Quanto
espongo è reperibile nel volume “Il secolo americano” edito
Adelphi 1996 in Italia, e Grasset e Frasquelle, Francia, 1996.
Veniamo al dato storico. Lo spiegherò
in modo breve per evidenziare la crudezza del contenuto. La Prima
Guerra Mondiale è l’argomento che si analizza. Porterò alcuni
brani direttamente dal testo (Alvi – Il secolo americano – ed.
Adelphi -):
“Dal tesoro di Sua Maestà dipendeva
la sorte economica dell’Intesa.” (p.19)
Ammissione del segretario al Tesori di
Washington: “Per mantenere la nostra prosperità dobbiamo
finanziarla, se no terminerà, e sarebbe un disastro.” (p.21)
“Una Inghilterra estenuata e senile,
che dipendeva ormai tutta dalle energie venali d’oltreoceano.”
(P.23)
“Entro il marzo del ’17 i titoli e
l’oro per pagare le importazioni dagli Stati Uniti, sarebbero,
questa volta, davvero finiti.” (p.24) (soldi, aggiungiamo noi, che
servivano per sovvenzionare la costosissima guerra)
“Da una breve lettera del governatore
della Federal Reserve di Washington; = Non posso sfuggire alla
conclusione che gli Stati Uniti hanno in loro potere di abbreviare la
guerra a seconda dell’attitudine che assumono in quanto banchieri
=. Vi si aggiungeva poi che gli acquisti alleati e i prestiti che li
finanziavano generavano inflazione; e dunque non si poteva ancora per
molto assecondare l’Intesa.” (p.25)
“La banca Morgan era dal 15 gennaio
1915 l’agente degli acquisti di guerra inglesi negli Stati Uniti.
Sommandosi all’incarico di agente finanziario del Tesoro inglese,
quest’ultima esclusiva aveva mutato la Morgan and co. di New York
in un ministero de facto del governo di Sua Maestà. … E
coordinava di fatto tutte le operazioni inglesi a Wall Street.”
(P.27)
John Pierpont Morgan Junior, era più
ricco dello stato, gli USA, del quale era cittadino.
Non era l’Unico, Rockfeller, Vanderbildt sono altre due “Casate” altrettanto capaci. L’intesa non poteva chiedere prestiti allo stato americano poiché esso si era dichiarato neutrale e si asteneva da ugni investimento che incentivava la battaglia in corso. Il presidente Wilson, quando si rese conto che L’intesa si rivolse al più potente e spregiudicato banchiere americano, fece notare che quell’azione era in contrasto con la linea intrapresa dallo stato, ma lui era il meno potente …
Non era l’Unico, Rockfeller, Vanderbildt sono altre due “Casate” altrettanto capaci. L’intesa non poteva chiedere prestiti allo stato americano poiché esso si era dichiarato neutrale e si asteneva da ugni investimento che incentivava la battaglia in corso. Il presidente Wilson, quando si rese conto che L’intesa si rivolse al più potente e spregiudicato banchiere americano, fece notare che quell’azione era in contrasto con la linea intrapresa dallo stato, ma lui era il meno potente …
“… dei molti libri dedicati, fra le
due guerre, dagli storici americani, alla fine della neutralità del
’17. Sbrigativi, essi attribuivano ai banchieri di Wall Street e al
tornaconto degli Stati Uniti, la prima causa della dichiarazione di
guerra. Le ricerche minutissime negli archivi non hanno aggiunto da
allora novità eclatanti; eppure adesso questa spiegazione è
dimenticata, talora citata per essere troppo ingenua.” (p.33)
Scrittura privata del consigliere
Robert Lansing indirizzata al presidente Wilson databile alla metà
del ’15: “Alla Germania non deve essere concesso di vincere la
guerra … questa necessità basilare dobbiamo sempre tenerla a mente
… La pubblica opinione americana deve venir preparata, per il
momento, che potrebbe venire, in cui dovremo disfarci della
neutralità …”
Lettera di Wilson al colonnello House:
“ A guerra finita possiamo costringerli al nostro modo di pensare.”
