venerdì 1 luglio 2011

Emilio Lussu "il cinghiale del diavolo"

Domenica 26 giugno - mattina

Giorni di silenzio sul Moleskine e sul blog. Mi han bloccato quattro fattori:

uno: la richiesta, in parte sibillina di preparare uno scritto su Umberto Eco... penso che sia stata fatta senza cattive intenzioni. Ispira a farmi a agire scrivendo, il fatto che intendo agire con un concetto di pulizia che sento come tale e così mi sembra che sia pure inteso da chi mi legge. Pulire. Togliere le scorie, far brillare, se qualcosa rimane, di una luce genuina che sia riflesso dell'anima e non solo di una parte di essa che nel caso di Eco, trasformandosi in maschera è il pensiero. Masse di pensiero che occultano qualcosa di personale. E il personaggio segue la maschera, ci si nasconde dentro. Una maschera che ormai non si vede. Eco non è stupido e ha messo quasi più energia nell'occultamento del motivo che lo spinse a scrivere i primi quattro romanzi, nel tempo successivo alla pubblicazione, che a viversi con umana vera sincerità. I romanzi in questione sono: “Il nome della rosa”, “Il pendolo di Focault”, “L'isola del giorno prima” e “Baudolino”.

Non so se scriverò di questo. Non capisco i pudori di Eco sul motivo che ha innescato questa che non sembra ma è una tetralogia. Ci penserò.

Due: la lettura di quattro volumetti di Erri de Luca. Uno mi è piaciuto molto: “Non qui, non ora”. Gli altri tre.....ni sno, forse.... e ho poi preferito cambiare argomento, pulirmi dentro di quelle letture passando agli amati Sciascia, Brancati, Munthe....

Tre: la lettura di “L'affaire Moro” di Sciascia e di parte di Nero su nero”. Mi ha preso una tristezza per l?Italia.... e una rabbia verso questi italiani che è stata un poco assorbita dal miglior Brancati e da Munthe.

Quattro: il quarto non ritengo sia importante dirlo. Forse non lo so spiegare ancora con nitidezza nemmeno a me stesso. Un senso di malessere generale. Mah. Passerà. Forse il troppo caldo che non sopporto.

Ma tutto questo caos di pensieri che mi si era attorcigliato dentro, si è srotolato domenica mattina verso le sette e tre quarti davanti a un migliaio di fenicotteri rosa che avevan deciso di attendermi prima di alzarsi in volo per la migrazione verso nord.

È sintomatico che sia qualcosa che non ha nulla di umano a darmi un momento di serenità, perchè non più di un momento è stato?

Arrivo a piedi con la Sophie, la cockerina cieca, e avevo scelto quell'orario con l'aria ancora fresca, per lei che come me patisce l'afa e il clima umido di queste zone dove amo rintanarmi per leggere e scrivere.

La distesa d'acqua era talmente immobile da poter essere scambiata per un cielo caduto. Solo i fenicotteri, distanti circa mezzo chilometro, riportavano la visione in ordine assegnando alto e basso a quel che i sensi pretendono per poter muovere la macchina del corpo. Li ho visti spesso in anni precedenti, immobili, che sembrano piantati nell'acqua bassa per mezzo di sottilissimi steli neri che son le zampette. Domenica mattina invece, appena son arrivato, nel medesimo istante che mi son fermato per osservarli, il capobranco ha lanciato il suo antichissimo grido. Il fulmine sonoro in quel cielo azzurro e sporco di umidità e senza sole, sole che era sorto alle spalle di questa scena, quel fulmine mi ha scosso profondamente, come un vento possente e fresco che rompe le vetrate degli occhi, che ormai in questi ultimi giorni si eran fatti lenti deformanti. I pensieri han preso aria e si son mossi specchiando la posizione che pian piano venivano assumendo nel cielo i fenicotteri, che dietro al loro capo si stavano alzando a uno a uno, in stretta fila, in volo, formando un cono che si innalzava. Quando tutti si eran staccati dall'acqua, ecco questa filo rosa nell'azzurro prendere la forma di un simbolo, di una lettera di un alfabeto sconosciuto e poi lanciarsi verso nord assumendo pian piano la forma di una punta di freccia. ….e i miei pensieri, assunto di riflesso il nuovo ordine dettato da quella lettera indecifrabile, si son fatti sopportabili. Mi son avviato, per un sentiero che costeggia l'acqua osservandoli ormai lontani, e lasciando libera la Sophie dal guinzaglio, perché anche se cieca, certe stradine che percorriamo spesso, grazie l'olfatto e una accurata mappa mentale, riesce a godersi gli odorini e i passi.

