Causa salute, ho lasciato
l'insegnamento. Non lo facevo per soldi. So fare ben poco per soldi e
ben poco merita di essere sporcato … coi soldi.
Accade comunque che ex studenti
cerchino dialogo e di recente uno di essi ha agito con un'urgenza che
non sapevo come soddisfare. Troppo grandi le sue domande. Troppo
assurda questa epoca.
Egli è al quinto anno. Ha l'esame di
maturità. Va bene e manca un mese al termine delle lezioni. Non
vorrebbe più frequentare e presentarsi all'esame che, visto il suo
livello, sarà una formalità, ma qualche docente lo ha già sgridato
per le troppe assenze che di recente ha accumulato. Esse sono molto
al di sotto del limite che il regolamento interno considera come una
condanna e io gli do ragione. Non è la frequenza che può essere
utile a colui che ha già raggiunto il livello richiesto! Ricordo con
un pizzico di Ironia, quando mio padre fu richiamato per le mie
eccessive assenze. Non c'erano problemi di voti. Mio padre disse che
lo sapeva e che sapeva anche dove andavo, ma questo essere che
giudico tuttora ridicolo, si permise di sgridarlo. Mio padre, assai
malato e claudicante, venne a scuola, lo costrinse ad uscire e a
venire a vedere dov'ero. Biblioteca pubblica, davanti a me un libro.
UN LIBRO! Perché volevo veramente crescere! E è inaccettabile
rimanere parcheggiati in un banco perché la burocrazia, l'ipocrisia
e quant'altro esista di fesso, doveva essere assecondata. Ricordo
anche all'università. Per la prima laurea terminai gli esami e la
tesi con sei mesi abbondanti di anticipo … ma niente, per quella
cloaca, che si considera la più vecchia d'Europa (quando invece fu
la schola medica di Salerno), dovevo attendere quel tempo, buttarlo
via, e vidi la sessione passarmi davanti e odiai
quell'inaccessibilità, quello spreco di tempo, del mio tempo, della
mia esistenza che stava cercando di fiorire.
Ricordo un dialogo con X (così
chiamerò questo studente). Mi racconta del nonno. È sera, è seduto
al tavolo e lo sguardo è immerso nella tivù. X chiede “nonno, per
te cosa c'è di più importante dopo i soldi!”, il nonno ci pensa
un po' e poi dice “forse la salute”. X prosegue, parlando con me
ma in fondo con se stesso “lo so che pensano sempre e solo ai
soldi, ma mi aspettavo che almeno dicesse i figli! La moglie! I
nipoti! no. Io non voglio diventare come loro.”
Ed ecco che un ragazzo di diciotto
anni, che pensa (e capita assai di rado), ha cercato un prof che
sembrava disposto ad ascoltare … e desiderava, desidera delle
risposte. Durante l'ultimo dialogo, proprio in conclusione, come se
la domanda bruciasse, ma non avesse comunque avuto il coraggio di
liberarsene, ha detto “Ma per cosa posso vivere ...” e gli ho
detto “non esiste risposta. Se tela dessi sarei un falsario, uno
che vende illusioni. Devi vivere, lanciarti nella vita, e un poco
alla volta scoprirai cosa ti piace fare. Potrebbe essere anche
semplicemente fare il padre, o amare una donna, o un mestiere. Io non
posso darti una risposta.”
ma quel che mi fa male in quella
domanda è che conosco la mia epoca a sufficienza per comprendere che
la sua generazione, come la mia, rimarrà schiacciata dai fatti
enormi e volgari che stanno accadendo. E non ci si può affidare ai
media per comprendere.
Se mai, quando venni in Italia, toccai
con mano una situazione di raccomandazioni di partito e privilegi
talmente feroci da distruggere tutti coloro che non ne godevano anche
se di valore, se mai compresi che la lotta era vana e feci scelte
estreme che tuttora vivo senza rimpianti, la sua generazione, che si
affaccia su una crisi indotta da potenze che ho ben nitide davanti
agli occhi della mente, questa generazione che ha ora diciotto anni,
cosa può fare se non comperare tutto? E comperi solo se hai i soldi,
ma tutto, veramente tutto ormai, si acquista.
Feci sentire di recente a due ex
studenti che vennero a trovarmi (e uno di questi era X), il discorso
sul PIL di Bob Kennedy. Rabbrividirono, non per il discorso, che
approvarono (è su youtube), ma per il fatto che sia Bob che John
Kennedy pagarono con la vita quei pensieri che volevano trasformare
in azione politica.
