Consiglio questo post solo a chi ha letto il libro.
É stato molto difficile decidere quale opera di Irene Nemirovsky presentare per prima. Tutto quel che ha scritto merita di essere letto. Ho deciso di “partire” con “Il calore del sangue” poiché mi son reso conto che l'argomento che tratta è in fondo il medesimo che si trova per esempio in Simenon, Forster, D.H. Lawrence, Tolstoj, Kafka, Bulgakov, solo per citare qualche grande. Se si osservano le date, ci si rende conto che dal terzo quarto dell'ottocento in poi, quest'argomento, che è l'emancipazione nella scelta del partner, diventa enorme e non riesce più a scendere a patti con le regole della società.
Si faccia caso che la
Nemirovsky è l'unica donna che ho messo in elenco. Ce ne sono altre,
per esempio nella letteratura inglese e per l'Italia metterei la
Deledda. Quel che capita leggendo questo libro è che, se strappassi
la copertina e ve lo dessi dicendovi che l'autore è un maschio, non
esitereste a credermi e accade non solo perché la voce narrante è
maschile. Questo dimostra, secondo me, che la Nemirovsky ha condiviso
nel suo io profondo questo nodo epocale. L'ispirazione spontanea, in
lei si è fatta poi gestire da una capacità intellettuale eccellente
che ha rivestito di una trama che stimo perfetta quella sensazione
pulsante e viva, se non per un particolare del quale parlerò più
avanti.
La domanda che mi sembra
lecito persi è, come mai, una schiera di scrittori eccezionali,
prima di lei, hanno preso a cuore questo tema. Sembra ovvio pensare
che la libertà della donna debba stare a cuore … alle donne, o
almeno, in quest'ottica ho l'impressione che sia sempre stato
proposto.
Ma se “Anna Karenina”
è stato scritto da Tolstoj, una spiegazione ci deve essere io penso
di averla trovata …
Immaginate di dover quasi
comperare una moglie. La società nella quale vivi non si interessa
dell'affetto. L'unione vien decisa dai soldi, dalle parentele, dalla
tradizione. Ed ecco che si ha la madre dei propri figli e, per
qualcuno, l'amante fuori casa. E chi non desidererebbe che l'amante
fosse anche la moglie! È vero che, come dice un detto, l'amore è
eterno finché dura e che l'amore nel matrimonio si diluisce in
abitudine per diventare amicizia, quindi sembra non offrire un finale
migliore di un matrimonio diciamo “comperato”, ma iniziare con
una persona per la quale non si prova quel sentimento mi sembra di
una tristezza intollerabile.
Anna Karenina, per chi
legge attualmente quel capolavoro, è l'ingiusta vittima di un
sistema che non considera il sentimento. L'apparenza va salvata, lei
non resiste e un treno la libera dall'angoscia assurda della sua non
vita e chi ne parla è un Uomo con la U majuscola; Leone Tolstoj.
Tolstoy |
Ma si osservi anche “Il
Maestro e Margherita”! La base è una storia d'amore nata in
clandestinità, fuori dalla norma sociale, che ottiene la possibilità
di esistere da un certo Woland.
Perché affidarsi al diavolo? Perché egli, come tutte le creature, immaginarie o reali poco importa, esce dal seno della divinità quindi, anche se in modo indiretto “opera il male, ma per ottenere il bene” come ci disse Goethe.
Bulgakov |
Perché affidarsi al diavolo? Perché egli, come tutte le creature, immaginarie o reali poco importa, esce dal seno della divinità quindi, anche se in modo indiretto “opera il male, ma per ottenere il bene” come ci disse Goethe.
