martedì 7 giugno 2011

"La marcia su Roma e dintorni" di Emilio Lussu



Ho appena terminato la rilettura di “La marcia su Roma e dintorni”. Ora sono in viaggio, quando sarò di nuovo a casa rileggerò “Un anno sull'altipiano”.

Ho sempre detto che per tentare di comprendere un periodo storico non si dovrebbe leggere solo un testo di storia. La storia narrata da uno storico, ha presunzione di scientificità e questo ha per vari motivi dell'assurdo. Primo, troppe son le variabili e molte il tempo le cela, (oppure la faziosità sua o di altri); secondo: siamo sempre degli esseri soggettivi. La pura oggettività è un sogno non umano.
La scienza per esempio pensa di essere libera da condizionamenti...e invece è vittima anche di quelli estetici che apparentemente sembrano quelli più controllabili... per non dire poi di quelli morali. Solo quando una teoria è stata superata, col tempo, gli scienziati comprendono a quali limiti si erano adeguati. Il comico è che la nuova generazione pensa che solo i “vecchi”, proprio in quanto tali, abbiano potuto “credere” a quella teoria. Loro, i nuovi, il presente, si sentono duri e puri. Qualche esempio? Il primo è una colossale “badilata” nei dentini dei fisici. Il signor Hubble, voleva asssssolutamente dimostrare che l'universo era in espansione. Forzò i dati....e si diede ragione.
È sufficiente ma non semplicissimo recuperare i dati della sua osservazione....;
Ora un altro aspetto che deve farci pensare. Qualche fisico è a caccia della formula che può spiegare tutto, dal perché Emilio Fede è ridotto così, al come e come mai la terra gira in quel modo, al perché il moto si comporta così ecc..... concentriamoci. La sentiamo l'assurdità utopica di una formula del genere con infinite variabili quando noi comuni mortali ci arrendiamo già davanti a quattro o cinque?
Non sentite il sapore di un'utopia che assomiglia alla pietra filosofale o alla formula che Rabbi Low di Praga mise in bocca ad un fantoccio dando vita al Golem? Quella formula equivale a scoprire il pensiero di Dio. Ogni epoca ha i suoi sogni e li esprime con gli strumenti nei quali crede. Una volta era la religione, poi venne l'alchimia, ora tocca alla scienza.



Anche dal passato possiamo cogliere situazioni che sono debitrici per esempio all'estetica. Si pensò per secoli e secoli che il moto dei pianeti fosse perfettamente circolare e con la teoria degli epicicli si forzarono i dati in quella direzione per “far tornare i conti”. Se qualcuno riuscì a comprendere che erano ellittiche, fu perché notò che il sistema si stava facendo troppo complesso. Ora: si scelse la circolarità perché la divinità creatrice era espressione della perfezione e il cerchio esprimeva secondo loro, questo. Si sommò un' altra teoria estetica, quella di presupporre che la coerenza avrebbe scelto sicuramente la via più semplice per far funzionare un “sistema”. Ed ecco che calcoli matematici propongono la visione semplificante che risulta essere prima di tutto eliocentrica e poi basata su ellissi. Vedete? Non c'è scienza alla base di questi ragionamenti, ma la presunzione di essa. Quando la strumentazione permise l'osservazione, ecco che si ebbe conferma, ma si ricordi che prima dei fatti resi evidenti dal cannocchiale, la preferenza degli studiosi, sottobanco, per non far inveire l'ufficialità della chiesa, era dettata da due regoline che non si basavano su alcun dato concreto, verificabile, visibile, dimostrabile; la perfezione del cerchio che si credeva divina e la predilezione per la soluzione più semplice.

Un Libro di storia quindi, ne più ne meno di un testo scientifico, deve riconoscere la sua “umanità” il che equivale a dire, la sua origine umana, che è ben azzardato considerare perfetta.
Ci manca la fede negli studiosi. Ci basti guardare come nel secondo dopoguerra i vincitori avessero una loro verità e i vinti una diametralmente opposta, e per noi interessati lettori in cerca di qualcosa che si avvicini il più possibile al vero, la situazione risultava talmente difficile da arrivare a pensare che si stesse perdendo tempo. Esemplare al riguardo fu il caso della strage di Kathyn. I russi diedero la colpa alla Germania ed essendo questa non solo la perdente ma anche colei che aveva progettato e realizzato l'olocausto, fu semplice convincere il pubblico che era andata così. E invece....sorpresa delle sorprese, il cattivo per antonomasia non fu l'unico “cattivo”....

