Ormai, andare al cine è
un'agonia. Per me deve essere arte e per arte intendo anche una buona
comicità, ma per le sale cinematografiche, e rimango sul generico
così non faccio nomi, si tratta solo di spettacolo, intrattenimento.
Scaricare un po' di emotività, di quella più superficiale.
Un'operazione semplice come andare di corpo, questo accade con ormai
troppa, insistita frequenza. Ultimo bel film visto, Crialese. Titolo,
“Nuovo Mondo”. Un capolavoro. Ricordo anche “Cuore sacro” di
Ozpetek, che è passato quasi inosservato. C'è Clint Eastwood che
con “Gran Torino”, Mystic River” e “Milion dollar baby” che
son gioielli, “Oltre le nuvole” con Clooney che non è male... e
poi? Sakurov. Ecco che qualcosa è tornato alla mente. Se però
pensiamo alle carrettate di film che escono ogni anno, si potrebbe
pensare che la qualità sia quasi frutto del caso... o di qualche
tenace fuori moda, come appunto Eastwood, Ozpetek, Crialese e Sakurov
che hanno un difetto imperdonabile … corrodono la coscienza …
Ieri sera son uscito per
vedere “Anna Karenina” questo remake fresco fresco, con
l'intenzione di godermi almeno le musiche di Dario Marianelli che di
solito mi piace e invece … ecco una sorpresa! Il film è bello.
Quando mi son seduto, le
persone che mi han tirato fuori dalla “tana” han detto: “è un
bel musical!” malizia ben calcolata, poiché sanno che non li
reggo. Mi son irrigidito e fra me e me ho deciso che me ne sarei
andato, nel frattempo le prime scene si srotolavano e le
caratteristiche per un musical c'erano tutte … ma non si decidevano
mai a cantare... Un teatro, scene belle e un po' funamboliche,
movimenti armonici … interessante. E poi son stato conquistato.
Qualcuno, non riuscivo ancora a capire chi, ha avuto una buona, anzi,
una grande idea!
La finzione scenica che
prende il posto della realtà, cambi di scena con idee che mai son
esagerate o concepite solo per stupire... ma chi c'è dietro a questo
gioiello?
Mi lascio “prendere”
dal film e me lo godo. Rifarei solo il finale.
Bisogna dire prima una
cosa. Esso è godibile solo per chi ha letto il libro, e meglio
ancora se lo ha riletto, poiché i cambi di scena, i salti, son
rapidi e i pezzi del collage non li perdi solo se li puoi porre
sull'immagine complessiva del romanzo.
Trovo che non sia un
difetto ma una scelta. Non mi ero interessato al cartellone quindi
non sapevo nulla di registi, sceneggiatori eccetera e così, a naso,
ho pensato che le idee appartenessero a un russo che fosse sceso a
compromessi con l'occidente commerciale uscendone salvo, con le mani
pulite.
Quando a fine film ho
letto il nome del regista, Joe Wright, mi ha colto una certa
indifferenza. È evidente che le idee, almeno quelle buone, non sono
le sue. Subito sotto al titolo viene detto che si tratta di una
sceneggiatura di Tom Stoppard... e qui inizio a reagire... vero nome
Tamas Straussler, ebreo. I genitori scapparono dalla seconda grande
guerra. Un po' di oriente e poi Stati uniti. Tira già un leggero
vento da est. Non ho ragione ma non ho completamente torto! Ricordo
il “suo” Shakespeare in Love” che vinse l'oscar e il Leone
d'oro con “Rosenkrantz e Guidenstern”. Non mi entusiasmarono.
Erano giochi ben congegnati, nulla di più e non mi commuovo se si
vincono dei premi. Anche Benigni li ha vinti ….
Passeggio nella memoria e
faccio qualche collegamento. La medesima origine la trovo in Milosz
Forman, ceco anche lui e di buona mano, ma il nome che mi frulla in
testa con più insistenza è quello di Robert Altman. Vi spiego
perché. Anni fa, correva il 1989, Altman era intenzionato a girare
un film su Rossini. Scrisse ad un certo Tonino Guerra, chiedendo se
era disposto a correggere la sceneggiatura che aveva già pronta.
Tonino la lesse rispose che non c'era niente da correggere, che era
eccellente. Mi disse che era magnifica. Il solo consiglio che si
permise di dare, fu di mettere più finzione. Rossini in treno per
esempio, quando guarda fuori dal finestrino, vede fondali di teatro,
non la realtà … parentesi ridicola ed italianissima... Altman
rifiutò la regia perché subì troppe pressioni da politici, le
volgari raccomandazioni...
Chi ha visto il film ha
capito. Io penso che Tom Stoppard, abbia smesso di giocare e ora si
inizieranno a vedere dei capolavori. Vedete, il film non è se non
raramente del regista … un esempio di indubbia paternità completa
e recente è per esempio “La migliore offerta” di Tornatore.
“sento” le sue tematiche, questa idea di donna che va oltre il
vivibile e che lo fa somigliare con ovvie differenze, al grande
Vitaliano Brancati. Quel film ha comunque due problemi. È
accettabile, godibile, ma si presenta come un enigma da risolvere.
