martedì 31 gennaio 2012

Due azioni possibili che ci renderanno infinitamente migliori

Questa meditazione ha delle ambizioni ….

Creare le condizioni necessarie e sufficienti  perché l’uomo possa iniziare un cammino interiore profondo.

Non intendo fare il mistico o pretendere di posseder e un sapere superiore.

Semplicemente racconterò come sono arrivato ad una certezza:

fino a quando la vita di un vivente dipenderà dalla vita o anche solo dalla sofferenza di un altro essere vivente, non ci sarà possibile cogliere un inizio, una prima briciola della grandiosità dell’esistere.

Esistere con un corpo. Una delle tante forme dell’essere.



Veniamo ai fatti.

Qualche anno fa non riuscii più a liberarmi della consapevolezza che quel che mangio è dovuto a uccisioni: non bastava più non pensarci. Tutto partì da certe macellerie che esponevano teste di maiali o altri pezzi che mi lasciarono una sensazione di assassinio che, ancora senza comprendere perché, sentivo ingiustificato e ingiustificabile. Mi dicevo che non era giusto ma una spiegazione coerente non arrivava.

Pian piano ho smesso di mangiar carne e evitavo di guardare macellerie o stand dei supermercati che esponevano carni crude e anche cotte. Andavo, diretto come se avessi avuto il paraocchi, solo in un settore dove prendevo la carne per Mafalda Tata e Sophie. Il distacco non era quindi completo. Dal cinque settembre del 2011, con la “partenza” dell’ultima,  Sophie, non mi son più nemmeno avvicinato per caso a quelle “zone”. Non era una scelta o una forzatura. Non mi attirava quella merce. Un mese fa ho trovato Lolita e, dopo quattro mesi mi son inoltrato in quella zona che per me aveva smesso di esistere. Non si possono fare certi ragionamenti con un cane. Il suo ruolo nella catena della vita secondo me è consistito nel raggiungere l’ autoconsapevolezza di sè in almeno un esemplare vivente. Per ora  la percentuale maggiore di consapevolezza sembra averla raggiunta l’uomo, ma si tratta di una quantità ancora troppo esigua per poterlo ritenere l’inizio di un altro ciclo. L’essere umano nel giro di poco tempo, con la genetica, potrà superare la legge di Darwin, alla quale invece Mafalda, Tata, Sophie erano sottomesse. Se la nostra selezione  la faremo noi sarà possibile un adattamento più rapido in caso di cambiamento di condizioni di sopravvivenza. Questo livello di consapevolezza è comunque ancora troppo esiguo.

E’ necessario uccidere per sopravvivere? Secondo me non più. Siam fatti di sostanze chimiche, non di cetrioli, pecore e maiali. Per quale motivo le ambiziose gemelle, la scienza e la tecnica, si son spese per fare armamenti e yacht lunghi più delle isole alle quali approdano e non hanno cercato di perfezionare un’alimentazione che ci affrancasse dall’omicidio? E son arrivato al punto che trovo ugualmente efferato accanirsi con un ravanello come con un pollo …..

Dopo qualche mese di completa assenza dal reparto carni, mi sono inoltrato in un corridoio che mi si è rivelato angosciante. Quella carne gridava una gioia di vivere buttata via. Sì, buttata via, perché si poteva agire in modo da non uccidere più.

Mangio carne ormai solo quando sono ospite di qualcuno. Lo faccio perché non mi va di creare problemi. Per ora comunque è fuori  discussione che il coniglio non riesco nemmeno a vederlo. Per me è una creatura uscita direttamente dalle favole. È un sacrilegio uccidere una favola, cioè l’infanzia.

Sono già consapevole di non riuscire più ad addentare una fiorentina. Quel mordere e masticare mi sembra di un primitivo assordante e non mi ci riconosco più, nemmeno con distrazione.

Di recente per caso ho avuto a che fare con una bistecchina anonima sepolta da tante verdure e la fatica è stata enorme. Anche la verdura mi sembrava contaminata. Sapore di assassinio, di morte, di strage evitabile.

La scienza e la tecnica se non son guidate da una morale, son pericolose e stupide. Faranno del bene solo involontariamente, per caso. E infatti l’umanità ha speso più in bombe che in strategie per vivere meglio e vivere meglio per me non equivale a progettare il telecomando per non sollevare più un sedere sempre più piatto (il vostro, io ho rinnegato la tivù da anni) dalla poltrona che ci fagociterà, ma …..

