Oggi pomeriggio nove febbraio, mentre si dialogava, con l’intenzione
concreta di realizzare un lungometraggio sull’argomento riportato nel titolo,
mi son venute due idee e intendo descriverle. La prima, che mi accingo a narrare,
si è innescata nella mia mente poiché mi è apparsa una scena brevissima. Una
donna della quale vedo il viso che si riflette anche in uno specchio e un uomo
di schiena che sferra un pugno e manda in frantumi …ovviamente lo specchio. Ho
ascoltato un poco quel che altri proponevano e improvvisamente mi è apparsa la
situazione che è fulcro della prima immagine. Ora vengo al soggetto:
PRIMO
SOGGETTO: LO SPECCHIO
Stanza
da letto con luci stile Caravaggio. Unica fonte una lampada di design. Lei è
seduta ai piedi del letto verso sinistra. Lui in piedi di schiena. Ha del
sangue che le cola da una narice. Lei dice: “Per favore, portami
l’asciugamano”. Lui in silenzio sparisce verso destra. Rimane lei e la sua
immagine riflessa su uno specchio che è a destra. La macchina da presa passa da
lei all’immagine riflessa e di profilo, si vede il lato non ferito. Poi lei si
gira e si guarda e nel frattempo dice “bagnalo un po’ nell’acqua fredda …. Per
favore”. Si sente l’acqua che scorre e lui sempre di schiena che glielo
allunga. Lei lo guarda. “per favore …. Fai tu”. Lui si inginocchia e provvede e
lascia per terra l’asciugamano.
Lei:
“ora per favore ascoltami. Passami il tablet” appena lei ce lo ha ricevuto, lo
guarda negli occhi e … “la violenza fa parte della vita. Lo sappiamo. Gli
animali la usano per fame o per conquistare la femmina … i mammiferi” mentre
lei parla cerca qualcosa su internet e il suo viso è illuminato da questo
riflesso. Lui si siede alza in piedi fra lei e lo specchio che comunque
continua a rifletterla. Si può passare a vari primi piani senza problema di
intaccare il senso. “all’inizio pesci, poi anfibi, poi rettili poi uccelli” lei
alza il capo e lo guarda. “sai come fanno all’amore le anatre? Il maschio
stupra la femmina … guarda”. Anche il pubblico vede il filmato dal tablet.
Quando termina lei lo riprende e prosegue … “noi siamo mammiferi. Siamo più
evoluti. Abbiamo il pensiero e la parola. Anche i gatti sai in quei momenti
…(lei cerca di nuovo sul tablet), spesso sono un po’ diciamo… particolari” ora
mostra il filmato ma noi non lo vediamo. “vedi … come il maschio la morde sulla
schiena. Si potrebbe anche fraintendere e dire che il micio ci mette troppa
passione … e comunque quelli sono mammiferi senza possibilità di dialogo …”
Lei
appoggia il tablet e lo guarda. “sottomettere è la soluzione di chi non sa
dialogare … capito?” lui risponde … “non darmi lezioni”, con tono pacato, ma
poi parte un destro e colpisce lo specchio anzi, l’immagine di lei allo
specchio e si frantuma.
Ora
lui ha la mano ferita. Si guardano negli occhi. La mano sanguina. Lui le chiede
…”per favore … fai tu, lei si alza, prende l’asciugamano da terra e inizia a
pulirlo.
Poi
lei dice … “vado a preparare la cena …”
SECONDO
SOGGETTO: GLI OCCHIALI
Mi
ero reso conto che nelle idee esposte mancava il colpo di scena e nel frattempo
ero condizionato dall’idea della regista. Ha raccontato di aver immaginato un
palcoscenico teatrale. Sul fondale è proiettato un parco. Un uomo e una donna
passeggiano. Lui per qualche motivo che ora non ricordo (mi sembra gelosia
perché qualcuno l’ha guardata) la schiaffeggia. Sono presenti altre donne e si
coalizzano per tutelarla. L’idea non mi convince perché il gesto di lui è
talmente primitivo che solo una persona altrettanto primitiva potrebbe
sopportarlo quindi considero o stupidi o irreali rapporti simili. È vero che
accadono ma si comprende subito una gelosia così assurda e secondo me chi la
tollera non è meno malato di chi la esercita.
Ha
poi per me un sapore strano che mi ricorda le Erinni, quel coalizzarsi fra
donne. Non deve esserci questa lotta fra due generi. Prima di essere uomini e
donne siamo esseri umani e la violenza, che sia psichica o fisica deve
inorridire sempre. Solo in caso di estrema legittima difesa, e sottolineo
estrema, la comprendo, e penso comunque che il buono costretto alla violenza si
porterà dietro, anche se era nel giusto, un rimorso.
Uno
studente ha proposto di utilizzare un transgender. Idea buona ho pensato, ma …
Se
si dedica tempo per stigmatizzare l’assurdità della violenza fra uomo e donna,
se siamo socialmente ancora così indietro, che effetto farà la violenza per me
altrettanto e identicamente grave che spesso i transgender devono subire? Idea
interessante ma comprensibile per pochi, anzi pochissimi…
Suggestionato
da quel particolare della reazione femminile di massa presente nell’idea della
regista ha iniziato ad apparirmi in mente quanto ora descrivo.
