Di
recente, in uno dei rarissimi casi nei quali con un umano si riesce a
discorrere in modo vero, causa la richiesta di qualche consiglio di
lettura, l'argomento ha riguardato anche Paul Auster. Il caso ha
voluto che fra alcuni libri esposti ce ne fosse anche uno suo. L'ho
caldamente consigliato facendo presente una serie di titoli. Dal mio
preferito che è “Mr Vertigo” ad altri che meritano la nostra
meditazione. Ho poi accennato ad un testo che di fatto Auster non
scrisse di suo pugno e che considero fondamentale comunque per
comprendere la radice profonda, inconscia, ovvero sconosciuta anche
all'autore medesimo. Quando mi capita di far presente che il
significato principale è un mistero anche per l'autore e che
dovrebbe egli stesso essere il primo e più accurato lettore di se
stesso per auto-comprendersi e quindi fare dei passi avanti, ecco che
mi si osserva con diffidenza. Questa operazione ho avuto occasione di
renderla evidente in scritti riguardanti per esempio Simenon, e si
possono trovare su questo blog, ma anche ad esempio per quel che
riguarda artisti (intendo il padre delle idee e non il regista che
spesso è quasi solo colui che ha gli agganci col produttore), autori
di film o video musicali ecc. Con Bruno Bruni per esempio questo tipo
di approfondimento ha portato alla pubblicazione di due testi d'arte.
Un'analisi simile l'ho fatta per tre film di Tornatore ( Baaria, La
migliore offerta e La corrispondenza), Per un video di Lady Gaga, LA
filmografia di Quentin Tarantino e di Refn, per i bronzi di Cristiano
Alviti e le tele di Suo fratello Patrizio e anche in questo caso ne
son scaturiti vari testi … ebbene, per comprendere il nocciolo
profondo, quello che irradia calore e vita a tutta l'opera di Auster,
l'operazione più semplice consiste nel meditare sul libro intitolato
“Ho pensato che mio padre fosse Dio”.
Si
tratta di una raccolta di racconti non scritti da Auster ma da lui
scelti fra quattromila che gli sono arrivati. Ecco la storia che ha
portato al testo: Daniel Zwerdling, intervista nel maggio del 1999
Paul Auster all'interno del programma radiofonico “Weekend All
Things Considered”. Al termine della chiacchierata Zwerdling chiede
ad Auster se può essere interessato ad una collaborazione, per
esempio un appuntamento al mese nel quale racconta una storia agli
ascoltatori. Ad Auster l'idea non piace. Il motivo è che scrivere,
se lo fai seriamente, richiede tutto te stesso, ed ogni impegno che
ti offrono diventa di fatto un ostacolo. E' una faccenda quasi
incomprensibile per chi non scrive … appunto con ambizione di
verità, di profondità. Serve una quantità di tempo ininterrotto
che è come una scala verso l'alto o il basso, verso l'abisso o il
cielo, fino ad arrivare al punto quasi irraggiungibile nel quale i
due percorsi di toccano … Ogni gradino è uno sforzo che, se ti
fermi, se la vita in qualche modo ti distrae, si smagnetizza, perde
la sua aura che sei riuscito a scorgere; devi quindi tornare ai tuoi
passi precedenti, spesso molti gradini più indietro e ricominciare.
Per questo è fondamentale lasciare che un artista vero gestisca i
tuoi tempi. Il mercato, il mercante, il gallerista, il produttore,
l'editor (che sarebbe il cretino che pensa di saper distinguere
l'opera dalla spazzatura e non ha l'umiltà di comprendere che solo
un artista può darti il consiglio giusto...) hanno fretta; per loro
il tempo è denaro ma comprendere questo genere di valori è compito
della sensibilità, non dell'intelligenza ….. Per l'artista il
tempo si annulla, diviene circolare, sferico, inspiegabile. Tornerà
dai suoi “viaggi” al di là del tempo, con l'opera, e non va
condizionato mai mai mai.
