mercoledì 10 aprile 2013

Simenon e il commissario Maigret

Dopo aver letto più di una cinquantina di opere di Simenon, non sapevo come impostare uno scritto. Mettere qualcosa di ognuno di essi, anche poco, avrebbe prodotto un ammasso utilizzabile solo da chi, come me, avesse letto le medesime cose, quindi un assurdo. Il punto è che avevo l'impressione di aver colto il nucleo profondo intorno al quale tutti quei testi giravano! Aveva senso enunciare in modo generale? Secondo me nemmeno. Serviva un minimo di dimostrazione. In un secondo tempo avevo deciso di descrivere solo un libro, quello che secondo me rivela in modo più chiaro, ma anche questo modo di agire non mi soddisfava. “Aprirne” uno e far “sentire” la poltiglia più antica che contiene la matrice di tutta l'opera di un grande non lo sentivo sufficiente. Se qualcuno prendesse una mia sola opera e pretendesse di dedurre la mia anima da questa ... sarei diffidente. Potrebbe uscirne qualcosa di buono, ma consiglierei di leggere anche qualcos'altro. Ho pensato e ripensato e ho deciso di agire come segue: scegliere due libri a caso e verificare se contengono quel nucleo. Chiudere gli occhi e lasciar fare al caso non era semplice. I primi due volumi dell'opera completa contengono 24 romanzi; ho poi delle edizioni singole grandicelle, alcune tascabili e, anche il formato prodotto per la serie del commissario Maigret. Fare foglietti sarebbe stata la mossa migliore e poi pescare così, ma … un'altra idea mi è venuta in aiuto. È risaputo che Simenon, i romanzi più sentiti, li scriveva a penna, mentre gli altri, quelli che servivano per il bilancio famigliare, li “faceva” direttamente con la macchina per scrivere. Mi son detto: questi ultimi, per l'esattezza i gialli del commissario Maigret, sono quindi, probabilmente, i meno mediati dall'intelletto. Il fattore tempo ha compresso la creatività. È probabile che il seme che dà origine alla sua opera sia rimasto più vicino alla superficie, che meno strati di intelletto, celino!
Ho allungato la mano fra i gialli e ne ho scelti due. Il primo è risultato è stato: “La balera da due soldi” e il secondo “Cécilè è morta”. Mi son dato il ritmo di uno al giorno, concedendomi così lo spazio per ri meditare con la mente freschissima queste ri letture. Terminata la prima opera, la chiave era confermata, e con la seconda pure. Ero soddisfatto. Pensavo: se due su due, scelti a caso, confermano … ma mi rodeva un minuscolo senso di colpa … ho quattro copie di Maigret che sono più vecchie di me … ed essendo di formato diverso le ho escluse dal sorteggio. Ho così deciso di fare un altra “pesca” fra quelli e ho allungato la mano. Se anche il terzo avesse contenuto quel nucleo …!

Il caso mi ha offerto “Maigret e il porto delle nebbie”. Qui mi son sentito perso per un bel po', ma poi il finale ha confermato al millimetro!

Ho poi deciso di sommare, a mia discrezione, “Maigret e il barbone”, poiché in esso la “porta” che conduce al significato più elevato e secondo me parzialmente inconscio, non è chiusa e nemmeno socchiusa, ma spalancata.

Veniamo prima di tutto alla mia “storia” con Simenon. L'ho sempre accuratamente evitato perché per me era semplicemente l'autore dei gialli che riguardavano Maigret. Questa è purtroppo è l'immagine che ne da l'editoria, quindi ... auguro ad ognuno di loro tanti anni di dissenteria quanti ho impiegato io dall'età della ragione al giorno che ho potuto apprezzarlo! I gialli non mi hanno mai entusiasmato. Questa formula nella quale il cavaliere del bene è il detective, mi è sembrata quasi sempre un gioco d'intelligenza non troppo diverso dai frutti della “settimana enigmistica” … In essa ci son giochi raffinati, come il Bartezzaghi, ma anche parole crociate ignorantificate e “unisci i puntini e costruirai una immagine”, che sono giochi adatti per coloro che amano buttar via il tempo limitandosi a cibo, digestione … per quel che riguarda il Giallo con la G majuscola, esiste qualcosa di eccellente come “Dieci piccoli indiani” di Agatha Christie, qualche perla rara, e poi tanta tanta tanta tanta tanta banalità, nella quale il gioco consiste nel cercare di indovinare chi è l'assassino. Poi ne parli con l'amico e gli dici “io l'ho capito a pagine settantadue!”, e se l'altro ci è arrivato anche solo una pagina dopo, ti sentirai migliore di lui … ma migliore in cosa, mi domando! L'intelligenza è bene sì allenarla, ma poi va usata per qualcosa di più alto di lei!!! Essa è lo strumento, non la meta!

