Il
giorno che giunsi quassù avevo la gola secca. Quell'essere, bianco
in tutto, che per primo qui mi vide, strappò un pezzo di nuvola, mi
disse “tienilo in mano un po' e si farà acqua”, e una volta
bevuto, sospirai di sollievo. Mi venne voglia di stiracchiarmi come
appena svegliato, mi venne voglia di muovermi, di camminare un po',
dopo tutto quel tempo a letto a Kierling. Mi venne quasi
improvvisamente un certo appetito e il mio corpo, mai come da quando
fui ragazzo, non lo sentii, esattamente come deve accadere di un
corpo sano. Ma … mi dissi, se questa è la morte, io col corpo, qui
in questo blu indescrivibile fra nuvole da bere e un uomo candido che
non assomiglia a nessuno della Bibbia e dei Vangeli … io qui cosa
faccio? E l'uomo candido si avvicinò. Mi disse che si doveva andare
da Lui e mi venne un brivido. “Non so la strada...” “Tu sei
Franz Kafka tu sai tutto...”. Io, sapere tutto! Ma se la mia vita
fu indecisione, paura e altre simili disgrazie! Qui mi si accusa, o
onora di aver capito … capito cosa? Il candido gigante, con un
gesto del braccio, mi rivela una moltitudine. Non erano nuvole, era
la moltitudine … e di uno di loro mi son dissetato. Mi disse che
attendevano il mio passo poiché sapevano che io so il luogo esatto
dove siede Dio. Ma io non sapevo di sapere e li guardavo intenerito e
preoccupato. Non ho mai saputo esattamente cosa fare di me e ora
loro, la schiera infinita, con sguardo supplice attendeva. Decisi
allora di lasciar fare ai piedi. Quel luogo era senza alto e basso,
senza direzione e per me senza un senso comprensibile. Il Paradiso,
se non lo riconosci ti sfugge, il Paradiso ha un'entrata e una via,
suppongo, e i piedi obbedirono alla mente che non sapeva che fare.
Ero l'unico col corpo. Un onore o una penitenza? Ovviamente temevo
quest'ultima. E questo Dio, per favore oh vita! che non assomigli a
mio padre!
E
arrivai in un luogo fatto di un nulla per voi, ma infinitesimamente
completo che mi accolse. Dico per i vostri sensi, con parole che non
bastano per le cose divine, quel che mi accadde. Immaginate una
spirale e al centro Lui. Ad ogni metro uno scranno e ad ogni scranno
un candido si siede. Io mi domando come fanno a comprendere che è il
loro posto ma so che hanno ragione e non immagino il mio. Son troppo
vicino al centro, non lo merito, e all'ultima proprio all'ultima
possibilità ecco il mio posto, accanto a lui, che ha in mano un
foglio dal quale leggo il titolo “L'avvoltoio”, quella breve
immagine, che scrissi angosciato, consapevole che era una parabola
chiusa e senza vita, ma col desiderio di vivere, e Lui me ne vuole
parlare.
Mi
disse che ero andato oltre la bellezza e la verità degli uomini. Che
avrebbero macinato anni di mestiere fraintendendo, spesso
volutamente. La mia opera sarebbe diventata una Babele, un mestiere
e, se risolta sarebbe dispiaciuta ai mestieranti e si sarebbe
dissolta. Non intendere permette anche di fraintendere, ma io lo so
che ero il primo a macinare in forma di parabola il dubbio, ed erano
dubbi semplici.
Ricorda
lettore che la spirale che ti ho descritta non esiste, e nemmeno gli
uomini candidi e gli scranni, ma come spiegare il nuovo,
l'assolutamente nuovo, se non inventando nuove parole che puoi
coniare solo se il nuovo che descrivi si è fatto sensibile...
descrivere l'indicibile mi è stato concesso sembra, ma solo quassù
lo comprendono. E mi hanno chiesto di decidere la pioggia e il vento
e la quantità di dolore d'ognuno e Atropo mi vuole per consorte. Io
che temo la relazione, l'enigma dell'altro, esattamente quanto la
solitudine!
Tre cose ti dico, mortale che mi stai sognando. Due aspetti per riportare
alla semplicità almeno l'idea dalla quale certi miei scritti son
nati. Tu domattina svegliati e scrivi. Ricorda e fallo sapere. Io son
partito dalla semplicità, dalla mia vita.
