sabato 6 ottobre 2012

Glenn Gould banalizzato....


Oggi, 6 ottobre 2012, mentre portavo il cane a fare i rituali due passi, ho bevuto un caffè e non ho resistito alla solita, maledetta, abitudine di sfogliare il giornale. L'unico libero era “la repubblica” (minuscolo voluto...)



Mi ha sconcertato immediatamente la quantità di pubblicità. L'operazione si riduce quindi a sfogliare rapidamente scorrendo i titoli e i sottotitoli... e poi ecco che mi trovo la foto di Kissin! Un dieci Ottobre come me! Ma questa è semplicemente una considerazione folkloristica... una doppia pagina con poche parole e troppe foto e scopro comunque che il pianista vivente che prediligo, si esibirà all'auditorium di Roma. Bene, penso. Male che vada non ho sfogliato per niente! e poi mi accorgo che sulla destra appare una piccola foto di Glenn Gould. Questo è un grande, mi dico e poi mi domando … ma cosa accade a questo quotidiano più da vedere che da leggere? È rinsavito qualcuno della dirigenza oppure... oppure per certi rami della cultura dei quali, detto volgarmente, non frega niente quasi a nessuno, è venuta a mancare la volgare spinta del business e qualcuno può finalmente parlare liberamente?



Illusione.



In grigioazzurro, scritto un po' più grande e che quindi attira immediatamente l'occhio, leggo che Glenn Gould ha fatto nella musica quello che Koons e Cattelan hanno fatto nell'arte...



Inorridire è la meno.

Penso a Koons e al suo kitsch ridicolo e di una banalità che fa tenerezza e poi, con calma, anche a Cattelan. Koons lo liquido subito. Come si fa a parlare del nulla? Per Cattelan qualcosa merita di essere detto. Era e forse è ancora un pubblicitario. Il suo agire non ha avuto intenzioni artistiche. Gli interessava interessare i media. Il Papa colpito è una stupidata colossale. L'idea dei bambini impiccati che pendono da alberi a ridosso di un semaforo a Milano non ha altro senso appunto che attirare giornali e tivù prendendoli per la gola offrendo superficialità pura. Potrei enumerare varie banalità, ma non ne vale la pena. I media consumano i prodotti che le vengono offerti e poi se ne dimenticano. I critici invece no!!!! Loro dovrebbero scegliere, ma non sanno fare, oppure non vogliono faticare a meditare e si limitano a mantenere la memoria delle banalità che hanno visto. Se poi per caso inciampano in qualcosa di valido lo sanno cogliere? Io son propenso per il no … l'esperienza mi dice che, per esempio, il consiglio di una lettura si fa quasi sempre accettabile quando mi viene dato dalla gente cosiddetta comune, oppure agli artisti. Due categorie che vanno d'istinto. Ovviamente l'artista “ci prende di più” e il motivo è evidente. Lui delle verità dell'arte ci vive. Se non le prendesse sul serio risulterebbe lui stesso ridicolo.



Ho proseguito poi la lettura di quella parte in grigioazzurro... :Cattelan e Koons avrebbero spostato il baricentro estetico dal testo al contesto, cioè dall'opera al personaggio. Il linguaggio, professorese puro, lo odio e mi rivela qualcosa sull'autore di questo articolo. Ha avuto il buon gusto di tradurre “dal testo al contesto” con “dall'opera al personaggio”, ma l'assurdità delle sue parole è rimasta in tutto il suo fetore. Che quei due pseudo artisti abbiano spostato l'attenzione sulla loro persona e non sull'opera non è il loro primato e, come primato, fa tenerezza. Un certo Jorge Louis Borges disse che da Byron in poi l'artista si impegna a fare due opere: la vita e l'opera. Mi basta questa citazione per ridicolizzare questo articolista. Ci è sufficiente guardare all'ottocento, alle vite di Balzac, Zola, Wilde, Liszt, solo per dirne alcuni, per rendersi conto che Koons e Cattelan non hanno scoperto niente.



Riprendo una frase di Fitzgerald che per me è sacra e ci aiuta a fare un poco di pulizia: “non si scrive per dire qualcosa, lo si fa solo se si ha qualcosa da dire”. Ora, al posto di “scrive”, potete mettere compone, dipinge eccetera ed ecco che di Koons e Cattelan non rimane nemmeno la polvere. Cosa hanno da dire quei due? Niente di niente. Hanno stupito e basta e stupito per un attimo. Niente di più.