(P.40) (soggetto, la Gran Bretagna, e per esteso, l’Intesa)
Questo frammento estrapolato dalla
missiva rivela il ruolo di completa subalternità economica che
giocheranno vari stati europei al termine della prima grande guerra,
diventando di fatto mercati della merce americana e senza la
possibilità di deciderne il prezzo che veniva gonfiato.
Bene. Anzi, male. Prendiamo un
libro qualsiasi di storia della scuola secondaria in Italia, oppure
del medesimo ciclo di studi in un qualsiasi stato europeo e di queste
notizie, di questi dati oggettivi, non troveremo traccia. E si può
uscire da un corso di laurea in storia contemporanea alla Sorbona,
come ad Halle o a Bologna, rimanendo vergini completamente, di questa
verità storica. Questa visione distorta, deviata, mondata che viene
offerta, delle responsabilità di quell’epoca, ci porta a percepire
il ruolo negativo dell’alta finanza, nella crisi in atto, come un
evento nuovo. La percezione di una continuità nelle speculazioni
negli ultimi due secoli e mezzo, che oserei definire selvaticamente
amorali, dell’alta finanza, sarebbe assai utile al cittadino-utente
attuale per porsi poi un quesito che consideriamo irrinunciabile e
per il quale umilmente ammettiamo di non avere risposta: “La
democrazia dal primo dopoguerra in poi è stata suddita dell’alta
finanza. Attualmente la situazione non sembra cambiata e in quel
scivoloso diaframma che vediamo fra le leggi transnazionali e quelle
statali, sentiamo passare opzioni che rappresentano interessi che non
si curano del benessere del cittadino. Come pensa la democrazia di
riuscire a fare i conti, ad imbrigliare questo Leviatano invisibile?
Ebbene … ultimamente cito spesso
Fitzgerald. Il suo volume autobiografico che l’editore rifiutò e
che in Italia ha visto le stampe solo circa un mesetto fa, in un
passo breve ma altamente sarcastico, che strappa almeno a me un riso
amaro, tratta l’argomento Morgan e prima guerra (minuscolo sempre,
perché un evento così tragico merita raccoglimento…). È la
seconda conferma che incontro. Una di uno studioso, Alvi, che sento
essere libero e quindi eretico, e un artista fra i più puliti del
novecento.
E’ solo sulla consapevolezza della
verità storica che si può tentare di organizzare un futuro almeno
passabile. Quel che Morgan fece, e prima di lui altri, e dopo di lui
ancora altri è presente anche oggi.
Non ci devono incantare telegiornali
propaganda.
Penso anche che la verità non sia
venuta a galla non per mancanza di volontà o per paura. Siamo
abituati ad olocausti vari, alla strage dei kulaki (circa
quarantacinque milioni di morti) attuata da Stalin, alle
“depurazioni” di Mao eccetera. Non ci spaventerebbe questa verità
se non per la constatazione per nulla difficile che quella ingerenza
amorale non è certo terminata.
Ricordo un altro fatto storico che non
è mai stato spiegato chiaramente, e in questo caso penso che il
dubbio, la mancanza di certezza, sia servito agli studiosi per
produrre migliaia di pagine utili. Si ricordi che il docente deve pur
campare, e se non sforna novità …. Ebbene. Battaglia di Waterloo.