Mi ero reso conto comunque che di Simenon in libreria, esistevano sia libri con la copertina gialla, che libri, di solito di formato più grande, con copertine più seriose. Non mi son comunque lasciato indurre in tentazione per anni, poiché la “roba” da leggere non mi mancava. Quando ho scoperto i mercatini dell'usato, la mia ottica si è fatta meno rigorosa poiché il vincolo finanziario si è reso meno castrante. Davanti a volumi che spesso costano meno di un caffè, cedevo e uscivo spesso con la sporta piena. È capitato così che un suo volume, di formato serioso, che possiedo ancora, e che sulla copertina riporta la scritta in corsivo a penna “questo libro fa schifo”, entrò in casa. Su proprio quella scritta a farmi decidere. Mi fece sorridere, e un pomeriggio iniziai la lettura. Non mi entusiasmò ma lo trovai valido.

Trovai poi “Cargo” e mi resi conto che si trattava di un capolavoro. Ora ne ho “spolpati” più di una cinquantina e ho divorato anche, con commozione, le sue “Memorie intime”, un librone quasi cubico che riesce veramente a lasciare sconvolti. Il suo destino fu sicuramente ricco, anzi ricchissimo di soldi, ma per nulla invidiabile ... si tratta di più di mille pagine scritte benissimo e di un livello di sincerità alla quale non siamo più abituati dal giorno prima della creazione dl mondo … non consiglio però di leggerlo subito. Meglio dare la precedenza alle sue opere e dopo, calarsi nella verità della sua vita che rappresenta lo scontro-sconfitta con quel nucleo primordiale che ancora non vi ho rivelato …

Non voglio fare il prezioso e nemmeno costringervi a leggere tutto fino in fondo. Trovo essenziale far percorrere i pensieri che ho affrontato e approdare alla soluzione. Trovo brutto dare una informazione che così, senza una calma spiegazione della sua gestazione, sembrerà stridente per non dire slegata.

Consiglio la lettura di quanto segue a chi ha già letto le opere.

Iniziamo con ”MAIGRET E IL BARBONE”


Partiamo da un presupposto fondamentale per il giallo. In esso tutto è funzionale alla caccia del colpevole. La medesima regola vale per l'opera letteraria degna del titolo di opera d'arte. In essa vi è un nucleo dal quale la trama scaturisce. Si aggiunga un'altra considerazione: un essere umano, può girare onestamente solo intorno a se stesso. Si potrebbe dedurre che ogni umano evolverà un solo argomento ma penso che nell'arco di una vita quel nucleo possa variare. Per esempio, all'inizio il fulcro potrebbe essere l'amore, inteso come sentimento da spargere su un partner. Una volta ottenuto si potrebbe “sentire” la realizzazione di sé nell'essere genitore. Quando i figli son volati via tocca alla nostra anima che salvo eccezioni di immortalità che per ora non conosco, sarà destinata a volare via. Ma … ed è il grande ma dell'arte, a livelli eccezionali, se quell'essere umano ha subito un trauma, l'unica soluzione della sua esistenza sta nell'imparare a conviverci, nell'esorcizzarlo continuamente. Rarissimi casi approdano ad una soluzione. Posso dire che Kafka, per esempio ci è riuscito. Si possono trovare le tracce nell'opera, e non nella biografia, di un primo rapporto fisico con una donna, vissuto male. Questo ha portato secondo me all'impossibilità di portare una relazione alla completezza col matrimonio. Si ricordi che all'epoca, solo dopo l'unione ufficiale l'atto carnale diveniva lecito. Kafka, non oltrepassando mai il limite del fidanzamento, non dovette più affrontare quella soglia che lo bloccò e che non osava ripetere. L'incontro con Dora Dymant rappresenta una soluzione-compromesso. Kafka è ormai malato. La carnalità viene esclusa a priori. Il legame si fa spirituale e possibile. Ecco che la soglia del fidanzamento è superata e si ha la convivenza, ma di anime.

Torniamo a Simenon. É vero che ho letto le sue “Memorie intime”, ma non ne ho un ricordo mnemonico. Ricordo le sensazioni che mi ha lasciato. Ma, posso garantire che già prima di questa lettura, avevo colto, in modo non troppo nitido qualcosa. Se la sensazione aleggiava, ancore indefinita, sull'opera in senso generale, la lettura di “Maigret e il barbone”, mi diede una sensazione di chiarezza completa.