Non sono artisti. Sono persone che fanno parte dello spettacolo perché, si ricordi, che tutto quel che appare nei media, diviene spettacolo, irrimediabilmente. È una sua caratteristica fondante. Anche il dolore e la morte si fanno ridicoli se visti con quegli strumenti.



Un artista vero rimane infastidito dai media e ne riceve il danno più grave, ovvero la perdita di tempo che è l'unico vero oro dell'artista e in generale della persona sensata. Egli non dimentica mai anche che la realtà si fa vera nell'incontro personale, non in quello virtuale. Noi incontriamo per esempio tutti i giorni Mentana, il giornalista, ma nel frattempo dobbiamo ammettere a noi stessi che non lo incontriamo mai. Tutto e il contrario di tutto. Una forma paradossale del nulla. La realtà è solo nel contatto vero. Già Proust ci dimostrò che il dialogo telefonico era finto, irreale, ma la sua lezione l'hanno ascoltata in pochi …



Veniamo al significato dell'articolo. Dunque ... Glenn Gould avrebbe spostato il baricentro dall'opera al personaggio.



A me sembra sia accaduto il contrario …prima di tutto il popolino ha fatto questo spostamento, non lui.



Vi descrivo cos'è stato questo grande interprete secondo me. Era un perfezionista. La natura gli aveva dato un talento sublime. All'età di ventidue anni, davvero, non aveva più nulla da imparare. Tecnicamente era perfetto. Vi spiego cos'è un glissando; fai scorrere un dito sulla tastiera e ottieni la sequenza dei suoni che essi contengono, rapidamente. Uno in fila all'altro. Lui, e lui solo, riusciva a farlo con le dieci dita che si muovevano con una rapidità impressionante. Questa comunque è solo una curiosità. Posso spiegare di più raccontando un fatto. Glenn Gould amava ascoltare la radio viaggiando di notte in macchina. Un giorno sentì suonare un brano in un modo eccellente, ma non riusciva a capire chi era l'esecutore. La mattina seguente si recò alla stazione radio e chiese di vedere il disco che era stato “messo su” a quella data ora. Glielo diedero e scoprì che era una sua incisione. Era sconcertato. Disse che lui non suonava così. Chiese di vedere il giradischi e rimase pensieroso. Alla fine comprese. Il disco era 33 giri e mezzo e l'impianto girava a 33 giri! Vi rendete conto di che sensibilità uditiva raffinata? Quasi unica?

Un altro caso me lo raccontò un facoltoso signore newyorkese. Dopo un concerto portarono Glenn Gould al night. (si trattava di un tipo di locale meno misero di quelli attuali...). Un uomo di colore stava suonando jazz. Si trattava di un pianoforte a verticale posizionato nel mezzo della sala. Glenn Gould si appoggiò allo strumento e guardò divertito le mani del pianista che correvano per la tastiera. Il jazzista aveva riconosciuto il celebre canadese e gli chiese se voleva suonare lui. Glenn Gould sorrise e rimanendo in piedi in quella posizione, quindi con la tastiera invertita, ripetè il brano appena sentito. Suonò a rovescio! Fece fare alla destra quel che deve fare la sinistra eccetera! Vedete, anche Skriabin, precocemente, e nonostante le mani piccole e il fisico di cristallo, non ebbe più necessità di lezioni. Anche Toscanini conosceva a memoria una quantità enorme di opere e di sinfonie (tutte quelle di Mahler per esempio e una ventina di opere verdiane). Non si tratta quindi di un caso unico, ma sommiamo i talenti: una memoria stupefacente, la capacità tecnica, quella si, veramente oltre ogni possibilità di immaginazione, e in più lo studio accurato, ed ecco che si aveva Glenn Gould. Ho sempre detto che un pianista che ha raggiunto un buon livello tecnico, deve leggere libri e vivere, per poter dare quel tocco in più al suo mestiere: sì, perché suonare il pianoforte è un mestiere che raramente si fa arte e oltre il resto arte assai particolare perché dipende direttamente dalla comprensione dell'arte di un'altra persona. Si suona l'opera d'arte di un altro! Si deve quindi comprenderla e per riuscirci non è certo sufficiente avere tecnica.



