Oggi, 6 ottobre 2012, mentre portavo il
cane a fare i rituali due passi, ho bevuto un caffè e non ho
resistito alla solita, maledetta, abitudine di sfogliare il giornale.
L'unico libero era “la repubblica” (minuscolo voluto...)
Mi ha sconcertato immediatamente la
quantità di pubblicità. L'operazione si riduce quindi a sfogliare
rapidamente scorrendo i titoli e i sottotitoli... e poi ecco che mi
trovo la foto di Kissin! Un dieci Ottobre come me! Ma questa è
semplicemente una considerazione folkloristica... una doppia pagina
con poche parole e troppe foto e scopro comunque che il pianista
vivente che prediligo, si esibirà all'auditorium di Roma. Bene,
penso. Male che vada non ho sfogliato per niente! e poi mi accorgo
che sulla destra appare una piccola foto di Glenn Gould. Questo è un
grande, mi dico e poi mi domando … ma cosa accade a questo
quotidiano più da vedere che da leggere? È rinsavito qualcuno della
dirigenza oppure... oppure per certi rami della cultura dei quali,
detto volgarmente, non frega niente quasi a nessuno, è venuta a
mancare la volgare spinta del business e qualcuno può finalmente
parlare liberamente?
Illusione.
In grigioazzurro, scritto un po' più
grande e che quindi attira immediatamente l'occhio, leggo che Glenn
Gould ha fatto nella musica quello che Koons e Cattelan hanno fatto
nell'arte...
Inorridire è la meno.
Penso a Koons e al suo kitsch ridicolo
e di una banalità che fa tenerezza e poi, con calma, anche a
Cattelan. Koons lo liquido subito. Come si fa a parlare del nulla?
Per Cattelan qualcosa merita di essere detto. Era e forse è ancora
un pubblicitario. Il suo agire non ha avuto intenzioni artistiche.
Gli interessava interessare i media. Il Papa colpito è una stupidata
colossale. L'idea dei bambini impiccati che pendono da alberi a
ridosso di un semaforo a Milano non ha altro senso appunto che
attirare giornali e tivù prendendoli per la gola offrendo
superficialità pura. Potrei enumerare varie banalità, ma non ne
vale la pena. I media consumano i prodotti che le vengono offerti e
poi se ne dimenticano. I critici invece no!!!! Loro dovrebbero
scegliere, ma non sanno fare, oppure non vogliono faticare a meditare
e si limitano a mantenere la memoria delle banalità che hanno visto.
Se poi per caso inciampano in qualcosa di valido lo sanno cogliere?
Io son propenso per il no … l'esperienza mi dice che, per esempio,
il consiglio di una lettura si fa quasi sempre accettabile quando mi
viene dato dalla gente cosiddetta comune, oppure agli artisti. Due
categorie che vanno d'istinto. Ovviamente l'artista “ci prende di
più” e il motivo è evidente. Lui delle verità dell'arte ci vive.
Se non le prendesse sul serio risulterebbe lui stesso ridicolo.
Ho proseguito poi la lettura di quella
parte in grigioazzurro... :Cattelan e Koons avrebbero spostato il
baricentro estetico dal testo al contesto, cioè dall'opera al
personaggio. Il linguaggio, professorese puro, lo odio e mi rivela
qualcosa sull'autore di questo articolo. Ha avuto il buon gusto di
tradurre “dal testo al contesto” con “dall'opera al
personaggio”, ma l'assurdità delle sue parole è rimasta in tutto
il suo fetore. Che quei due pseudo artisti abbiano spostato
l'attenzione sulla loro persona e non sull'opera non è il loro
primato e, come primato, fa tenerezza. Un certo Jorge Louis Borges
disse che da Byron in poi l'artista si impegna a fare due opere: la
vita e l'opera. Mi basta questa citazione per ridicolizzare questo
articolista. Ci è sufficiente guardare all'ottocento, alle vite di
Balzac, Zola, Wilde, Liszt, solo per dirne alcuni, per rendersi conto
che Koons e Cattelan non hanno scoperto niente.
