sabato 26 gennaio 2019

REALTA' E ARTE


Da tempo ho le idee chiare sul rapporto arte realtà.
Spiego qual è secondo me il problema che da Zola in poi fa male alle arti….. Avete fatto caso che se sulla copertina di un libro o la locandina di un film si trova stampato "tratto da una storia vera" l'interesse di solito diventa maggiore che se la scritta non ci fosse? Io trovo sbagliata questa preferenza e ho cercato di meditarla. 
Poiché questa essa non mi attira, ho cercato di chiedere in giro e ho dedotto che i voli di fantasia sembrano a molte persone meno utili della trasposizione di un fatto realmente accaduto. Ma … e la "Metamorfosi" di Kafka o di Apuleio? e "Il Maestro e Margherita" di Bulgakov e "Il naso" di Gogol e "Sogni" di Kurosawa e "Alice nel paese delle Meraviglie" …? (e sappiamo che la lista di opere letterarie e cinematografiche potrebbe essere lunga ) che non utilizzano la realtà ma che stimiamo come capolavori allora … che senso hanno?

La risposta che mi sono dato è la seguente. 
l'artista del livello più alto, secondo me, "prende" immagini che gli sgorgano da dentro e che provengono da quel magma che rappresenta il nostro io totale. Una minima parte dell'io è consapevole, e quella si nutre di un tipo di ragionamento che definiamo razionale poiché ci serve per la vita quotidiana e per organizzare pensieri che mirano alla concretezza del fare. L'io totale ha invece un secondo linguaggio, quello simbolico, che può essere studiato e razionalizzato per poi essere usato da intellettuali che giocano a fare gli artisti … dico "che giocano" perché l'Artista , quello Vero, secondo me, potrebbe anche aver studiato i simboli e Jung e Neumann e alchimia ecc, ma "prende", per la sua opera, solo quel che spontaneamente sgorga dalla sua profondità in parte inconsapevole. L'Artista introduce nell'io completo i suoi studi che immagino essere frammenti di senso che poi si mescolano come in un crogiolo che raggiunge alte temperature con la sofferenza interiore. Le immagini non sono gestibili e una volta affiorate vengono, anzi, possono venir organizzate, in strutture altamente intellettuali come per esempio il tipo di rima usato da Dante per la Commedia. 
Il problema per il fruitore che si inoltra in un'opera che utilizza una dimensione diversa dalla realtà, è che dovrà fare i conti con l'incapacità di capire in modo razionale. L'opera che offre simboli di solito ma non sempre, viene intuita e questa parola per me ha un significato enorme. L'io completo, quindi con l'aggiunta di quella parte che "fa di testa sua" e che in modo simbolico ragiona e si esprime (vedi i sogni), un modo che precede la trasformazione del messaggio in una qualsiasi forma di linguaggio comunicabile, l'io completo dicevo, afferra la foresta di simboli o il simbolo unico e in modo non consapevole se ne impossessa. L'opera d'arte di questo tipo (e per me l'unica toccante) ci condiziona, ci cambia, ci fa crescere anche se il messaggio non è stato compreso dalla parte razionale nella quale, troppa gente dimentica, che il suo essere un io non si esaurisce.
L'opera con la dicitura "tratto da una storia vera", sembra più accessibile al fruitore prima di tutto per questo motivo ed egli aggiunge un alibi che non funziona, ovvero la sensazione che la conoscenza di un fatto reale potrebbe rinforzarlo nel caso che un evento simile capitasse anche a lui. 
Sembra quindi che l'invenzione pura, che invenzione non è perché l'artista "prende" del materiale che sgorga e del quale non è consapevole … possa essere definita un gioco, un lusso per pochi che non sarà utile a colui che deve costruire la quotidianità.
Fa eccezione la fantascienza che, nonostante abbia quasi conquistato il Nobel con Stanislaw Lem e con Philip K. Dick raggiunto vette notevolissime, prende a man bassa dalla fantasia e non esita anche a pescare nel magma dell'io completo. Perché alla fantascienza non è concesso ma è reso obbligatorio l'utilizzo di dimensioni immaginarie? perché si maschera di razionale e funge da fuga dalla realtà. Tutto qui. 
Un Bulgakov con "Cuore di cane" "Le uova fatali" e "il Maestro e Margherita" invece inquieta, ed è la medesima inquietudine che ci deriva dai sogni che troppo spesso, proprio a causa della loro irrealtà legata alla consapevolezza che da noi sono usciti … ci danno timore. Non inquieta la fantascienza perché esce dalla mente di un alto e ci fa comodo considerarlo border line come si fa con Dick, Ma l'immagine del "mostruoso insetto" che Kafka scrisse, sconvolse la sua epoca non meno di "Nella Colonia Penale" o il brevissimo "L'avvoltoio" che furono da lui personalmente letti in pubblico con esito assai particolare … gente che stava male, che usciva dalla sala sconvolta.
Accade ancora e non pensavo. Di recente in occasione di una mostra conferenza contro una delle tante guerre che infestano questa epoca di finta pace che Auden definì "l'età dell'ansia", di recente, mi chiesero di produrre qualcosa. Io scrivo, ma un'idea mi frullava intesta (più d'una) e mi son dato da fare. Ho rimediato tre peluche di Winnie the Pooh, uno grande e due più piccoli quasi identici, ho fatto fare una processione a ragazzi vestiti da soldati e tre ragazze giovanissime hanno portato con fatica le croci, vere massicce, pesanti. Seguivano in fondo al corteo tre ragazze con i peluche che ora i soldati prendevano e crocefiggevano. Dalle zampe colava sangue (ovviamente sugo di pomodoro). La scena ha avuto una durata di circa cinque minuti e molte persone son venute a cercare chi aveva avuto "quell'idea". Mi hanno detto che era troppo forte, che non si poteva fare una cosa simile! e io ho risposto che la guerra era molto peggiore e comunque la morte dell'infanzia che avevo rappresentato è secondo me una delle sue conseguenze più folli. Non me lo aspettavo. Da un pezzo l'arte non ha più l'obbligo di essere bella e non era certo bello quel che avevo mostrato come non son certo deliziose le incisioni "I disastri della guerra" che Goya produsse fra il 1810 e il 1820, ma indubbiamente sensate. E comunque ci fu una reazione secondo me spropositata.
Questa mi ha fatto meditare sulla fortuna dei film Horror. Quello spavento sappiamo che non ha a che fare con la realtà e per questo viene accettato, ma … la realtà, se giunge a noi attraverso i simboli … quella si che funziona.
Il surrealismo ha "giocato" in modo intellettuale con queste cose. Asserire che l'incontro su un tavolo operatorio di un ombrello con una macchina per cucire produce un senso anche se apparentemente non sembra, equivale a rendere razionale, quindi accessibile all'intellettuale una possibilità di "fantasia fantastica" che prima si poteva vedere solo e non sempre, coi messaggi criptici delle opere alchemiche, Giorgione, Balthus ecc i quali, mettendo insieme particolari che gli esclusi dalla congrega con possono capire, potrebbero provare indifferenza oppure il disagio che si riceve dai propri sogni. Esistono anche esempi stupidi … Dan Brown ne "Il codice da Vinci" fa commettere omicidi ad un albino. Egli gioca sulla rarità di questa condizione non diversamente di "Dracula" di Bram Stoker che fa accadere i fatti in Romania perché all'epoca essa era quasi un oriente misterioso. 
"Non si scrive (o dipinge o compone ecc) per dire qualcosa, lo si fa se si ha qualcosa da dire" scrisse Fitzgerald nei Taccuini … e aveva ragione. L'arte, quella vera, può rendere economicamente, ma non nasce nell'artista per questo. Egli si ritrova fra le mani della mente consapevole un'immagine che rappresenta un senso profondo e scriverla, "gettarla" nell'opera gli da la sensazione, ce ho scoperto essere momentanea, di liberarsi di quel malessere.
Se quel malessere è almeno parzialmente anche il nostro, è fatta. 
Tutto qui … e non è poco.
Se la sorgente delle idee è in noi e viene da una parte più vasta del nostro io consapevole, ci sta che Esiodo dia per certo che Non sue ma delle Muse siano quelle immagini e che queste altro non siano che aralde, messaggere che trasmettono quanto la Divinità vuole che si sappia … ma noi, nel ventunesimo secolo … sappiamo che non di Dio si tratta, ma di qualcosa che è in noi che non si controlla. Sofferenza e gioia non si controllano. La sofferenza produce l'opera, la gioia ci fa vivere, spendere la vita.
Deduco di conseguenza che il prendere idee dalla realtà può essere interessante perché vuol dire che esse hanno smosso il nostro io totale, ma se il prendere dalla realtà non segue questa via, diviene un'operazione parziale, che appartiene solo ad una fetta dell'io, di noi … e non m'interessa.
Attualmente la scritta "tratto da una storia vera" mi mette a disagio e mi allontana da un'opera. Mi ci vuole molto per tornare sui miei passi e almeno "assaggiare", ma purtroppo quel che sembra arte è solo operazione commerciale, e quasi sempre, anzi sempre, mi rintano disilluso in Kafka, Bugakov, Dick Lem ecc che invece con la vita e anche con l'opera hanno fatto tremendamente sul serio 

