mercoledì 21 agosto 2013

Oprah Winfrey e la borsetta razzista...




Ora che il ciclone della “tragedia” zurighese di Oprah Winfrey ha spento l'ultimo briciolo di clamori, ne parlo.

Riassumo il dramma. Questa signora arriva a Zurigo perché si sposa l'amica (Tina Turner) e alla vetrina del negozio di lusso Trois Pommes, vede una borsa che le piace. Entra e chiede di vederla. A questo punto le informazioni in nostro possesso si fanno poco chiare. I fatti che possediamo come certi sono i seguenti: 1) la cliente esce senza aver comprato e si lamenterà poi nel programma di Larry King (sul canale statunitense Cbs), “di essere stata trattata con sufficienza dalla commessa che si è rifiutata di mostrarle una borsa; -è troppo cara, non se la può permettere-” ( così leggiamo sui quotidiani del 10 agosto 2013). i vari giornali ci informano anche che l'articolo costava ventottomila euro e che si trattava di una borsa che Tom Ford avrebbe progettato per Jennifer Aniston.

Veniamo al sodo. Per quanto io mi sforzi, di razzismo non ne vedo. Colgo invece la tigna esasperata di una signora famosa e viziata che si è offesa per vari motivi e primo fra tutti il non essere stata riconosciuta. Mi permetto anche di dire che le commesse di negozi di alta gamma sono addestrate ad essere educatissime e ad una conoscenza minuziosa del prodotto. Da un altro articolo scopriamo che la commessa avrebbe elencato storia e caratteristiche della borsa in questione facendo presente che esiste in vari formati e materiali. Sappiamo anche che la proprietaria del negozio ha difeso la sua dipendente dichiarando che agito come di consueto.

Come ho già detto, io di razzismo non ne vedo e, davanti all'atto concreto della difesa della commessa da parte della datrice di lavoro, deduco che la Winfrey ha agito per motivi apparentemente non deducibili dalle informazioni date. Si può comunque meditare sulla faccenda....

Io ipotizzo varie cosucce: 1) far notizia per finire di nuovo sui media e mantenere alto il valore d'immagine. Si sa che non conta la veridicità dell'informazione. Non importano banalità come pure il bene e il male. Importa che si parli …2) effettivamente, la Winfrey si è rattristata e quindi stizzita una volta che ha compreso di non essere riconosciuta. 3) la Winfrey ha fuso per il caldo di Zurigo … oppure … nonostante il ruolo, non ha un grande spessore e non sa controllare la sua emotività.

Punto Uno. Le notizie fasulle o vuote di contenuto sono una marea. Ricordo per esempio dei titoloni dello scorso anno: “Chi vuole uccidere i cani della regina?”. Vai a leggere e scopri che nel paese a ridosso del castello per le vacanze della regina Elisabetta, un virus ha fatto qualche vittima fra i poveri cagnetti. Il titolo era completamente fuori luogo. I casi si sprecano e farne un elenco non fa bene alla salute di nessuno, non migliorerà la situazione. Cito comunque un celebre attore che, “lo potete vedere nei film “Quattro matrimoni e un funerale”...) consapevole del calo della sua immagine, si fece pescare in una via centralissima se non ricordo male di Los Angeles, in macchina con una prostituta. Ci furono lievi conseguenze penali ma ritorni d'immagine planetari....

Punto due. Quando una persona che si considera nota, non viene riconosciuta, se è banale, e accade spesso ..., se ne angoscia. Un esempio che mi accadde qualche tempo fa. Colli Romani. A casa di un'amica per salutarla e mi ritrovo in una folta festa di compleanno di non so chi. Intorno alla piscina mi presentano delle persone che sembrano fare gruppo a sé. Mi chiedono se li riconosco. Dico serenamente di no, divento un reietto e vengo trattato come un malato di mente. Erano gli attori di una nota soap opera italiana.... uno di loro è venuto da me poco dopo dicendomi che evidentemente scherzavo e che alcuni di loro ci avevano creduto. Io, con un pizzico di sadico piacere, ho fatto presente che non ho la tivù da ormai vent'anni e certe cose le ignoro. Rise. Per lui sembrava che io volessi tenere, per gioco, quella posizione estrema. Amen.

Avrei altri esempi ma penso che questo sia sufficiente. Per loro, ma fortunatamente non per tutti, il pubblico adorante diventa una droga e quindi si ha una dipendenza che diventa patologica. Immaginiamo la Winfrey che scopre di non essere riconosciuta a Zurigo e commossi partecipiamo al suo dolore ma, se così fosse, di razzismo non si può parlare. È certo comunque, che la commessa non sapeva si trattasse di una star.