Quel genere di film di solito non viene rivisto e amato, poiché, una
volta rivelato il segreto, han perso sapore. Le scene son belle, ma
troppo elaborate, spesso puramente intellettuali; forse non c'era
nessuno vicino a lui per dialogare, smussare ... e, seconda pecca, la
musica di Ennio Morricone. Questo è un gigante assoluto. È arrivato
a un livello magnifico. Quel che ha fatto in questo film era da
oscar, l'eone d'oro, orso d'oro e tutto quel che si può dare a una
buona, anzi buonissima musica. Ebbene, se la musica spicca, se il suo
livello è anni luce più in alto dell'opera nel suo complesso, si
finisce col chiudere gli occhi e ascoltare. Si devon scegliere
personaggi con capacità simili....
E per Morricone, penso a
Sakurov, Mikhalkov, Eastwood, forse Crialese e poi … e poi sento
la solitudine del genio...
Torniamo a noi. Tom
Stoppard utilizza la finzione, la inserisce nella realtà seguendo
una lezione che viene da Fellini e Guerra, e trova consensi in
Altman. Mi limito a parlare di quegli autori che considero degni di
esser chiamati maestri...
Cosa avrei modificato in
quella finzione? Scena finale: Anna è sul treno presa da
ricordi-rimpianti. Quando si è seduta era fra persone vive, quando
il treno si ferma e lei torna alla realtà, ecco che intorno son
tutti manichini ben vestiti. Lei scende senza notarli. Il treno è
bianco di ghiaccio, ci sono i vapori e manichini immobili ovunque. Il
treno parte, la sua fanaleria abbaglia la scena … è accaduto. Del
suo corpo non mostro nulla. Le scene seguenti vanno bene ma, senza
dialoghi. La fai vedere la felicità, la vita che continua. E poi,
quando ci son i figli di Anna che giocano nel campo, vento e erba
alta, ma non si deve vedere il marito ora vedovo! E
dall'abbagliamento del treno, dal punto di vista sonoro, “vedo”
uno sgocciolare lentissimo, forte, che dall'abbaglio passa al buio di
Anna e al cielo venato di nuvole leggere e che scende sulla casa di
Kitty e poi da una finestra entra. Mentre la scena è di solo cielo,
immagino di dare Carta bianca a Dario Marianelli...
Dopo la morte di Anna,
noi, che vediamo il film, siamo sospesi. È finito tutto, il silenzio
che segue un bel brano di musica, fa parte del brano, è suo, è
saturo delle emozioni che ha innescato. Ora che lei non c'è più,
lei che si ama perché amava, che si comprende perché si spera che
capiti anche a noi oppure ci è veramente capitato ma non abbiamo
avuto la sua forza … ora che non c'è più, con quasi un'ora e
mezza di film, si è creato un silenzio stupendo, profondo. Da esso
deve riemergere la vita, e immagino la guida più astratta e capace …
la musica. Poi dal buio che segue l'abbaglio del treno e che è
ritmato dallo scoccare delle gocce, ecco che si innalza la vita,
perché Anna è simbolo di vita.
Bella l'ultima scena. Il
prato nel teatro. Secondo me c'entra come i cavoli a merenda ma è
così bella che la accetto …
Veniamo a Dario
Marianelli. Ha fatto un ottimo lavoro. É stato all'altezza di un
grande Stoppard. Non si son pestati i piedi e nessuno ha messo in
ombra l'altro. Quelle scene, quelle idee, senza quella musica, sono
ancora commestibili, ma insipide. Ottimo lavoro.
Le luci... troppo
d'effetto. Porto un esempio per spiegarmi: quando frequentai Mike
Buongiorno e mi capitò di finire per “colpa sua” inscatolato nel
piccolo schermo, lui mi disse, “se vieni in uno studio vestiti
sempre bene, possibilmente giacca e cravatta. Vai sul classico, evita
la moda!”, “perché?” “perché così se ti riprendono in
archivio ci sarà un'immagine che non invecchia e se decidono di
riutilizzare qualcosa, scelgono te... anche i capelli, così vanno
bene. Semplici. Se corti è meglio”.
Ed ebbe ragione. Mi capitò
di fare la cosa più facile del mondo, ovvero litigare con Sgarbi.
Nulla di calcolato, almeno da parte mia. Era Mike che sapeva che
reagivo facilmente … e finì che fui costretto a rivedermi a Blob
per anni. Ricordo la mia mano destra che nervosamente giocava con
l'anello in corniola di mio padre. Non mi son reso conto di nulla.
Ero un don Chisciotte e Mike l'aveva capito...
Ebbene, le luci come son
state utilizzate, sono di moda ... domani, forse anche fra mezz'ora,
quell'essere così taglienti, così decisamente chiare o scure, saprà
di vecchio.
Piccola critica a quel
“pataca” che ha composto il cartellone. Perché il nome di Lev
Tolstoj è in fondo, alla quarta riga, quasi ultimo e illeggibile da
lontano?