giovedì 17 gennaio 2019

MARCEL DUCHAMP: Cosa ne penso (e premetto che non lo stimo...)



Mi chiedono spesso cosa ne penso di questo o quell'artista ... ormai ci sono abituato. So che accade perché vado ben oltre ad un semplice ed umorale "secondo me". di solito mi inoltro in spiegazioni che si basano su fatti che secondo me sono probanti e su principi miei che considero fondamentali. Il fatto che ci siano dei ragionamenti base in me, che già da anni mi hanno aiutato (secondo altri il contrario) a comprendere e a scegliere di cosa nutrire l'anima, è necessario renderlo esplicito. se qualcuno non è d'accordo su di essi, ovviamente il resto avrà, per lui o loro, valore di nulla.
Differenza fra ARTISTA e INTELLETTUALE.
ARTISTA: Una persona che per mezzo di una tecnica esprime una sensazione interiore che sgorga incontrollata da dentro. Questa sensazione presuppone un disagio esistenziale. Se sto bene, se tutto va bene, vivo e mi lascio vivere. Se qualcosa non va ecco che in me si forma una reazione alla sofferenza, come la perla per l'ostrica. Per questa definizione, essere compositore, pittore, lavoratore di ferro battuto, ricamatore\trice, scrittore, poeta ecc, è identico. Si tenga conto che per molte, troppe persone, l'artista è colui che produce secondo l'ottica di una Accademia di Belle Arti.
INTELLETTUALE: persona che usa la razionalità, il ragionamento. Non si pensi che uno scienziato (matematici inclusi) non "usi" la fantasia; a grandi livelli accade. 

