giovedì 3 novembre 2011

Sulla Mostra "Denaro e Bellezza" di Palazzo Strozzi

Per l'organizzazione di Palazzo Strozzi



Premetto che non è per nulla carino che io sia costretto ad inviare una lettera ad un Palazzo e non ad una persona. Sul depliant Fucsia al nome: “Palazzo Strozzi e la città” vi sono due e mail: Palazzo Strozzi.org e prenotazioni@ eccetera.



È principio elementare che, nel rapporto con i mass media e con gli utenti, “mettere una faccia”, un referente ben definito e che risulti anche se ovviamente in modo indiretto, il ricevente di informazioni di varia natura, sia necessario. Lo fa Giovanni Rana e voi lo capirete alle calende greche?



Esempio elementarissimo: la visibilità massmediatica di quelle religioni che fanno riferimento ad un capo ben preciso (ad esempio il papa....) sono le più gestibili dai media. Si noti la presenza evanescente, discontinua ecc di Ortodossi, ebrei e anche musulmani e questo accade proprio per una mancanza di un punto focale.



Ebbene. Io mi devo rivolgere borgesianamente alle pietre di un palazzo? E sia....





Veniamo ora alla mostra DENARO E BELLEZZA.



Non mi è difficile immaginare che nessun dirigente abbia schiodato il sedere dal velluto della poltrona per fare un giretto nella mostra, per verificarne la effettiva fruibilità.



Alcuni difettucci verranno ora elencati....:



1) Le luci son messe male. Per vedere alcune opere si fa troppa fatica.

  1. I vetri posti dinnanzi ad alcune opere riflettono.
  2. La medaglia che riguarda la “Congiura dei Pazzi” è completamente “invisibile”. Se mi avvicino con la testa essa proietta la mia misera ombra sull'oggetto che vorrei vedere.....
  3. In un certo quadro di autore non italiano, la persona che conta i soldi ha un curioso copricapo che lo identifica come ebreo. Erano d'obbligo in certe zone cappelli “cornuti” per rendere identificabile e con abominio, i giudei al diavolo. Provate un poco a cercarli nel “giudizio” di Michelangelo e vedrete che, come accade spesso, non è il volto giudaico ad essere segnale, ma la caratteristica d'abito.
  4. In un altro quadro il mercante consegna una lettera alla morte. Molta gente friggeva dalla voglia di sapere cosa c'era scritto. Si vedeva che si trattava di parole leggibili ma l'ostacolo della distanza e, forse dell'idioma, rendeva l'operazione impossibile.
  5. I cartelli che danno qualche spiegazione sono messi in modo infelicissimo. Quando si va a fare un “collaudo” ad una mostra non bisogna porsi come il capo con una corte al seguito, ma si deve creare rigorosamente la situazione alla quale dovrà sottostare giocoforza il visitatore. Ebbene, queste scritte, che sono spesso anche decenti ma non sempre, vanno a finire troppo spesso in ombra causa l'ovvia presenza di altri utenti, oppure occultati direttamente dai corpi. La fruizione si fa quindi lenta e frammentaria. La soluzione da voi adottata è quindi completamente sbagliata. Se poi tenete conto che quello “sveglio” che ha messo le luci ha certamente pensato a rendere ben illuminati “secondo lui” gli oggetti e le opere, allora vi renderete conto che esiste anche un problema di illuminazione indiretta. Si tenga poi conto che non sempre l'utente gode di una vista perfetta e metterlo in imbarazzo costringendolo (l'ho constatato varie volte in un'unica visita) a “lasciar perdere” la lettura.
  6. Siete ben sicuri che chi visita la mostra diventi consapevole di quale problema fosse per quell'epoca, l'usura?
  7. E la differenza fra usura e mercatura? Se volevate rivolgervi a chi già sa allora avete fatto centro.
  8. Domandina: perché è nato il purgatorio? Non è che Pietro il Mangiatore da Parigi ne avesse teorizzato l'esistenza per dare un'ancora di salvezza a chi praticava l'Usura e la mercatura (ma non è che queste due parole dal punto di vista del problema morale nel mondo cristiano si equivalessero? Ora. La nascita del purgatorio portò ad altra mercatura. Si comperavano indulgenze per scontare anni di pene a scadenza. Questo argomento non si somma al dono di opere alle strutture religiose? Come mai voi elargite l'equazione arte/remissione di peccati e “dimenticate” un argomento così importante? Bastavano due opere, due Aldilà, una con e una senza purgatorio.......
  9. l'idea che il ricco commissionasse opere per redimersi è vera, ma non è quindi l'unica. Ci sarebbe, oltre alla già citata questione delle indulgenze, anche la fede che per chi oggi non crede, non viene mai considerata seriamente. È ben possibile che certi personaggi si sentissero a posto con la coscienza e donavano ugualmente. Non è quindi un'equazione esatta, ma una delle tante quella che voi proponete e che sembra decidere nel rinascimento il rapporto fra il denaro e la redenzione attraverso le opere (cosa falsa).
  10. E poi, quali opere? Chi esce dalla mostra deduce che il ricco commissionasse polittici, trittici, cappelle, affreschi, statue eccetera. E invece sapete quali erano gli “oggetti” più costosi e quindi più rappresentativi e vistosi? I paramenti degli officianti, d'altare (di solito in filo d'oro eccetera) e quelle cosine che “apparecchiavano” la mensa sacra.
    È scorretto quindi e l'esito si fa fuorviante se se ne dimentica l'importanza.
  11. A Bruges c'è una scultura di un certo Buonarroti. Se non ricordo male la committenza coinvolse il banco Medici. Parlarne pareva brutto? Immagino che non l'avrebbero prestata, ma citare e mettere una copia?
  12. Il fondo Datini di Prato è visitabile anche dalle scolaresche. Dirlo è importante, e dare riferimenti è d'obbligo. Così si coinvolgono gli utenti. Consigliare la visita del Monastero di san Marco se si desidera approfondire la vicenda del Savonarola ecc. Quel che ne nasce è una catena che lega le varie fonti turistico culturali di una città. Se ognuno fa per sé si perde una fettina di clienti........ (scusate se lo ripeto, ma è roba elementare....come si fa a non capirlo ed è evidente perché chiunque comprende che il “gioco” dei rimandi rende)
  13. Le visite guidate. Sono una pestilenza per chi vuol vedere la mostra in pace. Non è il caso di studiare il problema? Il fatto che a voi rendano non vuol dire che così organizzate esse siano il massimo dell'efficienza. Il visitatore singolo ne esce notevolmente penalizzato. (Ci sono varie ipotesi sperimentabili).
  14. Esistono testi storico divulgativi che meritano di essere esposti al book shop in queste situazioni. Ad esempio, la Mondadori ha pubblicato un volumetto nella collana Storia intitolato “La congiura dei Pazzi”. Sarebbe carino proporre un tour notturno, dopocena per esempio mostrando alcuni luoghi che in quell'occasione furono teatro di fughe, rifugio eccetera. Anche in questo caso si tratta di un problema di rimandi....
  15. Cartelli esplicativi fissi anche in altre lingue straniere! Metterli con la bandiera dello stato a colori ben visibile così l'utente ci si indirizza con facilità...... Anche se si mettono solo in inglese e italiano, non si deve costringere sempre a scoprire quale è il nostro.
  16. Non è eccessivo dichiarare che il significato delle opere di Botticelli sia da imputare proprio a lui? Mi risulta che gli artisti venissero guidati da esperti e spesso da committenti. La composizione anche spesso non era di loro mano......



