sabato 5 gennaio 2019

MEDITAZIONI dopo la lettura di "PASOLINI, UN OMICIDIO POLITICO"





Per me affrontare l'argomento Pasolini è sempre stato problematico. Il motivo è semplice. Per me non è un artista, e quando digito il suo nome su Google e appare sotto la scritta "poeta", mi innervosisco. Peste colga chi dice che è una questione soggettiva. Sfido qualcuno a dire che Dante non fosse veramente bravo o Shelley o Mandel'stam o ... e l'elenco potrebbe essere lungo ma non infinito! Così è nella grande musica; che si tratti di Sting o Beethoven, esistono talenti profondi, toccanti, indiscutibili ed essi sono per me, insieme al misterioso e incondizionato affetto dei cani, gli unici due motivoi per credere nell'esistere. Non sto giocando con le parole. Dico sul serio. Pasolini secondo me è stato una moda come una moda fu Joyce, al punto che quando Marylin decise di farsi fotografare con un libro in mano, scelse l'Ulisse (se qualcuno si permette di dire "come ti permetti di parlare così di Joyce"..., me la rido, poiché Borges fu ancora più lapidario e Mc Almon deliziosamente spietato ma mai quanto Elias Canetti). Ma le mode passano e quando accade che, una persona che non visse quella moda, decide di leggere un libro di Pasolini, (o uno dei suoi film), di solito non lo riprende. Io non sono probabilmente della medesima generazione degli autori di questo libro che non esito a definire ottimo; al tempo della dipartita di Pasolini avevo compiuto da poco undici anni. Ero un bambino che visse l'inizio del suo io all'estero e viveva ancora la delusione che l'Italia, per me terra del sole eterno e della bellezza, avesse un antipatico inverno e bellezza purtroppo quasi solo nei monumenti. 
Il mio approccio a questo autore non fu comunque tardivo. Iniziai con le poesie e non mi piacquero per niente e si tenga presente che all'epoca avevo già assaggiato senza interventi esterni tipo scuola o genitori, Borges, Neruda e Pound solo per citare i tre migliori, imparando a memoria alcuni brani che per la loro bellezza e densità di senso, penso e sono convinto, abbiano cambiato in meglio la mia esistenza. Passai poi ai romanzi e la reazione fu ancor più sgradita per terminare col cinema che proprio mi trasmise un'idea di incapacità che mi ferì molto perché mi fece comprendere che, se mai vessi avuto talento, in un mondo che promuoveva quella "roba", per me ci sarebbe stato il deserto.
Il destino volle che successivamente mi fosse dato l'onore e l'onere di conoscere alcuni grandi del cinema che proprio con Pasolini avevano collaborato e che non esitarono a parlarmene sistematicamente male e sempre rigorosamente a quattr'occhi. Tonino Guerra per esempio mi raccontò quando, in compagnia di Francesco Rosi, si recò a Roma per vedere "Salò". Mi disse che uscirono in silenzio e che Tonino, dopo essersi fermati in un bar per bere qualcosa, disse : "secondo me non dobbiamo parlarne ora, c'è qualcosa che non siamo in grado di comprendere". Rosi negò, e disse che era semplicemente sgradevole. Quando con Rosi (per chi non crede a queste mie conoscenze ricordo che abitava in via Gregoriana sul lato sinistro, non ricordo più il civico, e aveva un cameriere filippino gentilissimo) ripresi quell'episodio, sorrise e mi disse che  sì, per lui gli scandali e l'aura magica e quella mostruosa (sfera sessuale) facevano di lui un divo nero che si andava a vedere e sentire più o meno come oggi si può guardare schifati un programma della de Filippi anche per un ora proprio per stupirsi del nulla che offrono.
Ma Pasolini non era un nulla. Già lo sapevo e stimavo profondamente quel che ebbe il coraggio di scrivere e dire su quanto stava accadendo in Italia. 
Racconto un altro particolare che deve farci meditare sull'aura non esclusivamente maledetta che velava l'immagine di questo personaggio. Non solo Rosi, mi raccontò di un aspetto della sua esistenza del quale non ho trovato traccia nei testi ... Una persona che abitava a ridosso della scalinata di Trinità de' Monti aveva la gatta che stava partorendo. Era sera, la bestiola, rifugiatasi nello sgabuzzino, si lamentava forte. Non sapevano che fare e qualcuno disse "chiamiamo Pasolini!" Lui venne, si chiuse nello sgabuzzino da solo con la micia e ne uscì all'alba che era sgravata e tranquilla.