La contemporaneità scrive sui giornali che si va a sentire Muti, la realtà è che si sente per esempio Beethoven e, per i più attenti, la super realtà è che un grande artista Beethoven torna vivo all'anima per la mediazione di un altro grande artista che è l'interprete. Mi piacerebbe che sui giornali si dicesse sì che ci sarà Kissin a Roma prossimamente ma anche sapere che cosa suona. Kissin da solo è come un pallone allo stadio ma senza i calciatori... una notizia incompleta e quindi insensata. Se per esempio suonasse “la vispa Teresa” musicata da Pupo non ci andrei … è ovvio che mi son espresso con un paradosso, ma considererei seriamente la possibilità di un viaggio se si cimentasse in Schumann oppure in Bach o in qualche sua composizione perché so, anche se non è ancora ufficiale, che ci sta provando, e con molta umiltà.



Torniamo a Glenn Gould. Le doti c'erano e in lui il protagonismo era involontario. Cercava il massimo risultato. La qualità. Scaldava le braccia in acqua tiepida prima di ogni concerto per ottimizzare la circolazione e azioni come questa lo hanno reso celebre suo malgrado. Vince nel popolino, la stravaganza fine a se stessa. Non ci si domanda se essa ha un senso. Attira ciò che esce dall'ordinario ma senza far intervenire i neuroni per comprendere. La sua famosa sedia, citata anche nell'articolo, è diventata un oggetto di culto per i cretini. Per chi ama la musica esiste solo la musica.



Vi spiego il senso di quella sedia sfondata. Se devo preparare un esame, potrei semplificarmi la vita andando a vedere in quale tipo di stanza verrò accolto. Se riuscissi a studiare in qualcosa il più possibile simile a quella della grande prova, ecco che l'operazione della mente, l'adattamento iniziale ad un ambiente, si riduce al minimo e mi rimane più energia psichica per concentrarmi sull'esame. Più variabili elimino, intorno a quella prova, più energie posso dedicare al momento cruciale. Semplice. Ebbene. Glenn Gould misurava al millimetro la distanza fra la sua seduta e i tasti per evitare di perdere tempo a ricalibrarsi ogni volta. Poniamoci ora il suo problema. Arrivo in un teatro e devo esibirmi con un pianoforte non mio; se la sedia è la mia solita e ha la seduta rigida dovrò provvedere a variare l'altezza del solo pianoforte! Si tenga conto che il sedile abituale del pianista ha un rigonfiamento di pelle, una specie di cuscino che impedisce di essere precisi al millimetro. È impossibile capire quanto si “sgonfia” una volta che ci siamo seduti poiché l'imbottitura non è sempre uguale. Come potete constatare, ho trasformato un'apparente stravaganza in un'azione sensata … la sedia rigida, e che fosse rigorosamente solo quella, riduceva il problema a l mettere due zoccoli di legno sotto le gambe anteriori del pianoforte.



E con Glenn Gould tutto è così. La stravaganza è per i” polli”, e i “polli” spesso hanno nomi altisonanti … Ricordo, come conferma di questa affermazione che sembra estrema, che Rattalino, considerato il maggior esperto italiano di questo pianista, al punto che ha curato una serie di puntate dedicate a lui, la prima volta che lo sentì suonare, lo giudicò negativamente proprio per quelle stravaganze. Era il secondo dopoguerra e il concerto si tenne a Torino. Rattalino non comprese che si trattava di un fenomeno! Quale errore commise? Quello che commettono purtroppo quasi tutti! La musica la si ascolta con le orecchie e non con gli occhi! Quanti “fenomeni” si sgonfiano quando la loro immagine si spegne! Un esempio per me è Freddie Mercury. Era bravo dal vivo? Lo spettacolo era carino? Può essere, ma ora, se ascolti la sua “roba” ti stanchi con facilità. Resiste chi colma l'assenza col ricordo ma chi il ricordo non ce l'ha e ha un filmato o un brano di musica, non subirà il magnetismo presente nell'esecuzione dal vivo.



