giovedì 11 agosto 2016

La formula dell'eternità (prosa? poesia? odio le categorie...)

Quando morirai camminerai molto 
e giungerai stanco ad un luogo calmo. 
Vedrai a destra un cipresso bianco e una fontana.
E' in quel momento, 
quando sarai vicino all'acqua fresca che scorre,
è in quel preciso momento
... che dovrai essere forte

e solo se ricorderai le mie parole
queste parole ...
ci rivedremo. 

Vedrai una folla assetata bere, ed è si lunga tratta
che non avresti creduto che morte tanta
n'avesse disfatta.

Ma tu taci e resisti e ripeti a te stesso le poche parole
che ti chiesi di ricordare!
e fermati solo al lago che troverai più avanti resistendo alla mostruosa sete.

Quando i due guardiani chiederanno
seri e gentili
"chi sei ... dove stai andando"
allora, solo allora ricorda esattamente!

ricorda ed esattamente, ripeti:
"Sono di stirpe divina
figlio della Terra e del Cielo stellante
e ardo di sete ... da morirne"

e loro
i guardiani
ti inviteranno al lago
distante dal bianco cipresso e dalla fonte affollata
che annulla con la memoria
il tuo essere
che è dell'anima ...l'esistere.

E sarai eterno
E vivrai con loro
ormai guardiano severo e gentile
dell'eternità e della formula.

Solo così potremo rivederci.
Ricordalo ..... ricordati ...
e ora vai
che è mio il tempo del corpo 
e non più tuo
ed è per questo che stai soffrendo.

Oggi nel bosco
vagante da trent'anni
ho incontrato mio padre.

Ha bevuto alla mia borraccia
ma non era dissetato ...
per questo l'ho riconosciuto.
Solo nei morti che non cedono il corpo
che non vogliono, che non riescono
per affetto verso chi resta,
solo per quei morti ardenti
la sete si fa inestinguibile.

... e gli ho indicato la via che il tuo dio
costruito da sacerdoti di imperatori ingordi
non poteva conoscere ...

Gli ho detto Padre!
ecco le Parole ... e non avere fretta
attendi la domanda prima di dire ...
per sembrare sincero ...

Si è allontanato da me
di nuovo ...

e ha compreso forse, 
forse ...
che questa mia, che sembra un'illusione,
vale più del nulla che lo possiede.

Se questa sera 
quando ti verrà chiesta 
ricorderai la formula esatta
Oh Padre ...
se ricorderai, 
se resisterai alla sete
ci rivedremo.
ciao Pa'

... ciao ...

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Tirolo, tre agosto 2016. 
Ero nel bosco. Un signore col viso sciupato e lo sguardo allucinato, mi dice che si è perso. Ha sete. Gli passo la borraccia e la vuota ma non basta. Mi ringrazia e con un sorriso ironico gli dico che se prosegue per questo sentiero e fra duecento metri volta a destra, e poi prosegue per meno di un chilometro, troverà la statale e un bar. E' perplesso. Si legge nei suoi occhi che ha capito di essersi perso per un attimo, in una frazione di bosco inserita, incastrata in un mondo civile ormai onnipresente. Perdersi, in tutti i sensi non è più facile, ma basta poco, oltre gli spazi,in sé stessi... qualche passo senza certezze, e questi umani incapaci di leggere le stelle, il muschio e la solitudine accedono alla paura.
Mi ha salutato con un cenno della mano ed è sparito, ma per me, di Orfeo adepto, è stato solo l'inizio di una visione insensata per chi ama la desertica razionalità. Ho lasciato correre la mente dove voleva. Mi son fatto neutro, spenti i sensi, immobili i muscoli, lento il respiro per ridurre il suo fruscio e rallentare fino all'assoluto silenzio, il cuore. E' così che accade. Per Esiodo eran Muse, per la Pizia Apollo. per me non so, ma so, ora so, che quello era mio padre, attaccato a me, a noi resistendo alla morte che lo aveva chiamato trent'anni fa, perché sempre i figli son fragili agli occhi di un padre. 

E' tutto. Ringrazio la voce che dal silenzio del corpo mi ha mostrato questa verità. Che sia simbolo, realtà o malattia cosa importa. l'Importante è essere capaci di poesia ...  






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