L'artista parte dalla sensazione che lo fa soffrire; la prende e la rende concreta, fruibile ai sensi, con una tecnica e per realizzarla utilizzerà intelligenza ed inventiva. L'Intellettuale non è in grado di agire così, ma è più determinato, deciso, metodico. Per lui si tratta di una professione e se ha preso sempre il massimo dei voti in Italiano, per esempio, si sente autorizzato, per esempio davanti all'argomento "violenza alle donne", di dire la sua e, poiché quel che ha scritto è scritto indubbiamente bene dal punto di vista grammaticale (e poi in più potrebbe sfoggiare il filosofese o un altro gergo intellettuale da gente che se la tira e si ghettizza), e ha una immensa fiducia in sé stesso per via dei voti alti presi alle superiori, ecco che trova lecito, ovvio, considerarsi un artista ... e in potenza, come tutti, effettivamente lo è, ma di fatto ... la strada è lunga e purtroppo si basa non su nostre scelte ma su quelle che il destino fa per noi, sommando il tutto ad una attitudine alla sensibilità. Un esempio. Un certo Giacomo Leopardi era un bambino se non erro di appena quattro anni quando gli morì il fratellino. Lo portarono davanti alla salma di questo bimbo che fino a qualche giorno prima condivideva i giochi con lui e accadde che il futuro poeta, davanti a quella immobilità inspiegabile scoppiò in un pianto che durò giorni. Quando terminò non era più il conticino Leopardi quattrenne, ma un essere ipersensibile alla vita poiché in un'età irreale e inconsapevole aveva scoperto la morte. Feci già un esempio simile con Picasso, traumatizzato a 19 anni per la morte di Casagemas della quale si sentì responsabile, e della consapevolezza di dover occultare la sua omosessualità. potrei andare avanti con gli esempi. Ne porto ancora uno solo per dimostrare come le vie del destino siano imponderabili. Alessandro Manzoni era un giovane benissimo imparentato ed economicamente in una botte di ferro. La sua era la classica vita del rampollo sans souci. Fu l'incontro con una tragedia non sua a sconvolgerlo e a renderlo ipersensibile: "Storia de la colonna infame". Rimase così sconvolto dallo scoprire che potessero essere accaduti simili casi d'ingiustizia, che proprio la giustizia divenne il suo tarlo e di fatto è la chiave di lettura dei "Promessi sposi" e della sua esistenza. 
La morte quindi ... spesso è il trauma che segna, ma non necessariamente solo quello. Accade poi che ci siano persone così insensibili che davanti a certi eventi della vita riescano ad uscirne non in apparenza, ma di fatto, indenni. Non è che io ami chi soffra, ma la spremuta di sofferenza crea bellezza, mentre la spremuta di ragionamento altro non è che un agire su quel che la sofferenza altrui ha prodotto. 
CONSEGUENZA inattuale e fastidiosa ma che distrugge quasi tutti i volumi di storia dell'arte dall'impressionismo in poi: non esistono gli -ismi. Sono insensate costruzioni intellettuali. Esiste una grande mente che produce un'opera e una miriade di pecore che rosicchiano un frammento, lo osservano alla lente e ... questo ingrandimento ben leccato e confezionato sembra, ma non è, un altro io sensibile. Picasso è il cubismo (e non solo). Monet è l'impressionismo ... e basta. Un esempio. Utrillo, chiamato Litrillo dagli amici perché era sbronzo dall'infanzia, faceva cosine piacevoli ... ma finisce li. Una prova di quella grande farsa che fu il primo celebre -ismo? Leggetevi "Renoir mio padre" uscito in Italia per i tipi di Adelphi.