Vi è mai capitato di sentire un'esecuzione, averla trovata eccellente, comperare la registrazione della serata e poi rendersi conto che quella soddisfazione piena non torna più? Si è tolta una variabile che deforma la realtà. Dal vivo un artista può avere un carisma che ci seduce e che rende bello anche qualcosa che di fatto è mediocre.



Glenn Gould, che desiderava raggiungere risultati di esecuzione sempre più elevati, comprese che un concerto col pubblico era una situazione troppo fragile. Troppe variabili erano non gestibili. Se non era dell'umore giusto, o aveva una indisposizione qualsiasi, psicologica o fisica, doveva suonare comunque perché prima di tutto sei carne da palcoscenico. Ne sapeva qualcosa per esempio Pavarotti che per un'assenza per problemi di salute al Metropolitan di New York, fu letterelmente infamato. E Pavarotto, come qualsiasi cantante lirico e anche come i danzatori, era in una posizione assai più delicata essendo contemporaneamente uomo e strumento.



Glenn Gould nel 1964 lasciò le scene per scelta. La sua volontà era di ottenere la miglior esecuzione possibile. Pensò che questa non doveva essere dal vivo perché così poteva decidere di non suonare se non si sentiva nelle condizioni ottimali. Poteva anche fare un'altra cosa. Se si trattava di una sonata, poteva eseguire ogni movimento varie volte, concentrarsi solo su quello. Ci avrebbe poi pensato il tecnico della sala d'incisione ad unire le parti che lui giudicava essere le migliori del primo, del secondo e del terzo movimento che aveva suonato anche venti volte.



Ci vedete qualcosa di stravagante in questi ragionamenti? Io no.

Aveva anche pensato che brani a quattro mani avrebbe potuto eseguirli da solo.



La tecnologia si era evoluta e lui non fece altro che calcolare la situazione che potesse dare il massimo risultato. La concentrazione era così massima.



Bisogna tener conto anche di un altro fattore. Glenn Gould aveva raggiunto la “pace” economica. Come ogni persona veramente saggia non mirava ad accumulare all'infinito. Era ormai padrone del suo tempo e si dedicò con pienezza a quel che desiderava. Tutto qui. Permettiamoci un ragionamento: avere cinque milioni di euro o averne venti, non cambia nulla se hai un'idea da realizzare. Se sei schiavo di yacht, macchinoni, consumismi vari, insomma dell'apparire e non essere, allora continuerai ad accumulare e a spendere, oppure ad accumulare e basta come il mitico Donald Duck noto in Italia col nome di Paperon de' Paperoni che altri non era che il signor Rockfeller.



Glenn Gould veniva poi da una famiglia particolare e talentuosa. Si sa che da parte di madre, provenienti da Bergen (Norvegia), avevano una parentela con Grieg … musica nel sangue quindi.



Tengo anche presente, per il lettore di queste appassionate righe che vogliono “salvare” un grande dal paragone con due esseri inesistenti come Koons e Cattelan, tengo anche presente, dicevo, che sto scrivendo di getto, senza consultare libri, libroni o appunti. Glenn Gould l'ho studiato e rispettato già da ragazzo.



Ricordo la curiosa sensazione che ne trassi quando lo sentii la prima volta. Le scale venivano eseguite con la precisione di un metronomo perfetto. Negli altri pianisti c'era come un respiro, era come se ogni tanto prendessero fiato. Lui, era quasi una macchina. Ma era solo questo? Mi resi conto che dopo questa iniziale sorpresa, riuscii a sentire quella sonata di Beethoven, dimenticandomi dell'esecutore, di quel tramite materiale che sbatteva saggiamente i martelletti sulle corde che poi a loro volta agitavano l'aria. La musica si era fatta pura. Glenn Gould spariva, rimanevo solo con Beethoven. Quando mi riprendevo da questa emozione quasi pura, ero grato al pianista più che mai. Fra me e l'astrazione perfetta della musica erano stati tolti tutti gli ostacoli, rimanevano sicuramente quelli che dipendevano da me e ci lavorai sopra..