E Kafka? Sembra che, come
fanno gli intellettuali, si debba indagare sul rapporto che ebbe con
Felice Bauer e che dopo vari fidanzamenti naufragò, ma nell'opera, e
non nei diari e nelle lettere private, i segni sono forti e
sufficienti. Come ho detto anche altrove, un'opera “vera” cammina
da sé. Non ha bisogno di una versione universitaria di Novella
duemila, ovvero nell'indagare nelle pieghe della vita privata! Accade
il contrario, se si è validi nella interpretazione dell'opera, cioè
essa ci mostra la realtà interiore di chi scrive, tralasciando quel
che è secondario. Se ci limitiamo ad agire intuitivamente sulla sua
opera, troveremo delle “cosucce” interessanti, ma che, a
differenza di quel che dice la critica, non ha a che fare con Felice
Bauer; quel dramma fra lei e Kafka, fatto di un fidanzamento pieno di
incertezze e infine sciolto, conferma, a chi ha già capito dalla sua
ultima storia d'amore e dall'influenza evidentissima che ebbe sulla
sua opera, conferma, dicevo, che lasciarsi andare solo all'amore vero
a costo di annichilirsi, era quel che nell'intimo di questo grande,
stava accadendo. Proviamo a fissarci una data in testa, il luglio del
1923. Quella data è uno spartiacque fondamentale. Con la sorella si
è recato al mare a Muritz, sul Baltico. Nella colonia ebraica dove è
ospite per il pranzo, essendo lui vegetariano, lo invitano a recarsi
in cucina per dire cosa intende farsi preparare. Scende le scale.
Davanti a lui vede una ragazza che sta tagliando pezzi di carne. Non
è stato notato poiché il lavoro è rumoroso e lei concentrata. Ad
un certo punto lei “sente” quella presenza, alza lo sguardo e
lui, un lui raffinatissimo che dimostra anche in queste poche parole
quale tensione continua e profonda fu la sua esistenza, dice: “mani
così belle sporche di sangue...”. Lei raccoglie le mani nel
grembiule e scappa. Quel medesimo pomeriggio passeggiano sulla
spiaggia e dopo poco tempo vanno a convivere a Berlino. Lei si chiama
Dora Diamant, spesso erroneamente scritta Dora Dymant.
Dora |
Io artista, a differenza
di un intellettuale, semplicemente perché non dimentico mai che chi
scrive è un uomo... leggendo l'opera completa di Kafka, mi ero reso
conto che in alcuni racconti, la logica ferrea che sempre si dipana
con fatica e che inizialmente sembra assurda e comunque sofferta, in
alcuni casi era semplicemente struttura. La scrittura era allentata,
il soggetto non era più un io. Ottima ancora la costruzione, sempre
necessaria e sufficiente, ma ormai ridotta al rango di un gioco di
un'abitudine che ha perso il suo senso, alleggerita dal problema che
la guidava. Decisi di porre una barriera e di leggere le opere
scritte dopo quel luglio 1923. Esiste la società, il mondo, non più
l'angoscia. L'io si fa popolo, popolo ovviamente ebraico e, per
esempio nel racconto “Giuseppina la cantante”, l'io individuale
sparisce completamente e l'argomento diventa il mistero dell'arte,
dell'arte per il suo popolo, dell'arte per gli ebrei, che anche se
laica, si fa identità fondante.
Per Kafka, il problema, la
vergogna, l'irrisolvibile, era quel sistema di vita che prevedeva che
lui, ragazzo borghese benestante che girava in moto, giocava a
tennis, si era laureato e quindi alla moda e appetibile, non potesse
lasciar fare al sentimento.
Di Lawrence è il caso di
parlare? Nella mente di chiunque lo ha letto egli è il principe
dell'emancipazione erotica riuscita!
Quel che a “Madame Bovary” non riuscì e finì in veleno, all'altra eroina accade e siamo tutti con lei consapevoli ora, nel 2013, che quell'esperienza, che all'epoca era avventura proibita, è giusto che si compia.
Quel che a “Madame Bovary” non riuscì e finì in veleno, all'altra eroina accade e siamo tutti con lei consapevoli ora, nel 2013, che quell'esperienza, che all'epoca era avventura proibita, è giusto che si compia.