Stupendo, non trovate? per me magnifico. Pensare che quell'uomo, che aveva un sacco da fare si fosse mosso per una gatta che soffriva è per me più così forte e tenero da rendere degno di rispetto chi ha osato senza vergogna alcuna .... questa grande e piccola prova d'amore.
Borges disse, mi sembra in una prefazione, che un artista, da Byron in poi, fa due opere; la vita e l'opera. e Pasolini, inconsapevolmente produsse una vita assai dura da digerire per la sua contemporaneità (e il marketing dietro a tanti pseudo artisti attuali crea finte esistenze). 
Questo secondo me è un aspetto fondamentale che il libro di Speranzosi e Bolognesi non considera ... e invece fu ed è una variabile fondamentale per giudizio che si creò intorno a lui e al suo operato.
"Il 27 agosto del 1949 alla sagra di Santa Sabina a Ramuscello, Pasolini pagò tre minori per dei rapporti di masturbazione". Parole prese da Wikipedia ... la voce arrivò ai carabinieri e la famiglia propose cento mila lire ad ogni ragazzo per mettere a tacere il tutto. Invece si procedette e ci fu una condanna a tre mesi e la sospensione dall'insegnamento. Nell'autunno del '44 già ebbe un chiamiamolo amore, con un suo allievo ... ecco. Questi fatti, ieri non meno di oggi, segnano non tanto la fedina penale di una persona, ma la stima che di lui possiamo aver acquisito per altre vie. Aggiungo una testimonianza da Casarsa. Quanto segue mi è stato raccontato dalla figlia della persona che visse e trasmise alla figlia, che appunto conosco, quanto segue. La signora in questione fu ragazza nel periodo in cui Pasolini, già consapevole dei suoi gusti sessuali, imperversava a Casarsa e dintorni. "Mia madre mi disse che mai potè uscire la sera, nemmeno accompagnata da coetanei perché Pasolini, con un'auto lunga e il pellicciotto girava e cercava le sue avventure". Feci presente che lei, in quanto donna non correva evidentemente alcun rischio. Mi fu risposto che era vero, ma i genitori non ne volevano sapere di questa coerenza. Fuori accadeva qualcosa di sporco e allora non si poteva uscire. La testimone mi disse che sua madre per un pezzo non uscì la sera per questo motivo e che quando lei, sicuramente per ripicca alla madre, decise di leggere di nascosto i romanzi di Pasolini, disse poi alla madre che non capiva questo divieto assoluto di leggerlo che le aveva imposto. Non erano belli ma non ci trovava niente di così negativo. La risposta della madre rivelò quell'adolescenza senza uscire per colpa di quell'uomo che vagava di notte in modo equivoco e da tutti risaputo.  
Ora ... siamo nel 2019 ... e immaginiamo che accada un fatto simile a quello a quello di Ramuscello e che io venga "beccato" ecc. Anche oggi non ci farei una bella figura e non per l'omosessualità che attualmente secondo me non è più così mal vista come allora. Si tratta di tolleranza, non ancora di rispetto per una diversità. Ma ci sono dei minori! C'è il pagare per una prestazione! Cose che a me repellono. Non mi sento all'antica nel dire che nella mia dimensione etero, mai ho nemmeno pensato di pagare qualcuno per avere in cambio sesso. Lo trovo avvilente. Se non si ha la pazienza e l'arte sedurre (secondo me l'aspetto più bello del rapporto) si è men che bestie! Questo penso. Rispetto, anzi tollero, chi invece pensa che la prostituzione sia qualcosa di normale, ma ... con dei minori? Qui la situazione si fa complessa. E' vero che esistono minori che sono tali solo sulla carta d'identità ma sembrano in tutto e per tutto adulti\e, ma men che raramente mi è capitato di non comprendere l'età appena aprivano la bocca. Il punto è che se ci si relaziona solo per il rapporto sessuale allora si può prendere un abbaglio, diversamente secondo me siamo, nel 99,98 dei casi, in grado di capire.
Pasolini propose sesso pagando e a dei minori secondo me consapevolmente. Me lo dimostra un'altra testimonianza. "Alberto Moravia ogni tanto si riempiva le tasche di soldi e spariva per minimo una settimana"  e io "e dove andava Carmen?" "sui colli romani a ragazzini ..." Penso abbiate capito di ci sto parlando. Lei non ne fa mistero, e cose simili a Tonino Guerra le raccontò Elsa Morante, genio mai abbastanza compreso della letteratura italiana.
Nell'ambiente era un segreto di pulcinella. nessuno ne parlava ma tutti sapevano.