Direi che basti. Vi invito a meditare con onestà su questi punti. Alcuni sono di secondaria importanza ma altri, ad esempio, luci, cartelli descrittivi assenza della storia del purgatorio, sono gravi.




Ora l'esposizione “DECLINING DEMOCRACY”



lo spazio espositivo “troppo caldo”. Ci deve essere un problema di regolazione della temperatura o dell'umidità.....l'ho riscontrato in varie persone.



Al fruitore viene offerto un foglio da compilare. È facoltativo ma è fatto malissimo.



Si legge che ..”la compilazione è anonima e sarà utilizzata per acquisire spunti di miglioramento delle mostre e dei servizi offerti”.

Sbagliato. Abbiate il coraggio di chiederlo nominale e di ringraziare ed eventualmente dichiarare che i consigli più preziosi verranno premiati con ingressi gratis o libri donati.



In generale nessuno crede che l'anonimato sia tutelato. Si pensa che siano chiacchiere. È vero che in questo caso lo è con ogni evidenza ma si tenga conto della percezione generale e si valuti se cercare l'individualità di chi consiglia e poi premiarla non sia più appagante e non invogli di più. In un certo senso si sentirebbero collaboratori anche se in infinitesimo (ma non è sempre detto) nell'ottimizzazione di un'operazione che viene percepita prima come culturale che come commerciale, e quindi diventa un onore e un vanto l'esser stati segnalati.



Altro problemino. Quel foglio da compilare puzza lontano un miglio di operazione di marketing. Si sa che è così, ma mascherare un pochettino? Non fare sentire chi compila come una persona che opera anche contro se stessa nel senso che una ottimizzazione organizzativa si sa benissimo che è concepita prima di tutto per aumentare il divario fra spesa e guadagno. Rispettare rigorosamente una statistica o un progetto del vostro tipo mostra un'evidente tendenza alla proiezione sulle esigenze attuali del vostro cliente tipo e invece, per essere migliori della concorrenza si dovrebbero intuire, anche tramite quei dati, le esigenze future.



