2 giugno 2012
Oggi mi hanno parlato di Gogol. Risulta
da alcuni scritti, oltre che da testimonianze, che fosse
letteralmente terrorizzato dall'idea di finir sepolto vivo.
La paura gli venne, e crebbe fino a
diventare fobia, perché in età avanzata iniziò a soffrire di
letargia. Ovunque, e con facilità, si addormentava di un sonno
pesantissimo che in alcuni casi si faceva simile alla morte.
Accadde che, durante la Russia
comunista, si decise di spostare la sepoltura e di cambiare la
lapide. Aprirono anche la cassa e con sorpresa generale, videro che
il corpo era a pancia in giù.
“Sono perplesso”, ho risposto. La
cassa potrebbe essere caduta …... ma, se la sua grande paura si è
compiuta, dovrebbero esserci segni di graffi. So di casi simili e si
vede chiaramente che la persona ha lottato.
Mi hanno risposto che i giornali
dell'epoca non specificarono niente, ma conoscono qualcuno che fu
presente e mi faranno sapere.
Ognuno di noi teme un certo tipo di
epilogo del corpo e, come fu per Gogol, di solito questo è in
relazione con una nostra debolezza fisica. Anch'io ho, in proposito,
un mio timore che per ora giace assonnato.
Quel che mi tocca profondamente di
questa possibile vicenda, è la sensazione che certe situazioni,
pensandole, le attiriamo.
Ovviamente non basta una volta e forse
nemmeno due, ma convivere per esempio con la paura di una caduta nel
bosco in montagna, rende possibile l'evento perché quando siamo nel
“paesaggio della paura”, è essa stessa a guidarci.
E può anche accadere che l'aerea cada
con colui che ha paura di volare, perché l'io è più forte di quel
che si crede e attira a sé il destino meditato senza discernerne la
negatività, se è presente.
Nessun commento:
Posta un commento