A questo punto racconto un fatterello che sembra poco attinente ... ma secondo me.... Un giorno, mentre in treno da Milano mi stavo recando a Pennabilli da Tonino Guerra e non solo, mi ritrovai a dialogare con una signora che risultò essere una prof del Dams indirizzo cinema di Bologna. Fu un libro che stava leggendo che favorì il dialogo. Si passò a parlare di cinema italiano e, quando la corressi per alcune cose che disse di Fellini, mi chiese come facevo a sapere. Le feci presente che certa gente l'avevo conosciuta e che, per esempio, mi stavo recando da uno di loro in casa del quale avrei trovato Danelia e non solo. Sembrò impazzire. A tutti i costi voleva essere "introdotta" come diceva lei. Ero sbalordito. "Quindi" le chiesi "lei ha scritto di artisti spesso ancora viventi senza nemmeno conoscerli?", Confermò e le feci presente che non contava l'intervista ufficiale. Ogni persona di successo ha una maschera, recita se stessa; è necessario riuscire a fare il salto di qualità e veder la maschera che sparisce. 
Questo accadde decisamente troppo spesso e questi studiosi che non cercano di conoscere gli artisti, la loro cerchia e chi rimane dopo la loro dipartita ... mi fanno tenerezza. 

Per esempio porto un altro fatto che ho vissuto. Entrai in amicizia con Franco Passoni, critico d'arte che fu amico di Picasso (amico anche senza maschera). Dopo vari incontri, un giorno a pranzo a casa sua mi decisi a fare la fatidica domanda che da tanto tempo mi friggeva dentro. Sì, mi disse, Picasso era gay. Gli feci notare che questo spiegava molte cose della sua opera, lui negò e, in quel salotto pieno di quadri di d'Orazio che non amo, ci demmo battaglia in un modo passionale e spontaneo che ... e rimpiango quel credere nell'arte con irruenta onestà. Alla fine della tenzone, mi disse "prendi la scala ... appoggiala lì" ... In quel punto del corridoio c'era una specie di grata che sembrava quella del condizionatore. mi disse di aprire, mi fece prendere una certa tela ... Era uno dei Picasso che Picasso gli aveva regalato. 

Morale ... Oltre all'aver conosciuto un artista senza la maschera, serve uno sforzo notevole di meditazione, ma a Milano non è facile. Ricordo che Roberto Sanesi, altro amico di Picasso e grande traduttore dall'inglese oltre che poeta, ricordo che Roberto mi disse davanti a certe mie considerazioni su Savinio dettegli da me medesimo al bar Giamaica nel quale spesso ci incontravamo e che Savinio stesso frequentò, ... mi disse che lui da moltissimo non aveva più tempo per studiare e mi raccontò che tuttora, e aveva i capelli bianchi, viveva di rendita con quel che aveva studiato mentre si laureava: "Milano è così, ti prende e non c'è più tempo" ... e Milano è così, devi scappare per ritrovare te stesso e il piacere di scoprire. Stessa cosa dissi a Daverio mentre si usciva dal Poldi Pezzoli visitato insieme ... "vivi troppo e hai poco tempo per pensare, per questo in Passepartout hai detto quella corbelleria su quel quadro di Balthus !"