Questa è la grandezza di Glenn Gould. È vero poi che canticchiava ogni tanto, ma a me faceva l'effetto di un'anima che vibrava con la musica. Non era più un uomo, o un essere che vuol darci del virtuosismo e comunicarci che è stato lui. Quei suoi versi sgorgavano in modo involontario, incontrollato. La sua purezza d'intenti , il suo rigore estremo comunque, furono la causa della sua fine. Teso in quello sforzo enorme e senza sosta, idealista al punto che girava in motoscafo nel lago per impedire ai pescatori di pescare perché rispettava la vita in tutte le sue forme ... Teso in un ascolto minuzioso delle pulsazioni, delle variabili fisiologiche del corpo che rappresentavano un punto importante da controllare per ben suonare bene ... esplose.



Non pensate a Faust, ma a un uomo troppo solo. C'è un tipo di solitudine che conosco e che nessuno può risolvere. Sei teso verso una meta. Non importa se perdi pezzi per raggiungerla, se ti esaurisci, se perdi te stesso. La meta è il premio, l'unico. Il momento estremo che può forse dare senso alla vita e a se stessi.



L'allegro cronista di questo articolo brodaglia ha pure sbagliato una cosuccia. Disponiamo di almeno tre e non due incisioni delle variazioni Goldberg. Quella che forse non ha o non conosce riguarda un concerto tenuto a Salzburg. È dal vivo, e stupisce per la qualità. Nonostante la presenza del pubblico, nonostante una situazione che non era adatta al suo essere Glenn Gould, si sente che aveva una capacità di estraniarsi eccezionale.



L'articolo di questo “SIMPATICO” intellettuale insensibile, si conclude con la seguente dicitura: Riproduzione riservata …



Spero sia riservata all'oblio. Questo tipo di discorsi modaioli, scritti in professorese e atteggiati a uomo di cultura d'alto bordo, meritano solo di essere dimenticati. Certe cose si fanno solo se si ama e per amare bisogna lasciarsi andare, operazione questa che va ben oltre l'uso dell'intelletto.



Dimenticavo...

Ho iniziato facendo notare che questo quotidiano straripa di pubblicità. Quasi più una cosa da vedere che per informare. Ho fatto qualche conto. La parte nazionale di questo oggetto cartaceo consta di 32 pagine. Ci sono sei pubblicità a piena facciata e dodici a mezza facciata. Si ha un totale di dodici pagine solo da vedere. 32 meno dodici fa 20. ma non stiamo esagerando? E ben 11 immagini pubblicitarie che riguardano la moda! Provo un leggero ribrezzo …



“la repubblica” (minuscolo d'obbligo a questo punto) allega anche un inserto che si chiama RCLUB, composto di 24 pagine e nove pubblicità a piena pagina.

Non ci si meravigli se gongolo alla recente notizia che questa roba che chiamano quotidiani d'informazione, vende sempre meno.....
















lunedì 1 ottobre 2012

"caro" ..... Carofiglio


Inizio di ottobre del 2012. da tanto non scrivo sul blog. Questo “libro” al quale attacco ogni tanto qualche pagina. Non l'ho trascurato per eccesso di impegni. Mi è venuta a mancare la verve, la spinta che porta a voler far parte del mondo. Io cerco di farlo con gentilezza, ma un eccesso di pattume nella mia quotidianità e nel mondo mi ha reso inerme e mi son chiuso. La solita domanda. Perché farlo? Per chi? È come il poeta che si domanda perché cantare. Capita anche a me, che secondo alcuni, grazie al cielo pochissimi, ho pure la disgrazia di essere poeta. (Si ricordi che in Toscana si dice “sei un poeta” per dire che uno è matto...), ma poi penso a un ricordo di Albert Schweitzer. È l'alba, il pigmeo si sveglia e osserva il sole che sorge. È in piedi, ben composto, e per l'emozione causata da quello spettacolo immenso, dalla bocca gli esce un canto. Niente di calcolato, di meditato. Esce. Quel verso forse gutturale, forse stonato è poesia. È la sua radice vera, profonda.



Ieri sera dunque, dopo aver ignorato completamente il blog per molto tempo decido di verificare, così, con l'indifferenza di chi non sa che fare per riempire un minutino, quanti lettori ho accumulato. Ed ecco la sorpresa. Il numero è aumentato in maniera che giudico spropositata. Sì. È la parola giusta. I miei argomenti son spesso troppo originali, qualcuno li ha definiti stravaganti. Sicuramente faticosi, e si tratta di “roba” che interessa a pochissima gente. Così la penso, e quell'impennata di lettori, di frugatori, non mi lusinga. Tendo a pensare ad una persona folle, che lo apre centinaia di volte alla settimana perché ha approvato forse fraintendendo, qualcosa che ho detto.



