martedì 7 febbraio 2012

Banalopoli: Lucian Freud e Mathew Mc adam Freud

Lucian Freud  se n’è andato lo scorso anno all’età di 88 anni. Aveva come antenato recente il grande psicanalista viennese. Abitava in Gran Bretagna. Il successo arrise alle teorie psicoanalitiche dopo la fine della prima guerra mondiale. Fu talmente grandioso che ancora se ne sentono gli strascichi. Teorie, quelle di Sigmund Freud, che furono molto amate particolarmente dagli artisti. Una scienza umana come la psicanalisi che voleva elevarsi a scienza pura ma …… divenne moda.

Questo non vuol dire che penso che fosse tutto da buttare. Tutt’altro. È il destino della psicanalisi che si fece ridicolo nella banalizzazione che spesso subì, a contatto con pseudo persone serie.

Chiamarsi Freud di cognome aprì a Lucian  i salotti giusti e la mondanità.

… E capita spesso che un ambiente non si sforzi troppo nel cercare l’artista che eleggerà a fenomeno. Se uno di loro, della stretta cerchia del jet set, decide di essere artista, lo sarà, ma nel senso dell’immagine, non dell’opera. Ne abbiamo un esempio aberrante, decisamente insopportabile in Yoko Ono che ha tutte le porte aperte e fa della robaccia insostenibile. Fate una prova, prendete il cd dove c’è la canzone “Woman”. In esso si alternano brani di Lennon e della moglie. Nel giro di qualche ascolto vi verrà spontaneo di saltare i brani di lei e di immergervi in quelli del grande di Liverpool … e non è un caso. Lei può strapagare il suo presenzialismo e le conoscenze le ha. Si sa che un riccone non gira altro che con i suoi simili e con loro ha molta pazienza.

Vi invito ad osservare le opere di Lucian Freud, senza leggere nessuna recensione. La recensione troppo spesso altro non è che un condizionamento calcolato. Arrivi in galleria, sei disorientato perché ti sembra tutto futile, senza spina dorsale, ma una scarica di paroloni autorevoli, autorevolezza troppo spesso decisa in modo assai arbitrario, ci dice cosa è il caso di pensare. O ci si allinea oppure….

In questo caso come parlar male di uno che frequenta il tuo ambiente! E poi l’elite britannica ha ultimamente manifestato una passione smodata per artisti che si comportano da schifo. Io vidi lo studio di Francesco Pancetta (per il mondo Francis Bacon) e rimasi impressionato più da questo che da lui o dalle opere. I “cardinali” valgono qualcosa poiché esprimono un’aggressività incontrollata in figure che dovrebbero rappresentare la gestione di questa pulsione. Questo ci sta, ma finisce lì, e velocemente.

Ricchi sfondati, irriverenti verso tutto non per un motivo di fondo, per dei principi che si sentono traditi. Maugham fu un apripista verso questo “stile” ……

Di recente ho letto un articolo che narrava delle fortune critiche che stanno “avvolgendo” il nipote di Lucian Freud, David Mc Adam Freud. Rivide il padre poco prima che questi se ne andasse. Ci comunicano che Lucian ebbe 14 figli con varie donne, che era infedele ma non lo nascondeva eccetera.

Ma qualcuno si degnerà di dire che Mathew Freud, nipotino di Lucian è sposato con la figlia di Murdoch?

Mathew ed Elizabeth, la moglie, hanno potuto e possono manovrare all’interno dell’impero del padre e decidere di lanciare chi vogliono. Possono decidere il valore di un quadro quando non è ancora venduto e nemmeno terminato, e questo accadde ad una colossale donna grassa stesa nuda su un divano che apparve qualche tempo fa, ad artista ancora vivo, sui mass media di tutto il mondo ad un prezzo che se non ricordo male superava comodamente gli ottanta milioni di dollari.

Ora si confeziona il lancio altrettanto finto di David Mc Adam Freud?

Come fare per comprendere che si tratta di un’operazione a freddo, basata su un calcolo che non mi sembra cretino definire famigliare?

Si provi, com’è capitato a me, di vedere le opere che Matthew avrebbe fatto del padre sul letto di morte. Se non sapete di chi sono, se non vi costruiscono intorno all’opera delle “spinte” interpretative o situazionali, vi accorgerete di non “sentire” niente, non si smuove nulla in voi, nemmeno la superficie.

Non sto agendo da imperatore della verità. Ho provato anche  con alcune persone. Estrazione variabile, ma giudizio unanime che rasenta l’indifferenza.

Ho poi mostrato i quadri di Lucian, senza che sapessero chi era l’autore e il brodino si è rivelato di nuovo insipido. Qualche considerazione del tipo, “ma conosceva solo gente allucinata?” possono dare l’idea di quel che effettivamente si coglie quando, senza condizionamenti si osservano queste cose.

In occasione della dipartita di Lucian Freud, su un giornale italiano apparve un articolo elogiativo e ben scritto di Alain Elkann. Ho apprezzato lo stile sobrio ma non potevo non ricordare che l’elogiatore funebre e il “funebrato” provenivano dal medesimo ristretto “giro”.

Questo l’articolo non lo diceva. O lo sai o non lo sai e se non lo sai ti sfugge qualcosa, ovvero che si trattava di un elogio fatto ad una persona che ti sei trovata intorno non per stima artistica ma per salottismo e vernisaggismo.

Non è difficile insinuarsi in una qualche piega della stoffa tessuta troppo “alla buona” di questo “mondo dell’arte” nel quale conta più la pubblica relazione dell’opera.

Ricordo un critico purtroppo molto noto ai media che privatamente disse con un artista: “Non me ne frega niente delle opere. Me ne fai trovare un migliaio pronte, si fa l’operazione commerciale e via. Devi solo spiegarmi perché dovrei farla proprio con te …” . Non faccio nomi per evitare la noia di una querela. Si tenga conto comunque di un significato non troppo occulto che possiamo cogliere in quella frase. Scegliere chi? E la risposta è semplice. Chi è disposto ad essere completamente manipolabile dall’operazione mediatico commerciale, oppure chi ha qualche aderenza in quel livello che conta più del denaro e che si chiama potere. Non si dimentichi che i soldi aiutano a fare soldi ed esistono persone ricchissime ma con nessuna influenza. Il potere è una bestia strana, oserei dire una malattia, che si nutre d’altro e spesso la scelta va nella direzione di chi riesce a tessere le trame giuste. Accade anche comunque che se il denaro non necessariamente dona l’accesso al potere, sicuramente al potente i soldi non fanno proprio schifo e non gli importa certo come li racimola. Quindi non ci si meravigli se qualche potentissimo agisce, e con ben poco sforzo, per far sì che la sua covata, ovvero il parentado, non abbia a che fare nemmeno lontanamente col problema economico. Far soldi è un’inezia per il potente e poiché è facile se ne disinteressa abbastanza. Il potere vero chiede a chi lo vuol praticare, di sfidare sempre un limite, di forzarlo almeno di un pochino …. Altrimenti che senso ha averlo, e potrebbe venire pure il dubbio che lo si abbia solo a parole.
Amen

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