Torniamo a Pasolini. Speranzosi e Bolognesi "dimenticano" questo aspetto della biografia ed è un peccato perché all'epoca tutti sapevano. La morale sessuale da sempre è assai vincolante sul giudizio che ci facciamo su una persona! Secondo me da quando Cecchi Paone qualche anno fa fece auting in diretta televisiva, la situazione per l'omosessualità non è più così tabù. A questo giornalista la maggioranza dell'Italia rispose con un chissenefrega perché in molti ora pensano e son convinti che quel che fai a letto sono affari tuoi ... in molti ma non tutti ...
Io sono fra quelli del chissenefrega. Quel che mi turba è il fatto dei minori e della prostituzione. Sicuramente sono fatto a modo mio, sarà un limite, ma ritengo che la consapevolezza non solo emotiva dei propri limiti abbia un senso ... per questo ritengo fondamentale che in uno scritto, chi scrive si metta in gioco e non si consideri il freddo punto zero della situazione. Se apprezzo la dimensione "micia gravida", sono negativamente colpito da questi altri aspetti.

Domanda: ma questa incompatibilità morale deve ripercuotersi sul giudizio del valore artistico? 
No, non deve ... e infatti l'opera di Pasolini non mi piace a prescindere da queste faccende.
Un esempio. Trovai in un mercatino dell'usato a prezzo di un caffè "Scomparsa d'Angela" di Alessandro Pavolini. Sapevo chi era e lo lessi con meraviglia ... e poi ebbi un'idea. Feci delle fotocopie senza la copertina e le diedi a Tonino Guerra chiedendogli cosa ne pensava e che solo successivamente gli avrei detto chi le aveva scritte. La volta dopo mi disse che erano dei racconti veramente belli ... Quando gli feci il nome dell'autore, lo ricordo come fosse ora, nel salottino di fianco alla grande gabbia da uccelli vuota e di fronte alla tivù senza volume, raddrizzò la schiena e "digrignò le mani", nel senso che le chiuse inconsapevolmente a pugno fin quasi a farsi male. Era la prova che da un po' cercavo nelle nostre discussioni perché io asserivo che un'opera interessante poteva essere prodotta anche da una persona moralmente assai discutibile.
Pavolini uguale morale sociale azzerata, uso della forza, imporsi ecc
Pasolini uguale morale sessuale che non condivido.
Ma anche con questa attenzione, l'opera di Pasolini non mi prende. 
Un esempio. Lessi su un testo che tuttora possiedo, l'analisi di alcuni fotogrammi di "Le mura di Sana'a". Il regista spiegava che cercava la vicinanza delle antiche case con le nuove costruzioni ecc. tutto quel che raccontava io non l'avevo colto. Sarò una testa dura? Forse, ma secondo me un'opera d'arte deve parlarti da sola e solo in tre casi serve un aiuto esterno: 1) se il fruitore è di un'altra epoca 2) se il fruitore è di un'altra zona 3) se il fruitore è contemporaneamente di un'altra epoca e di un'altra zona.
In questi casi sarebbe utile riempire un vuoto che considero fondamentale per comprendere. Quando invece un autore della nostra epoca e del nostro luogo per essere compreso ha bisogno di "sottotitoli per non capenti" allora non ci siamo nel senso che non si tratta di un artista ma di un intellettuale. 
Un esempio a memoria (traduzioni mie):
  
La vecchiaia
questo è il nome che gli altri le danno
potrebbe essere un periodo stupendo

Morto l'animale
o quasi è morto
restano l'uomo e l'anima
...

Ca po la vo ro ! Jorge Luis Borges
Non esiste problema di tempo e di luogo ...
Phillydula è magrissima ma amorosa
per questo gli dei le hanno concesso di ricevere
in amore, molto più di quanto possa dare.
Se questo non crede una fortuna che cambi religione!

Ezra Pound  
In questo caso si suda un po' perché quella svogliata della de Rachelwitz (la figlia) o non sa o se la tira troppo per scendere fra noi mortali. Ricordo che in un suo intervento pubblico, io ragazzo di poco più di vent'anni, le chiesi indietro i soldi che mi eran costati i Cantos nell'edizione Meridiani pagati un botto e che all'ultima pagina ci delucidava così: "il miglior libro è quello che te ne fa aprire altri mille per essere compreso". Alla carriola ragazza! vattene dal Bosco Sacro! Sei figlia di poeta. Non poeta!!!
E la mia rabbia ora la stempero poiché da solo compresi quel che mancava. Immaginate una ragazza, magra, fragile, nervosa a Delfi che chiede ad Apollo "cosa sarà di me in amore". Ecco cosa mi mancava! .... e quelle poche righe sono la risposta stupenda dell'oracolo.

