mercoledì 10 agosto 2022

MEDITAZIONE SU "LOLITA" DI NABOKOV

L'otto agosto di questo torrido 2022, mi son svegliato da sogni inquieti ma non mi ero trasformato in un mostruoso insetto. (si badi, trasformato perché die Verwandlung non vuol dire la Metamorfosi. Il bel pasticcio fu prodotto da intellettuali, non certo da artisti ... il titolo, "la metamorfosi", poi alla seconda riga del racconto troviamo il verbo verwandelt = trasformato, che è stato tradotto in modo corretto. Ma trasformazione e metamorfosi, alla pelle nervosa, quasi di cristallo e sensibilissima di un'anima sveglia ... fa venir brividi assai diversi ... e alcuni "geniacci" volevano pure tradurre verwandelt con metamorfosato, vocabolo che chiaramente è la masturbazione mentale di una nullità. Del resto si sa che l'artista vive, soffre e scrive o dipinge o compone ecc, mentre il critico come l'avvoltoio si nutre del corpo esausto dell'opera grande che ha un tale potere, se letta da persone leali, da aiutare a definire la realtà, a renderla sopportabile ...)

Ebbene, mi son svegliato verso le sei di mattina. Lolita, il mio tredicenne beagle, mi ha dato il buongiorno come solo lei sa fare e ci siamo preparati per la consueta passeggiata nel bosco poiché causa l'ora, il clima è ancora paradisiaco.

Poi la vecchia cucciola, si è dimostrata più pimpante del solito e allora l'ho caricata in auto e ci siamo recati al mio bar preferito. Dai tavoli esterni si vedono le navi passare. Dopo aver visto da fanciullo i giganti del porto di Amburgo e Kiel diretti in Sudamerica e grandi come solo nelle favole è possibile, eccomi felice di barchette che ad Amburgo sarebbero forse scialuppe di salvataggio. 

Che emozione quando da Catania arriva la nave carica di container che sembrano tanti lego colorati e il paesino, che si chiama Porto Corsini per una ventina di secondi va quasi completamente in ombra. In quel frangente che raramente mi è capitato di gustare, il mio ritorno ad un momento dell'infanzia era completo e mi son ritrovato sempre ad indugiare sorpreso che pa' non fosse seduto di fianco a me sorridente della mia fatale meraviglia.

Dunque. Arrivo, parcheggio, Lolita scende ed entriamo nel locale che sul lato dell'ingresso è tutto vetri. Dentro, vicino alla cassa, c'è un barboncino grigio scuro che è una elegante bomba di vitalità. Lolita è un'anziana signora tranquilla. Ama relazionarsi ma con calma, quindi fa la ritrosa. Io accarezzo il barboncino che è così morbido che sembra sciacquato con un ammorbidente di alta qualità e la signora mi conferma che è stato lavato da poco. Mi chiede il nome della ritrosa Lolita, lo dico e spiego che l'ho chiamata così perché quando, all'età di tre anni l'ho salvata dalle grinfie di un cacciatore di cinghiali, sembrava una cucciola. I bambini del vicinato non credevano alla sua età e allora Lolita, come uno dei soprannomi della celebre Dolores Haze, mi sembrò il nome adatto, perché per me era irresistibile la sua dolcezza e stavamo andando in simbiosi. Mentre parlavo avevo notato, appoggiati i gomiti al bancone, una personcina con pantaloncini corti non aderenti a fiori sull'azzurro e un top, non troppo corto della medesima mussolina romantica e leggera. Nel sentire il nome Lolita si è girata e guardava un po' il cane e un po' me. Aveva occhiali particolari, colorati, abbastanza appuntiti sulle tempie e ho detto senza quasi pensarci. "e tu hai degli occhiali da Lolita" anche se, ho poi pensato, nel celebre film secondo me mal fatto, sono rossi e a cuore e nella realtà del romanzo sono neri. Lei ha risposto "peccato che non abbia più l'età per essere una lolita ..." ho sorriso sconcertato. lei è uscita con la sua colazione in mano e io ho atteso la mia al banco.  Ho sempre la risposta pronta. In questo caso mi aveva bloccato la sensazione che la ragazza, chiamiamola Laura in omaggio a Petrarca, avesse torto. Non essendo in grado con certezza assoluta di poterle fare il dono di riabilitarla al rango di Lolita, ho taciuto, ma il cervello, come il fastidio crescente attorno ad una nuova carie, si faceva sempre più pressante offrendomi la sensazione di certezza, ma appunto senza ricordare di porgermi la prova. Mi son seduto e la vedevo davanti a me. Si, lo era, ed essendo accaduto due giorni fa, lo è ... ancora; devo riuscire a dimostrarglielo, mi son detto. Mi alzo e svanisco verso sinistra in direzione del molo per dare a Lolita il piacere di un'altra breve passeggiata e a me l'occasione di ammirare ancora, il capolavoro delledera su un muro bianco.