Forster |
di Forster. Quella
situazione diciamo folle, vissuta da un ragazzino oltre il resto
svogliato all'ennesima potenza, non è diverso a quel richiamo del
sangue che unisce Sylvestre a Helene nel romanzo della Nemirovsky.
Non trovate sorprendente
che due autori distanti come stile di vita e cultura arrivino ad
utilizzare addirittura la medesima immagine che si chiama Pan, con il
suo carico simbolico vasto e chiaro? Una liberazione, un non
resistere ad una compressione sociale, una reazione che sembra follia
per l'epoca, ma che è la vita che canta se stessa. Nella medesima
epoca l'argomento è trattato da James Stephens in due opere: La
prima è “La pentola dell'oro”, che ho trattato in un post e che
di Pan ce ne mostra due, quello del paganesimo irlandese e quello
greco. La seconda opera di Stephens, affine per argomento, ma con un
passo in più che è pieno di senso profondo, è “I semidei”. In
questa storia, tre angeli scendono in terra e vagabondano in modo
zingaresco con un anziano signore assai scaltro, il suo saggio asino,
l'unico che ha una visione completa della realtà, e la figlia.
Accade che uno degli angeli, quando è ora di tornare in cielo,
rinuncia, e lo fa per amore della figlia del vecchio. Il senso è
chiaro. Anche le regole divine soggiaciono ad eros...
Più difficile è cogliere
l'affinità con questo tema in Simenon.
In futuro, quando ritrovo il libro più adatto per spiegarmi e che si intitola “Maigret e il barbone”, gli dedicherò un post. Quel piccolo libretto giallo è assai anarchico. Appare per un paio d'ore e poi se ne va e se non colgo l'attimo si fa desiderare per mesi. La prossima volta che lo prendo …. in Simenon, comunque, e direi in quasi tutta la sua opera, lo spirito vitale arriva a scardinare sistemi, situazioni costruite per essere tranquille, omologate, ma che non reggono proprio perché si dimenticano di quel “fuoco primordiale”...
In futuro, quando ritrovo il libro più adatto per spiegarmi e che si intitola “Maigret e il barbone”, gli dedicherò un post. Quel piccolo libretto giallo è assai anarchico. Appare per un paio d'ore e poi se ne va e se non colgo l'attimo si fa desiderare per mesi. La prossima volta che lo prendo …. in Simenon, comunque, e direi in quasi tutta la sua opera, lo spirito vitale arriva a scardinare sistemi, situazioni costruite per essere tranquille, omologate, ma che non reggono proprio perché si dimenticano di quel “fuoco primordiale”...
La trama del libro merita
di essere osservata con attenzione poiché, più che in altri testi,
si “sente” il luogo dell'idea e come da essa, nata nell'anima,
scaturisca la capacità ordinatrice che si fa trama.
Abbiamo delle coppie che
definisco imperfette, e la loro imperfezione causa il dramma.
Helene, giovanissima, ha
un amore condiviso e platonico che si fa promessa fra i due. Lui va a
studiare poiché lei ha solo tredici anni, ma quando torna, è
sposata. Non ha resistito alla matrigna che è insopportabile. Helene
è figlia di primo letto di un padre che si è poi risposato e ha
avuto una seconda figlia, Cecile, la sorellastra brutta e incapace di
accasarsi. Helene, che ha sposato un notaio in pensione di
quarant'anni più vecchio di lei, rivede il suo amore. Si promettono
di nuovo, ma solo dopo che il marito è deceduto. Il promesso riparte
e va in Bohemia a lavorare. Il marito si ammala e una lunga e
fastidiosa malattia se lo porta via. Lei fa la brava infermiera e nel
frattempo, come da accordo, mai si sente col promesso. Lo avviserà
quando sarà vedova. Il sacrificio di Helene, nato dalla fretta di
accasarsi per fuggire alla matrigna insopportabile, va in polvere
davanti a Sylvestre, uomo inquieto che non accetta il paese d'origine
e, guidato da una inquietudine che definisce “il calore del
sangue”, gira per il mondo. A pagina 124 dell'edizione Adelphi,
possiamo leggere quanto segue: “Mia madre sarebbe riuscita a
tenermi con sé. Se solo mi avesse lasciato vivere come desideravo,
di giorno nei boschi e la sera in sua compagnia. Ma naturalmente
voleva che trovassi moglie. Nei nostri paesi i matrimoni si combinano
nel corso di conviti solenni a cui sono invitate tutte le ragazze in
età da marito. Gli uomini si presentano avendo ben chiaro il
conteggio di doti e future eredità, come quando partecipa a un'asta
conoscendo in anticipo il prezzo di vendita di ogni oggetto ...”
