mercoledì 22 gennaio 2020

Consigli di lettura di alcuni scrittori di origine ebraica ad un conoscente


Ciao ... Volevo dirti alcune cose su Canetti ... regalare un suo libro secondo me non è sufficiente ... serve qualche parola di presentazione ...
Era nativo di Ruse. Se cerchi il paese così com’è scritto su “La lingua salvata”, mi sembra Ruschuk, non lo troverai mai.
Ebreo  sefardita, parlava in casa lo spagnolo antico ai primi del novecento, conobbe l’ebraico per fare il Bar Mitzvah. Essendo nato in una città di confine, conobbe il bulgaro perché lingua di Ruse, ma anche il romeno perché era necessario. Faceva parte dell’Impero Austro Ungarico quindi il tedesco, lingua letteraria per eccellenza, era fondamentale anche per accedere a una parte consistente dei quotidiani. Siamo a cinque lingue … per un bambino. Arriva la sesta, l’inglese, quando col padre si sposterà in Gran Bretagna.
Quel che ho scoperto successivamente vivendo, è che effettivamente un ebreo medio conosce minimo tre o quattro lingue. In più la tradizione letteraria (non religiosa) è fortissima. Solo il Russo, che si identifica nell’essere ortodosso e nel conoscere la sua cultura artistica, ci si avvicina mantendendosi comunque ad anni luce di distanza dall’ebreo dotato di famiglia allargata, fenomeno che accade assai spesso. Ti faccio un esempio. Detto con umorismo, eccoti un denominatore comune fra terroni ed ebrei … immagina un figlio che dice con la madre “mi piacerebbe studiare ad Halle” … vedrai la madre meditare un attimo e dire “abbiamo un cugino del nipote dello zio del nonno che ci abita, non è un problema! Un ravennate, quando ha un parente che abita lontano è a … Bagnacavallo. Su questo si basa la forte mobilità di ebrei e abitanti del sud Italia, poiché spesso spostarsi si riduce alle sole spese di viaggio.
Canetti poi aveva un Talento quasi unico. Amava ascoltare e usciva spesso col solo intento di trovare qualcuno, anche casualmente, che gli raccontasse qualcosa. Era il suo modo di vivere, di sentirsi vivo.
Come ti ho accennato, come scrittore (che secondo me è colui che inventa come per esempio fece Kafka ne "la metamorfosi", era una schiappa. Non si rassegnava a questo e spesso col rifilare il suo romanzo da leggere a questo e a quell’altro, risultava fastidioso … ma come non perdonare una persona che, se avevi necessità, e a tutti capita, era disposto ad ascoltarti anche per tutta una notte!
Massa e potere è interessante ma, come hai potuto constatare, la sua dimensione ideale è il raccontare anzi, raccontarsi. Conosco altri casi. Primo fra tutti Thomas Bernhard e anche in questo caso si tratta di una serie di libri.
Posso citarti un altro caso veramente interessante: Oliver Sacks. Anche lui ebreo, di Londra, racconta se stesso prima di tutto in “Zio Tungsteno”, poi prosegue con “In movimento” al quale aggiungerei il diario di “Oxaca”. Anche in questo caso, nel primo volume, hai il racconto veramente ben scritto, di un bimbo ebreo che cresce in una famiglia allargata in un’epoca che vede solo famiglie nucleari con i nonni ormai incarcerati negli ospizi (mettere in galera la memoria! Folle!)
“Alla corte di mio padre” e “nuove storie alla corte di mio padre” di Isaac Bashevis Singer offre invece uno spaccato interessante, sempre in forma di racconto di quel che accadeva in via Krochmalna a Varsavia. Isaac vinse il Nobel per la letteratura ma ci tenne a dire che il vero grande era il fratello. Ho verificato ed è vero. Joshua Singer con, per esempio “La famiglia Karnovskij”, “Acciaio contro acciaio” e “La famiglia Ashkenazy”, per mezzo dell’invenzione letteraria, sa colpire mente e cuore come ormai per mezzo di un romanzo mi accade raramente.
Questi consigli di lettura possono riempirti la prossima estate … Per me viaggiare ormai è più affascinante per mezzo della lettura o rilettura di un capolavoro che non col vero viaggio. Ormai l’ovunque si assomiglia troppo … ovunque, e solo un io interiore secondo me, o l’affetto di un cane, possono ancora sorprendermi.

Dimenticavo ... è importante 
Sto tentando di non dire più "ebreo". È più corretto dire "di religione ebraica".  La parola "ebreo" purtroppo, nella percezione comune, ha più un valore di razza; dato assurdo, poiché una persona di religione ebraica o di origini ebraiche è di aspetto identico al nostro. Alla massa però basta questo ragionamentoche non va oltre la superficie problema. Per esempio un nero ... è differente solo per il colore della pelle, ma umanamente e per capacità intellettive, è esattamente come noi ... quindi per chi ama pensare sul serio, nemmeno l'aspetto esteriore può essere una discriminante e non può quindi rappresentare un dato per definire una razza. Un cocker e un san Bernardo, per tutti sono della stessa razza, ovvero cani. Per quelle medesime persone che hanno questa visione peraltro corretta su due cani così radicalmente differenti, può curiosamente sembrare ovvio che un particolare minimo come il colore della pelle sia sufficiente per considerare una persona come  appartenente a un'altra razza. ... aggiungo per chiarire meglio, che nessuno dubita che un cocker fulvo e uno nero siano comunque due cocker o chevdue cani di diverso colore siano comunque cani .... la razza è quella umana ... e basta.
Quindi, se per esempio devo parlare di Freud, per essere corretto dirò che era ateo proveniente da una famiglia ebrea praticante. Per Isaac Singer dirò che era di origine polacca e di religione ebrea e praticante. 
Come si può comprendere facilmente, noi ereditiamo una lingua che aveva in sé la certezza che l'ebreo fosse radicalmente diverso dagli altri uomini. Se fai un salto a Brixen al museo vescovile, vai a vedere i piccoli e antichi presepi! Se noi oggi abbiamo, pastorelli e contadini, una volta c'era anche l'ebreo come personaggio, ed era immediatamente riconoscibile dai tratti somatici. Naso a becco, magrissimo, carnagione color mattone, orecchie grandi, che si "frega" le mani, e sguardo rapace ... si era creato un irreale cliché esteriore e quindi ritenevano giusto dedurre che un ebreo era ebreo al di là della religione. Lo dimostra anche la storia dei Maranos, persone di religione ebraica che per salvare la pelle o non morire di fame, si convertirono. Essi erano per l'epoca comunque e sempre ebrei, quindi dotati anche di un determinato carattere che li rendeva comunque e sempre riconoscibili. Il dato non era reale ma non serve una realtà differente se in mente hai uno schema. 
Vedi ... dalla lingua, così come tutt'ora la usiamo, anche se non vogliamo, trapela ancora la traccia di una teoria della tazza. Per questo cerco di dire "di religione ebraica" e non "ebreo"

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