Il genio è lui. Tutto
questo carrozzone, anche se ben fatto, si deve a lui, che da “qualche
mesetto”, risulta essere uno dei grandi della letteratura …
ci vuol pazienza...
Un altro aspetto che
apprezzo e che non è esattamente in sintonia con questa epoca, è il
seguente ...
Kitty è una ragazzina. Il
suo volto è in evoluzione, si vede, si “sente” che non è ancora
maturo. Solo il rispetto può farla fiorire. L'essere rapaci,
prendere e scappare la trasformerebbe da fanciulla che sta fiorendo,
in cinica.
Alla sua immagine che non
ha terminato la crescita, che non è ancora completamente donna, si
contrappone Anna, che è all'apice della bellezza femminile.
Questa differenza nel film
si sente costantemente e mi piace. Son belle ambedue, ma Kitty è
incompleta anche interiormente. Ovviamente un film, che è un frutto
visivo, tende a mostrare come può questa differenza e i due visi son
l'arma di questo significato. Nella realtà si possono avere due
donne simili, ma dentro esse il “seme” non è ancora sbocciato o
sta sbocciando. Raccoglierlo troppo presto è un assurdo …
e non esiste calendario.
Ogni essere ha in sé i suoi tempi e il bisogno di nutrimenti che
non sono uguali per tutti ... ma mai cogliere un fiore quando è
ancora un bocciolo. Non deve fermarci l'età anagrafica. Questa è
superficie e stupidità. È rifiutarsi di lasciarsi andare. Il fiore,
che sia maschio o femmina non importa, quando è “pronto” per la
vita ha un profumo che è somma di anima e corpo. E il frutto non è
il figlio ma il sentimento...
Un altro aspetto che nel libro ha importanza notevole, e nel film il giusto rilievo, è il seguente. Due son le situazioni che rompono gli schemi dell'epoca Anna Karenina che per amore agisce e Kitty che, decide di accudire il fratello del marito senza allontanare la moglie che è una ex prostituta. Questo secondo aspetto è bellissimo. In città, davanti alla comunità, Anna soccombe, viene isolata. Nella solitudine della residenza in campagna, solo il marito deve accettare il cambiamento e vedendola agire ad esso si converte. Non vorrebbe che la moglie, per lui un angelo, fosse anche solo sfiorata da qualsiasi persona che possa “sporcarla”. Solo chi ha avuto un certo percorso morale sembra quindi andar bene.
Ma ... sappiamo che il
destino quasi sempre non lo scegliamo, e fa di noi quel che vuole.
Molte persone solo perché benestanti o impunite pensano di aver
avuto in pugno la propria esistenza … guariranno, forse anche solo
alla “fine”, ma guariranno...
Kitty agisce spinta per
pietà. Quel qui che si può comprendere della mentalità di Tolstoj,
è che secondo lui certi doni, come la pietà, sono innati e se si
creano le giuste condizioni, fioriscono. Pietà è una parola che non
mi piace. Preferisco dire “spirito di collaborazione” che, se si
fa estremo secondo me prende quell'essere nome troppo intriso di
religione superficiale. La pietà, la vera pietà, che quindi è
diversa da quel che ci offre il vocabolario, è la collaborazione che
si attua, che dovrebbe sgorgare spontanea, quando ci si trova nei
dintorni della morte.
Anna dalla morte è
attirata. Anche Kitty. Per Anna il rapporto matura in forma di
annientamento, poiché il suo destino è negativo e senza uscita.
L'altra, spinta dalla
positività del destino, dalla possibilità di averne uno, diventerà
la “portinaia” estrema. Da lei si passa per accedere alla vita,
da lei si passa per uscirne.
Un altro particolare …
Sia Anna che Kitty saranno
madri. Alla natura non interessano queste trame di amori odi
eccetera. Lei mira solo a produrre vita. Tolstoj era geniale proprio
per la capacità di immettere queste sfumature nella sua opera. La
differenza fra le due donne per la natura non esiste. È per noi
umani che l'esistenza individuale deve diventare senso e per rendere
possibile questa via è necessario prima di tutto, anche secondo
Tolstoj, rispettare l'amore, questa “dimensione folle” non umana,
ma per l'uomo, che fa fiorire quel che il pensiero rende
inaccettabile …
E ora vi invito ad un
paragone fra due epoche....
da “La dolce vita” di
Fellini, “prendo” un personaggio e ve lo mostro.
In un altro post, non
ricordo più quale, ho decantato la bellezza di questa figura...
Guarda caso, quella
ragazzina utilizzata da Fellini alla veneranda età di quindici anni,
e che si chiama Valeria Ciangottini e ha lavorato nel cast dello
sceneggiato italiano “Anna Karenina”. Siamo nei primi anni
settanta. Il suo ruolo sarà … Kitty.
Vedete come un discorso
che l'arte porta avanti nel tempo, arriva, nel cinema ad utilizzare
il medesimo volto, la medesima persona per un ruolo che riveste il
medesimo significato? Dietro a quella figura c'era la genialità di
Flajano …
ciao.
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