Riprendo una frase di Fitzgerald che
per me è sacra e ci aiuta a fare un poco di pulizia: “non si
scrive per dire qualcosa, lo si fa solo se si ha qualcosa da dire”.
Ora, al posto di “scrive”, potete mettere compone, dipinge
eccetera ed ecco che di Koons e Cattelan non rimane nemmeno la
polvere. Cosa hanno da dire quei due? Niente di niente. Hanno stupito
e basta e stupito per un attimo. Niente di più.
Non sono artisti. Sono persone che
fanno parte dello spettacolo perché, si ricordi, che tutto quel che
appare nei media, diviene spettacolo, irrimediabilmente. È una sua
caratteristica fondante. Anche il dolore e la morte si fanno ridicoli
se visti con quegli strumenti.
Un artista vero rimane infastidito dai
media e ne riceve il danno più grave, ovvero la perdita di tempo che
è l'unico vero oro dell'artista e in generale della persona sensata.
Egli non dimentica mai anche che la realtà si fa vera nell'incontro
personale, non in quello virtuale. Noi incontriamo per esempio tutti
i giorni Mentana, il giornalista, ma nel frattempo dobbiamo ammettere
a noi stessi che non lo incontriamo mai. Tutto e il contrario di
tutto. Una forma paradossale del nulla. La realtà è solo nel
contatto vero. Già Proust ci dimostrò che il dialogo telefonico era
finto, irreale, ma la sua lezione l'hanno ascoltata in pochi …
Veniamo al significato dell'articolo.
Dunque ... Glenn Gould avrebbe spostato il baricentro dall'opera al
personaggio.
A me sembra sia accaduto il contrario
…prima di tutto il popolino ha fatto questo spostamento, non lui.
Vi descrivo cos'è stato questo grande
interprete secondo me. Era un perfezionista. La natura gli aveva dato
un talento sublime. All'età di ventidue anni, davvero, non aveva più
nulla da imparare. Tecnicamente era perfetto. Vi spiego cos'è un
glissando; fai scorrere un dito sulla tastiera e ottieni la sequenza
dei suoni che essi contengono, rapidamente. Uno in fila all'altro.
Lui, e lui solo, riusciva a farlo con le dieci dita che si muovevano
con una rapidità impressionante. Questa comunque è solo una
curiosità. Posso spiegare di più raccontando un fatto. Glenn Gould
amava ascoltare la radio viaggiando di notte in macchina. Un giorno
sentì suonare un brano in un modo eccellente, ma non riusciva a
capire chi era l'esecutore. La mattina seguente si recò alla
stazione radio e chiese di vedere il disco che era stato “messo su”
a quella data ora. Glielo diedero e scoprì che era una sua
incisione. Era sconcertato. Disse che lui non suonava così. Chiese
di vedere il giradischi e rimase pensieroso. Alla fine comprese. Il
disco era 33 giri e mezzo e l'impianto girava a 33 giri! Vi rendete
conto di che sensibilità uditiva raffinata? Quasi unica?
Un altro caso me lo raccontò un
facoltoso signore newyorkese. Dopo un concerto portarono Glenn Gould
al night. (si trattava di un tipo di locale meno misero di quelli
attuali...). Un uomo di colore stava suonando jazz. Si trattava di un
pianoforte a verticale posizionato nel mezzo della sala. Glenn Gould
si appoggiò allo strumento e guardò divertito le mani del pianista
che correvano per la tastiera. Il jazzista aveva riconosciuto il
celebre canadese e gli chiese se voleva suonare lui. Glenn Gould
sorrise e rimanendo in piedi in quella posizione, quindi con la
tastiera invertita, ripetè il brano appena sentito. Suonò a
rovescio! Fece fare alla destra quel che deve fare la sinistra
eccetera! Vedete, anche Skriabin, precocemente, e nonostante le mani
piccole e il fisico di cristallo, non ebbe più necessità di
lezioni. Anche Toscanini conosceva a memoria una quantità enorme di
opere e di sinfonie (tutte quelle di Mahler per esempio e una ventina
di opere verdiane). Non si tratta quindi di un caso unico, ma
sommiamo i talenti: una memoria stupefacente, la capacità tecnica,
quella si, veramente oltre ogni possibilità di immaginazione, e in
più lo studio accurato, ed ecco che si aveva Glenn Gould. Ho sempre
detto che un pianista che ha raggiunto un buon livello tecnico, deve
leggere libri e vivere, per poter dare quel tocco in più al suo
mestiere: sì, perché suonare il pianoforte è un mestiere che
raramente si fa arte e oltre il resto arte assai particolare perché
dipende direttamente dalla comprensione dell'arte di un'altra
persona. Si suona l'opera d'arte di un altro! Si deve quindi
comprenderla e per riuscirci non è certo sufficiente avere tecnica.