Mi è anche capitato ieri che insistentemente mi abbiano chiesto cosa ne penso di una diatriba fra artisti della penna, che ha impegnato i quotidiani ultimamante.



I quotidiani.... lo ripeto: il barone di Charlus, dalla Recherche di Proust, diceva che leggere è come lavarsi le mani, lo si fa spesso come un rito, ma non ci si fa caso più di tanto.



E poi, cos'è un quotidiano? Per me la compagnia mentre bevo un caffè in un bar. Raramente lo compro, e con rassegnazione lo sfoglio perché un residuo di speranza mi fa ancora sperare che possa esserci qualcosa di buono. Sono parole che durano un giorno ...



Ma è tutta manipolazione. È quel che dobbiamo credere che sia.

Un esempio: muore Gheddafi. È evidente che quell'uomo sapeva tanto e quel tanto per qualcuno era utile ma per altri un fastidio insopportabile. Dai giornali sappiamo che è morto. Colpo alla testa. Questo è il fatto. L'unica cosa certa. Ebbene, chi è stato? Ci dicono che un popolano ha provveduto. Anche questa notizia entra nei nostri cervelli come fatto, ma lo è? Ebbene, sentite questa: le elezioni di un certo presidente francese erano state sovvenzionate da Gheddafi. Un figlio ne aveva già parlato nella speranza di ammutolire il protagonismo francese proprio nella “liberazione” della Libia dal dittatore. Ma quell'esecuzione non è stata forse un modo spiccio per liberarsi di un pericolo da parte di una sola persona assai potente? Gheddafi aveva un telefono satellitare. Il presidente della Siria, ottenendo in cambio un calo di pressione mediatica sul suo stato, lo dà ai francesi. Questi localizzano il dittatore e Pam!



Quanti giornali ne hanno parlato? Uno....



Veniamo ora al problema dei suicidi che stanno accadendo in questo periodo. Fino a qualche mese fa se ne parlava. La evidente durezza di questo evento che non prometteva certo di calare, diventava una cattiva coscienza per banche ed economisti. Il fatto che delle decisioni dall'alto costassero vite umane avrebbe costretto a fare i conti con la coscienza appunto, ma non in privato, perché si sa che chi non ce l'ha risolve il problema alla radice, ma nei confronti della collettività. La coscienza di un economista e di una banca si chiama bilancio... Quando una nazione chiede spiegazioni e fa notare che certe scelte non si limitano a “far tirare la cinghia” ma uccidono, economisti e banche devono per forza agire. Dimostrarsi indifferenti verso la morte è un reato morale inconcepibile. Ed infatti hanno reagito. Prima con fastidio, poi dicendo che il dato non deviava di molto dalle statistiche (ma esiste un ragionamento più squallido?) e alla fine imponendo ai media il silenzio sull'argomento. Fateci caso. Non se ne parla più. Mi risulta solo che la settimana scorsa durante il question time alla camera, alcuni senatori del veneto, regione che sembra soffrire maggior mente di questa strage, abbiano chiesto spiegazioni. Per il resto silenzio.

Ora vi offro una definizione.

Da tante cose si comprende che in uno stato esiste una dittatura. Per esempio dalla mancanza di libertà di stampa. Abbiamo un dato di fatto. La stampa non è libera e ce lo dimostra che il problema ineludibile dei suicidi causa crisi economica, viene invece eluso in blocco. Si noti che non un giornalista ne parla. Potrei ipotizzare una linea interpretativa, ma potrebbe essere sfalsa... le testate appartengono a potentati economici. I potentati economici dipendono da banche. La politica da anni dipende dalle banche. Si dà un ordine, il direttore del giornale lo riceve e quando deve dare l'ok per la stampa ha ben cura di cancellare certe notizie. Quale scusa addurre? Per esempio che sono notizie destabilizzanti... ma è peggio ancora non porsi certi problemi....