Ebbene,
Paul Auster per questi motivi era diffidente. Giunto a casa ne parla
con la moglie, Siri che risponde così: “Non è necessario che sia
tu l'autore dei racconti. Affida questo compito al pubblico. Se gli
ascoltatori scrivessero le proprie storie e te le mandassero, tu
potresti leggere le migliori alla radio. E se ci sarà una buona
partecipazione, potrebbe nascerne qualcosa di straordinario”.
Ho
citato pari pari dalla introduzione scritta dall'autore.
Di
solito, quando decido di leggere un testo letterario, la prefazione
la tengo per ultima. Zero influenze. Ho bisogno di comprendere cosa i
racconti dicono a me, al mio io profondo. Se c'è una mediazione, la
nostra capacità di lasciarci andare, di diventare sensibili e non
solo intelligenti, si riduce. Nel libro ogni racconto riporta il nome
di chi l'ha scritto, la città e lo stato USA di provenienza. Si
comprende quindi anche senza la lettura della prefazione che si
tratta di una raccolta.
La
sensazione che ne ho tratto nell'insieme è stata notevole e ho
intuito (quindi non compreso razionalmente) che vi aleggiava
un'esigenza mistica.
Arrivarono
al programma circa quattromila brani e Auster ne ha selezionati 126
per la pubblicazione del libro. Prima considerazione semplice e
fondamentale. Nello scegliere l'io di Auster, che è guidato da
esigenze profonde, prediligerà certi argomenti. Terminata la mia
lettura l'indice del testo era pieno di note e piccole considerazioni
a matita e spesso in rosso. Mi ero accorto della prevalenza di un
certo argomento, ma questo aspetto non era messo in rilievo
dall'indice che era suddiviso in modo per me strano, freddo, a questo
punto, dopo quel che avevo intuito, proprio insensato. I racconti
erano divisi nei seguenti capitoli argomenti: animali, oggetti,
famiglie, comiche, sconosciuti, guerra, amore, morte, sogni,
meditazioni. Dieci divisioni che secondo me avevano un senso solo di
superficie. Trascrissi alcuni dati su due cartoncini bianchi che
allego in fotografia e misi così in evidenza che esiste una
categoria occulta che contiene da sola trenta racconti, quindi il
23,809 % del materiale del testo.
Nel
primo foglio giallo il titolo dato alla selezione dei 30 racconti è
“COINCIDENZE”.
Ecco
l'elenco dei racconti:
- La farfalla gialla
- la storia del coniglio
- cieli azzurri
- zingaro alla radio
- storia di una bicicletta
- porcellane della nonna
- il basso
- la mia sedia a dondolo
- il monociclo
- la penna a righe (desiderio di una coincidenza)
- la bambola (coincidenze mistiche)
- la videocassetta (coincidenza miracolo)
- legami
- la terra perduta salvata da Dio
- 50 anni dopo
- il fuoriclasse
- l'ultima mano
- coincidenze
- ho pensato che mio padre fosse Dio
- tavolo per due
- il biscotto della fortuna
- Harrisburg
- qualcosa su cui riflettere
- partita a carte col morto
- il fantasma
- la lettera
- il sogno di mio padre
- vite parallele
- riflessioni sul coprimozzo
Ai
brani 10, 11 e 12 ho aggiunto all'epoca della mia prima lettura,
un'aggiunta che non mi sembra trascurabile.
A
questo punto un calcolo ci offre il dato del 23,809 %:
126
racconti totali STANNO a 100 COME trenta racconti STANNO a X
che
in matematichese si esprime così:
126
: 100 = 30 : X
30
. 100
X
= --------------- = 23, 809 % che per comodità arrotondo
126
per ottenere ¼ ovvero
il
25% dei racconti.
Se
i racconti sono parti individuali che contengono i significati più
disparati, una mente che ne sceglie 126 da quattromila, agisce in
base a quel che è in essa più importante.
A
Paul Auster premono le coincidenze
…...