Ecco due esempi di poesia ... e ci metto pure Neruda in una cosina brevissima ma perfetta

Farei con te 
quel che la primavera
fa ai ciliegi

Infinito. La primabera/Neruda, non si limita a far fiorire, ma anche a rendere madre. 

questa è poesia ... e de Andrè e Vecchioni e molto de Gregori e ...
e accadde ... dialogando con un (in)docente universitario proprio di Pasolini, che davanti al mio dire che i romanzi e i film proprio non mi piacevano, mi disse "però la poesia è bella" . Risposi che quella risposta la si usava spesso perché quasi nessuno la conosceva, ma io l'avevo letta e anche quella secondo me mancava di ... poesia.
Nel cinema l'aspetto che mi infastidisce di più lo spiego facendo un paragone con "le quattro giornate di Napoli del 1962" di Nanni Loy. Dalla cinematografia russa migliore viene l'idea di utilizzare i prim'attori di mestiere e le comparse o alcuni ruoli decisamente secondari con persone che non hanno mestiere ma sono in sintonia col ruolo. Per esempio Visconti ad Acitrezza utilizzò veri pescatori per il ruolo di ... pescatori in "La terra trema" ecc. Nanni Loi in quest'ottica fece il capolavoro. Il film citato non merita solo per questo motivo e comunque, attori veri supportati da Napoletani autentici in Napoli, fu un mix riuscitissimo.
Non si dimentichi che il cinema è una finzione in due dimensioni che per funzionare, per sembrare reale, necessita di una certa capacità di fingere che all'attore professionista viene insegnata. Se l'attore di Pasolini non ne ha un'idea, il risultato è penoso. 
Non è diversa la situazione di un pittore che non sa dipingere, ma visto qual che accade nell'arte da più di un secolo forse è meglio andare sul pesante è parlare di musica. Mettete al piano uno che non lo sa suonare e ditemi quanto resistete! Il fastidio sale e ve ne andate o protestate perché ... a voi trovare un motivo.

Torniamo al Libro di Speranzoni e Bolognesi.
Storicamente è importante. Quando leggiamo la deposizione di Pelosi, che "misteriosamente" va subito sui giornali, col senno di oggi non esitiamo a comprendere che è falsa! Questa immagine che trasmette, di un essere che non sa resistere alla pulsione erotica e poi dice che ha intenzione di ucciderlo e il resto ... oggi ci stupisce. Ma come hanno fatto a credere a quelle panzane! Ed immediatamente siamo dalla parte degli autori. Pasolini è stato ucciso non certo a causa di un diciamo raptus sessuale!
Si prosegue la lettura con estremo interesse e l'apparato di documenti originali è interessantissimo ... peccato non aver usato la tecnologia. Sebald per esempio aprì un blog nel quale i riferimenti testuali erano elaborati ecc, e questo escamotage ora possibilissimo avrebbe potuto permettere di far vedere  i documenti originali e non solo delle scarne riproduzioni.
E poi ... ricordiamoci sempre che per chi non ha vissuto quelle vicende da adulto, esse sono da scoprire, quindi indirizzare verso un sito che mostra e racconta le stragi di Brescia e Bologna, il caso Pinelli ecc, lo vedo a dir poco necessario per le prossime edizioni.
Ritengo sia anche necessario aggiungere quell'aspetto di Pasolini che ho raccontato e certo non da omofobo. Questo permette di comprendere la rabbia che ovviamente non condivido, delle cellule trivenete di Ordine Nuovo (mi costa fatica mettere le maiuscole ...) quando arrivava un film di Psolini a Venezia al Festival. Alcuni erano friulani e sapevano per testimonianze dirette ecc.
E si ricordi che molta gente andava a "vedere" Pasolini posservare il mostro, perché per molti questo era, colui che osava una sessualità tabu e che non   la nascondeva ... e per quel che accadde è evidente che non si trattava solo di una azione pasoliniana in favore dell'emancipazione dei Gay. Quel che qui spiego, il voler vedere e osservare il mostro da vicino, ben ce lo spiega Musil ne "L'uomo senza qualità"; il mostro si chiama Moosbrugger e i suoi delitti a sfondo sessuale portarono ad un processo nel quale non vi erano dubbi sulla sua colpevolezza, essendo questi pure reo confesso. L'aula del tribunale era sempre colma, inventa Musil, proprio per vedere il mostro, per cercare di capirlo ecc. Quindi come spiegazione trovo che la mia on sia così assurda poiché tuttora accade ce ... si vada per vedere il mostro.
In più, mi sembra giusto aggiungere che prima di Pasolini, di Fatto Proust e Gide avevano già scritto senza ambiguità  sull'omosessualità e la Yourcenar che invece non ebbe il coraggio di dischiararsi, mascherò la sua omosessualità femminile in quella maschile narrandoci i "Colpo di grazia" di un uomo che lascia la moglie perché si scopre Gay e di Adriano e Antinoo in "Le memorie di Adriano". Ma Pasolini non incarnava solo la figura del gay ....
E' importante questa sfumatura. Pasolini secondo me non era semplicemente una possibile bandiera dell'emancipazione sessuale perché i suoi precedenti rivelavano qualcosa di irrimediabilmente intollerabile e che anch'io, come ho cercato di spiegare,  ancora in questo 2019, non riesco ad accettare.

