Il
20 agosto a Londra, muore Moritz Erhardt... aveva ventun anni. La
notizia sui quotidiani è durata due giorni e poi è sparita. Non si
tratta di una morte diciamo normale, ma causata da un eccesso di
lavoro. Settantadue ore consecutive. Non era la prima volta che gli
accadeva. Si trattava di uno stage presso una banca molto nota. Non
riporto il nome poiché non intendo stigmatizzare un'azienda ma un
sistema. Si trattava di uno stage pre-laurea pagato anche abbastanza
bene. La follia secondo me sta nell'aver accettato di sottostare ad
una situazione simile. Se lo avessero proposto a me li avrei mandati
a quel paese. Non sono migliore di un altro se accetto situazioni
così assurde e invece è questo il messaggio che passa. Su un
quotidiano di fianco alla foto di questa vittima, c'era scritto
“Talento”. Ma talento in cosa …. nel farsi sfruttare?
Ci
interessa un curriculum? Va bene, si faranno dei sacrifici per
renderlo interessante, ma esiste un limite oltre il quale si va
nell'assurdo. Il male comunque è così generalizzato e diffuso che
gli esempi si sprecano. Io che ho avuto in sorte di passare qualche
estate sulla famosa riviera romagnola, ho visto spesso, troppo
spesso, quasi sempre, dipendenti stagionali strapazzati oltre ogni
limite. E questo esempio che guarda verso il basso dimostra che lo
stagista a Londra, che prende settemiladuecento euro per sette
settimane, dovrebbe comprendere, come lo stagionale di riviera, che
se chi pretende, supera certi limiti, va lasciato al suo destino. È
ovvio che lo stagionale è in un certo senso costretto ad accettare
orari di lavoro massacranti poiché così la situazione, per chi non
ha lavoro, per chi lotta quotidianamente con la sopravvivenza, e che
costringe ad accettare gogne tristi. Questa categoria è vastissima
ma non riguarda quel ragazzo. Non c'era altra necessità che nutrire
un curriculum e quindi l'ambizione, ma l'ambizione di cosa?.
Ognuno
di noi si faccia un esame di coscienza e mediti su quanto segue. Se
lo stipendio ci serve per vivere, siamo in quella categoria che
potrebbe essere costretta prima o poi, ad accettare situazioni
diciamo poco umane, poco civili. E non si pensi a stipendi bassi.
Io
immagino anche colui che prende per esempio cinquemila euro al mese e
ha creato un tenore di vita tale che in quei trenta giorni che li ha
guadagnati, li spende tutti.... se la mettiamo in quest'ottica,
vittime di cilindrate potenti che mensilmente salassano, di rate su
tutto, ci accadrà che un gradino alla volta, si accetterà
l'abiezione. Vedete … il gradino in sé è una piccolezza, è quasi
tollerabile, ma un gradino oggi e uno domani, ecco che
inconsapevolmente ci si trova in un abisso. Se ci si volta, per un
attimo si potrebbe inorridire valutando quel che era un passato forse
normale, civile, coerente, nel quale il lavoro era in funzione della
vita e non la vita del lavoro. Anche per questo motivo la nostra
epoca evita il passato, poiché come l'artista vero, rappresenta una
coscienza fastidiosa. Questo metodo subdolo e involontario dei
gradini, sporca qualsiasi istanza morale. E il lavoro, se dalla
morale viene sradicato e si fa suddito solo dei bilanci e
dell'arrivismo fine a se stesso, diventa una mostruosità.
