Questa mattina, Giovedì 17 novembre 2011 mi è accaduta una cosuccia che mi ha veramente stupito. Non sono a Roma in questo momento e comunque, mentre uscivo da un caffè affollato, una persona che anni fa si impegnò in dialoghi seri e che fa, udite udite, il politico, mi ha salutato calorosamente raccontandomi che proprio ieri mi aveva pensato. Ho risposto che ne ero sorpreso poiché sono anni che non ci si vede nemmeno per caso e lui mi ha raccontato che, mentre sentiva appunto ieri l'elenco dei ministri nominato da Monti per il suo nuovo governo, ha chiuso gli occhi e sperato di sentire, per la cultura, il mio nome. L'ho guardato sbalordito. Nel piccolo dialogo che è seguito a questa sua considerazione ho potuto appurare che non era uscito di senno e nemmeno che mi stesse prendendo in giro. Gli ho detto “ma io sono un signor nessuno!” e lui ha reagito negando con calore. Disorientato. Ecco come sono uscito da quel bar e infatti la macchina, nel parcheggio non l'ho trovata subito. Non sto scherzando.
Le mie riflessioni mentre guidavo, e una volta a casa, mentre scaldavo il minestrone, erano slegate, incapaci di farsi coerenti, e poi pian piano hanno iniziato a girare intorno ad un centro che si faceva sempre più chiaro e definito.
Non avevo dubbi sul mio narcisismo, che dorme sonni profondi da tempo immemorabile. La scoperta del dolore, della morte, della fatica del vivere, del modo stupido di condurre l'esistenza da parte di una maggioranza della quale a suo tempo facevo parte, che forse sa ma non ci vuol pensare oppure è talmente presa dai sensi da non comprendere che c'è qualcosa da sapere, da accettare più che comprendere, se non si vuole alla fine rimanere sconvolti, angosciati, dalla vecchiaia e quel che ne segue.....sì, svegliarsi quando è troppo tardi e voler dare un senso alla vita quando è già volata via. E nell'età del pensiero che è quella dell'anziano, ritrovarsi a sfogliare, nell'archivio dei ricordi, solo reazioni emotive. Rammento di Borges, l'inizio di “elogio dell'ombra”: -La vecchiaia, questo è il nome che gli altri gli danno- potrebbe essere un periodo stupendo, è morto l'animale, o quasi è morto / restano l'uomo e l'anima.....-
Vedere i doni della vita, saperli comprendere. È un caos invece; un caos completo quello che sento intorno a me. Un caos aggressivo, follemente individualista. Non ho quindi il tempo per essere fiero e vantarmi di qualcosa che ho fatto o non fatto e della considerazione di quella persona non so che farmene. Anzi, scoprire che qualcuno che è di quella “strana” parrocchia, abbia pensato a me per quell'incarico ha il potere di sconcertarmi.
Non sarei in grado di accettare un posto del genere prima di tutto perché, come ho avuto occasione di dire spesso, rifuggo da ogni ruolo che contenga anche solo una briciola infinitesima di potere. E non è un lavarsene le mani. Un ministero, come in fondo tutti i ruoli assegnati dalla politica, è prima di tutto una posizione privata di potere. Innesca particolarmente in Italia quella malattia che la sociologia ha definito “familismo amorale”. È stato triste veder coniare un nuovo vocabolo per un male antico. Si dice nepotismo e io per scherzare, amaramente, amo dire “nipotismo”. Cosa me ne faccio di un ruolo che comunque in generale non ha molta capacità di agire? Una democrazia si basa sul compromesso e la burocrazia; ambedue queste tenie richiedono tempo e intanto, per esempio, Pompei va in briciole.... e poi....
E poi per agire bene è necessario conoscere la storia degli uomini che quasi sempre non è veritiera. Qualche accenno: La battaglia di Waterloo non è stata vinta per abilità tattiche dell'uno o dell'altro. Il motivo è tecnologico; il generale Henry Shrapnel aveva a disposizione dei nuovi obici che poi da lui presero il nome e son noti a noi solo dalla prima guerra mondiale. Sempre Napoleone; perse la campagna di Russia non per merito del “generale inverno”, ma per un attacco di emorroidi, male di cui andava soggetto, e così dovette star coricato col sedere per aria nella sua tenda. Non ne voleva sapere di far avanzare le truppe senza il suo personale comando quindi partirono in ritardo e l'inverno fece il resto. L'esito della prima guerra mondiale è stato deciso da una sola persona. J.P. Morgan. Questi era più potente degli Stati Uniti. All'epoca anche Rockfeller era a quei livelli e in Europa Krupp e Rotschild. Come nel rinascimento un regnante poteva chiedere in prestito ad un privato cifre colossali, così accadde durante il primo conflitto. Si pensava che sarebbe durato sei mesi o poco più e divenne presto chiaro che avrebbe perso l'economia che per prima avesse ceduto. Morgan aveva crediti con ambedue i fronti, ma quelli con gli imperi centrali riguardavano cifre minime mentre gli altri, dovevano cifre enormi. Quest'uomo fece due conti e comprese che Francia Italia and company dovevano assolutamente vincere perché si sa che chi perde o non paga o ci mette un sacco di tempo. Costrinse gli Stati Uniti a scendere in campo con la parte che gli conveniva e lo scontro fra due economie, che era favorevole ai due imperi, foraggiato di armi e tutto quel che poteva servire, prese la direzione che questo singolo uomo aveva voluto. La storia si è incaricata poi, di far “vestire” l'abito della morale a quel che era accaduto. Statunitensi come liberatori. Imperi, quindi istituzioni vecchie, contro democrazia, che son il nuovo che avanza.