Premetto che devo “andare” a memoria perché quel cialtrone di un libretto, che oltre il resto possiedo in duplice copia, è circa un anno che non si fa trovare. Forse una copia l'ho prestata, ma l'altra mi sta prendendo in giro da un pezzo.

La TRAMA è comunque, senza nomi propri che non ricordo, la seguente:

Un ponte sulla Senna a Parigi. Una persona annegata viene recuperata vicino a un barcone da carico che è ormeggiato. Nelle vicinanze un altro barcone dal quale è scesa la persone che toglie il cadavere dalla Senna con l'aiuto di un altro. Si scopre che si tratta del proprietario del barcone. Non ci sono prove.

Un barbone però viene malmenato tempo dopo in quel medesimo punto. Ci bivaccava da un pezzo. Non parlerà. Maigret arriverà a comprendere la situazione. Abbiamo un barcone da carico con comandante un uomo che ha a bordo anche la figlia. Esiste un marinaio che verrà sostituito da un altro. Fra questo nuovo marinaio e la ragazza nasce l'amore. Il padre è una persona durissima e beve. Ostacola il rapporto. Accade che, tornando una sera ubriaco sul suo barcone, viene “aiutato”, a cadere in acqua. Le grida vengono sentite e l'assassino e il salvatore, in ritardo (dalla barca vicina), recuperano il corpo ormai senza vita. Passato un anno, il barbone viene appunto malmenato, con l'intento di ucciderlo, poiché fu testimone della scena.

Ora la domanda. Perché il barbone non testimonia? La mia risposta è la seguente: esiste una legge di natura, superiore alla legge degli uomini . Qual'è questa legge? Quando Maigret, verso la fine del libo torna dal barbone, sa che non metterà le mani sul colpevole. Sa chi è con certezza ma non andrà oltre. Dialogano e la scena che vedono, davanti ai loro occhi, è di un bimbo e una madre su quel battello.

Il padre-padrone bloccava il corso della natura. Questo rende lecito l'omicidio. La natura è per la vita e il padre padrone ucciso, la vita la ostacolava. In questo libro, non si coglie ancora bene qual'è il vero ruolo di Maigret. Egli, contrariamente a quel che accade nel giallo come genere e che quindi si ritiene coerente anche nel caso di Maigret, non è il buono che consegna il cattivo alla giustizia. Maigret è un gradino più in alto … e apre la via a chi è portatore di vita.

Questo libro, come giallo, è comunque anomalo. Il commissario ha svolto il suo compito. Ha scoperto chi ha ucciso. La situazione comunque è tale che questi “la fa franca”. Accade quindi che la regola fondamentale del giallo è rispettata. Il colpevole secondo la legge degli uomini, è stato scovato. Il problema della cattura è di altra natura e non riguarda Maigret poiché, in senso generale, noi sappiamo che il passo della condanna spetta al magistrato. Vediamo il legame con la religione … la colpa la decide l'Inquisizione. L'esecuzione del colpevole spetta al cosiddetto “braccio secolare”, ovvero all'autorità civile. Seguitemi e per favore fidatevi! Quel che fa Maigret è l'analisi del mondo morale in relazione ad una legge fondamentale della natura. Agisce come una divinità. Simenon separa la colpa dalla condanna. Nel giallo solitamente, il colpevole una volta individuato, viene automaticamente consegnato alla giustizia e si da per scontata la punizione perché solo così il sistema morale e legale che il cavaliere del bene difende, può continuare ad esistere.

Passiamo ora a: “LA BALERA DA DUE SOLDI”

In questo caso il libro si è lasciato trovare quindi posso dirvi che fu scritto a Ouistreham nel 1931 e pubblicato in quel medesimo anno. Teniamo conto che il celebre commissario è nato nel 1929 a Delfzijl in Olanda (vicino a Groningen), quindi era “giovane” e ben in forze anche nella fantasia del suo padre e creatore …

Trama: tutto parte da Lenoir, un condannato a morte che rivela a Maigret di non essere l'unico a meritare quella sorte. Nell'ultimo incontro, nella cella, racconterà che l'altro candidato, si trova spesso nella “Balera da due soldi”, ma il commissario non capisce dove questa si trova. Parla di un suo socio di malaffare che “ormai dovrebbe essere al sanatorio” perché già tossiva, e gli “scappa” il nome: Victor. Racconta che una notte di circa quindici anni prima videro un tipo uscire con un altro che veniva sorretto camminava come un manichino. Lo seguirono e questi, presa la macchina, raggiunse un canale e buttò giù il … cadavere. Lenoir e Victor ricattarono la persona per anni, fino a quando questa non cambiò casa e si rese irreperibile.

