Basquiat - autoritratto |
Ogni volta che nasce un armeno … un ebreo piange. Questo detto assai diffuso, ci vuol mettere sull'avviso che gli armeni son considerati mercanti più scaltri di tutti. Perfino degli ebrei che si considerano e son considerati i mercanti per eccellenza.
Penso sia il modo migliore
per introdurre uno scritto su Larry Gagosian.
L'Armenia è una terra
stupenda. Di una bellezza che va oltre al senso del bello
occidentale, che è legato a troppe parole, a troppe macchinazioni
verbali. Quella terra è una fucina di artisti.
Accade che si pensi, che
Gagosian sia una galleria d'arte con sedi a New York, Los Angeles,
Parigi, Atene e Roma. Mi domando se sia vero. E non mi interessa
scoprire che effettivamente a quel certo indirizzo ci siano uffici e
sale con quel nome sopra e della roba dentro … per me una galleria
d'arte dovrebbe aver a che fare con l'arte … o almeno provarci.
È vero che l'arte viene
commercializzata quindi potrei nutrire qualche dubbio ma … se cerco
di dare una definizione alla parola arte … cosa rimane? Il
commerciante. Non uno spicciolo di significato in più. Devo spendere
parole per quella definizione? no. Chi ha voglia di capire e, forse,
di perder tempo, si legga i post del mio blog e un'idea se la fa.
Poche parole definiscono poco, quando si cerca di dare un significato
a un termine che è vita.
Di recente, a Venezia, son
passato alla galleria Contini. Quando mi involo verso terre di lingua
tedesca mi fermo a Cortina, anzi mi fermavo, semplicemente per vedere
la sua galleria, le due sedi, quella in centro e quella un po' più
fuori che ho visto piena anche di opere di Mitoraj che stimo e che ho
pure utilizzato per la copertina di un mio libro. Ora non mi fermo
più. Cortina è bella, ma l'umanità è pacchiana, men che banale. I
personaggi dei film di Verdone sono in confronto filosofi delicati.
Anche Contini, che aveva opere di Aguzzi, qualche buon Botero,
l'eccellente Domenico Gnoli, sta prendendo la linea di Gagosian.
Commercio di “roba” che convien spacciare per arte, ma in fondo
solo quello. Esistono altri templi finti? Certamente. E chi li
frequenta? Ormai quel ghetto che sembra lussuoso, ma di fatto è
triste proprio per la sua esclusività, dei super ricchi.
Ora Larry Gagosian dedica
le sale di New York, quella a Chelsea, ventiquattresima strada west,
a Basquiat. La maschera commerciale ci rivela la sua recita dicendo
che si tratta di una mostra museale. Questo vuol dire che si mostrano
opere per il piacere di mostrarle … si scopre, se ci si inoltra un
poco nella finzione, che solo dieci fra le opere esposte, sono
effettivamente in vendita, ma non si dice che l'anno scorso una sua
opera ha passato i ventisei milioni. Il mercato era stato svuotato.
Pochi li avevano, ed ecco che ora, che il lievito di una accurata
operazione solottier-commerciale ha lavorato bene, si espongono. Da
circa tre milioni a ventisei e passa in poco tempo … ne bastano
dieci in vendita per far giornata … non credete? E poi esiste il
cosiddetto mercato secondario, termine che puzza di tecnico e che
vuol dire; opera di proprietà che il gallerista si incarica di
rivendere... ma a meno che io non sia scemo … tutte le opere hanno
padrone … o sbaglio? E quanti son quegli strani esseri che il
mercante chiama artisti e che son stati utilizzati per gonfiare i
prezzi? Ormai infiniti. E si tratta di moda, della medesima moda che
fa sbavare stuoli di signorine per borse di tela gammata di una certa
nota griffe che essa compera per ottanta centesimi a metro quadrato
e rivende, rifinita in pelle, a quasi un migliaio. Come fanno?
Semplice, l'esigenza viene creata. Non importa la qualità del
prodotto, ma che sia desiderato e … se chi fa le scelte è un
commerciante … è finita. La moda italiana, negli anni settanta
basò la sua fortuna su figure artistoidi rigorose anche per la
qualità. Ora. Insisto, è il commerciante a decidere, e così non
va.
Lorenzo il Magnifico |
Pollock all'opera |
Perfino quel che può
avere un senso vero, viene bruciato da chiacchiere
scientificheggianti di iper critici. Ma … lo dico e lo ripeto: il
critico è la persona che paghi per parlare bene di te .. lo
sappiamo, quindi le sue flatulenze, scritte o cantate, non valgono
asssssolutamente nulla.