Ecco il luogo del
ridicolo. Così ce lo mostra la Nemirovsky in un'epoca nella quale
quella era ancora la prassi. Per sradicarla servirà un periodo che
va dalla prima alla seconda guerra mondiale e che preferisco unire in
un dramma unico che chiamerei la Grande guerra, mettendo come data
1914-1945. un evento continuo dal quale esce un mondo definitivamente
cambiato. Veniamo ai fatti. Nella prima guerra, le donne vengono
chiamate in fabbrica per aiutare la patria. Accade in tutta Europa.
Terminata la guerra, le si ri vorrebbe in casa a fare la calza e
allevare i figli, in un ruolo completamente subordinato ai mariti. La
donna reagisce. Essa ha già degli avamposti emancipati, le grandi
città ... e arriverà una Grande Virginia Woolf che con “Le tre
ghinee” e aprirà letteralmente la testa al maschile...
Arriva poi la grande crisi del '29 che licenzia tutti e poi la seconda fetta di guerra che di nuovo, quando conviene, non fa distinzione fra maschi e femmine che riesce a vedere ora solo come forza lavoro. Ma … lavoro è indipendenza! Chi lavora guadagna e chi guadagna può comperare quel che desidera. Se prima il maschio, comprava letteralmente la femmina, ora, dal secondo dopoguerra essendo lei indipendente, saranno altre leve che richiederanno di esser sollecitate ... i soldi non spariscono certo, ma se li si considera la causa primaria di una scelta , oggi, ammettiamolo, si è considerati volgari, quasi immorali.
Arriva poi la grande crisi del '29 che licenzia tutti e poi la seconda fetta di guerra che di nuovo, quando conviene, non fa distinzione fra maschi e femmine che riesce a vedere ora solo come forza lavoro. Ma … lavoro è indipendenza! Chi lavora guadagna e chi guadagna può comperare quel che desidera. Se prima il maschio, comprava letteralmente la femmina, ora, dal secondo dopoguerra essendo lei indipendente, saranno altre leve che richiederanno di esser sollecitate ... i soldi non spariscono certo, ma se li si considera la causa primaria di una scelta , oggi, ammettiamolo, si è considerati volgari, quasi immorali.
Kafka conviveva con Dora.
Ci si pensi. Nella cultura ebraica era letteralmente obbligatorio
sposarsi! Ma anche per l'epoca, che era il primo quarto del '900 ...
Ma lui convive. La prima guerra è terminata. Nel caos di Berlin, nel
caos della povertà e della crisi economica, condizione che trasforma
tutto in sopravvivenza e elimina tutto quel che è superfluo,
convivere resistendo ai malumori della famiglia allargata, diventa
possibile, in più, vivere a Berlin, lontano da Praha, lontano dagli
occhi, diluisce l'imbarazzo già malridotto dalla crisi. Se l'unione
si fosse realizzata in quel modo in un periodo di pace, senza
baldacchino, che per la sinagoga sta per matrimonio, i famigliari,
col burbero padre in testa, sarebbero andati a prenderlo e lo
avrebbero costretto con la forza perché la vergogna sarebbe stata
insopportabile. Incrinare la normalità. Ecco la colpa de “Il
processo”. Lui, Franz kafka, mezzo ebreo, e mezzo occidentale, con
il lato ebraico che inizia a dominarlo, sente di essere fuori dalla
regola sociale che affianca a quella divina, ma accade che non sia il
matrimonio l'incrinatura ... ma il saper amare! e Kafka medesimo lo
comprende quando finalmente l'amore lo pervaderà, lo illuminerà,
rendendo la sua vita non inutile per lui medesimo. Per noi fu
un'esistenza grande e immenso è quel che ci ha lasciato, ma per lui,
se la soluzione, se quel processo con una colpa data da un mondo che
non si spiegava, che non sapeva e non poteva spiegarsi, se la
soluzione non fosse arrivata, avrebbe concluso un'esistenza ben buia
…
Nel testo della
Nemirovsky, la scena delle promesse spose esposte ai pretendenti,
accade due volte: la prima per volontà della madre di Sylvestre-Pan.