Altro falso storico. Gli Stati Uniti non sono una democrazia. Si travestono così ma si tratta di una situazione peggio che ateniese. Governa una casta ristretta e anche le elezioni del presidente sono una farsa. Ci son le prove che la seconda elezione di Bush figlio son state pilotate e il trucchetto sta nel gestire lo spoglio elettronico delle schede. Questo avviene in uno stato che era in mano a qualcuno che faceva parte della cosca Bush. Le elezioni negli Usa sono un bel gioco che serve per appagare la massa con l'illusione della democrazia. E il gioco funziona.
Italia. Il fascismo fu un'esigenza degli industriali che temettero gli scioperi rossi e i tumulti popolari. La popolazione viveva e vive in una mentalità tribale che cerco di spiegare facendo un parallelo con il Marocco. Questo stato ha un re e vari gruppi che fanno capo a persone che parlando col re cercano di fare gli interessi dei loro accoliti. Se ti serve qualcosa, che si tratti di una commessa da milioni o un piccolo incarico, devi seguire la gerarchia e arrivare al punto che può sbloccare. Spartizioni quindi, e interessi di gruppo che si sgranano poi in individuali. In Italia i gruppi politici e qualche “setta” ad essi trasversale, hanno in mano il sistema delle raccomandazioni e si spartiscono” gli incarichi. E non si pensi solo a docenze, presidenze onorevolati, senatorati e consiglierati di vario lignaggio (che si valuta in base all'appannaggio). Ho saputo da diretti interessati di posti per le “pulizie” assegnati in cooperative bianche o rosse..... e qui entra in gioco quello che io chiamo il “nipotismo” e i sociologi, familismo amorale. Qualcuno ha il coraggio di chiedere a Romano Prodi quanti parenti ha “infilato” in università e in altri incarichi nei quali prima dell'esser suoi parenti conterebbe la capacità? E l'attuale sindaco di Roma? Ho fatto solo due nomi e comunque son cose che tutti sanno e che sui libri di storia non troverete. Il punto sta nel fatto che io personalmente Prodi lo penalizzerei pesantemente e nell'unico modo che può veramente far male ad un italiano. Gli si tolgono i diritti civili e la cittadinanza, che ha dimostrato di non meritare e poi lo si spedisce in esilio. Dante e Craxi insegnano quanto un italiano si senta punito solo in questo modo e nel frattempo de Andrè ci ricorda con una canzone molto nota ma mai meditata abbastanza (quant'è bell 'o caffè, pure in carcere lo sanno fa.....) che pure in galera son capaci di creare regni e sudditi e di trovarcisi come a casa. E tutte quelle aziende che si son date la ragione sociale di cooperative non certo per fare l'interesse dei soci ma per pagare meno tasse e innescare quindi una concorrenza sleale ai privati? E il corporativismo di architetti, avvocati eccetera? E mi raccomando, ho fatto il nome di Prodi e di Alemanno solo per esempio. Ci sarebbe sufficiente prendere la lista delle persone che incassano come consulenti o dipendenti dall'azienda trasporti romana o dalla Rai per poter leggere nero su bianco una lunghissima lista di nomi che sporcano l'Italia e meritano l'esilio....ma, se veramente si potesse applicare quella condanna.....in Italia rimarrebbe qualcuno? Ho idea che si tratterrebbe di una manciata di persone che a fatica riempirebbe uno stadio dell'ultima categoria. Verità risapute che mai si faranno storia. Verità che si sanno da tempo immemorabile, ma nulla cambia poiché tutti (ammetto il quasi tutti ma appunto per una minoranza trascurabile) ne approfittano e nulla cambia poiché si è imparato ad agire così e in fondo diversamente, non si saprebbe fare. E questo malanno lo si scopre e fa male quando si va all'estero, quando ridono del nostro mi manda il tale o il tal altro. Ricordo di aver letto poco tempo fa sul quotidiano Herald un annuncio che comunicava che a Leeds cercavano un docente di storia dell'arte. Ho telefonato ed era vero. In Italia gli annunci per il lavoro sui giornali son per la maggioranza di prostitute....