Quel discorso dimostra che nelle alte
sfere si sa quel che è giusto e quel che è sbagliato. Non accade
che l'economia liberista produca un'azione fisiologicamente
inevitabile. Tutt'altro. Ci basti pensare alla Federal Reserve che,
fondata nel 1903, da alcuni privati (sette per l'esattezza) accorpava
capitali per un totale superiore a quel che si trovava nelle casse
degli Stati Uniti … cosa dire poi della Gran Bretagna che con la
fine della prima guerra mondiale, era talmente indebitata con mister
Morgan (uno dei sette della fed), da poter essere considerata da
questi come una proprietà privata … e che sensi di colpa per me
insegnare storia quando si sanno queste cose e i libri che rifilano a
questi diciottenni nemmeno dopo un secolo quella verità la dicono …
e non la dicono perché essa vige tuttora …
Ora salto, ma solo in apparenza, di
palo in frasca. “Suite francese”, di Irene Nemirovsky. Lei aveva
in mente un opera composta da cinque libri. Arrivò a produrne due e
poi una malattia la fece soccombere in un campo di concentramento. La
prima parte è una lezione enorme, oltre che un gioiello all'altezza
dei più grandi scrittori di sempre. Si intitola “Temporale di
giugno”. Narra della Francia che soccombe ignobilmente all'avanzata
tedesca. Una famiglia benestante fugge in provincia. Ebbene, chiedo
ad X di leggere “Temporale di giugno” proprio perché ho compreso
la natura delle sue domande e vorrei mostrargli che è nella grande
arte che ci sono le risposte vere. Gli chiedo qual'è il capitolo che
lo ha colpito di più. Mi dice “quello del prete ucciso dai
ragazzini”. “Esatto rispondo” e gli chiedo se mi sa spiegare il
senso di quella scena. Tace, ci pensa un po e poi con lo sguardo
chiede la risposta. “Quei ragazzi, mantenuti e pseudoeducati in un
mare di ipocrisia per nulla celata, sono il punto più basso della
società, l'essere umano ridotto alla bestia, senza una minima
educazione, una minima cultura. Tutto intorno a loro è orrendo. Le
parole del prete sono una bolla vuota, la carità che ricevono è una
umiliazione continuamente rimarcata, e sin dai primi capitoli vediamo
una borghesia inconsapevole dell'umiliazione continua alla quale fa
soggiacere servi e, in fondo, tutti coloro che borghesi non sono.
Quando il prete porta i ragazzi in fuga verso le campagne, in quel
tremendo capitolo venticinque, assistiamo prima all'uccisione
gratuita di due lucertole prese a sassate, preludio del dramma, e poi
la violenza pura, nella quale più singoli, uccidono e si appropriano
di una libertà totale, che “sentiamo” essere spaventosa, perché
basata sulla totale assenza di regole che porta alla lotta di tutto
contro tutti.
Ecco quel che La Nemirovsky ci disse in
“Temporale di giugno”. Ipocrisia, sottomissione umiliante,
mancanza di cuore in fondo, ed ecco che una massa sterminata è
avviata verso la china della bestialità.
Proseguo affidandomi ad Edoardo Weiss.
Vi invito a leggere quanto segue:
“Poteva sopravvivere soltanto il furbo che ogni giorno, con
attenzione sempre desta, conquistava il suo palmo di terreno. Gli
inetti, gli apatici, i miti, gli agitati, gli inadatti, gli afflitti,
quelli che si commiseravano, erano schiacciati.”
Quelle parole descrivono secondo voi la
situazione attuale? Questo oggi che dura ormai da tanti anni? Secondo
me si … e che effetto vi fa scoprire che sono le parole del
testimone numero cinque del processo di Francoforte (1963-65) che
riguardò funzionari ed SS di Auschwitz?
Quel che per me è tremendo è la
sensazione che la realtà che si tentava di sopportare in quei campi
per salvare la pelle, ora è la nostra realtà quotidiana. Sopravvive
soltanto il furbo …. e chi sono gli inetti per il furbo? Coloro che
amano, che vivono secondo dei principi morali. Ricordare! Ogni
principio morale è una zavorra, il furbo corre leggero verso la meta
… una meta anafettiva, che poi scoprirà non essere soddisfacente e
che lo renderà spesso arrabbiato col mondo.
Un Rockfeller anzianissimo (uno dei
sette della fed), abitava da anni a Venezia. Parlava ormai anche il
veneziano. Lo videro passare e gli chiesero “Come va!”, lui
rispose “la me sta de drio ma non ghe dago confidensia... “ (mi
sta dietro ma non le do confidenza). Bella amica la morte ….
ma ad un'altra domanda, diede una
risposta meno ironica e con un fondo drammatico che a certi livelli
spesso ho visto: “che differenza c'è tra l'essere ricchi e
l'essere poveri?”: “essere ricchi non da la felicità ma permette
di pagare una buona equipe per studiare il problema”, aggiunse poi,
a microfoni spenti, che i ricchi hanno case più grandi nelle quali è
più facile sentirsi soli” … e muoiono più soli? si. L'ho visto
spesso. Tutti contro tutti. Sempre la Nemirovsky ce lo racconta in
“David Golder”, e io sorrido amaramente pensando al “mio”
studente che mi manda oggi una poesia. Mi dice che è la prima volta
in assoluto che scrive:
“Sono quant'altro
seduto su uno scoglio
circondato da uno strato di nebbia
avvolgente come i dubbi
che attraversano la mente
pian piano l'acqua si ritira.