Mi
si può dire, l'ho accennato prima, che la necessità in molti casi
costringe ad accettare situazioni infami. Ne so qualcosa. Io vengo
dal nulla più assoluto, ma ho preferito lasciar perdere, rinunciare
a certe proposte veramente indecenti ma grondanti contante. Penso
spesso ad una frase di Van Gogh, che si trova nelle lettere che
inviava a suo fratello Theo. “Per riuscire serve l'ambizione, ma
l'ambizione mi sembra assurda”. E ce lo dice qualcuno che nel suo
campo è indiscutibilmente riuscito come pochi nella storia
dell'umanità. Non si pensi che lui stesse parlando solo del suo
essere artista, ma della vita in generale. Non vendeva niente o
quasi, era consapevole in anticipo delle critiche che sarebbero state
mosse alla sua opera, ma non si arrese. Il punto è che, se perdiamo
tempo per l'ambizione fine a se stessa, essa ci assorbirà, alla fin
fine completamente. Arrivare arrivare arrivare, là in cima, ma
...perché! Per i soldi, la potenza (detta anche potere...)? Ma la
meta deve avere sempre e comunque un senso. Arricchirsi non è un
valore sufficiente, ma una premessa per fare qualcosa di preciso e
consapevole e l'ambizione è il modo di agire che si applica su una
visione chiara di quel che vogliamo fare. Chi è solo e semplicemente
ambizioso è già rovinato e irrimediabilmente in partenza, anche se
è un adolescente, anzi, peggio se è un adolescente. Cosa vuoi dalla
vita? Soldi. E quando li hai? Vivo. Ma i soldi non si vivono, si
spendono... Nelson Rockfeller, quando gli chiesero se la ricchezza
portava la felicità. Rispose che non la porta, ma permette di pagare
un gruppo di esperti per studiare il problema …. chiaro, non
trovate? Ed è detto, con ironia anche perché di esperti sulla
felicità non se ne conoscono, ed è detto dicevo, da uno che era più
ricco degli Stati Uniti. Ricchezza e felicità sono, e aggiungo
fortunatamente, due aspetti della vita non incompatibili, e non
necessariamente presenti insieme
Facciamo
un esempio: anche un'operazione banale come comprare, fare shopping,
richiede gusto e se interpretata come una meta, ovvero il poter
comperare di tutto, è sintomo di follia. Follia diffusissima
purtroppo. Comperare è un'azione. Questa azione deve essere
preceduta da un ragionamento, non da un impulso, quel che si chiama
appunto shopping compulsivo, e che consiste nell'uscire con l'idea di
acquistare senza un motivo o una necessità.
Cosa
ha spinto Moritz Erhardt, all'età di ventun anni, ad accettare uno
sforzo così al limite da averci rimesso la vita? L'ambizione
ovviamente, ed è tristissimo. Mi domando se una società che è
riuscita a far credere ad un ragazzo di quell'età che quella era una
scelta giusta, non sia ridicola. Vince chi guadagna di più o chi
lotta per la felicità? E guardate che quella parola, F E L I C I T
A', non è una chimera.
Io
penso questo della vita. Più si è, e siamo miliardi, più diventa
evidente che l'unica legge è il caso. Quel che si deve fare è
prepararsi ed essere pronti e, quando (o se) l'occasione si presenta,
saltarle in groppa. Ma se l'occasione che ci viene inculcata come
fondante è solo far soldi, allora la faccenda si fa triste. I soldi
sono possibilità, entro un certo limite sopravvivenza, ma poi
possibilità … Ho amici che guadagnano cifre astronomiche e non
hanno tempo, io volo basso, ma so cos'è un tramonto. Per me un
tramonto non è solo una parola o un evento fisico. Ricordo un giorno
a Milano che mi presentarono un tipo munito di vettura che vale
quanto un appartamento, orologio che vale quanto un appartamento,
cartella portadocumenti che vale quanto una macchina di media
cilindrata e abiti che valgono quanto un'utilitaria. Aveva di fianco
un figlio settenne. Me lo presentano e mi chiede dove abito. Glielo
dico e faccio presente che la mia casa è a cento metri dalla
spiaggia. Vedo nel bambino uno sguardo sognante. Chiedo se gli piace
il mare e mi dice si. Poi aggiunge che l'ha visto solo in
televisione. A questo punto mi arrabbio veramente col padre. Prima lo
prendo in giro poi lo massacro. L'Italia ha circa cinquemila
chilometri di coste e un bimbo italiano a sette anni non ha mai visto
il mare!?! il padre mi guarda con odio, è sempre stato assecondato e
lisciato proprio perché vistosamente benestante e non poteva
immaginare nemmeno lontanamente che un essere deviato, un artista,
che preferisce un tramonto ad un'auto di lusso, potesse ancora
esistere, ma purtroppo per lui siam sempre esistiti … l'ho
infamato, ma ho ottenuto qualcosa. Una cartolina con su scritto ho
visto il mare, mandata da quel bambino qualche mese dopo.
