(testo comprensibile per chi ha letto il libro...)
Perché mi sto
concentrando sui Gialli di Simenon. Questo mi è stato chiesto, e la
risposta è leggera e pesante nello stesso tempo. Quei libretti amano
la vita e nell'arco di una giornatina pigra si lasciano divorare
senza troppo sforzo. È estate. Siamo al picco e immagino qualcuno
arenato in spiaggia, e anche qualcun altro che, oppresso dalla crisi,
ha tempo e non sa che farsene. A me non è mai accaduto ma so che c'è
troppa gente che soffre di questa tremenda malattia. Immagino che si
legga volentieri un giallo. Si cerca il colpevole, ci si potrebbe
forse anche divertire e forse, barando spesso un poco con se stessi,
sentirsi furbi come il celebre commissario. Bene, prendete il
libretto, vi avventurate e pensate di agire in modo consapevole, ma
quel che esiste di inconscio in quei libretti, e che è stato versato
inconsapevolmente anche dai suo autore, non a voi si rivolgerà, ma
all'inconscio appunto. Potrebbe accadere che ne leggiate più d'uno
ed ecco che una piccola involontaria terapia di questo dio delle
famiglia, vi porterà, con vostro stupore, a sorridere ad un bambino
al parco, a dire pensare che quella donna è bella non solo ai sensi
ma anche perché …. e non sapete dirlo, ma iniziate a capire,
capire col corpo, col cuore … inizia una lenta modificazione, che
come un'ipnosi leggera vi farà vedere un senso dell'esistenza che
potrebbe forse anche non essere il vostro, ma solo il fatto di poter
immaginare un senso …. è un sollievo non da poco.
“Il crocevia delle Tre Vedove” presenta la “storia” di tre coppie. In ognuna di esse troviamo la persona sgangherata, e la persona con un'idea semplice, appunto di famiglia come Simenon involontariamente pretende per dare un senso all'esistenza. Due uomini sono fuori rotta. Uno sarebbe a posto, l'assicuratore, ma è tentato da un malaffare e precipita. L'altro, il meccanico, sembra incallito nell'agire in modo fortemente illegale. Ambedue hanno come caratteristica malata l'idea del guadagno facile. All'epoca della stesura, nel 1931, quindi freschi freschi dal tracollo di Wall Street, che si pensava fosse causata da questo forsennato desiderio del tutto subito da ottenere con qualsiasi mezzo, nel 1931, dicevo, questa piaga era stigmatizzata al massimo. Ne troviamo echi esemplari ancora vent'anni dopo nel film capolavoro di Antonioni “I Vinti”.
Il ricco perdutamente
innamorato della malvivente, Carl Andersen che con un cognome così
ovviamente non può non essere danese, cercherà di farla recedere
dalla tentazione del male e, si ricordi, che qui per male s'intende
tutto ciò che porta alla impossibilità di generare nuova vita.
Questa ragazza, che ha fatto perdere la testa ad un rampollo che
frequenta la casa reale, sembra incallita non per necessità, ma per
gusto della trasgressione e, una volta che abbiamo compreso la sua
vera natura abbiamo l'impressione che sarà assai impegnativo per il
“favoloso” Andersen invaghirla solo, se solo si può dire,
dell'amore.
Anche in questo caso il
termine del libro non coincide con la fine degli eventi. In questo
caso il finale da favola va lievemente corretto come segue. “...E
vivranno felici e contenti quando usciranno dalla galera ...”
Di uno siamo certi, ed è
l'assicuratore. Del meccanico abbiamo buona speranza perchè la bontà
della sua partner sembra sufficientemente forte. Abbiamo appunto il
dubbio per la futura signora Andersen che ha un caratterino che
decisamente estremo, ma in quel periodo della sua vita, nonostante
tutto, Simenon era ottimista e quindi, mentre vi rosolate al sole col
libro già letto messo a cappannuccia sul naso per non abbrustolirlo,
vi invito a proseguire quelle visite in carcere ai rispettivi
indomabili. Immaginate che usciranno. La vedete la situazione?
Troveranno solo una persona, una persona che ama talmente da non
giudicarli, da conoscere le loro debolezze e accettarle come parte
della vita. Non tutti i giorni hanno il sole, ma comunque valgono la
pena di essere vissuti.....