Vedo un pescatore.
Si ritira anche lui
… non preso niente.
Non posso fare a meno di notare
le numerose macchine che lavorano
sulla spiaggia,
per proteggere quella poca sabbia
mentre a pochi chilometri da qui
i terreni pian piano
si trasformano in deserto.
E penso …
ad un futuro sempre più incerto
osservando il mondo,
e capendoci ben poco
che va a fondo.
Penso a noi, ad esso
guardando le onde
guardando la nebbia cieca
e non comprendo l'essenza.
E sono seduto
su uno scoglio del tempo
circondato di nebbia.
Avevo la sua età e scrissi qualcosa di
simile. Sentivo la forza fisica, la voglia di fare immensa. Sempre il
mare e la voglia di remare, e quella domanda a me stesso, se era
possibile nei miei vent'anni io che potevo remare per ore, scalare
per ore, studiare per ore, mesi, anni, se era possibile che mi si
consumassero gli anni migliori dietro alle marche da bollo,
l'ipocrisia, la sottomissione a chi, a chi, a chi, a un nulla che ti
schiaccia.
Quella nebbia di X, l'ho vissuta e si è
diradata negli anni grazia all'amore dei cani e della letteratura.
In fondo è andata bene. L'anima è un
seme. Devi scoprire che ce l'hai e poi concentrarti, ascoltarla e
nutrirla. Ormai sono vivo ed eterno, ma la mia è stata ed è una
vita assurda, al limite, che non consiglio a nessuna.
E a X cosa posso dire? Con questi
governanti ovunque nel mondo? Con queste regole del più ricco che
anche se è stupido è il più forte? Una volta si ascoltavano i
poeti. Ora essi son cattive coscienze, fanno pensare, e sono stati
buttati via. Ora è dura. Accarezzo il cane e dico che nelle mie
scelte estreme (mai l'uomo però sceglie, s'illude, ma è scelto...)
ho trovato un poco di serenità. E i rapporti umani son diventati
troppo speculativi, in senso economico ovviamente.
Vai caro X, illuditi prima di tutto che
qualcosa di buono possa accadere e, se la tua generazione riuscirà
ad essere meno individualista della mia, e meno feroce di quella dei
nostri nonni, allora forse …. tornerà la poesia.
(Non l'ho riletto. Scritto di getto.
Torno al mio mondo. ciao)
E pensare che proprio stamattina mi sono recata in biblioteca per studiare diritto e leggere. Molto probabilmente mi hanno beccata, spero non mi diano la sospensione. Non voglio che la mia non-vita sociale si riduca a zero. Non mi sprecherò a dare spiegazioni del perché preferisco la biblioteca o un parco (dove già un'altra volta sono andata a leggere invece di partecipare alle lezioni), tanto non capirebbero.
RispondiEliminaS.
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RispondiEliminala scuola, a tanti ragazzi non basta. è fredda, rende tutti uguali livellando verso il basso e se non accetti le regole ti punisce. parchi o biblioteche va sempre bene. Virginia Woolf inneggiava ad "una stanza tutta per sé", libretto che considero tuttora valido anche se tratta prevalentemente l'emancipazione femminile. a me piace partire da un passo prima. Ne maschi ne femmine, ma esseri umani che crescono ... fino all'ultimo giorno. ciao
RispondiEliminauna stanza tutta x sè nn è un saggio sul femminismo ma è il parco o il libro ovunque lo si apre . anke io insegno . a volte precaria , a volte da ambulante, a volte li guardo in faccia tutti quegli studenti e nn posso ke essere per loro "il saltimbanco dell'anima mia"eppure quando entro in classe dico sempre :" se oggi vi avrò annoiato nn avrò fatto bene il mio lavoro"abbiamo la sfortuna ke la skuola vorrebbe creare dei replicanti , la fortuna ke , come disse Bruner e infondo l'alunno x... per fortuna l'uomo non è un pc e dopo un pò è stanco!!!!!!!!
RispondiEliminacontinuo il mio post e commento "scritto di getto".CONDIVIDO mai fatto la malacopia di niente !!!!il foglio vuole onestà .Se io faccio un pastrokkio è xkè sono un a pasticciona ! pazienza nn credo nel Q.I e nn mi ritengo x questo border line . pertanto nn desidero finire nella catena irrisolta delle "belle" ke "ridiventano brutte" si scrive di getto ,la riflessione mettiamola quando parliamo
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