Questo è l'antefatto. Otto settimane dopo, piena estate, Maigret decide di fare un acquisto prima di recarsi dalla moglie che è in villeggiatura. Andata e ritorno per il week end, ma tutto salta perché nel negozio entra un tipo gioviale che vuole un cappello stravagante per un finto matrimonio che si svolgerà l'indomani alla “Balera da due soldi” ... ovviamente Maigret dimentica il week end dalla moglie, segue il tipo e arriva alla Taverna. Viene facilmente introdotto al finto sposalizio e all'ambiente, da uno stravagante ed amatissimo James.

La persona che ha seguito dal negozio di cappelli fino alla Taverna, si chiama Marcel Basso, è sposato e ha un figlio... Ricordiamoci che figli adolescenti e donne gravide, sono il nostro nucleo arcaico!

La trama esplode. Muore un certo Feinstein per mano, sembra, di Marcel Basso. Scopriamo poi che Feinstein aveva un negozio di camiceria che era sempre sul limite del fallimento. La moglie piena di vita, era invece sempre a caccia di amanti e lui, facendo finta di sapere e non sapere, riusciva a farsi prestare soldi da loro.

Maigret trova Victor che è un avventore che racconta di avere un polmone solo e di essere appena uscito dal sanatorio. Il commissario ha conferma che è il “socio” del defunto Lenoir quando gli chiede i documenti. Tramite Victor, che mira solo ad avere qualche soldo poiché gli rimane poco da vivere, riesce a sapere chi era la persona che fu gettata anni prima nel canale. Si tratta di un usuraio dal quale si “fornivano” di contante sia Feinstein che James.

Parentesi...

Pensiamo ora come un contadino che sta curando la sua pianta … l'unico ramo con una gemma è quello di Malcel Basso. La gemma è il figlio adolescente. Gli altri son rami secchi, da eliminare. Infatti l'usuraio, James e il camiciaio, sono rami che si possono tagliare per dare più vita a quello che sta fiorendo …

Torniamo alla Taverna:

Simenon crea, nel finale, una situazione bellissima: in guardina ci sono Marcel Basso presunto assassino del camiciaio, James che è l'assassino dell'usuraio, e Victor, che è il testimone che ha visto gettare il camiciaio nel canale e sappiamo che ha un anno di vita e vuole solo trentamila franchi per finire in pace. Maigret dice che deve andare a telefonare e lascia i tre da soli perché si accordino. Non lo trovate strano per un mastino della giustizia? Victor vorrebbe dei soldi. Basta darglieli e dirà che fu il camiciaio, ormai morto, a uccidere l'usuraio scagionando così James. Rimane da sbloccare la situazione di Marcel Basso, ma già sappiamo che è possibile dimostrare che il camiciaio aveva minacciato di uccidersi pur di avare un prestito da Basso e che lo aveva già fatto con altri. Basso aveva tentato di disarmarlo ma … il colpo è partito. Se si somma, per il camiciaio, l'incriminazione per l'uccisione dell'usuraio, si comprende che son tutti salvi ma … per quanto sia simpatico, James ha una colpa agli occhi della legge di natura, una colpa che lo condanna alla colpa minore di omicidio. Egli non ha gemme, non ha figli. Egli è solo nel presente e senza futuro. Ha una moglie, ma vivono come separati in casa. Son di fatto due singoli. La colpa della infertilità lo getta in basso, nel gradino inferiore dove la legge e la vita degli uomini rispetta il codice penale, il vivere sociale; in essa egli ha vissuto e vive, senza esser entrato nella legge di natura che si innesca con il figlio. Il suo senso di colpa quindi,lo porterà alla confessione. Si ha la sensazione che se fosse padre, ma colpevole di omicidio, la legge superiore della natura, che lo vuole presente come genitore, sarebbe in grado di tacitare il senso di colpa anche di un delitto, fino a cancellarlo, ma esso ha colpito un ramo secco. “Ma... questo accade in Maigret e il barbone” ! In quel libro l'assassino se la vive bene e il senso di colpa nemmeno lo sfiora!

In questo libro, nella “Taverna da due soldi” trovo “strano” il fatto che Maigret cerchi una via di scampo per James, ma poi torna nei binari della coerenza che ho immaginato.

Sembra quasi che l'assassinio di un usuraio sia perdonabile solo perché chi lo ha commesso è simpatico! … ma esiste una legge anche per gli dei e il dio che salvaguarda gli interessi della natura, ossia Maigret, lascerà James in quanto sterile,al suo destino. Essendo senza figli, per la natura vale zero.