L'artista
vero è la coscienza sporca di un'epoca. L'esempio più evidente è
Fitzgerald. I suoi romanzi mostrano la follia amorale degli anni
venti americani. Lui aveva capito cosa stava accadendo e aveva visto,
calcolato al millimetro, il baratro che li stava inghiottendo, lui
compreso. Io non so nulla del mio valore; non devo, non posso
interessarmene, ma sento che devo proseguire per la mia strada che è
purtroppo solitaria e difficile. Ma pensateci un Po'! a ventuno anni,
per ambizione in fondo solo di denaro, il denaro che è un mezzo e
non una meta, ha accettato più di un turno di quattro giorni
consecutivi, senza sosta, senza tregua, di lavoro! E se resisti sei
bravo? No, sei uno schiavo con i soldi, ma i soldi se non hai avuto
tempo di pensare, di capire te stesso, per cosa li usi? E lo sappiamo
che si compreranno oggetti ... ne abbiamo le case piene. E anche le
donne, e in generale i partner, poiché il problema riguarda tutti,
diventano oggetti. Ma un partner comprato, un oggetto comprato e non
studiato, meditato, compreso, che senso ha? Produrranno solitudine e
angoscia.
Non
sono luoghi comuni. Avrete certamente letto di quanti divorzi hanno
avuto come causa scatenante la crisi economica. Non garantisci più
un certo tenore di vita al partner e il giocattolo si rompe. E'
accaduto poiché quei rapporti si reggevano sulla falsa convinzione
che felicità e denaro siano sinonimi. E quanti comprano oggetti
carichi di prezzo senza valutarne il senso! Ho visto acquistare opere
scellerate per cifre folli e l'unico movente per quella spesa era la
moda, averlo in salotto, essere al passo col proprio ambiente. Opere
che spesso sono solo apparenza, mercato ma purtroppo non di rado
gioielli di profondità, frammenti di anima veri. Con lo stesso
pensiero non pensato, si compera un Tiziano o , per esempio un
duchamp (minuscolo meritato...).
Ricordo
un uomo che ricevette in dono dal padre una Porsche. Non sto
inventando, era un mio prof delle superiori.... dopo un annetto non
resistette, la vendette e lo si vide girare con una macchina
famigliare indubbiamente decente ma molto meno costosa and vistosa
della precedente. Gli chiesero perché aveva fatto così, rispose che
nella Porsche non ci stavano le canne da pesca. Quando si è
allontanò lo derisero, ma la sua scelta era, anche se per un fatto
irrisorio, nella direzione dell'essere, e non certo dell'apparire.
Non aveva dimenticato che, se la riduce all'essenziale, un'auto è un
mezzo di trasporto … ma per molti, per troppi una protesi, un
prolungamento del pene....