La contemporaneità scrive sui giornali
che si va a sentire Muti, la realtà è che si sente per esempio
Beethoven e, per i più attenti, la super realtà è che un grande
artista Beethoven torna vivo all'anima per la mediazione di un altro
grande artista che è l'interprete. Mi piacerebbe che sui giornali si
dicesse sì che ci sarà Kissin a Roma prossimamente ma anche sapere
che cosa suona. Kissin da solo è come un pallone allo stadio ma
senza i calciatori... una notizia incompleta e quindi insensata. Se
per esempio suonasse “la vispa Teresa” musicata da Pupo non ci
andrei … è ovvio che mi son espresso con un paradosso, ma
considererei seriamente la possibilità di un viaggio se si
cimentasse in Schumann oppure in Bach o in qualche sua composizione
perché so, anche se non è ancora ufficiale, che ci sta provando, e
con molta umiltà.
Torniamo a Glenn Gould. Le doti c'erano
e in lui il protagonismo era involontario. Cercava il massimo
risultato. La qualità. Scaldava le braccia in acqua tiepida prima di
ogni concerto per ottimizzare la circolazione e azioni come questa lo
hanno reso celebre suo malgrado. Vince nel popolino, la stravaganza
fine a se stessa. Non ci si domanda se essa ha un senso. Attira ciò
che esce dall'ordinario ma senza far intervenire i neuroni per
comprendere. La sua famosa sedia, citata anche nell'articolo, è
diventata un oggetto di culto per i cretini. Per chi ama la musica
esiste solo la musica.
Vi spiego il senso di quella sedia
sfondata. Se devo preparare un esame, potrei semplificarmi la vita
andando a vedere in quale tipo di stanza verrò accolto. Se riuscissi
a studiare in qualcosa il più possibile simile a quella della grande
prova, ecco che l'operazione della mente, l'adattamento iniziale ad
un ambiente, si riduce al minimo e mi rimane più energia psichica
per concentrarmi sull'esame. Più variabili elimino, intorno a quella
prova, più energie posso dedicare al momento cruciale. Semplice.
Ebbene. Glenn Gould misurava al millimetro la distanza fra la sua
seduta e i tasti per evitare di perdere tempo a ricalibrarsi ogni
volta. Poniamoci ora il suo problema. Arrivo in un teatro e devo
esibirmi con un pianoforte non mio; se la sedia è la mia solita e ha
la seduta rigida dovrò provvedere a variare l'altezza del solo
pianoforte! Si tenga conto che il sedile abituale del pianista ha un
rigonfiamento di pelle, una specie di cuscino che impedisce di essere
precisi al millimetro. È impossibile capire quanto si “sgonfia”
una volta che ci siamo seduti poiché l'imbottitura non è sempre
uguale. Come potete constatare, ho trasformato un'apparente
stravaganza in un'azione sensata … la sedia rigida, e che fosse
rigorosamente solo quella, riduceva il problema a l mettere due
zoccoli di legno sotto le gambe anteriori del pianoforte.