Egli è promesso senza impegno a Cecile, la sorellastra di secondo
letto di Helene, alla quale lo si vuole indirizzare, ma era presente
anche quest'ultima... ora, si osservi quel nome, Elena. La
letteratura antica la rese stupende e ambita. Rapita e involontaria
madre di guerre e rabbie fra dei... nella scena delle pretendenti, è
vestita di rosso, e anche questo non è un caso. Lei accompagna solo
la sorella? No! Nel senso più profondo del termine, come Cecile, non
ha ancora vissuto. Quel matrimonio col vecchio notaio, non ha
intaccato il suo ruolo che viene percepito come eroticamente presente
e vivo, come le altre donne presenti.
Abbiamo un'altra scena
nella quale un uomo va dalla pretendente scelta dalla famiglia. In
questo caso non si tratta di un branco di fanciulle e di una finta
festa che di fatto è un mercato delle vergini. Abbiamo Francois, che
si reca a casa di colei che gli vogliono “rifilare” … ed è
sempre la povera Cecile. L'ambiente è immobile, mediocre, senza
verve. Quando esce da quella casa vede una ragazzina che gioca nella
neve. Ma lasciamo parlare il testo:
“Vi racconterò il mio
primo incontro con la mamma.....La ragazza, cioè la sorrellastra di
vostra madre, mi era stata destinata in sposa …. entro dunque in
quella casa trascinato dai miei genitori, mi avvio al matrimonio come
un cane restio al guinzaglio. Ma mia madre, povera donna, teneva
molto a sistemarmi, e a forza di suppliche aveva ottenuto quel
colloquio che non mi impegnava in alcun modo, come si era affrettata
a precisare. Entriamo. Immaginatevi il più severo, Il più freddo
dei salotti di provincia. Sul caminetto c'erano due torciere in
bronzo che raffiguravano le fiaccole dell'amore e che a ripensarci mi
fanno inorridire ancora adesso … quelle fiamme gelide e immobili,
nel salone dove non veniva mai acceso il fuoco, avevano un valore
simbolico … cercai di abbreviare al massimo la visita. Quando
finalmente uscimmo (frattanto aveva iniziato a nevicare) vidi i
bambini che tornavano dalla scuola li vicino: in mezzo a loro correva
e scivolava sulla neve una ragazzina allora tredicenne, ai piedi
aveva un paio di grossi zoccoli di legno e sulle spalle una
mantellina rossa. I capelli neri tutti scarmigliati, le guance
scarlatte, la punta del naso e le ciglia cosparse di neve … gli
altri ragazzini la inseguivano gettandole palle di neve sul collo. Si
trovava a pochi passi da me, si voltò, raccolse un'intera manciata
di neve e la gettò davanti a sé, ridendo; poi, giacché ne aveva
uno zoccolo pieno, se lo tolse e restò in piedi sulla soglia di casa
saltellando su una gamba sola, con i capelli neri che le cadevano sul
viso. Dopo aver lasciato le due donne compassate e il loro gelido
salotto, non avete idea di quanto quella bambina mi sembrasse viva e
seducente.”
Questo brano è
importantissimo. La ragazzina ha la mantellina e le guance, rosse.