Merita una certa attenzione la reazione dell'innocente Marcel Basso che, consapevole di non aver ucciso, fugge. Egli ha una colpa? Si, ma secondo Maigret è piccola. Ha ceduto ad un essere sensuale che è definito, quasi irresistibile e che sarebbe la moglie del camiciaio e alla quale anche James ha sacrificato, in fondo, il senso della vita. Notiamo come, tendenzialmente, esistono in Simenon figure femminili che si pongono ai due estremi: o totalmente negative, distruttrici e inevitabili, o con un forte rigore morale che si identifica con la regola della natura che Maigret tutela. Gli uomini sono invece sempre esserei incerti, ma dotati di una debole volontà che il femminile, se tutto va bene e con tanta fortuna (senza non ci si salva...), indirizzerà verso la legge di natura.

Veniamo ora a “CECILE E' MORTA”


fu scritto nel 1939-40 a Nieul sur Mer e stampato nel 1942. esiste anche una versione cinematografica del 1944.

Trama: la narrazione inizia con Cecile che è nella sala d'attesa della polizia, quella che viene chiamata da tutti, ”Acquario”.Maigret prova un certo disagio nei suoi confronti. E' zitella, bruttina e i colleghi lo prendono in giro dicendo che è una sua spasimante. Lui la fa sempre attendere per ore. Cecile viene già da mesi perché ha la sensazione che la notte qualcuno si introduca nel suo appartamento dove vive con la vecchia zia Juliette Boynet nata Cazenove e chiede tutela. Maigret ha da fare e dopo qualche ora decide di riceverla, ma Cecile non c'è più. Maigret ne è stupito. La ricorda che attendeva immobile e composta per mattine intere.Omicidio.

La zia di Cecile viene trovata morta strangolata sul letto. E Cecile è trovata in uno sgabuzzino della questura, morta e senza borsa. Risulterà poi che la zia non è decrepita come sembra, ma che ha cinquantanove anni e che non si tratta esattamente di una fatina … rimasta vedova di un uomo benestante, ha iniziato a investire quote di capitale in bordelli tramite un vicino, il signor Charles Dandurand, ex avvocato radiato dall'albo causa una condanna a due anni di galera per qualcosa che ha combinato che ha a che fare con la morale, con ragazzine. L'appartamento si trova in periferia ovviamente a Parigi ed è in una palazzina che apparteneva tutta alla defunta zia. Veniamo poi a sapere che dodici anni prima, la sorella di lei, vedova, morì, lasciando tre figli. La zia Juliette Boynet vedova Cazenove, li accolse più o meno come Crudelia intendeva accogliere i cuccioli di dalmata ne “la carica dei 100 e uno … erano in tre fratellini; Berthe, che riuscì a scappare velocemente e a non farsi più vedere. Lavorava alla Galerie Lafayette come commessa. Il fratello Gerard che prima si arruolò, poi tornò in città, si sposò ma era, nel presente della narrazione, in cattive acque, ovvero senza soldi, senza lavoro e con la moglie in dolce attesa ...Alt! Ecco il bimbo! Già sappiamo che Gerard verrà “salvato”!. Cecile è la terza sorella, la più grande che si è rassegnata a fare la serva della zia. L'aspetto negativo delle figure femminili, le Lilith o Circe (gran dama e maga che trasformava gli uomini in maiali non solo di fatto ma anche metaforicamente...) del racconto sono rispettivamente la zietta che defunge, e le due sorelle Siveschi di origine ungherese che abitano nel medesimo condominio e che tentano tutto e tutti. Una di non più di sedici anni e assai lasciva, l'altra, di poco più grande e sempre seminuda. Effettivamente era difficile non trasformarsi come voleva Circe…. poiché vediamo che vagano per il palazzo e i dintorni seminando ormoni grossi come conigli che qualcuno sicuramente raccoglierà. Si noti comunque la reazione del commissario Maigret. Lui non le regge. Lui non è di carne come noi! Non sto scherzando. Lui ha una morale con confini ben precisi e si è o dentro o fuori dal cerchio. Chi fugge in questo libro, come il Marcel Basso del precedente libro, è di nuovo “l'innocente impuro”, colui che ha prodotto si il ramo gemmato, ma nel frattempo, nonostante le buone intenzioni, non riesce ancora a “camminare diritto”. Si noti che Marcel Basso cede a Circe e Gerard all'emotività che proprio non controlla. Si coglie che per Maigret, e per traslato per Simenon, queste colpe son perdonabili poiché vengono valutate secondo le legge della natura. Sembra anche che la debolezza per lui, sia congenita nell'essere maschio. La figura femminile positiva esiste, ma non si “sporca” nella trama. È in dolce attesa in una stanzuccia di una vastissima Parigi. Berthe, la sorella che lavora ai grandi magazzini, sembra che si relazioni con uno sposato, via che porta alla sterilità. Cecile la nipote che fa la cameriera-badante e che elemosina sempre qualche soldo per il fratello in crisi, ed è comunque sempre aperta alla via di natura che la fortuna non rende fertile, quando si rende conto che è stata “menata per il naso” dalla zia per anni, la strangola. Anche lei è, per destino un ramo secco. Si noti che l'omicidio non porta eredità al ramo gemmato. Simenon inventa un premio di ventimila franchi offerto dai gestori di bordelli che vogliono sapere chi ha ucciso la loro socia.