In questo libro accade qualcosa di sorprendente (e non è l'unica volta che ho vissuto questa esperienza). Jean Renoir, regista di fama, era pure figlio del celebre pittore. Decise, una volta tornato in convalescenza dai campi di battaglia della prima guerra mondiale, di scrivere dei suoi rapporti col padre ormai vecchissimo e quasi immobile, poiché ci fù di nuovo dialogo. L'intenzione del testo è di esaltare il padre, che per Jean era un genio. Quel che accade leggendo è esattamente il contrario. Il punto chiave è il 1877 quando Monet realizza la serie di opere "Gare saint Lazare". Ogni esposizione era un fallimento. Il pubblico reagiva male e anche i cosiddetti esperti. Monet realizzò quelle opere dal vivo alla stazione come reazione, per dimostrare il mondo visto dagli impressionisti esisteva .... e Renoir, più concreto propose di lasciar perdere le mostre organizzate nei caffè e ormai negli scantinati. i pittori dovevano dipingere e un gallerista doveva incaricarsi di vendere. Ecco la la fregatura fondamentale dell'epoca. Fin quando la nobiltà ebbe potere di scelta, questa casta che non stimo, ma che aveva tempo (la famosa noja creativa) per pensare e ripensare, di solito si trattava bene, e personaggi come Giorgione Raffaello e Tiziano, per esempio furono loro (più la nobiltà nera, ovvero il papato) scelti da loro. Quella nobiltà sceglie tutt'ora e vi faccio un esempio: Moetimer Menpes. Australiano, giunse a Londra e vi conobbe Wisthler. questi, che stimò immediatamente la sua tecnica sopraffina, lo presentò ai baroni Rotschild. Piacque e di riflesso a questi magnati dotati anche di Noja creativa e mania collezionistica, vide le sue opere attaccarsi ai muri di amici e amici degli amici. Il grande pubblico potrebbe, ma non è detto, scoprirlo solo ora perché, defunti coloro che lo acquistarono, e pure i figli, nipoti e pronipoti potrebbero non averli trovati interessati quanto il controvalore in pecunia che se ne può trarre ... anche per comprare altre opere ... poiché il gusto evolve. Nemmeno Raffaello era noto al popolo e forse nemmeno alla borghesia ai suoi tempi. Era "roba" per pochi, che, con lo sgocciolare degli anni e le generazioni, dai salotti son "caduti" nei Musei, che per ora sembra essere la loro tomba. 
Esisteva ed esiste una produzione pseudo artistica di massa. quella dura una stagione, poi il tempo fa la selezione e qualcosa, purtroppo non tutto, ora si riemerge. Il caso più eclatante per me è quello della letteratura in Italia. Questa nazione lievemente scalcinata, incapace di democrazia, bellissima e men che amorale, ha avuto per anni la massoneria che decideva chi valeva (esempio i Nobel a Carducci e Quasimodo per tacer del resto), poi seguì il periodo della sinistra che definisco "sinistrato" senza alcuna voglia di ridere, tutt'altro ... epoca questa nella quale, se eri allineato con loro, avevi vita facile, se non lo eri venivi dimenticato. Savinio e Flaiano messi in ombra e attualmente lusso sensibilissimo per pochi ... una Ortese che era si di sinistra ma non obbediva ... una tragedia insomma, e dall'Italia unita in poi, l'ho già scritto e non mi stancherò di ripeterlo, disponiamo di una antologia ridicola che dimentica i veri grandi che quindi nemmeno gli italiani conoscono.
La medesima faccenda è per la storia. L'esempio che porto sempre è quello della spedizione dei mille. Com'è possibile, e me lo domandavo già a quattordici anni di mia età, com'è possibile che la gente creda che mille (sembra 1089) persone male armate e in troppi casi senza esperienza delle armi, approdi in Sicilia e sia in grado di sgominare un Regno che disponeva ... ovviamente ... di un folto esercito regolare e artiglierie pesanti! MA COM'E' POSSIBILEEEE! Me lo sono domandato per anni. ed ecco come accade che sia possibile. A scuola, per prendere un voto accettabile non devi ragionare, ma ripetere quel ce l'insegnante ti dice. Questi poi, non direbbe mai qualcosa di diverso (tranne in alcune scuole del sud ...) perché a suo tempo fu preso dal medesimo ingranaggio, ovvero ripetere per prendere il voto. Altro non sembra necessario. Ma ... mettere in dubbio e scoprire che i britannici ci misero lo zampino per avere il dominio navale del Mediterraneo oltre a poter sfruttare quasi a costo zero le miniere di zolfo siciliane (l'oro dell'ottocento!) accadrà mai? penso di no. Ormai quella propaganda che fece dei garibaldini degli eroi, la storia dei vincitori, si è fossilizzata nelle menti ... che non ragionano. 
Altro caso. Si studia, di solito in modo emotivo, il crollo del '29, ma nessuno vi parlerà mai del "PANICO DEL 1907" ... ora, nell'era di internet si può aggirare l'ostacolo e scoprire queste cosucce? troppo difficile. Noi cechiamo quel che sappiamo esistere. se io non so che è esistita una crisi del 1907 come posso cercarla e studiarla? e perché non la si studia? perché si capirebbero troppe cose. Quel Panico fu salvato da una persona sola ... Fu creata la commissione Pujo per comprendere e si scoprì, dati alla mano, che il movimento borsistico totale di New York del 1907 fu di 26 miliardi di dollari e di questi 24,5 ... appartenevano ad una persona sola. Deduzione non difficile .... allora negli USA, non esiste democrazia! Esattamente come al tempo dei Medici in Firenze la finzione era democratica, i fatti erano ... esattamente l'opposto. 
Se si prosegue in questo ragionamento del panico del 1907 ... si scoprirà la riunione di Jeckyll Island e la fondazione della Federal Reserve che è un ente privato creato dai più facoltosi per fare in modo che nelle prossime crisi a rischiare e pagare il prezzo siano solo massa e borghesia ... e se si prosegue su questa linea .... si potrebbe capire troppo del presente!!! e non va bene. decisamente no ... ma non per me, che ho bisogno di realtà per poi allontanarmi da essa poiché la mia piccola mano non può scalfire ... e le arti e l'affetto dei cani diventano così il centro del mio mondo.

Ma ... anche i libri di storia dell'arte degli ultimi due secoli son così imprecisi fino al ridicolo? si ...
un esempio lo troverete leggendo "Renoir mio padre", ma l'esempio, questa volta veramente comico lo avrete con la lettura delle primissime pagine del seguente libro.