Torniamo al Fascismo. Lo spettro del comunismo russo spaventava. Mussolini con manganello e fucile impose l'ordine e il re gli diede l'incarico di Presidente del consiglio e gli permise di sacrificare libertà importanti, in nome di una forzata, finta pace sociale. E come mai l'italiano non ha reagito? Perchè è suo costume non contestare più di tanto l'ordine costituito ma cercare di comprendere come mungerlo. In fondo si sa, ma non si dice, che la goccia che ha fatto traboccare il vaso delle rivoluzioni francese e russa, fu la mancanza di pane nelle città di Parigi e San Pietroburgo. Solo col pane il popolo smette di accettare la sofferenza? Sembra di si. L'italiano, più allenato di altri nell'arte di arrangiarsi, rinuncerebbe ad essa solo per la fame? Penso proprio di si. Ricordo che quando Mussolini andò a trovare a Milano il cardinale Schuster, la folla lo inneggiava. Molte di quelle medesime persone martoriavano il suo corpo pochi giorni dopo in piazzale Loreto.
Un disastro. E scoprite più cose nella letteratura che non nei libri di storia. É da Paul Valery che si viene a sapere degli obici di Waterloo. È da Victor Hugo che si scopre quel che dopo qualche anno dei resti di Waterloo si fece. Le ossa di uomini sia nemici che dei loro e dei cavalli, furono raccolte dagli inglesi e macinate. Vennero poi impastate con altra roba e vendute, anche ai francesi, come concime. Si tratta di in cannibalismo molto indiretto, ma pur sempre cannibalismo è.....
e come mi si convince che se accettassi un incarico che contiene anche solo una briciola di potere, io non venga poi considerato dei “loro?”. No. Consigliare penso che potrei farlo, ma a cosa serve visto che sappiamo benissimo cosa non va e quindi come fare perché tutto vada un po' meglio? Chi non sa che serve per esempio un'operazione mondiale di moralizzazione dell'economia? E se poi va a finire che il mio desiderio di salvare Pompei, tanto per fare un esempio, mi debba portare a impegnarmi nell'assegnazione di appalti che, si sa, non è mai “roba” pulita?
Sì. come ho detto a quell'amico al caffè, penso che mi sparerebbero dopo due giorni. Se penso a Luca Cordero di Montezemolo che approda dal suo Yacht a Ischia con la sua barchetta in compagnia di Sergio Romano e Paolo Mieli, entra alle terme e non paga con la scusa che ha lasciato il portafoglio su? Come faccio se lo vedo a non dirgli che deve andare a saldare il conto e deve smetterla di elargire sorrisi e comportarsi da duca? E Fini che va a pescare in oasi protette oltre il resto accompagnato dai pompieri? Mi rifiuterei di parlare con persone così. Troppo squallore. Chi fa queste cose e non si cura nemmeno di nasconderle, di fatto mira ad ostentare e godere della sensazione di potere che si esprime anche in forme così piccole.
No. io scrivo. Sarò escluso, lo sono già, perché dico quello che penso. E dire quello che si pensa ha il suo peso se chi parla crede in un sistema morale. Non tutti possono condividere la moralità che io desidero, ma su certi fatti, come la mania pescatoriale in paradiso di Fini e lo stile portoghese di Montezemolo, penso che tutti siano d'accordo. Il punto che però devo chiarire è che io non lo sono per invidia. Io quei pesci e quelle piante acquatiche li rispetterei e anche il lavoro degli altri....
Principii sui quali credo che la stragrande maggioranza possa considerarsi d'accordo con me. Per quel che riguarda il “nipotismo” cosa dire? Per me l'italiano non lo si cambia. È così e basta. Si è al punto che un camorrista che aveva assegnato alcuni posti importanti nell'ospedale della sua “zona”, quando si è trattato di farsi operare, si è ben guardato di andare da quelli che aveva “sistemato” lui, ma ha cercato quelli veramente bravi. Questo insegna che l'italiano, perfino il camorrista, sa che così non va bene, ma nulla cambia.