Nel momento culminante, quando eros scatta, anche nell'altro
incontro, qualcosa di rosso è presente. Vedete, qui esiste una parte
di calcolo, e la troviamo per esempio nella scelta di dire quel che
in fondo il lettore accorto comprende da solo, ovvero che le due
torciere che rappresentano la fiamma dell'amore, in quella stanza
fredda, hanno un valore simbolico. Pensiamoci. Perché la Nemirovsky
ha sottolineato quel che si dovrebbe comprendere con una certa
immediatezza e che quindi non sembra necessario sottolineare?
Esaminiamo il contesto: una figlia di Francois e Helene col fidanzato
e gli altri figli presenti, hanno chiesto di sapere come fu quel
primo incontro. Il padre racconta quindi a dei ragazzi. Ci sta che si
sottolinei quel che è ovvio per un lettore. Nel raccontare
oralmente, oltre il resto, ripetere le medesime parole non pesa come
quando si scrive, e questo vale anche per i concetti. Abbiamo una
prova quindi che l'autrice sta elaborando con intelligenza la trama.
Essa però è tessuta con fili dettati dall'inconscio e sono fili
rossi … la scelta del colore non è un atto intellettuale, come
l'opposizione immobilità e dinamismo che pervade la scena della
scelta.
Si passi al racconto
“Storia di un panico” di E. M. Forster e si noterà che
nuovamente il divario fra latenza e azione è enorme. Quel che accade
in ambedue le opere, se avete la pazienza, come consiglio sempre, di
rileggere, è che esiste un terzo tempo … mi spiego. Abbiamo
l'immobilità di Cecile e dell'interno della casa, che fa da
contraltare alla dinamicità in esterno con la nevicata e la piccola
Helene che gioca, ma abbiamo anche il lento girare nel meccanismo
sociale, di tutti gli altri che son sullo sfondo della scena!
Passiamo al racconto di E. M. Forster e ri analizziamo: il ragazzo da
ameba si fa iper attivo, ma non si muove in un mondo fermo. Esso si
identifica nella lentezza del gruppo, che rappresenta la società
che ha eliminato, Pan che equivale all'istinto vitale primigeno.
Fior di studi psicologici
ci dimostrano che quando si seleziona il partner, molto del nostro
agire ... ci agisce senza convocarci... lo sguardo seleziona i
lineamenti non certo solo in base al canone estetico di moda! Ciò
che esprime salute attira la vitalità! Ma non diciamo guarda com'è
sana quella ragazza! Ed ecco quelle guance vermiglie di Helene....
che esprimono chiaramente una sana vitalità. Accade poi che
l'olfatto sia diventato ormai quasi completamente ingestibile dalla
mente razionale: esempio semplice: dialogate con una persona che vi
piace. Siete in un luogo affollato e non vi è alcuna forma di
contatto se non verbale e visiva. Una parte della selezione quindi ha
promosso l'altro e scatta l'invito. Cenetta, passeggiata e poi il
bacio... ma, in quel momento l'altro non è ancora promosso del
tutto! Quel bacio è il primo contatto olfattivo! E infatti potrebbe
accadere che l'indomani, quella persona che aveva affascinato gli
occhi ed eventualmente le orecchie con il dialogo, non ha retto alla
ormai inconscia prova olfattiva! Noi non sappiamo spiegare, ma
l'attrazione si è spenta e se l'altro accennasse delle avances anche
delicate, otterrebbe come reazione il disappunto. Sorridendo, vi dico
che è quel che fanno i cani quando si annusano il sedere, solo che
noi ci abbiamo messo un po' di civiltà in mezzo... Non si limitano a
riconoscersi, si valutano, e può accadere che, se un odore è di
molto cambiato, come accade con la malattia, il cane stenti a
riconoscere l'altro. Il meccanismo si attua in tanti modi. Come
spegnere gli ardori del marito che ha la moglie in dolce attesa? Essa
emanerà un odore diverso da prima di essere fecondata. Un odore che
inibisce, addormenta le velleità maschili....