 La vedova di Pollock riceve la visita di B.H. Friedman che conobbe anche personalmente ma non in modo approfondito Pollock. L'intenzione era quella di farsi raccontare da lei "una vita" di questo artista. Si accordarono e si susseguirono gli incontri. Friedman termina il dattiloscritto e ne consegna una copia alla vedova che lo legge e lo approva. Giorni dopo lei ne parla con amici che leggono e dicono "ma non può uscire questa roba... lo sputtani!". Lei chiama Friedman per bloccare la pubblicazione ma l'editore si oppone e  ... e niente, il mercante pubblicizzerà il suo prodotto senza tenere conto che a differenza della vendita di automobili pannolini e rasoi, cn la presunta opera d'arte entra in ballo anche la sensibilità. Chi legge questo libro apre gli occhi ... e chi non lo legge? solito meccanismo. L'ho studiato ... per il voto alle superiori o oltre e ... ormai plasmato in ripetitore che non pensa, non deve pensare!, negli anni più belli mi stampo nella mente questo autore e ... se qualcuno lo farà vacillare lo difenderò per due motivi: 1) se agisco criticamente devo distruggere le mie basi e ricostruire .in fondo una parte del mio io ... fatica immane 2) fa parte dell'età più bella, adolescenza e periodo universitario e guai chi mi tocca quel periodo che devo rendere sacro altrimenti mi rimane il presente e mi butto dalla finestra ...

Si aggiungono scoperte recenti si Pollock ... 

Partiamo da lontano ma non troppo ...
Quando una cultura giunge all'apice tecnologico, solo successivamente, quando inizia la decadenza, arriva il risultato artistico di qualità.
Medesimo discorso per le grandi stirpi. I primi sono cialtroni .... Cosimo il vecchio (de Medici, nonno di Lorenzo) era usuraio ... il secondo Rockefeller (John Davison)  coi soldi fu un caimano assoluto; figlio di un imbonitore (William Avery detto Big Bill) che vagava per gli Stati Uniti nascenti truffando e vendendo intrugli per la crescita dei capelli e la guarigione del cancro a 25 dollari al flacone (il doppio dello stipendio di un operaio dell'epoca); dovette pure scappare con i cinque figli per stupro ad una sua dipendente ... 
Vige la regola del tre ... dalla terza generazione (John Davison Junior) ecco che il tempo viene investito anche nella noja, quella creativa e non più nell'accumulazione piratesca. Il quarto dopo Big Bill, di fatto il terzo straricco, David Rockefeller, morto a più di un secolo di età nel 2017, nella camera dove stava di più, teneva un Picasso (quello in foto qui sotto) e non un Pollock o un Piero Manzoni o un Duchamp ...




ma guarda un po' che strano!!! Solo alla terza quindi (Morgan altra famigliola terribile.... discende veramente dal pirata omonimo e ugualmente arrivò al gusto, ma con moooolta calma ....!)  nascono a volte i Lorenzo de Medici che "capiscono" i Michelangelo ecc.
Ma se sei ricco e potente e non hai sensibilità artistica? Ecco che accadranno cosette orrende che la generazione successiva, non più suddita (perché il ricco è anche potente e guai a contrariarlo com'è accaduto involontariamente fra Lucian Freud e Murdoch), avrebbe il dovere di mettere in chiaro. Un esempio su una pseudo artista vivente ... Yoko Ono ... quel che fa in arte è sistematicamente ributtante (il vero nome del suo "lavoro" è mondanità), ma appare perché è ricca, paga e in più è vedova di uno che grande lo era davvero. Ricordo ancora con la pelle d'oca il primo ascolto dell' ellepi che contiene "woman", capolavoro di John Lennon ... ebbene ... una canzone era del genio, e una (così in alternanza, fino alla fine del disco) della moglie. Mai sentito, mai sofferto in vita mia un simile mix di genialità e schifezza ... ma chi la tocca Yoko Ono .... ufficialmente nessuno, di fatto appena si gira però sparlano ... com'è divertente la vita dell'arte\business nella Grande Mela ... bacata! un poco l'ho vissuta e tranne il business appunto, altri aromi non colsi.
Ora ... Gli USA con tecnologia e violenza hanno fatto i soldi, con i soldi hanno colonizzato tanto, troppo (leggere il primo capitolo di Alvi "Il secolo Americano"), ma a livello artistico comandava Parigi ... e qui entriamo in contatto con la fortuna di Pollock e anche con il "caro" Marcel Duchamp.



E' forse il caso di domandarsi come ha fatto un certo Kandinskj a fare strada? e Duchamp? e Pollock e non solo? stesso discorso per John Cage e si tratta di musica e molti altri ... sì, io me lo domando, e parto da un presupposto. Pollock mi sembra di una banalità assoluta ...  e com'è potuto accadere che la banalità ...
Duchamp non è stupido ma fa lo stupido ... perché nessuno lo smaschera? cosa lo rende intoccabile? 
E Kandinskj poi. Non mi dice nulla ... com'è potuto accadere che abbi "trasmesso" qualcosa a qualcuno! e se glielo ha comunicato chi era e cosa ci trovava? Sono domande importanti, ma richiedono voglia di capire e tempo per indagare leggendo metri kubi di libri, ascoltando tutto e tutti senza distrarsi mai. 
Un esempio che in proposito cito spesso, e che conferma che si tratta di una questione di metodo, è quel che amo definire "il caso periodo blu". Io, io personalmente, osservo quei quadri di Picasso e comprendo che mentre li fece stava soffrendo in modo indescrivibile. La mia domanda è stata di conseguenza ..."cosa lo ha fatto soffrire?". Dietro ad un'opera d'arte, dietro ad una vera opera d'arte, c'è un essere umano, un io incrinato che può girare solo intorno a se stesso ... Arrivai a delle deduzioni studiando e meditando e attesi la sorte che mi fece conoscere amici di Picasso ed ebbi una risposta ed una visione d'insieme, che non trovo su nessun libro purtroppo. Non mi vanto, mi lamento, perché ho fatto una faticaccia senza senso. Cosa ci voleva di geniale per farsi quella domanda! quel perché soffre!!! e ho capito che gli intellettuali, che non comprendono di essere in un bosco sacro, sapranno dirvi solo che tipi di alberi sono, e un artista invece, un altro artista quegli alberi li riconoscerà come sacri perché cantano ... una sofferenza.