Mi capita di mostrare una certa foto e chiedere di cosa si tratti. Immancabilmente mi dicono, un campo di concentramento tedesco e invece si tratta si di un campo, ma russo.....

Vedete come è facile anche in storia “tirare l'acqua al proprio mulino”? E poi, quando la faccenda non ci tocca più sul vivo perché tutti i partecipanti son defunti, a chi rimane, mettere le cose a posto come si deve, dopo tanto tempo, vi pare facile?

Con questo, non voglio certo dire che i libri di storia non vadano letti. Vanno semplicemente presi per quel che sono e umilmente ci offrono delle scansioni temporali di eventi che per essere compresi in modo “umano” necessitano di letture dichiaratamente soggettive. Ed ecco che per ben due argomenti Emilio Lussu copre, secondo me, un ruolo fondamentale. “Un anno sull'Altipiano” ci racconta della prima guerra mondiale e “La marcia su Roma e dintorni” dell'ascesa del fascismo in Italia.

Per quale motivo ritengo Emilio Lussu fondamentale per cercare di avvicinarsi alla comprensione di questi due argomenti? Per qualcosa di irrazionale e personalissimo. Ha conquistato la mia fiducia.
E come? Con il suo stile prima di tutto.

Vedete, uno scrittore, che racconti o che inventi, ha per noi un valore solo se la fiducia si innesca. E questa si rivela direttamente all'anima dal modo franco, che va subito “al sodo”, di esprimersi. In lui sento un'urgenza di dire come si son svolti i fatti, di far sentire come li ha vissuti, e se il libro sulla prima guerra mondiale ci mostra un'Italia civile inconsapevole di cosa stesse accadendo al fronte e dei mercanti che si interessavano alla commesse militari a danno dei soldati, il libro dell'ascesa del fascismo ci mostra cosa accadde a molti soldati tornati dalla guerra che, incapaci di inserirsi nel contesto sociale con ruoli meno importanti di quelli conquistati sul campo e in più, vedendo i frutti dei loro sforzi non coronati dal trattato di Versailles e nemmeno dalla stima della gente, non esitarono a prendere posizioni discutibili davanti allo spauracchio del comunismo russo che si espresse in Italia sotto forma di scioperi.
In più, come accadde che una democrazia si sia trasformata in una dittatura? E come fu possibile l'accondiscendenza del re? Queste domande ricevono delle risposte. Possono non essere esaustive e in fondo anche per me esse rappresentano semplicemente un tassello di qualcosa di più vasto ma, essendosi Lussu conquistata la mia stima, non nutrirò dubbi su quel che mi racconta. Lo storico chiede di essere creduto in grazia di un metodo che considera scientifico e quindi infallibile, ma so che non è così. Lo scrittore, ci mette l'anima, i suoi ideali, la lotta. E l 'anima, somma secondo me di cuore e pensiero, merita tutto il nostro rispetto. Se si scoprisse che ci son cose sbagliate? Ecco che la legge del perdono scatterebbe automaticamente. È fatto in buona fede. Può succedere. Ed infatti un errorino, robetta trascurabile, per esempio c'è. Fausto Nitti, che fugge con lui da Lipari, non è nipote del presidente del consiglio Francesco Saverio, ma figlio di un cugino. Robetta da ridere, se si pensa a quel che Lussu ci mette sotto gli occhi.....


E quali pensieri si innescano da questa lettura?
In me, prima di tutto un paragone con l'attualità italiana. Ricordo che una ventina di anni fà in una città capoluogo di provincia, rossa fino alle mutande, non si trovava lavoro nemmeno per far le pulizie se non si aveva una tessera di partito. Non sto scherzando. E la tessera non doveva essere necessariamente rossa. Anche i bianchi avevano dei “canali” tramite i quali soddisfare i loro adepti. E se ci penso,oggi non è in fondo la medesima situazione? Vedete, i passaggi dalla libertà a una qualsiasi forma di sudditanza, “raramentissimamente” avvengono “tutti d'un colpo”. Ci si fa rosicchiare un po' di libertà tutti i giorni e dopo qualche tempo ci si accorge non sempre...) che ne abbiamo svilita una bella fetta.
E non è solo questione di tessere. E l'università? Nella quale solo un lungo, avvilente, umiliante galloppinismo permette di accedere a posti che dovrebbero essere appannaggio del valore? E nessuna corrente politica si salva. Anche quei gruppi che si celano dietro al cristianesimo agiscono così. E vedete altre briciole di libertà, di coerenza, cedute quasi inconsapevolmente in altri settori?