Ebbene
… si tratta ora di capire cosa sia una coincidenza non in senso
generale ma nello specifico del pensiero di chi ha fatto la selezione
dei racconti.
Ecco
cosa ne pensa il vocabolario:
- concorso di fatti o circostanze fortuite
- Lungo una linea di servizi di trasporto (aerei treni ecc), corrispondenza fra l'arrivo di un mezzo e la partenza di un altro, per la prosecuzione di un itinerario.
Da
Wikipdia : la coincidenza (termine derivato da “con” e dal latino
“incidere”, “cadere insieme”) è un fatto accidentale e
casuale. Oltre ad essere a congiunzione di un evento ad altri, deve
avvenire in maniera accidentale ed inaspettata.
Sempre
da Wikipedia è interessante anche quanto segue: Aspetto statistico:
dal punto di vista statistico, le coincidenze risultano inevitabili e
meno casuali di quanto appaiono all'intuito. Per esempio nel
“paradosso del compleanno” la probabilità che due persone
condividano la data di nascita raggiunge il 50% in un gruppo di
appena 23 individui.
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Quel
che si coglie è la volontà di mantenere la coincidenza in un ambito
razionale. Ma … nella vita quotidiana, la coincidenza è ben altro.
Se il “paradosso del compleanno” sembra allontanare la
possibilità di altri significati, accade invece che la razionalità
si trasformi nella prima irruzione del sacro.
I
motivi sono tanti. L'impossibilità di rendere sensata la morte
nonostante lo sforzo delle religioni e la scontentezza del quotidiano
che viviamo che prima o poi si riveste di monotonia oppure di
angoscia nella lotta per soddisfare le esigenze fondamentali (casa,
caldo cibo) sono in assoluto le spinte irrazionali principali. La
scienza, particolarmente dall'illuminismo in poi, non esita a rendere
tutto coerente, e questa sensatezza onnicomprensiva, che annulla il
sacro, non può bastare particolarmente all'uomo americano? Direi che
prima di tutto non basta a Paul Auster. É lui che ha selezionato 126
racconti da quattromila e la sua opera tende mediamente in questa
direzione. “Mr Vertigo” per esempio narra di un ungherese (ebreo
chassidico) in grado di ottenere qualcosa che va oltre il razionale:
la levitazione di una persona, che nel caso specifico deve essere un
bambino accuratamente istruito. Potere che con la pubertà sparisce.
Fateci
caso all'importanza della levitazione come prova che esiste qualcosa
che va oltre il razionale e quindi dimostra il sacro! Per esempio nel
film “Youth” firmato Sorrentino ma di idee di ben altra mente che
ama rimanere nascosta. Altri casi le varie arti hanno espresso di
recente in questa direzione … e il significato è il medesimo: la
vita attuale è insoddisfacente, non basta, crea alienazione e la
causa di questa celebre sensazione parte da un'assenza di senso, di
finalità nell'esistenza quotidiana. La cultura USA e non solo, ha
l'etica dell'arrivismo che si esprime a livello popolare col
guadagno, nei ceti alti con l'acquisizione di potere. Quel che accade
in chi accumula denaro per esempio, è di avere una vita intensa nel
realizzare quell'obiettivo. Potrebbe accadere che ti ritrovi che son
passati vent'anni in un attimo e tranne l'accumulazione di pecunia …
cos'hai? Se questa corsa sfrenata avrà una sola pausa anche breve,
ci si accorgerà che non ha senso e si è mangiata la tua vita.
Questa situazione esistenziale riguarda tutti, non solo chi è
riuscito ad accumulare. Colui che lotta quotidianamente con per
sopravvivere non soffre di meno né di più ma, sente ugualmente alla
radice dell'esistenza l'assenza di un senso.
Accade
allora a tutti di aver vissuto coincidenze spesso ben più forti di
quella del “paradosso del compleanno” … spesso, quando
umanamente si diventa consapevoli di aver raccolto quasi niente, ci
si accontenterà anche di situazioni che non sono nemmeno coincidenze
… è l'urgente bisogno di senso che manipola la realtà per evitare
un suicidio virtuale o concreto.