Vedete ora come in quel
brano è stato organizzato un materiale che appartiene al vero
dell'inconscio? Questo fa il grande artista, e la Nemirovsky lo è
con capacità e sottigliezza. Quel vermiglio delle guance, quel
giocare allegro, prima che essere infanzia, è vita! L'inconscio
offre il materiale e l'intelligenza lo organizza. Bach e Vivaldi ne
sono due apici. E così tanti altri artisti. Aggiungo una
considerazione “consigliatami” da Alberto Savinio. Con queste
capacità possiamo parlare di genio? “il genio è una lunga
pazienza”, disse appunto Savinio, e noi ora possiamo aggiungere che
è una lunga pazienza che lavora sulle immagini dell'inconscio
organizzandole con l'intelletto. La lunga pazienza serve come
all'atleta l'allenamento. Tutto qui. Non staccare mai1 è
fondamentale. È questo che fa sembrare l'artista uno stravagante a
chi, lentamente, fa parte dello sfondo e vive secondo regole non
comprese ma ereditate dal contesto e nel libro sono Cecile e Jean
Dorin…
Di quest'opera della
Nemirovsky potrei sezionare dell'altro. La sua abilità è anche
commerciale. Si pensa che esista un enigma, ed è la coppia
Helene-Sylvestre che scopriremo a poco a poco, ma sorprende veramente
la paternità di Brigitte.
Possiamo aggiungere che i
destini che non hanno rispettato Pan, pagano il conto. Lo paga Helene
per non aver resistito alla matrigna, lo pagano Jean Dorin e Cecile,
ambedue con la vita, uno morendo ucciso e l'altra non vivendo ... la
vita.
Le due incarnazioni della
Vitalità, Sylvestre e Marc Ohnet, vivono invece fino alla sazietà.
Può sembrare che stoni
l'omicidio attuato da Marc Ahnet? Questo è un punto chiave che
ritroviamo in Simenon e molto chiaro ne “Maigret e il barbone”.
Ricordiamo che, sempre, l'istinto vitale elimina gli ostacoli che
impediscono la sua realizzazione. Simenon ci mostra chiaramente che
più su della legge scritta dagli uomini esiste quella della natura.
Quando Maigret scopre chi ha ucciso, comprende che quel che è
accaduto rispetta una legge appunto superiore. L'unico testimone il
barbone, glielo fa capire, ed è per quello che non accetta di
testimoniare. Quel padre padrone eliminato ha permesso la nascita di
una famiglia e di un bambino, ha permesso alla vita di essere viva.
Helene che ha sbagliato,
sposandosi per sfuggire alla matrigna insopportabile non ottiene il
pieno premio dalla vita. Anche in questo la Nemirovsky è coerente.
Quel Francois tanto atteso, è più un compagno, un amico. Il
palpito, il grande momento è stato per lei una fiammata, non lo ha
saputo cogliere. Per farlo avrebbe dovuto accettare di vivere fin
dall'inizio per quella vitalità che aveva sacrificato sposando il
vecchio.
Brigitte invece? Perché a
lei spetta il dono di una vita viva e piena? Poiché non ha mai
tradito quella vitalità. Era mal visto il suo agire libero, quando
era sposata al vecchio contadino, ma lei quel matrimonio se l'era
visto imporre, non lo ha certo cercato come Helene per fuggire a
qualcosa. Se si pongono troppo sotto pressione le strutture sociali,
queste crollano e si rimane in un deserto. E così lei, Brigitte, ha
agito al limite, ma senza mai distruggere. Ballava con gli uomini,
partecipava alla parte della festa destinata ai giovani, termine col
quale si intendeva i non sposati, di nascosto vedeva l'amante … ha
cercato di vivere, e mai ha tradito Pan. Quindi intuiamo che avrà il
premio di una vita eroticamente completa.