E Pollock? Certi musei
prestano al nulla artistico di alcune epoche delle sale enormi , e
svendono i loro soldi, che così dalle fondazioni che le reggono,
passano al cosiddetto secondo mercato … mentre chi lo comprò anni
fa lo ha messo nella casa al mare o comunque in quel luogo, spesso un
armadio, nel quale le cose passate di moda giacciono senza offendere
l'occhio. Unica possibilità appunto, o una fondazione con amici nel
consiglio di amministrazione, oppure ipotecarlo, lasciar scadere
l'ipoteca e tenersi quella percentuale assai smagrita del valore
dichiarato.
Opera di César |
E ora torno ad Aguzzi che
conobbi da Contini a Cortina. Il dialogo all'inizio fu difficile. Era
diffidente. Si difendeva. Gli avevo semplicemente chiesto perché
aveva scelto di fare quei grandi quadri con i cesti. Prima mi disse,
“vedici quello che ti pare” e altre reazioni scontrose, ma quando
capì che lo apprezzavo e lo rispettavo, che non costruivo parole
saporite e basta, mi confidò che ogni cosa intorno a noi ha una sua
bellezza e che se la osservi minuziosamente, sempre sfiora il sacro.
Parole belle. Belle perché vere. Dedicava ore all'intreccio di quei
vecchi cesti, e quella dedizione era parlarci, parlare con i ricordi,
con la vita.
Quel che chiedo è che
parli l'artista, che gli si dia la tranquillità per farlo. Non ne
posso più dello spaccone che mi dice “ ci puoi vedere quello che
vuoi!” questa risposta stupida, sentita un po' da tutti fino alla
noia, rende tutti intenditori. Può andare per il calcio, droga
popolare, ma l'arte no! Non accadrà mai che un'opera non rappresenti
un'interiorità, un mondo personale che si fa simbolo.
Il trenta febbraio non
ricordo se su “La stampa” o il “Corriere della Sera”, Elkann
ha intervistato Valentina Castellani che dichiara di essere il
braccio destro di Larry Gagosian. Vale la pena di leggerlo e stimo
l'abilità dimostrata da Elkann che fa domande e lascia che questa
persona si faccia del male da sola. Il suo linguaggio è commerciale.
Dell'arte nel significato più vero del termine, non rimane traccia.
Questo modo di agire
Elkann, che fornisce domande e le riporta senza commentare, ha la
forza di un giudizio, di un distacco che deve farsi sottile e che è
compreso solo da chi “sente” la vanità del discorso
modaiol-commerciale.
Lucian Freud |
A Larry Gagosian invece
non so che dire poiché non mi è mai interessato l'aspetto
commerciale delle cose. Dei “suoi” artisti solo Cecily Brown, si
salva e questo mi sembra un po' poco. E non mi interessa che racconti
di Madonna che li portava in giro in macchina, lui e Basquiat.
Non mi interessa nemmeno che racconti di quando nei voli di prima classe doveva giustificare Basquiat che si fumava di tutto. Forse, se avesse agito in modo più umano, Basquiat, l'uomo, dell'artista non mi interesso, avrebbe potuto superare la soglia un po' misera dei ventisette anni. Spero solo che vada a fare un giro in Armenia, questa nazione che è un'anima e che è anche la sua origine. È uno dei pochi luoghi nei quali l'arte ha ancora una dimensione profonda. Mi piacerebbe che si portasse dietro almeno l'anima dell'amico Francesco Clemente, che tanto ha collaborato alla fortuna, se così si può definire, di un ragazzo scoppiato nel vero senso della parola e che forse avrà occasione, toccando l'anima di quel popolo antico, di “sentire” la sua mediocrità.
Basquiat e Madonna |
Non mi interessa nemmeno che racconti di quando nei voli di prima classe doveva giustificare Basquiat che si fumava di tutto. Forse, se avesse agito in modo più umano, Basquiat, l'uomo, dell'artista non mi interesso, avrebbe potuto superare la soglia un po' misera dei ventisette anni. Spero solo che vada a fare un giro in Armenia, questa nazione che è un'anima e che è anche la sua origine. È uno dei pochi luoghi nei quali l'arte ha ancora una dimensione profonda. Mi piacerebbe che si portasse dietro almeno l'anima dell'amico Francesco Clemente, che tanto ha collaborato alla fortuna, se così si può definire, di un ragazzo scoppiato nel vero senso della parola e che forse avrà occasione, toccando l'anima di quel popolo antico, di “sentire” la sua mediocrità.