Ora si mescolano nella mente due pensieri, quello che dominava fino alla risposta di Laura era la mia interpretazione de "la flagellazione" di Piero della Francesca sulla quale stavo studiando e meditando da giorni. Poiché spesso mi si mettono in ordine i fatti e i sensi mentre passeggio con Lolita nel bosco e penso ad altro, nell'occasione a questo caldo afoso che mi rende faticoso anche pensare ... poiché, stavo dicendo ... che la mattina spesso fa doni di pensieri nuovi e sorprendenti, ero preso da una leggerezza deliziosa che prelude di solito ad una comprensione profonda dell'argomento al quale ho dedicato le mie energie o all'illusione di questa. Ora invece la flagellazione di Piero svaniva di fronte al sottile dispiacere di Laura, dispiacere che sapevo di poter dimostrare che era sbagliato. Mentre torno dalla medesima strada, la scorgo in bicicletta, la saluto dicendo ciao Lolita! come per dimostrarle senza argomenti che ancora lo è, e lei ha risposto sorridendo e con un bel gesto della mano. Siamo arrivati a casa e ho preso l'edizione più vecchia che ho di "Lolita" (Mondadori, 1958 traduzione di Bruno Oddera) 



e ho iniziato a leggere, dimenticandomi di tutto, compresa la salutare ed abitudinaria esigenza del corpo che ogni mattina dopo il cappuccino si fa urgente. Ed ecco che a pagina 28 del libro, ma di fatto la dodicesima facciata, trovo la risposta che riabilita Laura: prima il protagonista ci dice che le ragazzine, alcune ragazzine, fra i nove e i quattordici anni, hanno "una natura non già umana, ma di ninfa (vale a dire demoniaca)" e quel termine, demoniaco, riappare a pagina 29 e in forma mascherata in un altro punto in cui le chiama figlie di Lilith, la prima moglie di Adamo che di fatto era un demone. Sempre a pagina 29 ecco la salvezza di Laura! Leggiamo : (citazione n.1)"ma tutte le ninfette sono comprese entro questo limite di età? No certo. Se così fosse, noi che sappiamo, noi solitari vagabondi, noi ninfolettici, saremmo impazziti da un pezzo." 

Aggiunge poi, udite udite! (citazione n.2) "La bellezza non è affatto un valido criterio di scelta; e la volgarità, o almeno ciò che determinate persone così definiscono, non compromette necessariamente certe caratteristiche misteriose, la grazia torbida, il fascino elusivo, mutevole, struggitore e insidioso che distingue le ninfette dalle loro coetanee, incomparabilmente più legate al mondo spaziale dei fenomeni sincroni che a quell'isola immateriale immersa in un tempo incantato in cui Lolita si trastulla con le sue simili"

... e a questo punto il corpo mi ha sgridato facendomi notare che se non avessi voluto compiere i miei doveri naturali nei suoi confronti, avrei dovuto rinunciare al lassativo cappuccino. Quindi, ho obbedito alle leggi della natura e poi ho preparato la Moka per un altro caffettino e, col profumo di caffè nel naso e il corpo tornato strumento silente, ho ripreso i ragionamenti e la lettura.