Alla fine del libro, Gerard è proiettato nel futuro con un figlio e ventimila franchi! Si ricordi che questo è l'esito dell'operato di Maigret-Simenon e il resto è solo gioco.

Notiamo che in questo libro il materiale utilizzato per la mentalità del libro giallo in senso stretto, non è necessario e sufficiente, ma eccede in “pezzi” non strettamente significativi. La sorella che lavora ai grandi magazzini non è necessaria, la paternità di Gerard nemmeno e così il premio in denaro... se si vuole rendere tutto coerente con un fulcro portante, si deve accattare il fatto che di giallo non si tratta se non in apparenza.

Dai tre libri per ora analizzati deduciamo il seguente nucleo famigliare: madre solida, padre che prova ad esserlo ma fa acqua da tutte le parti e scappa anche se innocente, e figlio, o in pancia quindi altamente simbolico, oppure adolescente, quindi, il secondo, identificabile col Simenon adolescente veramente esistito …

Concludo con una considerazione di colore. In questo libro appare la figura tutta francese, per non dire parigina, della portinaia. Di recente, “L'eleganza del riccio”, aborto in forma di libro, basato su melensaggine e luoghi comuni, ha allietato le menti del medesimo pubblico che ama i reality eccetera. La figura della portinaia era quella della bisbetica, e “infatti” nel libro di Simenon questa “pia donna” considera un brav'uomo il lascivo avvocato Dandurand. In Simenon abbiamo questa figura nella sua verità storica. Si pensi che, se a una donna dicevano, e dicono tuttora per esempio a Milano, “sei una portinaia” non è che tornasse a casa felicissima! Ora che le portinaie son quasi estinte, la loro reputazione è stata “lavata” da un libercolo che grazie al cielo è già dimenticato e nel quale si disegna la figura di una saggia che elargisce relazioni che benediranno varie esistenze. Ma … si ricordi che non dobbiamo cercare negli altri quel che si deve trovare e costruire in noi … l'equilibrio ottenuto attaccandoci ad un altro e quindi tirandolo giù, è una colpa.
dimenticavo. l'intreccio, che è magnificamente torbido, ci rivela che l'avvocato ha ucciso cecile poichè stava portando a MAigret le prove che la zia caimana aveva fatto avvelenare da lui il marito...

Veniamo ora a “MAIGRET E IL PORTO DELLE NEBBIE”

In questo caso non so dirvi molto sul testo poiché ho la prima edizione italiana del 1958, febbraio. Copia in condizioni ottime rimediata in un mercatino dell'usato.La vicenda si svolge a Ouistreham, casualmente il luogo nel quale venne scritto “la balera da due soldi”.

TRAMA. Yves Joris, ex comandante di mercantile in pensione e ora capo del porto di Ouistreham, dotato di chiuse per giungere a Caen, sparisce e viene ritrovato a Parigi, circa due mesi dopo, che vaga stralunato e incapace di parlare. Ha una parrucca che cela una ferita. Risulta che è stato operato al cervello e si comprende che il chirurgo era di valore. Viene pubblicata la foto, arriva da Ouistreham una donna che si chiama Julie Legrand che lo identifica e dice di essere la sua domestica. Viene riportato a casa in treno e accompagna la coppia, il nostro commissario. Quando entrano in casa, il gatto esce e Julie si insospettisce. Aveva lasciato il gatto fuori... Maigret si reca a dormire al “Caffè della marina”, poco distante. La mattina dopo viene chiamato perché il capitano Joris sta morendo. Avvelenamento da stricnina che qualcuno ha versato nella caraffa dell'acqua che era di fianco al letto. Inizia l'indagine ma nessuno parla. Esiste un fratello di Julie, ex carcerato per omicidio. Ha ucciso da ubriaco con un pugno e ha scontato otto anni di carcere. Lo chiamano Grand Louis perché è un omone enorme. Aveva una copia della chiave della casa del capitano quindi è sospettabile. Il sindaco del paesino si chiama Ernest Grandmaison. È anche maggiore amministratore, quindi padrone assoluto, della Compagnia Anglo Normanna di Navigazione. Il capitano Joris fu un suo dipendente. Questi è altezzoso. Si atteggia a gran signore e Maigret ci va d'accordo come cane e gatto.

