? Dietro a quella figura c'era la genialità di Flajano …

ciao.












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