Per chi ha dubbi sul potere delle banche mettiamo in chiaro una cosuccia.... Berlusconi, che è simpatico ma come politico è una frana, non è saltato per mancanza di voti. Si è alzato una mattina e ha scoperto che le banche avevano tolto i fidi alle sue aziende. Ha avuto meno di un attimo per decidere. Crollo di un impero o mollare la poltrona. Voi cosa avreste fatto? E fate caso che anche questa vicenda non l'avete trovata sui giornali ...



Ora, il giornalista non è libero. È un dato di fatto. Accade poi che l'attuale direttore di una testata, “Il Giornale”, si trovi assegnato più di un anno di carcere per un articolo firmato Dreyfus che è un evidente pseudonimo carico di storia. Condizionale e fuori poiché è la prima condanna, ma il segnale è forte. Viene messo subito in gioco come possibile attentato alla libertà di stampa, ma c'è un paradosso ridicolo che sembra sfuggire... la stampa non è libera da anni! Cosa sta quindi accadendo? Che una lite quasi privata fra un magistrato e un giornalista che mi risulta essere, viene elevato a sistema per dimostrare il contrario della realtà.

La libertà di stampa comunque, si scontra spesso anche con la libertà sfrenata di dire idiozie. L'ordine dei giornalisti in effetti è un “disordine” che non offre nessuna direttiva accettabile e vi porto un esempio, Emilio Fede, che io considero il punto zero dello squallore, fu cacciato dall'ordine dei giornalisti di Milano. Conoscevo personalmente una delle persone che votò per espellerlo. Cos'è accaduto? Il piccolo Emilio si è iscritto in un'altra città...



Quel giornalista che si è beccato qualche mesetto di carcere è poi in effetti così puro? Mi risulta che tempo fa disse ad un blogger, durante un programma televisivo, che meritava di essere menato, cosa che il giorno dopo accadde ... E altre sue esternazioni di questa “vittima” mi sembrano coerenti solo col cattivo gusto. Ma non era meglio spedirlo a raccogliere le pesche già da un pezzo? E invece ora è pure appunto una vittima, una bandiera della libertà di stampa …



Morale. Niente libertà di stampa e quando un giornalista di un sistema manovrato, annusa di striscio la galera ecco che diventa un martire …



E abbiamo un altro caso che mi fa sorridere ed è in fondo la causa che mi ha portato a scrivere queste righe. Una persona, definita erroneamente scrittore, di recente ha querelato un presunto poeta perché su facebook avrebbe stroncato il suo ultimo parto letterario …



Del poeta mi disinteresso. Mi permetto solo di proporre di essere parchi con l'assegnazione di un titolo tanto raro e prezioso. Non basta scrivere poesie per essere incoronato poeta …



Del presunto scrittore invece qualcosa dico. Si chiama Carofiglio. È un ex magistrato, attualmente senatore del partito democratico e appunto scrittore.

Analizziamo con calma. Ex magistrato … questo vuol dire che se gli gira male le leggi le conosce bene e ti mette in ginocchio come vuole. È un po come quando da ragazzi il compagno di scuola più grosso ti pestava per la merenda …



Senatore del partito democratico: questo pseudopartito è il relitto della sinistra italiana. Barcone sfondato governato attualmente da una ex democristiana e con un segretario che assomiglia un po' troppo a Gargamella (i Puffi …). Partito che considero ridicolo e dannosissimo da sempre. Prima si chiamava pci (minuscolo voluto), poi pdi e ora pd. Cambiano nomi ma la gentaglia no e in più si è aggregato pure qualche ex democristiano … ho sempre detto che la sinistra aveva l'abitudine di considerarsi la più intelligente. Ha così occupato i posti della cultura senza fare cultura e confondendo sistematicamente il non ruolo dell'intellettuale col ruolo indubbiamente meno controllabile e più irrazionale dell'artista ma sicuramente fecondo.

Ebbene.... questo personaggio è di sinistra ….( preciso che personalmente non sono allineato con nessuno. Sono veramente libero). Ricordo di sfuggita che mi hanno fatto notare che per chi va a votare il pd rappresenta comunque il male minore. Ammetto che è vero, ma non c'è proprio di meglio in Italia, del male minore?



E' scrittore! Ho letto qualcosa … non lo è.