Un ricordo. ..Nelle “Memorie intime”, la seconda moglie di Simenon desidera una Rolls Royce. Simenon è contrariato. Per lui quelli che hanno la Rolls non sono esseri stimabili. Troppa vistosità, troppa scena, ostentazione. Vanno al salone di Ginevra e la seconda moglie-Lilith, ottiene quel che vuole. Morale: quando Simenon “si racconta”, non dice, ma si sente, che è una persona rimasta semplice e con delle velleità comuni. Amare, aver figli, essere insomma un ramo gemmato. I soldi per lui sono solo lo strumento per semplificare quel nucleo fondante che è la famiglia …Torniamo a Ouistreham

Succede di tutto e noi, come Maigret, non ci capiamo assolutamente niente. Tutti tacciono e quel che accade è, almeno in un caso, al limite del ridicolo e mi riferisco a Maigret che fa aprire col grimaldello la porta della casa del sindaco perché ha sentito una colluttazione e lo trova sanguinante, tumefatto, con Grand Louis che lo pesta, allegramente sbronzo e senza minimamente preoccuparsi di esser stato scoperto. Il sindaco poi dice che sono affari suoi … ma, essere picchiati, anzi pestati, è un piacere? Leggendo mi son immaginato poliziotti che fanno irruzione in casa di una coppia che sta praticando sadomasochismo. Innegabilmente c'è della violenza, ma consenziente … non sempre la violenza è reato... e infatti Maigret, è sconcertato e noi con lui, dobbiamo ammettere che se qualcuno è contento di ”prenderle” fino ad avere occhi come un panda … e che le prenda! Ma se, nella situazione del sadomasochismo sentiamo l'evidenza del fatto che la violenza può essere accettata e desiderata, quindi non è sempre un reato (non è comunque il mio caso, non so perché ma ci tengo a dirlo …), nel caso del sindaco Ernest Grandmaison, sappiamo che c'è un omicidio e che Grand Louis non è proprio quel che si dice un maestro di cerimoniere …

Non ho dubbi, questo libro rivela il genio spontaneo, sorgivo, di Simenon, più di altre sue opere. Per la quasi totalità della lettura del libro non si capisce cosa sta accadendo. È solo la presenza labile di un adolescente in collegio che mi ha dato un orientamento. Sarebbe figlio di questo sindaco che è antipatico come la Fornero e ha una moglie che sembra più finta di un manichino … quindi anch'io, con le mie teorie, fino a pagina 155 (su 182!), ero in alto mare, quasi rassegnato al fatto di avere trovato una eccezione alla mia teoria e consapevole che uno su quattro che sgarra è un po' troppo. Ma improvvisamente, appunto a pagina 155, uno spiraglio!

Girava per il paese una persona ricca. Maigret ne aveva intuito la presenza e sapeva che conosceva Grand Louis. Aveva pure trovato la sua stilografica d'oro. È riuscito ad acciuffarlo ma la situazione scottava. Cittadinanza straniera, rischio di problemi col consolato e nessuna possibile incriminazione. Ma … la moglie del sindaco viene trovata da Maigret in una casetta di un paesino mentre con questo straniero benestante sta scrivendo una lettera ad un collegio … ecco di nuovo il figlio adolescente! Scopriamo poi che la moglie del sindaco recitava una vita finta e che, prima di sposarsi con lui, amoreggiava con questo signor Jean Martineau che realmente si chiama Raymond Grandmaison, figlio di un fratello del padre del sindaco, rimasto orfano e senza soldini. Fu assunto alla ditta ma si godeva la vita un po' altre le sue possibilità. Prese denaro dalla cassa aziendale, fu beccato, e il cugino ricco e proprietario gli intimò di andar via dalla Francia e non farsi più vedere, se voleva evitare la denuncia. Scopriamo anche che l'adolescente in collegio, e che si chiama Stanislas, è figlio di Raymond, il primo amore della moglie del sindaco.

Il sindaco imprenditore sapeva della paternità, e avrebbe allontanato il rivale in amore per poter avere la donna. “Sentiamo” la massa di immoralità del sindaco che infatti, anche in quanto assassino di Joris, si suiciderà. L'immoralità raccolta tutta in questo unico personaggio, è quella che Simenon-Maigret considera la vera nemica della vita. Esiste un figlio, una gemma, nulla deve ostacolare il corso naturale degli eventi. La conclusione del libro crea le precondizioni perché l'adolescente finalmente viva con i genitori naturali.