Notate che ne “La marcia su Roma e dintorni”, Lussu ci presenta e descrive le peripezie di molti voltagabbana. Ci da nomi e cognomi e se si pensa che il libro usci all'estero nel 1934......ci fa sapere anche come giustificano le loro “abdicazioni” a libere scelte. La risposta, tutta italiana, si può riassumere con un esemplarissimo.... “tengo famiglia”....!
Accade anche che chi ha goduto di posizioni di un certo livello, cerchi di mantenersi almeno al medesimo.....questione di “apparente” dignità personale....

E Lussu ci racconta tutto anche dell'omicidio Matteotti. Quando il libro venne dato alle stampe egli non poteva ancora sapere che questa illustre vittima, oltre ad aver tenuto quel discorso in parlamento, aveva dichiarato che avrebbe presentato per l'indomani un dossier che riguardava la vendita segreta di diritti per l'estrazione di combustibile dal sottosuolo.....
Per questo un testo non basta mai, ma quel che di Matteotti ci racconta, della sua ammirevole coerenza con un ideale, della sua convinzione che ora i suoi compagni avrebbero dovuto preparare il discorso per la sua morte....e non solo. Come reagì l'opinione pubblica, e poi i fascisti e Mussolini e infine il re, che in viaggio in Spagna era andato a complimentarsi per il loro viraggio a destra.... e l'attesa del suo ritorno che si conclude mestamente in una battuta sulla figlia, la principessa che “stamattina ha ucciso due quaglie” e lo sguardo perplesso dei presenti che speravano nelle dimissioni di Mussolini e che non riuscirono a dire di più che “le quaglie sono buone con i piselli”..... Povera Italia. Povera allora e povera oggi, perché secondo me gli italiani non son cambiati.

L'idea di democrazia che abbiamo in testa e che leggiamo sui libri è ben diversa da quel che nella realtà accade. Ora, chi viene scelto per coprire la carica di presidente del consiglio (voluto il minuscolo...) da un presidente che dispone di troppi pochi poteri.... è di fatto re per una legislatura. Prima l'opposizione contava qualcosa e lo costringeva a “rigare dritto” Ora, con i premi di maggioranza, chi sale sul “trono a scadenza” regna regna e regna. Questa secondo me non è democrazia.....

E poi....., ma la democrazia si deve anche meritarla! Com'è possibile che essa possa convivere con un sistema di raccomandazioni così capillare? È evidente che chi sta in cima alla piramide non è altro che il “grande elargitore”. I precedenti anche recenti parlano chiaro.

Libertà nella democrazia. Essere certi che il chirurgo che mi aprirà come un'ostrica sia veramente il migliore!!!! e non come leggo tristemente su “Gomorra” di Saviano di quel camorrista che si rifiutò di farsi “mettere le mani addosso” da quel medico perché lì, in quel posto, ce lo aveva messo lui.

“.....di quella umile Italia fia salute
per cui morì la vergine Cammilla
Eurialo e Turno e Niso di ferute.”

Dante Dante. I tuoi lamenti sono i miei. Ora si è in più esiliati in patria. Una patria che non sento. Mi vergogno di essere italiano, io che per un principio ho varie volte ridotto al minimo la mia esistenza!!!!

Vedete a cosa porta la lettura di Lussu? La sua sincera fede in valori libertari e democratici, innesca in me pensieri, confronti, consapevolezze....il desiderio di essere migliore, di vivere in un mondo, in un'Italia migliore.

Ora chiudo queste riflessioni.

L'italianissima pasta col pesto fuma nel piatto.
L'Italia ha qualcosa di buono, ma non deve essere e non è solo la cucina. Grandi ingegni l'hanno onorata. Per ora mi accontento della pasta col pesto. Speriamo in tempi migliori. In italiani migliori.

“Grattano il grana”. C'è tempo per un altro pensiero.

Ricordate quando durante la finale dei mondiali di calcio Materazzi ricevette la testata da Zidane ?
Si comprese immediatamente che il francese aveva reagito a qualcosa che gli era stato detto. Agli italiani non interessò...... punto. L'importante era vincere. Come non importava. E vinsero, si, ma dare della puttana alla sorella di Zidane per farlo imbestialire in modo che lo squalificassero non è ad dir poco squallido? Io avrei preso Materazzi per un orecchio, l'avrei costretto a chiedere pubblicamente scusa e l'avrei radiato dal calcio prendendo le distanze da quello “stile”. Invece niente. Silenzio su quel fatto. Era importante vincere e basta. Per me, nella vita, come in una partita di calcio, è altrettanto importante come si vince e questo, purtroppo per gli italiani, non ha valore.....

la pappa è pronta.... passo e chiudo.

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