Ad un certo punto alle spalle sento un rumore di ghiaia schiacciata. Mi volto e vedo uno sportivo in mountain bike che corre. Mi rendo conto che non posso fare in tempo a recuperare il cane e gli grido che il cane è non vedente. Mi risponde che devo tenerlo al guinzaglio. Irritato gli dico che il mondo non è solo suo, che è roba da quattordicenni ragionare così. Mi risponde mentre sorpassa Sophie, che lo dice per il cane. Gli rispondo che lo dice in fondo per se stesso. Si allontana, torna il silenzio, il cielo non ha più fenicotteri, l'acqua è immobile e io son di nuovo crollato nei pensieri attorcigliati.

si. anche nelle piccole cose, anche davanti all'evidenza più semplice, si deve lottare.

Di quella lettera dell'alfabeto mi rimane ben poco. Ora, mentre cerco di ricordarla, essa sembra un groviglio. Qualcosa di scuro, casuale, dimenticabile.

Ho raccolto una rosa nell'attimo. Un attimo è durata.

Niente dura di più fra gli umani.

Primo luglio – mattina

terminata la lettura de “Il cinghiale del diavolo” di Lussu. Bello, ma quasi di più la prefazione che introduce il racconto, del racconto stesso.

Lussu sa raccontare, sa essere credibile e, come dico spesso, più che mai in quest'epoca son dati necessari di tutti, ma fondamentali per l'artista, la lealtà e la sincerità nell'opera e anche nella vita.

Mi è chiarissimo perché alla sua epoca è stato solo uno dei tanti, discusso e non troppo amato. Si aveva l'obbligo di essere allineati a qualcosa e in quel qualcosa a qualcuno che non rappresentava mai un'idea stabile, ma in divenire, in cambiamento continuo per cause triviali e comunque quasi sempre di natura economica.

Lussu, al termine della prima guerra mondiale, ebbe il coraggio di rendere noto che un generale si era arricchito in modo illecito con la compravendita di cavalli dell'esercito. Per punizione fu “tenuto alle armi” fino al '19.... se si togliessero a queste righe la data e il nome della persona, che forse qualcuno ancora lo conosce..., si sembrerebbe di essere calati nell'oggi, nel presente; e come allora chi ha il coraggio di parlare, se quel parlare è anche protestare, viene annullato.

Qualcosa di peggio oggi comunque sta accadendo. Allora forse, una corrente politica ti ascoltava, forse solo per strumentalizzarti, ma almeno qualcosa accadeva e potevi “saltar fuori”, essere ascoltato, che non vuol certo dire, cambiar le cose. Non più che ascoltato quindi, mi raccomando, che i “generali” si arricchiscono sempre.

Oggi comunque, ed è un oggi che dura da qualche decennio, accade che se hai qualcosa da dire non si preoccupano perché nei media le parole, tutte, durano giusto il tempo che ci si mette per pronunciarle e poi dell'altro, tanto, troppo, le affoga, le nasconde.

Se l'informazione decide, più o meno consapevolmente di non trattare più un certo argomento, questo sparirà e in un certo senso è come se fosse risolto il nodo che conteneva. ...un po' come dire che un malato di cancro in fase terminale, con la sua dipartita, ha risolto i suoi problemi. Forse quelli dell'ospedale e del bilancio della sanità, ma i suoi, son stati cancellati, certo non risolti, e io immagino che questa dimenticanza, in fondo di una forma di rispetto verso la vita, continui a fargli male anche dopo e solo un angelo possa tenergli il capo in grembo e somministrargli un po' di oblio.

È la medesima situazione per certe notizie del mondo dell'informazione, si quel “DEL” è giusto, perchè come in una mensa si deve mangiare quel che ti danno e non quel che desideri o ti serve....

Un giornalista raccontò che i rifiuti un po' “speciali” della centrale nucleare dismessa di Caorso, venivano portati a la Spezia su camion normali, qui stivati e poi affondati nel sud Italia.....
….e poi? E poi silenzio.

L'AIDS? Non esiste più? …....