Punto tre. Questo mi affascina poiché ho avuto esperienza varie volte della metamorfosi assurda che deforma le persone che fanno shopping. Un esempio senza far nomi è il seguente. Si entra in una delle più note boutiques italiane. Le commesse la conoscono e una, la solita, si prende cura di lei. Sì, si prende “cura”. Ho “sentito” immediatamente la dimensione della persona malata che viene vezzeggiata. dicasi anche "nutrire il narcisismo". Le verrà detto tutto quel che si immagina che ami sentirsi dire in funzione di uno scopo per il quale si riceve una percentuale, ovvero vendere. È una finzione grottesca. Addirittura il tono di voce della cliente cambia e si fa ridicolo, con le erre un po' più mosce e le esse che scivolano fino a diventare uno stridio. Anche il passo si fa più accentuato per non dire ridicolo. La metamorfosi della bambina-donna che viene vezzeggiata non perché vale ma per essere accuratamente spennata, è avvenuta. Il “gioco” è evidente alle parti, ma si deve fingere di non saperlo. La o il, commesso, deve avere l'abilità di comprendere l'umore della cliente. Questa/o potrebbe avere i nervi a fior di pelle perché il suo cagnolino non ha fatto esattamente i ventitré grammi di cacca mattutina o perché ha scoperto un capello bianco sul cuscino … dura la vita … il o la, commessa, deve quindi essere psicologa, intuitiva e rapida. Sbagliare qualcosa è facile e se per caso il livello di nervosismo della cliente è tale che solo una sfuriata la calma, niente è più adatto di un o una commessa per recuperare l'equilibrio. Uscire fintamente offese equivale a traslare, spostare su un altro l 'incrinatura della propria momentanea agitazione e domani loro quelli del negozio, hanno il sacrosanto dovere di sorridere e di avere dimenticato.

Posso dire anche che nelle boutiques di lusso l'attenzione al cliente è estrema e, a meno che non entri un personaggio tipo i coatti per nulla inventati da Verdone, (e anche con loro recitano pazienza), paroline sibilline non ne scaturiscono.

Ricordo da “Bottega Veneta” a Milano … un russo giovane e noiosissimo che si atteggiava a dio in terra e in fondo era solo ricco. Era da calci nel sedere per quanto era antipatico e sbruffone, ma hanno assorbito tutta quella negatività in modo esemplare. C'era poi il tipo di colore, con jeans accuratamente stracciati e cannotta che sembrava quella del nonno di Noè. Ha chiesto ed è stato accontentato senza che accadesse nulla di tragico. Tocca a me e nasce un equivoco. Sarei interessato ad una ventiquattro ore. La commessa mi mostra cose belle ma non sono quel che immagino. Le spiego che anticamente, dieci anni fa forse, una ventiquattro ore era una valigetta rigida con combinazione. Sono stato sibillino ma lievemente. Comprendiamo entrambi che il vocabolo ha cambiato, di poco, significato. Ora esso intende, almeno per quel negozio, una cartella di pelle morbida. Si arriva al chiarimento e tutto fila liscio. Era possibile che, davanti all'incomprensione che aveva creato quel piccolo problema di comunicazione, se mai il mio cane quella mattina non avesse provveduto regolarmente con i suoi cinque etti (è grosso....) di prodotto interno molto lordo, è possibile dicevo … che mi sarei inalberato e me ne sarei andato infuriato? No … a me non sarebbe accaduto perché ho altre malattie ma non quella della star o dell'essere supremamente viziato dalla famiglia o dalla carta di credito. So oltre il resto che quando si entra in certi negozi si ha a che fare con la sfera del non necessario, quindi anche se non si trova quel che si cerca, l'esistenza non subisce un tracollo. Wilde disse che nulla è più necessario del superfluo; in un certo senso aveva ragione e tendo a credere che si riferisse non ad accessori di lusso ma all'arte ... ma anche se non fosse così e stesse pensando a certi guanti color pulce senza i quali per esempio non osava uscire, son necessità rimandabili e non è la loro immediata soddisfazione a massacrare l'esistenza.....

Morale. Penso che questa notizia sia palesemente finta nel senso che non si tratta di un caso di razzismo. Dovrebbe vergognarsi la Winfrey per questo, ma so che certa gente non ne è capace. Vive solo la sua emotività e basta. Che si informi sul vero significato di quella parola e rispetti il dramma di chi dal razzismo è stato annientato o ridimensionato veramente. Non essere riconosciuta è stata secondo me la sua tragedia del momento. Appartenere ad un certo ghetto, perché attualmente una certa elite (non tutta ovviamente) è talmente chiusa che non altro che di ghetto si può parlare, a lungo andare diventa patologico, e a questo aspetto, sommo un particolare orrendo. Chi ha molti soldi …. può permettersi anche le sue “malattie”. Semplicemente non le chiama così. Bere e sfasciare macchine e corpi altrui si dice “avere alzato un attimo il gomito”, insultare e offendere era un momento di rabbia … Ricordo il racconto di un amico avvocato. Una certa persona aveva appena schiacciato un ignaro viandante contro un muro con la macchina. Era riverso sul cofano. Chi guidava, chi ha commesso il fatto, secondo voi chi ha chiamato immediatamente col cellulare? L'ambulanza? Sbagliato … l'avvocato, non quello che mi raccontava sconcertato, il fatto, avvocato che è arrivato come un fulmine dicendo che lui era presente e aveva visto tutto..... Nel frattempo quella persona stava morendo …

Solo rari eccessi di quel ghetto diventano casi da tribunale. Il resto si insabbia a suon di denari.

In questa tragedia-farsa della Winfrey vedo tanti, troppi mali, che come un eisberg mostrano solo la punta e nascondono il corpo enorme sott'acqua. La notizia che notizia non è, e un giornalismo malato che da esse non intende difendersi; e poi ricchezza e fama che si offendono di un'inezia, che agiscono nel ridicolo senza rendersene conto.

Manca spessore, anima, vita.

Manca la vita.




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