Ci serve per ora la citazione n.1 ... Perché l'età conta poco e nel frattempo Humbert ci dice che l'ètà giusta per essere lolita è fra i nove e i quattordici? perché, secondo me in quella fascia di età la bambina cambia nel corpo e scopre, spesso con vergogna e fastidio, altre volte con gioia, di essere soggetto di sguardi a causa di quei cambiamenti. Premetto, mi sembra doveroso, che non rientro nella categoria del personaggio del romanzo di Nabokov, a me non basta un corpo che cambia, cerco un pensiero che non può ancora sussistere in quelle fasi della crescita in cui si è prima di tutto, sia ninfe che fauni, delle sgangherate bombe emotive. Quante volte ti dirà una ragazzina che ha voglia di piangere ma non sa il perché .... esiste comunque qualcosa di magico in quel momento di metamorfosi ma lo è solo per noi adulti che osserviamo, vocabolo esatto in questo caso quello della metamorfosi, perché si passa da esserino brucoso che poi si imbozzola, per finire la sua parabola nella forma di una farfalla stupenda si badi, per i sensi, un momento magico che divenne per me esprimibile a parole da quel giorno in cui salii sul vagone di un treno e mi trovai davanti una forse dodicenne bellissima e pensai di getto "sembra un futuro angelo, peccato che diventerà solo una donna". Solo una donna ... non si pensi che io intenda sminuire il femminile. Nulla può la bellezza di un essere umano nei confronti di un angelo che, come la luna si colora dei riflessi del sole, brilla della luce riflessa della divinità con la quale passa il suo tempo. Lo stesso Luchino Visconti disse, durante un festival del Cinema a pellicola conclusa da poco, del bellissimo ragazzino che recitò in "La morte a Venezia", che ormai era già vecchio, ed intendeva dirci che era ormai troppo grande per essere angelicale e ormai sulla strada sbagliata ovvero quasi uomo. 

Esiste quindi secondo me un momento in cui si sembra, agli occhi degli adulti, di alcuni adulti, un angelo. Ovviamente non capita a tutti, e per il fanciullo/a, oso pensare che si tratti di quella fase assurda in cui da te iniziano a pretendere cose da piccolo uomo o piccola donna, perché così ti vedono, e invece dentro, nella tempesta (ormonale) si è bambini che davanti ad una domanda troppo grande preferiscono prendere un peluche e stringerlo forte. Succede agli adulti di cogliere queste sfumature ... troppo tardi, quando li sfiora l'angelo della morte ... allora capiscono quante cose credevano di aver capito e si apre un mondo gentile ... e purtroppo sentono essere sull'orlo del baratro. Baratro si, ma non per tutti. I duri di cuore, solo dalla propria morte sono profondamente scossi, ma per pochissimi altri, anche quando la notturna ala sfiora qualcuno che conosciamo, si innesca un meccanismo di umiltà e di qualcosa che si situa ben oltre il pensiero e le capriole della logica, gabbia quest'ultima che non differisce dalla ruota del criceto ... 

Ebbene Laura, potresti essere ancora una Lolita, te lo confermo, ma ricorda che lo sei forse per qualcuno, che il lolitismo è nella mente di chi ti guarda con un eccesso di pensiero, non meno dannoso dell'esagerare coi bicchieri di vino, e per spiegartelo bene devo utilizzare la seconda citazione e misurarla su di te. 