POLLOCK
Iniziamo con lui. Di recente si sono resi disponibili, desecretati, documenti che dimostrano quanto la sua opera fosse (probabilmente senza che l'autore lo sapesse) gestiti dalla intelligence USA per promuovere l'arte americana. Si scelse l'Espressionismo astratto (che amo chiamare espressionismo kastratto) per un motivo che non viene mai narrato. ho letto spesso che essendo i miliardari americani quasi tutti ebrei, essi scelsero quel movimento che aveva di fatto molti artisti di quella religione.
Troppo facile. Premetto che secondo me quando si diventa potenti la religione non conta più perché il potere è la droga più assurda e pericolosa per l'essere umano. Nel 1913 si fondala FED e da quel momento inizia il secolo breve. Il periodo secondo me più brutale della storia dell'uomo non è ancora terminato. E' semplice spiegare; Con la prima guerra mondiale gli Usa divengono economicamente egemoni dell'Europa e di gran parte del pianeta. Si simula la democrazia perché la dittatura non verrebbe tollerata dalle masse. Nel giro di poco però la redditività degli stati sudditi in forma democratica no basta agli affamati di potere, ed ecco che per esempio in occidente nascono ben undici dittature. Dietro ad Hitler c'erano i capitali di Ford che non era certo di Bagnacavallo e nemmeno di Berlino o un mistico tibetano, ma americanissimo e senza morale (si ricordi chela celebre modello T doveva durare per 100.000 kilometri e poi crollare solo per vendere vendere vendere e poi incassare incassare incassare). Definizione di partito di destra: quel gruppo politico che in modo chiaro o occulto si fa finanziare dagli industriali (il pd quindi è di destra). Definizione di estrema destra: quel gruppo politico che si fa finanziare dagli industriali e ritiene lecito usare la forza (fascismi ma anche Macron). Partito di sinistra: gruppo politico che si oppone agli interessi degli industriali. Partito di estrema sinistra: gruppo politico che si oppone agli industriali e ritiene lecito usare la forza. Regole necessarie e quasi sufficienti per comprendere la nostra epoca (dal 1913 in poi).

Torniamo a Pollock ora che, spero, la situazione storica può essere meglio interpretata poiché non l'ha scritta né un perdente e nemmeno un vincitore, citando comunque prima un precedente verificabile (c'è pure uno scritto esplicativo su questo blog) ovvero il caso Mozart\Lucchesi. Ecco i fatti. Mozart comperò da Andrea Lucchesi, maestro di cappella a Bonn (Germania) le sinfonie Prager e Jupiter, raschiò la firma del vero autore e vi mise la sua. Gli originali sono in un fondo della Biblioteca di Modena. Medesima situazione per Haydn, che comperò le sinfonie Oxford prima di recarsi in quella cittadina per essere "laureato" dishonoris causa in musica altrui. Perché accadde? Perché la seconda rivoluzione industriale vide emergere Usa di là da mare oceano, e gli stati centrali (particolarmente Impero tedesco) in Europa. ed ecco una evoluzione storica che ho già spiegato. Come!!! noi in lingua tedesca siamo i più ricchi e potenti d'Europa e non abbiamo un ruolo trainante nell'arte che preferiamo che sarebbe la musica? Se non la abbiamo ... la comperiamo e la facciamo risultare nostra! 
E sarebbe stato saggio attendere la generazione successiva in cui Beethoven (allievo di quel Lucchesi) e Schubert e Schumann ecc, tolsero la corona ad un'Italia che aveva si il talento ma una processo storico evolutivo in ritardo. Ma è saggio il potente? mai. é un malato incurabile che per placare momentaneamente, solo momentaneamente il suo disagio calpesta tutto e tutti.