E Marc Ohnet? Esiste un
neo? Lui premiato? Lui che ha ucciso?... ha tradito Brigitte
seducendo anche un'altra donna... Colette. Ebbene, l'istinto vitale
puro non ha il senso del pudore e nemmeno divide l'agire in bene e
male. Pan vive e basta e tutto in lui è vitalità. Anche Sylvestre
ha avuto varie donne, anche se, sembra, non contemporaneamente.
Sembra quasi che la Nemirovsky, sempre in modo inconscio … ci
faccia sapere che, finché non si ama, anche la promiscuità
sessuale, è possibile, e non sporca nulla. Il subconscio dunque,
offre nozioni che probabilmente nemmeno chi le ha fatte emergere è
in grado di comprendere completamente? La Nemirovsky ha dato la
precedenza all'idea di rapporto uomo donna che deve nascere nel cuore
e nell'erotismo, insieme. Altri messaggi non erano interni al tema
che le stava a cuore e quindi non li ha trascurati. Semplicemente non
erano funzionali a quanto le stava a cuore.
Un capolavoro. Non
l'unico. Un altro libro si è nascosto in casa. Avrebbe avuto la
precedenza, ma ho dovuto rinunciare: è “I cani e i Lupi”. Anche
questo, quando la smetterà di farsi gioco di me e lo catturerò e lo
spremerò in un post. Medito con il piacere della vendetta, la fine
di questo “prendermi per il naso” che i libri, capaci di vita
propria almeno nella mia casa, compressi nell'e-book, dovranno
accettare. Da quella scatolina non scapperanno certo! Escogiteranno
qualcos'altro? In fondo mi divertono anche per questa loro
irriverente mobilità....
Dimenticavo. All'inizio dello scritto ho detto che c'è comunque qualcosa che, almeno per me stride: due personaggi muoiono. I due vecchi mariti. Io penso che la morte, dell'altro, quando la si vive da vicino, sia un'esperienza travolgente, irrazionale quanto l'influenza di Pan. Trovo coerente che in quel “momento”, col marito alla fine, Helene ceda. Funziona, ma penso che, chi ha visto un corpo deperire e spegnersi, oltre il resto di una persona, volente o nolente, nota, rimanga segnato in modo forte, e questo nella trama non lo “sento”. Questa notte ho meditato su una possibilità che darebbe la ragione alla Nemirovsky. Le donne hanno le chiavi della nascita e della fine. Noi uomini deragliamo davanti a questi momenti estremi. Per loro fanno parte della vita, per noi sono un mistero al quale sappiamo solo soccombere. Sì, questa notte ho pensato che il limite è mio. Irene, ha “guardato” da donna, quindi posso solo imparare.
Irina Nemirovskaja. Così
si chiamava. Ne parlai con un'amica influente. “E' ucraina? Strano,
mai sentita”
“e ti dico che è un
fenomeno. Decisamente da mettere accanto ai più grandi”
“mi fa notare che il
nome Irene in Ucraina e anche in Russia non usava”
“un'eccezione non è
possibile?”
“no”.
Ero in disaccordo. Le
mostrai i libri. Era esistita ed è veramente di valore.
“com'è possibile che in
Ukraina non sappiano chi è!”
L'amica apre la sua
agendina che ha tentacoli fino in paradiso e alcuni all'inferno e
chiama il ministro della cultura di quello stato. Non si arriva a
nulla.
Poi, pensa un po' e decide
che Irene doveva essere Irina. Mi dice anche che Nemirovsky, scritto
così, è un cognome da uomo. Al femminile diventa Nemirovskaya.
Richiama il ministro e
questa volta ha conferma. Esiste ed è stimata, ma il ministro non
sapeva della grande fortuna che stava avendo in Europa. Tutto è
partito dalla Francia nel 2004, con la scoperta di una “cosa” che
sembrava un diario e invece era un romanzo incompiuto. Auschwitz,
quella neritudine assurda, la ingoiò. Le figlie ereditarono una
valigia. Il tempo fece il resto.
ciao
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