Il tuo modo di vestire ... non è finto. Sei tu, ci stai bene dentro. Non è una maschera, un giocare ad essere quel che non sei o un seguire la moda che equivale ad un brillare falso di idee non tue. Certo è che ai sensi, quelli della carne, fai un certo effetto, se si è slegati dal pensiero. Per me, per esempio, sei ben oltre il tuo corpo, sei tutta in quella nostalgia di non poter più essere una lolita, che per te, immagino, sia una dimensione mista di stato mentale e fisico in cui ti sentivi accesa, come una stella, e ora percepisci in te una vitalità che ti sembra minore, ma che secondo  me è solo diversa. La vita sai, con gli anni si fa più faticosa non perché il corpo invecchia, quello per te avverrà più avanti. Tu per ora vivi in quello stato che sembra eternità e che inizia alla fine dello sviluppo del corpo e dura di solito una ventina d'anni. Ogni giorno il corpo ti sembra identico. Funziona e ti sembra normale che la sua capacità, la sua prestazione sia costante oggi come due anni fa, e sei talmente abituata al suo ottimo funzionamento che ti senti viva non quando muovi gli arti, come m'insegna Lolita (il cane) ogni giorno, ma quando i sensi o la sensualità ti scuotono come una nordica bandiera. Poi accadrà sai, che diventerai consapevole del suo rallentamento ma con calma, fra anni. Posso dire che da poco ne so qualcosa, ma non si vive male questo tempo successivo se nel frattempo si comprende che la vita osa ben oltre la corporeità. Ricorda, per me prima di essere una ventenne o una trentenne sensuale, sei quella frase. Se ti fa effetto il numero degli anni che cresce semplicemente per la corposità del dato ... non temere. Conobbi Boris Pahor che a cento anni aveva ancora la mente sveglia di un ragazzo e noi siamo la nostra mente prima di essere corpo o corpo più mente ... tu sei quella frase per me, te l'ho già detto, e medita ... quando pensi ad una poesia, il fatto che l'autore sia morto da secoli o abbia settant'anni o solo venti non influenza la ... bellezza che nasce da quella dimensione eterna dell'essere, l'unica vera, che si posiziona ben oltre il pensiero e il tempo che in fondo son sinonimi. 

Ora veniamo a quel che la seconda citazione chiama volgarità o grazia torbida. Non l'avevi nella posa sciolta, mentre sedevi sola davanti al canale del porto e alla tazza vuota e nemmeno nello sguardo, ma poi ti ho vista con una sigaretta in mano, non una di quelle confezionate, e in essa ho "sentito" quel torbido poiché strideva quell'oggetto fumante sulle tue labbra. Lolita che fuma, un'eterna bambina che fuma! ma fumare lo vedo da adulti anche se so che non è vero ... e qui le vie tortuose della fantasia individuale inquinata dalla morale esterna, inizia ad immaginare mondi anche se di poco, più contorti del proprio, per il quale la dose d'indulgenza per sé stessi è sempre superiore di quella che usiamo per gli altri ... perché osare il fumo per molti è una piccola perversione ma anche e soprattutto l'inizio di una scala di trasgressioni. Per me il fumo è semplicemente non volersi bene. Immagino la cassa toracica come una scatola di cielo e rondini, ma se si fuma ecco che diventa un grigio paesaggio industriale nel quale un cane randagio urla la sua fame ingiusta al vento. Eccola secondo me la tua grazia torbida, in quell'osare consapevole e noncurante il fumo che un poco ti spegne dentro o che rappresenta una debolezza che ci si concede, nonostante la sua negatività, per bilanciare un peso della vita.

Ora torno a Nabokov. La sua opera migliore é secondo me "Un mondo sinistro", titolo tradotto in modo assurdo. "Bend sinister" è l'originale e intende la banda a sinistra dell'araldica. Banalizzare non diventerà mai un'arte. "Cari" critici ... che peste vi colga! "Lolita è comunque un buon romanzo anzi, buonissimo. Certo che se lo legge un moralista nulla si salva. La mia edizione nell'interno di copertina pretende di giudicare e in effetti lo fa e chi giudica è morto anche se non lo sa ancora: "Lolita è un romanzo della decadenza del costume contemporaneo".... Ergastolo please ... e in galera in compagnia di Wanna Marchi ed Emilio Fede per espiare corposamente! Lolita è la descrizione di un'avventura individuale e tragica!! Ma quale collettività decadente! Un tredicenne vive il suo primo amore che si chiama Annebelle. I cuori sono appaiati, combaciano, e i corpi ci stanno provando. arrivano li ... sulla soglia del piacere condiviso ma dalla finestra della villa qualcuno chiama e Annebelle il giorno dopo partirà e morirà di febbri in Grecia. Il ragazzo vivrà nel ricordo di lei. La cercherà in ogni ragazza, ma cresce e si arriva al limite della morale in cui una tredicenne è un reato per una persona di venticinque anni più vecchia. Ed ecco che la trova; il suo vero nome si cela dietro a quello di Dolores Haze quindi mai lo sapremo. Alle pagine 62 e 63 della edizione citata possiamo leggere il primo incontro del lento Humbert con Dolores. "... e poi, senza alcun preavviso, un'onda turchina mi si gonfiò sotto il cuore e, dalla stuoia posta in un laghetto di sole, seminuda, inginocchiata, nell'atto di voltarsi su un ginocchio, mi sbirciò al di sopra di un paio di occhiali scuri, il mio amore della Riviera." Eccoci ... lui non vede Lolita, lui vede Annebelle reincarnata e un passo successivo ce lo conferma: "Riconobbi il piccolo neo marrone scuro sul suo fianco." Questa conferma la ritroviamo anche nell'eccellente "tetralogia del mare della fertilità" di Mishima. Quali illusioni prendono il via per alcuni nei che furono nel medesimo punto di qualcuno del passato... Mishima e Nabokov nell'aldilà che si son meritati, sono sorpresi ora e lo so che l'uno stasera leggerà il libro dell'altro ... Torniamo al primo incontro: "Un fazzoletto nero a pallini annodato al petto celava ai miei invecchiati occhi di scimpanzè, ma non allo sguardo dei ricordi di adolescente, i seni giovanili che avevo accarezzato QUEL GIORNO IMMORTALE." Ecco che di nuovo, per la terza volta, quel primo incontro rivela Annebelle reincarnata e non Lolita e appare l'immortalità alla quale basta purtroppo togliere una t per scadere nel banale.