SOGGETTO
Un
bar bello. Giorno. Una coppia entra e si dirige verso un tavolo al quale
siedono quattro donne e due uomini in allegria. La lei della coppia che sta
entrando ha degli occhiali da sole molto grandi. Compie un gesto brevissimo che
rappresenta un momento d’incertezza. La mano destra va alla stanghetta destra,
ma poi cambia idea e non li toglie. Al tavolo saluti sereni. Le fanno i
complimenti per gli occhiali e le chiedono se sono nuovi. Conferma e poi cambia
argomento. Una delle quattro ragazze comunque la osserva e dopo un poco le
chiede perché non li toglie. Lei risponde che sta bene così e in qualche modo
cambia argomento. Mentre dialogano in gruppo la ragazza si avvicina e osserva e
ad un certo punto dice seria e con voce alta “Hai un occhio nero!” si
zittiscono tutti. “cosa ti è successo!”. La ragazza dice che le è accaduto un
incidente da poco, niente di grave, ma viene interrotta e l’altra si arrabbia e
chiede col ragazzo “cosa le hai fatto!” aggiunge poi altre cose e la ragazza si
toglie gli occhiali e davanti all’occhio annerito si zittiscono di nuovo. “mi
hanno scippata e lui è intervenuto, ha schivato un colpo e l’ho preso io…”
“davvero?
E allora perché lo hai nascosto così!” “perché sono una donna e desidero essere
bella, o almeno normale, e con un occhio nero tanta gente penserebbe come te,
come voi… comunque ora sei tu che devi spiegare una cosa … hai reagito in un
modo così assurdo, così esagerato …”
La
ragazza sbalordisce e china il capo, una delle altre le chiede “cosa sta
succedendo … parla”. La ragazza tace poi alza lo sguardo serio e gli occhi
lucidi verso la ragazza con l’occhio nero. In quel momento si sente una voce
allegra e tutti gli sguardi vanno in direzione di questa. È il ragazzo della
vera vittima, sorride, è in controluce. Si avvicina. “ciao a tutti! Ma che
facce ragazzi! È morto qualcuno?”
Fermo
immagine. L’immagine appare una immagine che su di essa con una stilografica
scrive … “che io possa mai più ritornare” …rimane la scritta, gocce di pioggia,
la scritta si cancella sfumato, fine.
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Caratteristica comune dei due soggetti è che non si indaga sul motivo scatenante. Per me, secondo me, nulla giustifica la violenza quindi non mi focalizzo sul perché. Mi interessa la rivelazione, oppure un tentativo di dimostrazione della sua insensatezza poiché qualsiasi dissidio può essere risolto in modo civile.
Un altro aspetto mi preme e la sua incoerenza mi affascina. Spesso la donna che subisce violenza (ma in fondo accade in tutti i contesti), nasconde il fatto e continua a convivere con l'aggressore. Anche in questo caso non indagherei sulle motivazioni ma sul fatto che, se chi è vicino a queste persone sofferenti, agisse in modo meno egoistico e quindi più sensibile, altruistico, la violenza verrebbe smascherata.
Lo smascheramento è la condanna del violento. Altre pene non sono pesanti quanto l'essere marchiati così. Se una persona è debole per amore (sentimento che rende deliziosamente assurdi ma anche assurdi in modo angosciante), se, come dicevo, una persona è debole e non riesce a gestire una situazione con le sue forze, una maggiore sensibilità verso il mondo, verso l'altro, da parte nostra, potrebbe sbloccare la situazione.
Lo smascheramento è la condanna del violento. Altre pene non sono pesanti quanto l'essere marchiati così. Se una persona è debole per amore (sentimento che rende deliziosamente assurdi ma anche assurdi in modo angosciante), se, come dicevo, una persona è debole e non riesce a gestire una situazione con le sue forze, una maggiore sensibilità verso il mondo, verso l'altro, da parte nostra, potrebbe sbloccare la situazione.
Un esempio per tutti. Immaginiamo una donna picchiata per strada. L'indifferenza di chi passa è secondo me una colpa maggiore di quella dell'aguzzino che spesso è un malato, una persona con problemi o un vero e proprio animale (chiedo scusa agli animali che mai sono animali nei loro peggiori comportamenti quanto sanno esserlo gli umani). Immagino un uomo che picchia una donna per strada. Nessuno si ferma. rimane il filmato come spesso attualmente accade grazie alle videocamere che riprendono un po' tutto e ovunque. Qualcuno si impegna per riconoscere tutti questi indifferenti e poi crea un evento al quale li invita. Siamo in diretta tivù, mostra il filmato, li smaschera e li accusa, poiché l'indifferenza altro non è che una delle forme della violenza. Sono comunque in tanti e una massa è un aspetto regressivo dell'individualità. Immagino di conseguenza che si alzano e reagiscono picchiandolo fino a ucciderlo poiché nessun argomento giustifica quel che hanno fatto. .... Solo alla fine della reazione primordiale tornano alla loro individualità, si rendono conto che tutto è in diretta e scappano.
In questo modo, insisto su questo punto, diviene evidente, e lo ripeto, che l'indifferenza è l'atteggiamento del potenziale violento .... sempre.