Ma
a chi non sono capitate situazioni veramente al limite!ricordo per
esempio a New York di avere incontrato quattro volte nell'arco di una
settimana la medesima sconosciuta. La prima volta in un museo e la
notai per la sua eleganza, la seconda in un ristorante dozzinale, la
terza a teatro e l'ultima, per me stupefacente … in chiesa. Ero
entrato per il silenzio, per sedermi un attimo in un ambiente senza
tempo e lei era li davanti a me, seduta, solo lei … come non
dubitare della razionalità, come non supporre che le risposte che
gli eventi possono offrirci siano indizi di qualcosa d'altro … e
questo qualcosa è il sacro. Io con quella donna non parlai mai. Ma
già il vederla una seconda volta, in una città formicaio mi turbò,
ma non accettai il responso del cuore perché due volte è possibile.
Al terzo incontro il mio stupore produsse un silenzio che non voleva
dare la stura a considerazione di alcun tipo. Alla quarta volta
l'irruzione del sacro si è fatta concreta e rompendo gli argini, con
l'aggiunta della bellezza di lei, della graziosità del suo stile …
e mi son sentito invaso da un senso di armonia, da una consapevolezza
che nonostante ble difficoltà che stavo vivendo qualcosa, qualcuno,
non sa spiegare, stava vegliando e guidando fuori dall'apparente caos
della vita, i miei passi.
Questo
è solo un esempio di quel che può accadere in grazia di certe
coincidenze. E quando penso a “Uomo nel buio”e “Sunset Park”,
a queste descrizioni di vite senza soluzione, e poi a “Vertigo”,
deduco che individualmente in Paul Auster l'esigenza del sacro è la
chiave, la ricerca di una vita. Un sacro che appartenne alle sue
radici ebraiche, non per niente l'ungherese che sa far lievitare i
bambini viene da un mondo antico ma suo, nel suo sangue, nel passato
delle sue origini. Si tratta di un bisogno di recuperare qualcosa che
si sente che ci è appartenuto e che per nostra incapacità,
insensibilità, non si riesce più a cogliere … e le coincidenze
rappresentano il primo passo, secondo l'inconscio di Paul Auster
verso la possibilità di un recupero che potrebbe anche naufragare
nella sconfitta.
Altre meditazioni tratte dai miei appunti
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questo è il foglio 1/b degli appunti presi qualche anno fa.
si vedono elencati i dieci capitoli così come sono stati presentati dalla pubblicazione.
la prima colonna riporta il numero totale di racconti per capitolo, la seconda i racconti che trattano di coincidenze. ho cerchiato di arancione i tre capitoli che hanno fornito più materiale.
all'inizio del foglio si legge "effetto Mishima", mi spiego. Ne la tetralogia del mare dell fertilità si ha un annullamento di tette le forme illusorie di fiducia in qualcosa che va oltre il razionale. La monaca nel finale per esempio nemmeno ricorda di quel vecchio che dice di essere stato in gioventù il suo grande amore. L'annientamento dell'io risiede anche nel fatto che l'altro, e non un altro a caso, non ci ricordi più. Sempre nella tetralogia anche i segni che rappresentano la trasmigrazione dell'anima di una persona cara in un altro corpo, risultano illusorie.
La ricerca di coincidenze è presente anche nel fatto che si affidi alla presenza di qualche neo esattamente posizionato sul corpo di un altra persona, come era in quella che ci è venuta a mancare. In questo caso la coincidenza apre alla certezza della trasmigrazione dell'anima, al fatto che la morte non esiste e che la persona scomparsa è di nuovo a noi anche sensorialmente.
Questa considerazione permette di aggiungere altri due racconti all'elenco delle coincidenze: "Sospensione per pioggia" e "e se ...". In questo modo la statistica centrerebbe esattamente il 25% dei racconti selezionati.
Questo foglio dimostra la non trascurabilità di un'altra categoria.