"... quell'ultima, folle, IMMORTALE, giornata dietro "Roches Roses". I venticinque anni che avevo vissuto dopo di allora si ridussero a un punto palpitante e svanirono." Ecco ... il tempo si contrae. L'incontro di venticinque anni fa ora è appena accaduto e quel che accadrà da ora in poi è la continuazione della storia con Annebelle. 

Una illusione infinita per un cuore spezzatosi a tredici anni. Ecco cos'è Lolita. Il libro risulta essere un dattiloscritto che Humbert Humbert ha lasciato al suo avvocato il quale può decidere cosa farsene. Verrà pubblicato e noi leggeremo. Il moralista condannerà e qualcun altro coglierà il dramma senza via di scampo. Perché Humbert ha deciso di scrivere? Non per il perdono, ma per far sapere che il dramma nell'esistenza può assumere forme veramente dilanianti alle quali non si riesce e non si può, porre rimedio. Essere uccisi? se qualcuno avesse compreso, effettivamente questo gesto avrebbe reso refrigerio al povero Humbert, ma suicidarsi no, non avrebbe avuto senso perché anche Annebelle sarebbe morta (si muore completamente quando più nessuno ci ricorda) ... perché tu sei lo scrigno del ricordo ... unico al mondo in cui lei brilla ancora ... in cui la gemma inestimabile che fu Annebelle, continua a sopravvivere, ad esistere. 

Cos'è questo libro? il ricordo eternato, nonostante la crosta purulenta della morale esterna, di un amore grande, spezzato sul nascere.

Ora una considerazione personale. La storia di Annebelle è troppo fine, troppo sensibile ... per non essere realmente accaduta. Annebelle è quindi veramente esistita. In modo irrazionale ne ho avuta la certezza quando ho passeggiato per Abazia, luogo che vide Wladimir Nabokov bambino. Li accadde, ne sono inspiegabilmente certo. Le loro orme, il loro eterno passeggiare mano nella mano lo vedo ogni volta che raggiungo quel lido. Spesso siedo al Caffè Wagner. L'albero che brilla fra i tavoli che guardano il mare in direzione di Fiume e delle due isole, quell'albero, che con lo scricchiolare dei rami al vento, mi ha raccontato che lo vide bambino. Mi alzo la mattina presto anche ad Abazia, ma con un motivo in più. Passeggio da solo con carta e penna, Nabokov mi raggiunge, non dice nulla e sorride. Guarda spesso l'orologio perché la sinuosa Annebelle ama dormire, poi ... ecco che appare sulla Promenade, stupenda come solo nei sogni... Wladimir mi fa l'occhiolino, mi tocca una spalla poi la raggiunge e gioioso anche nel passo e ogni giorno, per sempre qui, si fonde con lei, in lei, nell'alba.



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