Vi invito ad ammirare la
trama che è veramente notevole. Quel che sempre mi ha stupito
positivamente di Simenon, è questo talento di mettersi davanti alla
macchina per scrivere, iniziare da un brandello vago di idea e pian
piano costruire un intreccio che di solito è ammirevole. In questa
struttura il suo io cerca la dimensione della giustizia, cerca i
perché di un delitto e li trova spesso in un'atmosfera, nei limiti
spesso sofferti di un ambiente, di una personalità e quasi sempre si
pensa che solo questa sia la novità del Maigret di Simenon. E
invece, l'inconscio va oltre e ci prende nella sua rete. Anche
Simenon viene pescato e, pensate un po', da se stesso. Non so ancora
come spiegarlo. Quando un artista ha chiara e completa consapevolezza
di sé e riesce a descriverla consapevolmente, raggiunge vette
colossali. Come non mi stancherò mai di dire, Kafka e pochi altri,
brillano in questo difficilissimi risultato, Simenon rivela il suo io
anche a se stesso e anche se non è all'apice della letteratura,
almeno non in questo caso, rientra per me fra i grandi che dobbiamo
assolutamente conoscere per considerarci ogni giorno un po' più
umani.
E ora un appunto che
merita di essere letto con mente attenta. Si scopre, e non solo in
questo testo, una punta di antipatia verso gli ebrei. L'assassinato
si chiama Isaac Goldberg e sulla totale scorrettezza del suo modo di
vivere, dal testo non abbiamo dubbi. La sensazione è che sia stato
liquidato un personaggio negativissimo e che così il cerchio si
chiuda. Cattivissima azione, cattivo destino. Ma Goldberg ha due
figli! Uno di otto e l'altro di diciotto anni! Una moglie che non
finisce bene e che sembra una socia di malaffare! Ma come si spiega
la mia teoria del nume tutelare delle famiglie, dei cuccioli che
devono crescere in un ambiente decente? Non esiste crepa. Simenon era
figlio del suo tempo e molti erano contro gli ebrei. Mi infastidisce
dire antisemita, vocabolo omologato dalla storia e che puzza di
pogrom e campi di sterminio. Simenon credo che non sarebbe mai
arrivato a questo e mi risulta che prove non ce ne siano, ma
sicuramente li avrebbe evitati nella vita quotidiana o trattati con
una diffidenza superiore a quella che offriva al resto del genere
umano.
In un libro che non ha
nulla a che fare col celebre commissario, “Le finestre di fronte”,
abbiamo un immagine di ebreo e comunista rivoluzionario che ha un
alone sorprendente. Non è misticismo, ma la sensazione che si tratti
una razza d'uomini che si è messa sulla via del comunismo, di questo
ideale che a Simenon è estraneo e che teme. Non li capisce quindi li
evita, ed è curioso che una briciola non piccola di destino di
alcune persone, in quel libro, come in un furente capopolo della
Rivoluzione Francese, sia in mano a quell'ebreo che quindi, almeno in
quel contesto ha un potere sulla vita altrui che potrebbe esprimersi
anche in modo negativo. Ne “Le finestre di fronte”, in un mondo
russo di libertà sessuale, di incontri mordi e fuggi, la famiglia,
il dio di Simenon, non esiste, non riesce ad essere immaginabile, e
il suo fautore, il dirigente e ideologo di quel mondo è identificato
con un ebreo comunista, equazione che per anni certe ideologie
estreme hanno considerato vera e pericolosa, ma comunisti furono
tanti, di tutti i colori e forme. Al popolo ebreo che stimo
infinitamente, non può esser data alcuna colpa. Sono idealisti? Non
è una malattia. Aiuta a sognare e sognare aiuta a vivere. Anche il
comunismo fu un sogno.
Pensò che riempiendo le
pance gli uomini potessero essere appagati, ma chi è sazio inizia a
pensare...
il capitalismo invece,
pensa che sia sufficiente dare la possibilità di acquistare,
infinitamente acquistare. Una scossa compulsiva come quella del
giocatore d'azzardo e del maniaco. Il desiderio di fare shopping,
sempre appagabile ma mai sazio.
Attendo un mondo senza
comunisti e capitalisti. Sono idealista …. non sono ebreo e nel mio
mondo fatto di libri, cani e musica classica, le amicizie sono
elevate e gli affetti sufficienti per non squagliarmi di nostalgia.
… ma è anche vero che
il novecento senza la cultura ebraica si ridurrebbe quasi a un
deserto. Provate a snocciolare qualche nome: Einstein, Kafka, Primo
Levi, Bellow, Woody Allen, Mandel'stam, Wladimir Horowitz, Mahler e
poi mi fermo perché so che riempirei la pagina di nomi che meritano
la mia, la vostra, la nostra ammirazione …. per sempre.
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