È anche curioso notevole il fatto che Maigret, legato come un salame da Grand Louis e due complici, passi una nottata sul molo con pioggia e freddo e poi … si comporta quasi come niente fosse. Si limita a darli una spinta e a fargli fare il bagno nel canale. Se si pensa alla dinamica del libro giallo, questo sarebbe un colpevole secondario da consegnare alla giustizia. Perché viene perdonato in fondo come tutti i reticenti che hanno fatto impazzire il commissario? Perché la sua-loro azione era giusta secondo la legge di natura. Aiutavano un padre naturale a ricongiungersi col figlio.

Si faccia caso anche che tutta la comunità di Ouistreham è composta di “innocenti impuri” e che la divinità-Maigret ci si trova a suo agio. Come si spiega?

Secondo me così. L'umanità tende al bene ma è imperfetta. L'imperfezione è la condizione di partenza ed in essa si deve realizzare la legge di natura.

Vedete come anche qui Maigret agisce solo in seconda istanza, in favore della legge degli uomini?

Domanda? Per quale motivo il nucleo fondante dell'opera di Simenon è sfuggito all'interpretazione per tanti anni?

Perché è talmente bravo come scrittore che, terminata una sua opera, siamo ubriachi di sensazioni di trama, di atmosfere. Anche dal punto di vista del giallo, entro certi limiti, le sue trame sono così ben fatte, che alla fine, si pensa appunto a prendere fiato, a riemergere da una vita che si è conclusa per noi in quel momento, con quell'ultima pagina.

Veniamo a una citazione. Le edizioni Adelphi, che quando va bene ci danno un'informazione scarsa quando non è sbagliata … (esempio... James Stephens dichiarava di esser nato lo stesso anno, lo stesso messe lo stesso giorno alla medesima ora di Joyce e i volumi Adelphi a sua firma ci fanno grancassa, ma ho scoperto che era lui a dirlo e non ci son prove a confermarlo... sveglia Calasso! Stai troppo davanti allo specchio....), dedicano, per ogni volumetto di Maigret, meno di una facciata di citazioni che appartengono alla categoria “cavoli a merenda”. Ecco assaggino.

Muovendo dalla suggestione di un'atmosfera, Simenon individua anzitutto dei personaggi e annota poi su una busta gialla i particolari relativi alla loro vita e al loro ambiente. Solo a questo punto si pone il quesito da cui scaturirà l'intreccio: “dati un certo uomo, il luogo e il clima in cui vive, la sua professione, la sua famiglia ecc, quale avvenimento può mai spingerlo fino all'estremo limite di sé?” “

la parte finale è una citazione direttamente da Simenon e qui vi voglio!

Vi è capitato di assistere ad una partita di baseball senza conoscere le regole? A me si. Potevo descrivere quel che accadeva, ma dalla comprensione ero escluso. Siamo nella medesima situazione. Non possiamo accontentarci, come fa colui che ha curato questa stitica prefazioncina, di conoscer il clima, la famiglia, eccetera. Dobbiamo comprendere qual'è il limite! Poiché è sul limite sopportabile che la regola si fonda!

Quel che accade anche di scorretto nella stitica prefazioncina è che un intellettuale ha reso intelligente tutto quel che ha toccato... sembra tutto semplice, ora che si ha quella traccia. Io lettore vedrò un ambiente e dei caratteri e ogni ambiente ha un suo limite oltre il quale c'è l'esplosione che si chiama delitto! E invece no … esiste un senso in Simenon che va oltre al singolo testo e quindi al singolo ambiente!

Abbiamo già visto, nel caso dell'interpretazione del periodo blu di Picasso, quale disastro può compiere un essere semplicemente, banalmente razionale, quando agisce sull'opera d'arte. Quei quadri rappresentavano una sofferenza enorme e nessun essere di natura puramente intellettuale si è domandato di che dolore potesse trattarsi …

Ora c'è una traccia, per Simenon. Una sofferenza culminata nell'adolescenza, verso i quattordici quindici anni di età. Ingredienti, una figura paterna instabile che probabilmente è lontana e percepita senza colpe gravi, e una materna invece, certa e vicina.

Si tratta di leggere nella biografia se siamo sulla strada giusta?

Lo farei se fossi un intellettuale. Il trauma sessuale di Kafka lo trovi nell'opera … non nella biografia! L'opera parla. L'opera di un grande artista è la sua anima veramente completa …

P.S.

(forse ci sono molti errori. Abbiate pazienza. Ho scritto tutto il giorno e ora ho un lieve dolorino alla schiena, sete e freddo ai piedi. Il cane (Lolita) mi sta guardando con rimprovero … passeggiatina … e ha ragione. Correggerò un altro giorno. Oggi non ce la faccio. ciao)

amen






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