Esco di casa per fare due passi. C'è un po' di sole. La nebbia si è alzata. Noto come al solito, e con tristezza che solo la “fetta” di marciapiedi che dà sul mio giardino, è pulita. Gli altri non l'hanno fatto e non lo faranno. Non è il loro. La “cosa pubblica” non è percepita come nostra, ma come una quantità da depredare, e se davanti casa è sporco, si preferisce inveire contro i servizi che indubbiamente non vanno, ma prendere “la ramazza” e spendere l'energia di quelle parole in un gesto risolutore? no. In Italia appunto, ognuno è per sé, poi per la sua famiglia, poi per la cosca che si è scelto e lo stato è la grande vacca. Come non spiegare così l'enorme debito pubblico accumulato?
E pensare che di queste cose ne avevo parlato già anni fa con quel politico amichevole che ho incontrato questa mattina al caffè....... Mi criticava per non essere sceso in politica. Peccato che proprio il suo capo corrente in quell'epoca mi aveva messo gli occhi addosso. La sapevano tutti e tutti facevano finta di non sapere quando nel nostro ultimo dialogo lo misi davanti al fatto compiuto. “Mi vuole non perché stima le mie idee o qualche mia capacità. Vuole i miei vent'anni e se li vuole portare a letto”.... avevo così tolto la maschera ad un dialogo nel quale io facevo i conti con la realtà e lui, come tutti i politici, con ideali che nelle parole stanno bene ma nei fatti sono ingombranti, sgradevoli. Rifiutai di entrare nel letto di quel signorotto della politica ed egli si trasformò in un nemico. Cercò di farmi capire che non potevo scegliere. Non l'ho assecondato e per un certo periodo, finché non gli sbollì la foja, mi fu impossibile trovare lavori decenti e dialogare con tutta una serie di persone che mi aveva messo contro. Quel che ricordo con comica amarezza, è che tutti sapevano quel che era accaduto, ma lui era il potere, era l'elargitore di possibilità e le mie passavano in quel specifico caso per il mio sederino.
no. mai accetterei un incarico di natura politica e tanto meno se dotato di qualche briciola di potere. Mi ammazzerebbero, come ho già detto, dopo due giorni. In politica, la morale è di facciata, è il vestito. Per me dopo anni di esperienze e anche di errori, non è più così e preferisco stare nel mio piccolo spazio, e presente nel mondo solo con un minimo di parole nel mare infinito di internet.
Dopo aver parlato di queste cose ho come la sensazione di essermi sporcato le mani.
Non voglio che accada. La letteratura, le arti, sono l'ambiente che mi fa sentire a mio agio. E non si tratta di un “mondo” scollegato, di una fuga della realtà. Mi viene in mente ora un racconto che scrissi a Oxford nel 2003 e pubblicato nel mio volumetto intitolato “otto racconti”. In esso parlo del presente, di una reazione estrema ad una situazione generale che a me già allora sembrava insostenibile. Mi hanno appena detto che gli studenti della Bocconi si son ribellati ai nomi scelti dal nuovo presidente del consiglio e loro se ne intendono perché mi risulta che il loro capo cosca ovvero rettore, abbia incassato una poltroncina..... è bello vedere che son scesi in piazza arrabbiati in tutta Italia. Penso anche con ironia, poiché solo uno scemo può dire certe cose, alle parole di Gramellini, firma de “La Stampa” contro le violenze accadute di recente a Roma. Rimango dell'idea che siano stati infiltrati dello stato per poter mettere in cattiva luce una manifestazione sacrosanta e comunque, non ci si deve meravigliare della violenza poiché essa appare quando il dialogo si fa inutile. Quei ragazzi si giocano il futuro. Per ora non hanno niente e quindi non perdono niente, ma son spaventati dall'enormità che la generazione precedente intende mettere sulle loro spalle. Io mi sento dei loro. Non ho vissuto perché non mi è stata data la possibilità di farlo. E tutta la mia generazione, che non è vecchia ma non è neppur più giovanissima, è stata “saltata” a piedi pari. Ricordo anni fa lo studio di un'università degli States. Dimostrava, dati alla mano, che in Italia mancava una generazione nei posti che contano. Lo dimostra ampiamente l'età media del nuovo governo. La mia generazione, che a questo punto devo definire intermedia, sta sparendo inosservata. O è stata troppo debole o ignava, ma non certo io, oppure il “nemico” era troppo spietato. Non lo so. So che se questi che sento un po' miei, faranno rumore li capisco. Deploro la violenza ma è fisiologico che accada quando che dovrebbe meditare non ascolta nemmeno e oltre il resto, che senso ha che ascolti, visto che conosce bene il proprio gretto male! La mia vita quotidiana è stata ed è un continuo sopravvivere e constatare che la morale è un lusso per pochi. Un lusso che comunque mi son concesso pagandolo carissimo e continuerò a pulire la mia fetta di marciapiedi davanti a casa ricordando a me stesso che faccio parte di una comunità e ….credo che ormai qualcun altro stia iniziando, a sua volta, a scoprirlo....
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