E con Glenn Gould tutto è così. La
stravaganza è per i” polli”, e i “polli” spesso hanno nomi
altisonanti … Ricordo, come conferma di questa affermazione che
sembra estrema, che Rattalino, considerato il maggior esperto
italiano di questo pianista, al punto che ha curato una serie di
puntate dedicate a lui, la prima volta che lo sentì suonare, lo
giudicò negativamente proprio per quelle stravaganze. Era il secondo
dopoguerra e il concerto si tenne a Torino. Rattalino non comprese
che si trattava di un fenomeno! Quale errore commise? Quello che
commettono purtroppo quasi tutti! La musica la si ascolta con le
orecchie e non con gli occhi! Quanti “fenomeni” si sgonfiano
quando la loro immagine si spegne! Un esempio per me è Freddie
Mercury. Era bravo dal vivo? Lo spettacolo era carino? Può essere,
ma ora, se ascolti la sua “roba” ti stanchi con facilità.
Resiste chi colma l'assenza col ricordo ma chi il ricordo non ce l'ha
e ha un filmato o un brano di musica, non subirà il magnetismo
presente nell'esecuzione dal vivo.
Vi è mai capitato di sentire
un'esecuzione, averla trovata eccellente, comperare la registrazione
della serata e poi rendersi conto che quella soddisfazione piena non
torna più? Si è tolta una variabile che deforma la realtà. Dal
vivo un artista può avere un carisma che ci seduce e che rende bello
anche qualcosa che di fatto è mediocre.
Glenn Gould, che desiderava raggiungere
risultati di esecuzione sempre più elevati, comprese che un concerto
col pubblico era una situazione troppo fragile. Troppe variabili
erano non gestibili. Se non era dell'umore giusto, o aveva una
indisposizione qualsiasi, psicologica o fisica, doveva suonare
comunque perché prima di tutto sei carne da palcoscenico. Ne sapeva
qualcosa per esempio Pavarotti che per un'assenza per problemi di
salute al Metropolitan di New York, fu letterelmente infamato. E
Pavarotto, come qualsiasi cantante lirico e anche come i danzatori,
era in una posizione assai più delicata essendo contemporaneamente
uomo e strumento.
Glenn Gould nel 1964 lasciò le scene
per scelta. La sua volontà era di ottenere la miglior esecuzione
possibile. Pensò che questa non doveva essere dal vivo perché così
poteva decidere di non suonare se non si sentiva nelle condizioni
ottimali. Poteva anche fare un'altra cosa. Se si trattava di una
sonata, poteva eseguire ogni movimento varie volte, concentrarsi solo
su quello. Ci avrebbe poi pensato il tecnico della sala d'incisione
ad unire le parti che lui giudicava essere le migliori del primo, del
secondo e del terzo movimento che aveva suonato anche venti volte.
Ci vedete qualcosa di stravagante in
questi ragionamenti? Io no.
Aveva anche pensato che brani a quattro
mani avrebbe potuto eseguirli da solo.
La tecnologia si era evoluta e lui non
fece altro che calcolare la situazione che potesse dare il massimo
risultato. La concentrazione era così massima.
Bisogna tener conto anche di un altro
fattore. Glenn Gould aveva raggiunto la “pace” economica. Come
ogni persona veramente saggia non mirava ad accumulare all'infinito.
Era ormai padrone del suo tempo e si dedicò con pienezza a quel che
desiderava. Tutto qui. Permettiamoci un ragionamento: avere cinque
milioni di euro o averne venti, non cambia nulla se hai un'idea da
realizzare. Se sei schiavo di yacht, macchinoni, consumismi vari,
insomma dell'apparire e non essere, allora continuerai ad accumulare
e a spendere, oppure ad accumulare e basta come il mitico Donald Duck
noto in Italia col nome di Paperon de' Paperoni che altri non era che
il signor Rockfeller.
Glenn Gould veniva poi da una famiglia
particolare e talentuosa. Si sa che da parte di madre, provenienti da
Bergen (Norvegia), avevano una parentela con Grieg … musica nel
sangue quindi.
Tengo anche presente, per il lettore di
queste appassionate righe che vogliono “salvare” un grande dal
paragone con due esseri inesistenti come Koons e Cattelan, tengo
anche presente, dicevo, che sto scrivendo di getto, senza consultare
libri, libroni o appunti. Glenn Gould l'ho studiato e rispettato già
da ragazzo.