Ma serve una morale. NON UCCIDERE è un comandamento che va oltre allo scontro fra esseri umani. NON UCCIDERE LA VITA …. Questo è il senso completo a cui approdare. E si pensi che quel comandamento a suo tempo, quando fu coniato voleva dire “non uccidere uno dei tuoi per nessun motivo” : “uno” era l’ebreo e “tuoi” il suo popolo. Siamo cresciuti. Ora NON UCCIDERE vale per tutti gli esseri umani. Il passo successivo consiste nel decidersi a dire “NON UCCIDERE O FAR SOFFRIRE NULLA  DI VIVENTE”. Sì, nemmeno far soffrire, poiché la sofferenza è una morte parziale che a volte si esaurisce nel tempo, a volte ti cambia completamente e ti rende un morto con un corpo vivo; esempio quest’ultimo vivo e indimenticabile nei deportati che si son salvati da Mao, da Stalin, da Hitler (li ho messi in ordine in relazione ai morti prodotti e si ricordi che l’imperdonabile Hitler è solo terzo in questa tragedia che non si esaurisce con quei nomi).

Si uccide anche per altri motivi. Proprio la politica del LEBENSRAUM voluta da Hitler ce la rivela. Iniziò con ebrei, zingari, malati e gay, ma nella sua graduatoria dopo toccava agli slavi e poi ai latini. Non si pensi che la sua mania di far posto a questi ipotetici ariani, si sarebbe esaurita con l’eliminazione di quelle prime quattro categorie! Slavi, balcanici tutti, e poi francesi, italiani, spagnoli …. Solo agli inglesi era riconosciuta pari dignità che,  grazie al cielo, rifiutarono anche se con qualche tentennamento.

Il problema ce lo spiega  una legge di natura. Quando una specie è sovrappopolata tenderà ad espandersi. Lo farà prima con le buone, poi togliendo energia ad altri viventi fino a soccombere o adattarsi come popolazione quando lo spazio colonizzabile sarà esaurito.

Ora: col periodo coloniale il mondo era stato diviso tutto. Chi voleva espandersi poteva farlo solo a spese di qualcun altro. Ma, con una crescita demografica fortissima, ogni stato sentiva bisogno di territori, ma disabitati ….

Ecco quindi quel che accadde. Conquistare territori e “svuotarli”…. O deportazione o morte, ma svuotare per la propria gente. Dove avrebbe potuto mettere le sue eccedenze di popolazione la Gran Bretagna se non avesse avuto come valvola di sfogo prima la colonizzazione degli Stati Uniti e poi …. il resto del mondo?

Ora immaginate una superpotenza come la Germania dei primi del novecento. Lo sentite il suo bisogno di espandersi? E’ durato due guerre e una marea di vittime. Se pensate che l’Olocausto fosse solo una questione ebraica, pagherete in futuro questa distrazione.

Non penso che sia finita. È questione di comprendere che il problema macroscopico era questo e che non è finito. Un popolo che sente l’esigenza di espandersi per motivi di sovrappopolazione, progetterà motivi validi solo per se stesso e deciderà del non valore di chi deve usurpare dello spazio e ora anche della vita. Se ragioniamo in questo modo le “scuse” per annientare gli indigeni americani si fanno chiare e non si esauriscono in quanto è stato detto. Un indiano non era solo un infedele … ,si dibatteva, anche se aveva un’anima, perché si aveva bisogno di giustificare il bisogno di spazio. O adattarsi o andarsene. Meglio l’ultima, lo sappiamo.

Son due quindi gli aspetti che ci schiacciano a terra col loro peso: il fatto di vivere della morte di altra vita e il fatto di non riuscire a controllare la crescita demografica. Penso di avere dimostrato che per ambedue queste piaghe, si dispongono degli strumenti scientifici e intellettuali per emanciparsi e vi garantisco che vivere senza morti sulla coscienza, ci farà sentire più angeli e, fra sentirlo e diventarlo, il passo sarà breve.

…. Ma non basta il pensiero del singolo per ottenere questi doni. Un diamante se lo getti in mare si perde ed è come se non esistesse. È l’umanità tutta che deve tendere a questi scopi, che deve sentirli come esigenze fondamentali per migliorare profondamente. E una volta realizzati forse si comprenderà che questa fase di passaggio nella quale si deve indossare un corpo, è una delle tante versioni del paradiso.

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