Un ultimo aspetto del libro.
In esso e nei suoi due autori, "sento" una generazione che non è la mia  che tutt'ora soffre enormemente. Si devono purtroppo rendere conto che l'orologio cammina inesorabilmente e che quel che per loro è un vissuto che brucia, per chi non le ha vissute queste cose, quelle ferite sono storia ... storia recente ma dei libri, e che la si accetta così, con le sue domande nobili che non ebbero risposte. 
Anche per me questo libro è prima di tutto storia. Ringrazio per la chiarezza, poiché molti libri son scritti per chi già sa, per un ambiente che ha un gergo che esclude come il filosofese e il politichese per tacer dell'economichese. 
Libro chiaro, scritto da gente che tutt'ora soffre, e un narrare che nella figura di Cefis quando ai cadetti di Modena il 23 febbraio 1972 (pagina 117) accenna alle multinazionali, entra nel presente che stiamo "non vivendo2 ma soffrendo copiosamente introducendo lo spettro delle multinazionali. 
Questa è la cerniera che collega che rende vivo il tutto. Da materia che per lettori giovani è solo storia, ecco apparire chi opprime oggi, e scoprire che già accadeva allora, sparge l'odore di bruciato della bomba della Banca dell'agricoltura di Brescia e della strage di Bologna ecc. fin nella stanza solitaria di un ragazzo di vent'anni che immagino leggere questo libro ed essere approdato a quella pagina 117 così scottante in questo istante.
Quando la storia si inoltra nel presente allora si fa interessante per chi oggi soffre e non ha ancora ben chiaro perché, nonostante tutta la fatica e l'impegno spesi, al 18 del mese ha finito i soldi ... ed ecco che i gilet gialli non sembrano più così diversi da quelle persone che negli anni sessanta e settanta iniziarono a manifestare ai primi segni di carenza di democrazia. Ed ecco che, l'Italiano che si sta trasformando in consumatore gestito dai media, si è fatto realtà e quel che Pasolini disse da Intellettuale e Flaiano da artista (per esempio il secondo racconto in "Una e una notte"), diviene realtà, la nostra realtà, che invece, per l'indolente italiano  non ancora pronta per la democrazia, ormai cerca di arrangiarsi ma in piazza non ci va. L'italia è fatta, non gli italiani. essi cercano ancora le raccomandazioni per fare carriera e queste prevedono una gerarchia con qualcuno più potente che elargisce. Leggere libri come "Pasolini, un omicidio politico" potrebbe essere una vera spinta verso quella democrazia che secondo me l'Italia non ha ancora ben compreso nei suoi vantaggi di umanità e rispetto dell'altro.












1 commento:

  1. Dimenticavo ... nel testo si cita Barnaba Maj. Fui un suo studente e ci vedemmo anche fuori per dialogare degli amati Kafka e Celan. E' stato un piacere trovarlo citato e ricevere un'altra confema della sua carature morale. lo ricordo come il prof che più sapeva appassionare alle non facili elucubrazione della filosofia

    Werner

    RispondiElimina