È vero che si impara a scrivere alle elementari, ma mettere insieme delle parole ed essere scrittore sono dimensioni che vanno tenute ben separate.

È poi anche capitato che abbia letto qualcosa di suo. La solita caccia nei mercatini dell'usato, ne trovo un paio, li inizio ma non reggo e mi trovo seriamente indeciso se buttarli via o donarli, come spesso faccio, a qualche biblioteca o amico. No. Li ho gettati. Per me la letteratura non è un gioco o un passatempo. E mi sarei sentito in colpa per il tempo che avrei fatto perdere ad altri. Regalo Erri di Luca, la Capriolo, Vassalli, Bulgakov eccetera e quando li trovo nei mercatini dell'usato li compro per liberarli da quella ingiusta e vergognosa situazione, ma regalare un libro di quella persona.....! No e basta.



Ora. Sappiamo che il mercato librario è pieno di roba “da ardere” o da carta igienica che però spesso è pubblicizzata così bene che vende che è un piacere. Sembra che questo senatore abbia superato i tre milioni di copie.... Ma come mai non mi commuovo? Perché so come funziona quel mondo. Ho pure scoperto qualche giorno fa che un suo libro è nella categoria Vintage. Per comprendere è il caso di leggersi il post che analizza un cartellone pubblicitario. Si tratta in parole povere di un'operazione commerciale supplementare per vendere l'invenduto e si spaccia per Vintage della “roba” che spesso non dista nemmeno un anno dalla prima pubblicazione. Evidentemente dei flop, ma quel che importa è solo vendere.



Perché il senatore “sinistrato” si è offeso? In un'intervista avrebbe detto che quando si arriva all'offesa, che va ben oltre un giudizio quindi, secondo lui si deve reagire. Venendo al sodo la parola incriminata è “scribacchino”. Il senatore sinistrato ci fa notare che sul Devoto Oli quel vocabolo è definito un dispregiativo.



E qui esplodo. Ma vai a lavorare pezzo di XXXXXXX! Frequentare salotti e salottini e ambienti viscidi ti ha fatto perdere il senso della realtà! Non sai scrivere! Ti atteggi e il tuo essere finto fa tenerezza. Una dolce euchessina e via a fare un po' di fatica per tornare nella realtà. È evidentissimo che stai rattoppando una situazione che ti è sfuggita di mano. Non ti aspettavi la reazione compatta dei letterati e ora non puoi ammettere la verità, ovvero che hai reagito in modo bassamente emotivo ad un giudizio negativo dimostrando che ritieni ti siano dovuti allori e salamelecchi.



Ma in Italia va diversamente. Si deve aspettare la dipartita. Non ho dubbi, la morte ci libera di molti rompiscatole. Per ora e finché campa questo scrittore sinistrato pretenderà di essere ciò che non è fino all'ultimo respiro, e l'etichetta di scrittore, si sa, la si può appiccicare a chiunque, particolarmente quando ha le raccomandazioni per pubblicare e la possibilità di masturbare abbondantemente i media. Accade così che, solo per il fatto di essersi reso visibile, stato comprato.



Ora querela anche me? Io son meno di niente. Quel che dico non è su facebook e comunque, anche se fosse, a chi non ha niente niente si può togliere.



Mi dispiace invece che l'Italia sia infestata da questi personaggi finti fino all'esasperazione....



Un ultima considerazione. Il libro incriminato era finalista al premio strega (minuscolo voluto) e pare che sia arrivato secondo. Ma cosa sono i premi letterari in Italia? E comunque in generale, fate caso che i migliori da sempre, vincono o hanno vinto quasi per caso e comunque quasi mai....



Ho la sensazione che ad uno scrittore serio la scoperta di avere vinto certi premi, dovrebbe risultare preoccupante.... E comunque in generale si tratta di spartizioni di case editrici. Son cose risapute e anche in questo Carofiglio si dimostra un cacciatore di medaglie … di latta.



E poi, per concludere: ma un senatore non ha proprio niente da fare? Scrivere romanzi richiede tempo. Non è esattamente come fare due chiacchiere al bar. Come fa questo personaggio a trovare tempo per due ruoli che, se svolti coscienziosamente richiedono tutto il nostro tempo? Mah. Misteri d'Italia ...