Perché Napoleone perse? Trovate di tutto. Fortuna, calcoli
sbagliati, distrazioni, il generale Ney che doveva disobbedire ad un
ordine di Napoleone, ma aveva il difetto, che negava la sua
genialità, e lo faceva ordinario, di obbedire ciecamente e sempre,
questo per esempio ci narra Stefan Zweig in “Momenti fatali” …
Ma leggiamo quel che si scopre da uno
scrittore acuto di nome Leonardo Sciascia:
“Ieri ho ricevuto da lui (Vitaliano Brancati) la fotocopia di una sua conversazione con Paul Valery pubblicata in cento esemplari nel 1957. Una conversazione sulla storia che comincia con questa battuta di Valery: Tutta la storia è un falso, e per conseguenza è inutile. Non ho mai subito la seduzione della storia.” E nel corso della conversazione fa poi un esempio. “Ho visto recentemente” dice Valery, una lettera autografa del generale sir Henry Shrapnel,
scritta quattro o cinque giorni dopo la battaglia di Waterloo, in cui dice: “Sono stati i miei nuovi obici a vincere la battaglia”. “Dunque”, commenta Valery, tutto quello che ci hanno raccontato finora su Waterloo è falso. Sono stati i proiettili di Srapnel – e cioè gli shrapnel di cui si è tanto parlato cent’anni dopo, nella prima guerra mondiale – a vincere la battaglia”.
“Ieri ho ricevuto da lui (Vitaliano Brancati) la fotocopia di una sua conversazione con Paul Valery pubblicata in cento esemplari nel 1957. Una conversazione sulla storia che comincia con questa battuta di Valery: Tutta la storia è un falso, e per conseguenza è inutile. Non ho mai subito la seduzione della storia.” E nel corso della conversazione fa poi un esempio. “Ho visto recentemente” dice Valery, una lettera autografa del generale sir Henry Shrapnel,
scritta quattro o cinque giorni dopo la battaglia di Waterloo, in cui dice: “Sono stati i miei nuovi obici a vincere la battaglia”. “Dunque”, commenta Valery, tutto quello che ci hanno raccontato finora su Waterloo è falso. Sono stati i proiettili di Srapnel – e cioè gli shrapnel di cui si è tanto parlato cent’anni dopo, nella prima guerra mondiale – a vincere la battaglia”.
Questa suggestiva rivelazione di Valery
ha stimolato Lo Duca a cercare una prova; e l’ha trovata nella
descrizione che Stendhal fa della battaglia ne “La Certosa di
Parma”. Il lettore non ha che da controllare: quegli schizzi di
terra fangosa che volano a tre o quattro piedi di altezza, non
possono essere effetti della fucileria; si spiegano come effetti
degli shrapnel. Ed ecco dunque che ancora una volta, un romanzo dice
una verità che il libri di storia non dicono.” (da “L’adorabile
Stendhal” ed Adelphi, pag 176/77).
E come non ricordare quell’azienda
inglese, citata da Hugo, che anni dopo quella immane battaglia,
rastrellò ossa di cavalli e soldati, li macinò e li vendette un po’
in tutta Europa come mangimi per animali? Qualcuno quindi, come non
pensarlo, ha mangiato carne che si è nutrita delle ossa dei figli.
Ma benedetta o stramaledetta economia senza morale!!!
E altre cose fanno sorridere … Sempre
Napoleone. Campagna di Russia. Sembra che abbia ritardato l’avanzata
per un attacco di emorroidi (fonte Luciano Sterpellone “Pazienti
illustrissimi”).
Stava nella tenda a pancia in basso ad attendere che l’infiammazione passasse. Voleva guidare personalmente l’avanzata, e così partì con un mese di ritardo. Morale, Napoleone non fu sconfitto dal Generale Inverno … ma in questo caso gli storici li comprendiamo … ce la vedete su un libro di storia questa pur veritiera versione? Sorrido e comprendo, ma è roba di poco conto in confronto a quel che fece quel Morgan con la tacita approvazione di tutti i suoi colleghi finanzieri.
Stava nella tenda a pancia in basso ad attendere che l’infiammazione passasse. Voleva guidare personalmente l’avanzata, e così partì con un mese di ritardo. Morale, Napoleone non fu sconfitto dal Generale Inverno … ma in questo caso gli storici li comprendiamo … ce la vedete su un libro di storia questa pur veritiera versione? Sorrido e comprendo, ma è roba di poco conto in confronto a quel che fece quel Morgan con la tacita approvazione di tutti i suoi colleghi finanzieri.
amen