Primo
appunto. “La metamorfosi” una volta spiegata è una semplice e
posso dimostrarlo solo … spiegando. A Praga vedevo spesso ebrei
dell'est in lunghi caffettani, con cernecchi volgarità nei modi,
almeno così mi sembrava e un alone di odore che mi sembrava cattivo
… e invece era solo antico. Io ero si ebreo, ma solo di nome. Ero
un cittadino benestante, e quelle persone venute dall'est, devote a
rabbini magici, mi sembravano sfuggite alla macchina del tempo,
scappate da un'altra epoca. Sapevo che i quattrocento chilometri che
separavano Praga, la civile Praga in giacca e cravatta, da quegli
spettri che erano il passato della mia famiglia, distavano invece ben
quindici giorni di viaggio. Tempo e spazio si prendevano gioco della
regola con la quale li vivevo, e loro, mi dissero, erano il mio
passato, erano mio nonno e il mio bisnonno, io che giravo in moto e
giocavo a tennis. E poi qualcuno che conoscevo, qualcuno della mia
età, che con me giocava a tennis, partì in giacca e cravatta e
tornò dopo mesi in caffettano e ricci alle tempie. Cantava inni,
mangiava solo verdure esagerando con la cipolla, e la famiglia, la
sua famiglia non volle riconoscerlo. Arrivò a casa e stette isolato,
reietto, nella sua camera, cucinando da solo e mangiando, ormai
vegetariano, cose troppo odorose, di un odore che per i famigliari
era puzza. Accadde a qualcun altro, ma io non ebbi il coraggio.
Sembra così difficile ora immaginare una persona che si sveglia
diversa e reietta come loro erano loro per la famiglia, per Praga,
una volta tornati? Ho immaginato una situazione nella quale tornare
indietro fosse impossibile, perché molti di quei miei coetanei
invece, indietro ci tornarono e dopo mesi o anni rimisero la
cravatta. Qualcuno scappò dalla famiglia, dalla stanza, dall'ormai
raggiunta e invalicabile incomunicabilità, andando in Israele, terra
promessa che ho sempre desiderato.
Se
viene difficile accettare questa spiegazione si pensi ad un
marocchino che, nato in Europa da genitori ancora nord africani,
mette al mondo un figlio. Questi ha amici che in un'Europa che crede
solo nel denaro, torna alle radici, va in Marocco, e cambia abito,
cibo e pensiero. Ha trovato una fede diversa dal denaro e non ci si
deve meravigliare se la preferisce, lottando con i parenti ormai
distanti, nel tempo, nello spazio, dalle radici.
Quel
ragazzo per la sua famiglia sarebbe un problema. E' un problema. La
sorella difficilmente tollererebbe la sua presenza che potrebbe avere
ogni tanto anche i risvolti di una coscienza morale che
silenziosamente, anche solo con l'esserci, ti fa capire che sbagli,
quanto sbagli. … E a Praga, la mia Praga, contava ormai solo il
redito, il matrimonio azzeccato, la posizione.
Ebbene,
io ero il ragazzo che non ebbe il coraggio di prendere il treno e
andare alle origini. Avrei voluto, ma non ebbi la tempra. Mi nutrii
della cultura distante dei miei antenati. Divenni vegetariano, tornai
alla Bibbia e alla Sinagoga, ma non ebbi il coraggio …
da
questo nacque “La metamorfosi”.
Secondo
appunto; e questo è quasi un consiglio. Quanta gente si è spaccata
la testa per comprendere perché gli uffici del Tribunale erano
all'ultimo piano di un palazzo … perché non sapevo dove metterli!
e l'unico spazio vuoto era quell'ultimo piano dei palazzi praghesi
che sempre era vuoto, fatto di enormi stanzoni dove la gente stendeva
spesso la biancheria o accumulava cose, come in un solaio collettivo.
Terzo appunto: l'idea per "Il castello". Io son nato in un'epoca di imperatori, duchi contesse e marchesi, e chi medita la mia opera troppo spesso lo dimentica. I castelli erano i loro, e ogni nobile che si rispetti ne possedeva più d'uno. Era quindi facile trovare e il castello, assai difficile vederne il signore. I servitori c'erano tutto l'anno. Solo loro erano la relazione col contado. E così accade ancora oggi per i pochi regnanti rimasti. La regina Elisabetta seconda d'Inghilterra, si è recata una sola volta in vita sua nella sua grande residenza romana che si trova vicino a San Giovanni. L'idea quindi, di un castello popolato da una gerarchia di servi e col signore assente, alla mia epoca era di facile appropriazione, perché la vedevo sempre. Io ci ho messo di mio l'irraggiungibilità, che è quella di Dio, l'essere accettati come meta che è dell'ebreo nella comunità nella quale vivevo, che aveva si molti diritti, ma mai tutti e sempre in balia dei pogrom. ... ma l'idea è nata così, semplicemente, dall'esser circondato da castelli senza signori ....
Sono
stanco. Parlare con te, per ampliare al voi, è per me un guardare
indietro. Lui me lo ha chiesto. La vita oltre la morte è un cammino,
un'intensità, una pienezza, e di tornare, o anche solo guardare
indietro non senti l'esigenza. Non è concesso a tutti questo dopo, e
pochissimi siamo ad avere il corpo. Chi ha assecondato solo il la e i
sensi, rimane carne e la putrefazione lo annulla. Chi ha ipotizzato
di più, chi ha dato di più a se stesso e alla vita, lui eternamente
cammina.
ciao
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