Ricordo la curiosa sensazione che ne
trassi quando lo sentii la prima volta. Le scale venivano eseguite
con la precisione di un metronomo perfetto. Negli altri pianisti
c'era come un respiro, era come se ogni tanto prendessero fiato. Lui,
era quasi una macchina. Ma era solo questo? Mi resi conto che dopo
questa iniziale sorpresa, riuscii a sentire quella sonata di
Beethoven, dimenticandomi dell'esecutore, di quel tramite materiale
che sbatteva saggiamente i martelletti sulle corde che poi a loro
volta agitavano l'aria. La musica si era fatta pura. Glenn Gould
spariva, rimanevo solo con Beethoven. Quando mi riprendevo da questa
emozione quasi pura, ero grato al pianista più che mai. Fra me e
l'astrazione perfetta della musica erano stati tolti tutti gli
ostacoli, rimanevano sicuramente quelli che dipendevano da me e ci
lavorai sopra..
Questa è la grandezza di Glenn Gould.
È vero poi che canticchiava ogni tanto, ma a me faceva l'effetto di
un'anima che vibrava con la musica. Non era più un uomo, o un essere
che vuol darci del virtuosismo e comunicarci che è stato lui. Quei
suoi versi sgorgavano in modo involontario, incontrollato. La sua
purezza d'intenti , il suo rigore estremo comunque, furono la causa
della sua fine. Teso in quello sforzo enorme e senza sosta, idealista
al punto che girava in motoscafo nel lago per impedire ai pescatori
di pescare perché rispettava la vita in tutte le sue forme ... Teso
in un ascolto minuzioso delle pulsazioni, delle variabili
fisiologiche del corpo che rappresentavano un punto importante da
controllare per ben suonare bene ... esplose.
Non pensate a Faust, ma a un uomo
troppo solo. C'è un tipo di solitudine che conosco e che nessuno può
risolvere. Sei teso verso una meta. Non importa se perdi pezzi per
raggiungerla, se ti esaurisci, se perdi te stesso. La meta è il
premio, l'unico. Il momento estremo che può forse dare senso alla
vita e a se stessi.
L'allegro cronista di questo articolo
brodaglia ha pure sbagliato una cosuccia. Disponiamo di almeno tre e
non due incisioni delle variazioni Goldberg. Quella che forse non ha
o non conosce riguarda un concerto tenuto a Salzburg. È dal vivo, e
stupisce per la qualità. Nonostante la presenza del pubblico,
nonostante una situazione che non era adatta al suo essere Glenn
Gould, si sente che aveva una capacità di estraniarsi eccezionale.
L'articolo di questo “SIMPATICO”
intellettuale insensibile, si conclude con la seguente dicitura:
Riproduzione riservata …
Spero sia riservata all'oblio. Questo
tipo di discorsi modaioli, scritti in professorese e atteggiati a
uomo di cultura d'alto bordo, meritano solo di essere dimenticati.
Certe cose si fanno solo se si ama e per amare bisogna lasciarsi
andare, operazione questa che va ben oltre l'uso dell'intelletto.
Dimenticavo...
Ho iniziato facendo notare che questo
quotidiano straripa di pubblicità. Quasi più una cosa da vedere che
per informare. Ho fatto qualche conto. La parte nazionale di questo
oggetto cartaceo consta di 32 pagine. Ci sono sei pubblicità a piena
facciata e dodici a mezza facciata. Si ha un totale di dodici pagine
solo da vedere. 32 meno dodici fa 20. ma non stiamo esagerando? E ben
11 immagini pubblicitarie che riguardano la moda! Provo un leggero
ribrezzo …
“la repubblica” (minuscolo
d'obbligo a questo punto) allega anche un inserto che si chiama
RCLUB, composto di 24 pagine e nove pubblicità a piena pagina.
Non ci si meravigli se gongolo alla
recente notizia che questa roba che chiamano quotidiani
d'informazione, vende sempre meno.....