Di fianco ad ogni domanda, se è possibile, mettere il perché ci interessa proporla. Questa è chiarezza. La domanda n.4: “Come è venuto a conoscenza della CCC Strozzina” è validissima ma anche se è chiaro l'intento è meglio dirlo! E poi, chiedere di mettere tre risposte! Ma vogliamo dare un po' di indipendenza al fruitore che già ci offre un servizio gratis compilando? È anche evidente che avete strutturato il testo per una lettura computerizzata. Questo limita troppo la possibilità di risposte personali. In più, i commenti messi in fondo e con sole quattro righe a disposizione sono stato messi nella posizione più triste che si potesse immaginare! STIMOLARE L'EGO E LA SODDISFAZIONE DEL COMPILATORE!!!!!! i commenti vanno in prima fila e devono avere molto spazio.



Veniamo alle domande strutturate da schifo: “Sono soddisfatto del tema affrontato nella mostra CCC Strozzina”. Ma come si fa a non essere soddisfatti di un “argomento” del genere! Ci vorrebbe un mostro, un guerrafondaio folle o un potenziale dittatore che non intende nemmeno salvare le apparenze per rispondere che “L'ARGOMENTO” non soddisfa! È eventualmente la mostra a non soddisfare, in questo caso. La strutturazione del test o sondaggio che in fondo è la medesima cosa mira per caso a forzare la positività dell'esito? È evidente. Poiché Bin Laden non verrà alla mostra, Gheddafi è morto e gli altri dittatorucoli di fatto o potenziali difficilmente verranno o ammetteranno le loro mire, diventa evidente che il voto sarà fra il 5 e il sette con una tendenza notevole verso quest'ultimo! L'equazione finale che valuterà nell'insieme le risposte, parte dunque da un vantaggio verso la positività che risulta scorretto. Cosa ve ne fate di un dato complessivo che promette di essere irreale?



Altra domanda. “L'educatore/educatrice ha soddisfatto le mie aspettative”.

Tragica formulazione. È risaputo che nessuno, e in particolar modo gli ignoranti, amano essere “educati”. Vocabolo pericoloso. I benpensanti son la feccia, ma son tanti e pagano anche loro il biglietto. Se poi per caso con quella domanda era vostra intenzione rivolgervi a comitive, insegnati con classi eccetera, allora forse era il caso di specificarlo.....



La domanda “ho apprezzato la mostra della CCC Strozzina”, a me sembra inutile. Non era meglio chiedere “se avete gradito la mostra, cosa in particolare avete apprezzato?”



E avere il coraggio di fare domande per l'esito negativo. Vale forse spesso di più chiedere a chi è rimasto scontento e per due motivi. Rispettando una lamentela (e lo si fa già con l'accoglierla), si rispetta e si attira il deluso. Se poi eventualmente si instaurasse un dialogo, anche solo con una risposta di ammissione o comunque di ringraziamento, ecco che si recupererà facilmente l'utente! Si sa che quello soddisfatto ritorna!



Ultima: “Ha mai partecipato alla -lecture- organizzate al CCC Strozzina?”

Primo. Non si tratta di partecipare, ma di ascoltare. L'unica istanza a attiva che l'utente (purtroppo) può offrire, sta nel muoversi da casa e venire....



Termine quindi sbagliato e disonesto. Si deve comunque pensare a renderlo valido. Su un numero di lecture già progettate perché non chiedere consiglio a chi partecipa, su due serate che sarà il pubblico a scegliere? Questo rende un minimo di senso al termine “partecipare” che è bellissimo.

Esempio. Avete presente quando un bottegaio che vende dei Rolex dice che “si tratta di un acquisto importante?” ebbene, quell'essere ci vuol dire che è costoso. Nulla di più. Il bello è che il ricevente di quella frase, lo sa benissimo e quindi l'uso non riesce a salvare le apparenze, ma ottiene l'effetto opposto, sottolinea che tu potresti essere nella ristretta cerchia di chi può, cosa che a me non interessa. E un orologio, anche un Rolex nella fattispecie non può essere ridotto a puro e semplice status symbol. Si da il caso che segni anche l'ora.......

Domandina.... l'uso improprio del termine “partecipare” è dovuto a incompetenza o a calcolata manipolazione alla scopo di blandire?



Il vostro uso del termine “Partecipare” sa quindi di borghesia con la erre (leggere evve) moscia, eccetera eccetere ed.....eccetera.



Direi che basti.

No.



Cosa penso della mostra della Strozzina (nome orribile....).



Un atto solamente intellettuale non è arte.



Quella di conseguenza rappresenta semplicemente un pensiero che ha il dono dell'elementarità e della condivisione. Anche gli spettatori della de Filippi pensano che la democracy is un po' declining. Anche io posso dire che è una disgrazia che tanta gente muoia di fame, che ci sia la guerra, che Babbo Natale non esiste e che Totti è un mito. Sarebbe il caso di andare oltre l'ovvio, il banale, quindi selezionare con meno intelligenza e più sensibilità gli artisti, se l'arte è il vostro scopo, e si ricordi che un mito è per esempio Prometeo e Totti gioca semplicemente bene al pallone.



Firmato.... il nipotino di Savonarola.


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