Che
il nostro io si senta migliore di altri in relazione alla qualità e
quantità degli oggetti che possediamo è osceno, ma se osserviamo la
nostra esistenza ci accorgeremo che è questo il meccanismo che ci ha
deformati, travolti. E come è accaduto? Un gradino alla volta, un
oggetto alla volta, sgranati, nel tempo. Mi si potrebbe dire che
predico bene e razzolo male poiché ho tante cose belle ma … primo,
non sono tante, secondo, io mi affeziono agli oggetti, sono, come
direbbero i filosofi, un po' animista. Per me cambiare macchina è
sempre un dispiacere. La mia auto è piena di ricordi. Mafalda, Tata,
Sophie, Tonino Guerra, Danelia eccetera ...un amore che di fianco a
me venne a vedere un lago che intensamente mi ricordava mio padre…
per questo poso dire che le mie scelte non son compulsive. Amo per
esempio per la casa, gli oggetti disegnati da Richard Sapper. Aveva
“la fissa” della durata. Dovevano “vivere”, le sue creazioni,
almeno quanto una vita e così la loro morte, (anche gli oggetti
muoiono, si feriscono, invecchiano), e così la loro morte non ci
colpirà e ci sarà meno sofferenza, anche se non comparabile con la
dipartita di un essere vivente. Solo dei doni non mi considero
responsabile e quindi colpevole. Ne ho ricevuti di notevoli di
irreali e di assurdi. Spesso stanno relegati in una stanza che chiamo
coscienza, nella quale si stratifica quel che è mio controvoglia e,
quando credo che donare quei doni sia ormai senza offesa per chi me
li ha donato, li libero da quella stanza senza tempo. Anche gli
oggetti devono vivere, hanno diritto di esistere … e per esistere
non è mai mai mai sufficiente esserci.
E
penso alla London school of economics. Un figlio di Gheddafi ci
“comprò” un titolo di studio, ma tuttora quella scuola è
ambita. Io l'avrei chiusa e messo in galera chi ha “venduto” quel
titolo. É come l'Università Bocconi, nella quale qualche studente
di famiglia non abbiente è stato invitato ad andarsene. Solo figli
di gente che ha l'azienda! E chi invitò ad andarsene si chiama Monti
e fa il senatore a vita, l'onorevole eccetera; chi fu così
maltrattato, resistette e riuscì comunque a laurearsi, fa
l'onorevole giustamente arrabbiato. E chiudiamo pure la Bocconi!
Intervista fatta davanti a questo tempio del nulla: “a cosa
ambisci?”, “ Ad un lavoro da almeno settemila euro al mese...”
e io lo prendo, aggiungo una enne a euro e lo sbatto alla neuro.
Qualche clistere alla menta, così ha un retrogusto di freschezza che
potrebbe piacere … lo farei per dare almeno l'illusione che parte
dello schifo che hanno dentro, sia eliminato, e poi un po' di
silenzio e di Beethoven, con quei la e sol iniziali della Quinta che
sono il destino, quello vero, che bussa all'anima che non hanno, per
far sentire il peso angosciante del loro essere veramente e
completamente, il nulla, e poi a zappare la terra, a “sentire” la
vita, come quel protagonista proprietario di terra di “Anna
Karenina”, che nel corpo, del corpo si sforzò di comprendere il
linguaggio della vita. Settemila euro al mese! Ma mi dicesse una
casa, che è sicurezza, una famiglia, un amore … ma anche una
collezione di quadri o di farfalle rare, o della beneficenza! E
invece no!!! Minimo settemila euro secchi. Senz'anima.
E
su questa china ci siamo da decenni.
Ambizione di serenità, di avere un equilibrio vitale che tende a valorizzare la bellezza. Quasi tutti oggi tendono al possesso come unico pseudovalore della vita, perfino il possesso delle altre persone pervade la società, ma sono tutti insoddisfatti comunque. Nessuno mai gli ha insegnato a guardare un tramonto e a gioire. Povere tristi creature vittime di un sistema che spaccia falsi miti e valori e poi.... li uccide.
RispondiEliminaricordo con estrema lucidità una breve passeggiata in campagna con un cane dolce che seguiva con gli occhi una farfalla bianca piccolissima,,, anch'io ho inseguito il suo volo ,,, di pochi istanti è fatta la bellezza...
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