La British Petroleum si è ritrovata una piattaforma per l'estrazione del petrolio al largo delle coste USA che è esplosa. Se ne è parlato per un po' con toni apocalittici e poi silenzio.
Perché? Perché si è capito una notizia è come il cibo
, dopo un po' del medesimo, anche se si trattasse di caviale, stancherà, quindi coloro che producono informazione, ne sfornano un'altra. È la triste espressione “questa notizia non tira più”....

quando comprenderanno che non è necessario che questo abbia a che fare con la realtà, e secondo me l'ha già capito, allora avremo due risultati interessanti:

uno) la notizia come forma di arte, di virtuosismo prima quasi circense poi sempre più raffinata, che non tiene conto di altra realtà che non sia quella personale e perchè no, inconsapevole, di chi la inventa....

due) la notizia come strumento atto a direzionare l'opinione pubblica per il breve periodo che attualmente è misurabile in un massimo di un paio di giorni...

Penso che la prima opzione accadrà di rado e se il pubblico ne sarà almeno in parte consapevole, (come a teatro che raramente la evidente finzione scenica, il re con la corona di latta, il bosco dipinto ecc, sono in grado di non farci volare con la fantasia e in fondo accade perché lo vogliamo...) ci permetterà di liberarci almeno per un po' del presente oppure, del velo freddo e limitante del pensiero razionale.

Accadono nell'informazione altre cosucce “carine”. Spesso vengono a galla delle verità da galera che spariscono fra i flutti come cadaveri risucchiati dalla corrente, corrente che altro non è che la volontà di nascondere le vere trame assai lise dei fatti.

Di recente, una intercettazione telefonica ci ha rivelato cosa si celava dietro alle scelte del ministro della pubblica istruzione (minuscolo voluto...) Mariastella ( ho “soppresso” un errore nato simpaticamente dalla battitura... non mi sento colpevole. Che bello quando il caso o il subcosciente di un oggetto ci rivela l'esatta dimensione dei fatti! Provare a indovinare....) Gelmini. Si è lamentata di non voler fare la fine di un altro ministro noto come zio Fester ma mi dicono che si chiami Bondi e che ha scaldato la poltrona della cultura per qualche tempo. La ministra avrebbe detto di aver assecondato i tagli voluti dal suo collega dell'economia per avere poi in cambio una carriera d'altura. Rivelava ora il timore di finire cestinata dopo essere stata usata. Usati sono stati gli insegnati e gli studenti, non certo lei.... e comunque la notiziola, troppo vera per essere sopportata, è sparita.

Caro Emilio Lussu, che al tempo del fascismo finisti in ospedale con una commozione celebrale causa una botta presa col calcio del fucile in una piazza gremita, da una camicia nera, e che sei scappato da Lipari dove eri in confino, e che durante la prima guerra mondiale, in quel macello apocalittico hai fatto il possibile per rimanere un Uomo con la U maiuscola, caro Emilio Lussu, ti rispetto immensamente. Quel che discutevi e proponevi non era di sinistra e nemmeno di destra o di centro. Era semplicemente, grandiosamente umano! L'ideologia propone un modo per risolvere i problemi. Prima deve accadere però qualcos'altro: l'identificazione del problema e in questo l'artista è primo, profondamente, tristemente unico e inascoltato. Ecco perché la politica lo teme e lo zittisce ignorandolo o, se proprio ignorarlo non può, col dileggio. In quel libretto che contiene il racconto del “Cinghiale del diavolo” c'è anche qualche scritto interessante. Una lettera all'allora presidente del consiglio (minuscolo meritato...) Zoli per la costruzione di un ponte che è un gioiello di ironia; e poi quell'altro sul banditismo sardo! Li si vede chi si impegna a comprendere il problema e poi a studiare la soluzione e si coglie che si tratta di un pensare che è oltre le parti. E quel ragionare che il modo di comportarsi tenuto dall'Italia nella gestione di quel problema, fino a quel momento non è stato altro che un proseguire un atteggiamento ereditato dall'epoca fascista.... notevole.

Qualche volta provo invidia. In me essa è sana e diventa voglia di crescere e di migliorare. La mia concentrazione attuale su Lussu, Sciascia e Brancati, mi fa sentire quanto io non sia capace di ironia. è bella questa dote e maestro ne è Brancati che sa raggiungere livelli poetici per me inimitabili.

Lussu. Pensiero, semplicità, ironia e fede nell'uomo.

Ho molto da imparare.....

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