sabato 23 giugno 2018

Mosè di Michelangelo: una interpretazione


Caro lettore, ti consiglio, se vai di fretta, di iniziare da dopo l'immagine del Mosè, poiché la parte che precede e che è immediatamente qui sotto, riguarda le solite recriminazioni che non val poi tanto la pena di leggere perché … se minimamente pensi e non vivi solo di emozioni …. già le conosci …

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Iniziai l'Università molto tardi, a 29 anni; non fui io a scegliere ma la vita. Arrivai alla prima laurea, in Storia dell'arte, per passione. Per me, che non avevo mai smesso di studiare le materie che amavo da quando ero un bambino, si trattò più che altro di mettere un po' di ordine in un cervello-crogiolo che conteneva un po' di tutto ma in un modo che all'epoca consideravo assai disordinato. Mi resi conto che il mio caos apparente era di fatto retto da principii esistenziali che col tempo mi si son fatti sempre più chiari. Alla fine, ammisi a me stesso con tristezza, che quel che avevo fatto e che continuo a fare da solo, conta molto più di quel che questa rigida istituzione, offre. Un pezzo di carta per un lavoro … e non sempre. Ormai non è altro. E le mie arti, letterature e storie di varie epoche ... e filosofie, son tornate completamente al mondo morale nel quale credo e son tornate a vivere. Secondo me, senza principii, nulla nella dimensione umana, sia individuale che sociale, ha un valore. Vediamo per esempio l'economia com'è ridotta ... e rabbrividii quando lessi e sentii dire che Stalin aveva fatto fare un salto notevole alla industrializzazione russa … dimenticando i più di quaranta milioni di vite umane che costò. La medesima faccenda per una persona (….persona?) che fa master per gestione d'impresa e parla di “materiale umano” come se fosse senza sentimenti sia lui che quel materiale … e la filosofia poi! Da Kant in poi sei filosofo se sei docente, se appartieni quindi ad una cosca. Solo Wittgenstein rifiutò e andò ad insegnare in una scuola elementare … lui che mai dimenticò che la filosofia è parte dalla vita e non solo elucubrazioni di gente isolata in un inferno autoreferenziale e che crede sia l'empireo. Si sono chiusi in un linguaggio tecnico … il filosofese. Vidi il filosofo Paolo Rossi lodare uno studente che parlava in un modo comprensibile solo agli addetti ai lavori; a quattr'occhi, con calma riuscii a farglielo notare ... quel ragazzo era come certe donne bellissime esteriormente ma che hanno speso tutte loro stesse in quell'apparenza … . Linguaggio tecnico e forse un contenuto striminzito in centinaia di pagine … e la filosofia non ha più un pubblico. Si inventano i festival della filosofia per rimediare. Che tenerezza. E del novecento su nessun libro trovate nemmeno citati quei veri filosofi (che hanno fatto un'epoca) che come al tempo di Platone aprirono delle scuole ed ebbero discepoli ma non ebbero a che fare se non casualmente con gli atenei. 
Un esempio di come la situazione universitaria sia triste la trovate in questo scritto sul Mosè. Quel che spiego lo scoprii alle superiori per conto mio (son diplomato in chimica …). Capitò che un amico, terminati gli studi, mi donò i suoi libri di storia dell'arte sapendo di farmi cosa gradita. Li divorai trascurando gli studi ufficiali e da solo mi inoltrai in letture di arte offerte dal caso e da rari consigli ricevuti. Quando approdai all'università più vecchia al mondo che la più vecchia non è, poiché il record, se mai ha un senso fregiarsene, appartiene alla Schola Medica di Salerno, quando vi approdai dicevo, mi resi conto che del Mosè si dicevano cose che non corrispondevano a quel che avevo maturato per conto mio. Sempre da ragazzo, avevo letto i “saggi sull'arte, la letteratura e il linguaggio” di Freud, libro che contiene il bellissimo e onestissimo saggio su quella scultura di Michelangelo. Questo testo aveva innescato la mia mente portandomi agli esiti che mi appresto rapidamente a narrarvi. Questo scritto avrà quindi una prefazione inutile e lunga ed un testo breve ma forse utile. Se non dissi nulla ai docenti è perché compresi rapidamente che la proprietà del risultato ottenuto, sarebbe passata a loro. Ogni docente è in grado di produrre immediatamente uno scritto che rende ufficiale il fatto che quella scoperta l'ha fatta lui e fui rapidamente messo in guardia su queste rapine culturali. Conosciamo una marea di casi simili. Ricordo per esempio Oliver Sacks che racconta nella sua autobiografia quel che gli toccò subire in proposito. Si sa che gli studenti vengono munti con facilità nelle loro scoperte perché nell'età nella quale la passione vince sulla razionalità, farli fessi è un attimo....

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IL MOSE' di MICHELANGELO



Nel saggio di Freud dedicato a questa statua, l'autore si arrende ammettendo di non riuscire a comprenderla completamente. Chiude lo scritto ipotizzando che in futuro qualcuno troverà opere intermedie di epoche precedenti o contemporanee al grande scultore che ci permetteranno di capire di più.

Sappiamo che: il Mosè si è appena girato e sta per alzarsi. Sembra che abbia visto qualcosa di sconvolgente.
Miei ragionamenti: chi è Mosè, un profeta. Le “corna” della statua lo dimostrano. Esse rappresentano il raggio-pensiero di Dio. Il profeta riceve visioni, quindi la visione non tratta di qualcosa di reale, ma appunto di una profezia e quindi un evento futuro.
Domanda che faccio a me stesso: chi sono gli artisti preferiti di Michelangelo? Vari testi mi rispondono … i fratelli Pisano, e si sa che andò a vedere le sue opere a Pisa. Cerco semplicemente su un testo delle superiori e già trovo quel che mi interessa. Si osservi del Pulpito di Pisa la crocefissione.


Alla sinistra di Cristo stanno i cattivi (alla destra per noi che guardiamo il bassorilievo). Eccolo il medesimo personaggio con la mano nella barba e l'altra sul ventre (questa mano rappresenta un gesto antico, quel tenere la toga che Michelangelo riutilizza).

Esito: Il Mosè di Michelangelo ha appena avuto la visione della morte e resurrezione di Cristo. Ne è sconvolto e nella statua di Michelangelo abbiamo il momento successivo alla visione, quando si è ormai girato e cerca di resistere alla forte emozione.
Si tenga conto che Michelangelo frequentava gli ebrei e fu da essi aiutato per “comporre” gli affreschi della sistina. Ci sta quindi il rispetto per loro, ma anche la consapevolezza di Michelangelo che il Cristianesimo corrisponde ad una crescita del messaggio divino che culmina con la “sconfitta della morte”.


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