Il capitolo della morte contiene 14 racconti e lo troviamo segnato nella parte bassa del foglio (morte 14). a destra in alto, con inchiostro color ruggine, si legge "morte sparsa"; i numeri sottostanti, 2, 3,2,4,6 (più un uno che dopo anni non capisco più quindi elimino dal computo), totalizzano altri 17 racconti che parlano di morte dei quali sei sono espressamente riguardanti la "premonizione di morte", ovvero venir a sapere di una morte per vie non razionali.
A questo punto la morte dispone in questa selezione di 126 racconti, di 18 racconti nel capitolo che le è espressamente dedicato, e 11 in ordine sparso sotto altre voci. Il totale reale è quindi 29 che corrisponde al 23% dei brani che Auster ha selezionato.
II 23% in un capitolo inconscio, occultato in parte sparpagliando il materiale in categorie più di superficie, riguardante la morte, sommabile a un 25% legato alle coincidenze che permettono di ipotizzare un senso superiore dell'esistenza. siamo così al 47% di racconti che rivelano molto, prima di tutto di Paul Auster e poi degli USA e secondo me di tutto l'occidente industrializzato. Morte come possibile momento di senso sacralizzato, coincidenza come prova dell'esistenza del sacro ovvero di Dio .... e non per nulla, non penso sia un caso che il termine Dio, accuratamente in minuscolo sia nel titolo, un titolo che ha in Dio-padre (anche questo termine è presente) un'accezione arcaica meravigliosa.
La morte nella cultura agricola, si inseriva in un senso di ciclicità che, sommato al fatto che era vissuta come un evento collettivo, riusciva a renderla spesso sopportabile (l'esempio assolutamente più bello e profondo che io conosca è nell'inizio del film "Terra" del regista ukraino Dovshenko che consiglio assolutamente di guardare per capire cosa intendo dire (lo si trova su youtube). La cultura post agricola ha trasformato la morte in un enigma che diviene quindi terreno per estrarre sensi profondi. la chiave per me è la seguente. Non esiste nulla di più umiliante, di più tragico che morire in solitudine. Penso al giorno che seduto ad un caffè, noto un signore non anziano, seduto da solo, che si guarda attorno con una certa agitazione, la sua agitazione mi fa sentire a disagio e decido di allungargli il quotidiano che non ho ancora terminato di leggere. Sorride e lo accetta ma ha uno sguardo ... che mi faceva male. "tutto bene?" ... "no ..." un attimo di silenzio e aggiunge "... c'è che sto morendo ... e non se ne accorge nessuno ...".
La coincidenza in relazione di morte si chiama la premonizione. Nel mio foglio di appunti in fondo vediamo una sequenza di numeri: 1,2,3,4,5,9 poi una freccia e la scritta 6 su 10.
Questo sta ad indicare quanto nella morte dell'altro quella coincidenza che ci fa capire in modo non razionale che la falce sta tagliando, sia importante.
Se sommiamo i racconti contenenti la premonizione di morte che sono 6, alla categoria coincidenze che mi sembra le appartenga di diritto e che ha già 30 racconti, arriviamo a quota 36 che corrisponde al 28,57% di racconti che puntano sulla coincidenza come evento che può destabilizzare l'esistenza razionale ed aprire una via individuale, incomunicabile, verso il sacro.
Un terzo scarso dei racconti in quella direzione ... penso sia sufficiente per poter supporre che questa sia la chiave di lettura prevalente di Paul Auster prima di tutto e forse degli USA, ma non si dimentichi che la realtà è una finzione che spesso gli artisti ci offrono poiché essendo immersi nella nostra medesima melma che si chiama presente del tempo, cercano una salvezza che può venirci utile. Auster secondo me non ha rivelato la realtà morale nella quale si sta dibattendo la sua epoca. Paul Auster, da grande scrittore, da grande anima sofferente, sta dando alla sua nazione una versione dell'esistenza che può rendere la vita sensata e quindi sopportabile.
Amen
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