Pollock quindi si trovò lanciato per interessi che non lo riguardavano, da due critici, Clement Greenberg e Harold Rosenberg. Questi due ... credevano in quel che dicevano? non lo so e non m'interessa. Anche uno stragista pensa di avere motivi validi, lo ascolto ma poi vado al sodo per altre vie. Ebbene ... per comprendere bisogna riempire un vuoto nei libri di filosofia.
Krishnamurti, Rudolf Steiner (antroposofia uguale tentativo di coniugare spiritualità e scienza, ma non solo) e Gurdijeff.
Perché (Giove passami uno strale!!!) non c'è traccia di questi filosofi sui libri di ... filosofia e nemmeno un accenno per certi artisti, in quelli di storia dell'arte!!!
E' presto detto. I filosofi sono una casta. Prima di tutto son "indocenti" universitari, poi hanno creato un linguaggio criptico che rende accessibili i testi solo agli addetti ai lavori (porcata immane che ha tolto alla filosofia un pubblico) e scelgono, decidono, chi è filosofo ... ovviamente altri colleghi universitari. Fare due colonne ... in uno i filosofi docenti e nell'altro i filosofi che non lo sono. In quest'ultima mi risulta che, comodo comodo ci stia solo Wittgenstein, che la docenza la rifiutò forse proprio perché faceva sul serio. Per lui la filosofia non era un mestiere, come non lo era per i tre che ho citato e che sui testi non esistono. 
Perché non sono nei testi? forse perché contengono troppa spiritualità? Ma se la neghiamo non capiremo veramente un'epoca!!! Pollock ascoltò Krishnamurti e fu per lui un evento. Migliaia di persone all'aperto ... e là lontano, vestito di bianco, quasi evanescente, irreale, questo grande ... perché per l'epoca fu veramente un grande. Si mediti su un fatto. Gli studenti di filosofia vanno all'università, ascoltano, tornano a casa, studiano danno l'esame e si passano ... sono filosofi.
Quei tre che ho citato, come ai tempi di Platone e Aristotele e anche dopo durante il neoplatonismo, avevano delle scuole. Scuole filosofiche nel senso di scuole di vita e non di voto! perché la filosofia vuole dimenticare che la metà dell'ottocento e il novecento avevano fame di spiritualità? 
Affari loro ... io l'ho scoperto, e non certo perché sono laureato anche in filosofia. Mi son dovuto arrangiare, che la cultura vera è arrangiarsi e umilmente chiedere e studiare meditando.

Veniamo ad un dato storico rivelatore: a fine ottocento e nei primi del novecento (fino agli anni trenta sicuramente), esisteva nel quartiere Westminster in Smith square (la medievale piazza dei fabbri) la Biblioteca Stead Borderland; di fronte all'Abbazia di Westmisnster invece (direi quindi in un luogo centrale e ben visibile) la libreria "Psychic bookshop" di proprietà di sir Arthur Conan Doyle e gestita personalmente da sua figlia.
I due centri collaboravano ... quindi per comprendere l'opera e la vita di sir Conan Doyle non basta ignorare certe materie ... poco scientifiche.
Cosa accadeva nella biblioteca Stead Borderland (tradurre...); fra le varie attività, si aiutavano le persone che avevano avuto un lutto recente facendo credere che i deceduti erano passati ad un altro tipo di esistenza. Erano possibili anche dei contatti. Non sistematici ma possibili. 
Si mediti ... la religione non fa più presa su menti ormai troppo razionali, che necessitano di prove per convincersi. Avere fede, fidarsi, non basta più per lenire il dolore di una perdita ... Ecco quindi che lo spiritismo, e una certa spiritualità alternativa cerca di dare risposte con presupposti più concreti di un fidati ... te lo dicono gli apostoli e anche io che ho il saio. 
Lo spirituale ... un mondo che la scienza e la tecnica e la fretta, annulla, ma che all'individuo, che non è l'uomo\macchina che i potenti vorrebbero, ritiene fondamentale, viene ridisegnato secondo i nuovi livelli di razionalità.

Dietro a Pollock c'è quindi un'epoca che esploderà nella massa e nei mass media con la moda beat per i santoni indiani, ma prima dei santoni degli anni sessanta settanta del novecento abbiamo per esempio un architetto come Wright che sposa una danzatrice di Gurdijeff e va spesso in ritiro dal "Maestro". Abbiamo Kandinskij che segue l'antroposofia ecc.
Credere che Pollock sia geniale per avere inventato una tecnica, il dripping, che di fatto io facevo in spiaggia con la sabbia bagnata da bambino e i bimbi tutti hanno praticato, equivale ad autonominarsi stupidi ed esserne fieri. C'era all'epoca la convinzione che la spiritualità nell'arte (ma guarda ... sembra il titolo di un libretto di Kandinskij!!! ma che strano!) fosse rappresentabile solo con un'agire pittorico non oggettivo. Si doveva giungere ad una rappresentazione che non portasse la nostra mente ad identificare negli sgorbi, linee, curve ecc, una forma che ricordasse un qualsiasi oggetto o persona. 
Ecco Pollock ... ci ha provato e qualcuno lo ha santificato. Uno stato che aveva bisogno di sentirsi forte non solo con la tecnologia e le armi, e una tendenza dell'epoca a ricercare una speranza, uno spiraglio per un'umanità che aveva creato un periodo spaventoso ... dalla fondazione della FED nel 1913, perché li dentro si decideva tutto a vantaggio di pochissimi. e se qualcuno fra loro litigava ... eran morti e fame nel mondo.
Io osservo la "roba" di Pollock e la spiritualità non la "sento", quindi, nei confronti del mio io la sua opera è niente.

KANDINSKIJ
Situazione semplice ma difficile da "recuperare"
La baronessa Hilla von Rebay, pittrice e seguace di antroposofia, arriva a New York. La moglie di Solomon Guggenheim (miniere), Irene Rothschild (curioso che quando vai su Wikipedia e digiti Solomon Guggenheim, risulta che ebbe fratelli genitori e figli ma non una moglie .... perché i Rothschild occultano? ... ja, quindi la fatica, quando si sfiora la loro regalità, diviene enorme) le chiede di fare un ritratto al marito (ricordare che Hilla era carina e nobile, due droghe per i ricchi) e lo stagionato Solomon perde la testa per lei. Se cercate Hilla von Rebay troverete poco o nulla. Ebbe la direzione artistica della fondazione ecc ... che dovette lasciare quando l'amante Solomon morì. Mi sembra ovvio, e si sa, che fosse odiata dalla signora Irene, forse perché in quel periodo non si usciva di casa senza un cappellino diverso al giorno e se hai le corna ... come metterlo? scherzo, ma sono i fatti. La antroposofa Hilla, porta il Salamon (errore...!) in Europa. per lei l'opera di Kandisnkij era l'espressione pura dello spirituale nell'arte. A Dessau lo conobbero, Salamon comprò un centinaio di tele ... le portò oltreoceano e ... Kandinskij divenne noto. Ma anche Kandinskij a me di spirituale non trasmette niente. Un singulto capriccioso di una amante amata da un milionario ed ecco che un pittore da poco diviene visibile. Io vidi i quadri e ne fui disgustato. lessi poi "punto linea e superficie" e risi copiosamente. E' sufficiente sottolineare quante volte usa la parola scientifico nelle prime dieci pagine per capire che tenta di convincere. Se è scientifico allora è vero\valido. Lo stesso metodo della pubblicità dei dentifrici. Perché il tipo che ce lo consiglia ha un camice? perché la "tonaca" della scienza rende indiscutibile quel che si afferma, quindi quel dentificio sicuramente allungherà anche la vita e purificherà gli organi interni.
Ecco come mai l'astratto fa irruzione nell'arte, grazie all'influenza di Steiner. qualcuno ve lo aveva mai detto? e secondo me quelle astrazioni non arrivano a trasmettere quella sacralità che vorrebbero. Vi sono ovviamente le linee futuriste italiana e russa, che di fatto propongono la religione del movimento come simbolo del progresso e sommando alla scoperta della fotografia (anche aerea per El Lissitrky e non solo) e alla semplificazione che per necessità di abbattere i costi di produzione l'industria impone, porteranno ad un'estetica così semplificata che, come disse Flaiano, Le fabbriche sembrano chiese (e anche le stazioni) e le chiese fabbriche. 
L'Industria vuole la semplificazione e l'art nouveau, che è artigianato industriale, si modifica rapidamente in art decò, più facile da produrre. si propone poi un'estetica minimale (primo Christopher Dresser  (morto nel 1904), alcune sue creazioni stupiscono per quanto erano avanti sui suoi tempi (osservare il decanter qui sotto, di fine ottocento), ma si trattava di semplificare per produrre a costo più basso in serie.




Tutto si semplifica e in più lo spirituale nell'arte chiede di essere reso visibile in arte e sceglie l'astrazione come linguaggio. 
e poi accade che ormai viviamo nel presente e del perché accaddero certi fenomeni si perde traccia e volontà di conoscere. C'è l'astrattismo. Ok! arriva l'arredatore e ti cnsiglia un Mondrian con rossi dominanti perché sta bene col tuo divano ... Arte ... spiritualità? e in questo caos, chi ha una se pur minima possibilità di comprendere? chi ha annusato la fregatura e il caos, e cerca di mettere pazientemente in ordine.
Accade però che chi mette in ordine si stufa perché si rende conto che dall'avvento del marketing quel che romane, terminata un'operazione commerciale è la traccia di essa spesso spacciata per arte ... ma anche in storia ... l'ho spiegato, e li accade che la propaganda precedente si è fossilizzata ed è divenuta materia da studiare a scuola ... ma tutti sappiamo che la propaganda è una versione faziosa dei fatti!

DUCHAMP
Il peggiore. La Rebay credeva in quel che faceva, Pollock anche. Semplicemente, secondo me non si "sente" il messaggio che loro intendevano creare e imporre (quel messaggio non andava oltre loro stessi e la loro cerchia, un po' come le interpretazioni alchemiche dei Giorgione, Tiziano e Balthus che sono fruibili al cento per cento solo dal loro ristretto circolo).

Armory show. Siamo a New York nel 1913







Picabia Matisse e Duchamp, quest'ultimo con "nudo che scende le scale" che è una scopiazzatura in stile cubista presa dalle foto di Muybridge. 
Duchamp fu presente di persona. Mentre i giornali deridevano queste opere, lui frequentava i salotti che contano. 
La mostra nacque dall'idea di fare un confronto fra l'arte Usa e quella europea. La capitale dell'arte era Parigi e in quel periodo il cubismo scandalizzava e affascinava. 
Lasciare Parigi per un inverno , per un'artista era un'eresia. Li nascevano l'arte e la moda, e in quel periodo nessuno si degnava di distinguere i due aspetti. Duchamp invece attraversò l'oceano. Ma chi era Duchamp all'epoca? Il campione di europeo di scacchi per corrispondenza non che un nobile ... due variabili esplosive per i salotti dei milionari americani. Il campione di scacchi oggi è si considerato un campione di intelligenza, ma all'epoca era il genio. Anche dopo la santificazione di Einstein, i campioni di scacchi godettero, più o meno fino agli anni novanta del novecento, del titolo di mente eccelsa. In più Duchamp aveva un talento che nella "recherche" Proust spiega minuziosamente. Sapeva stare in un salotto e parlare di nulla per una serata intera, ma con grazia.
Fece successo come persona, e tornò in Europa con la possibilità di spendere cifre colossali che questi milionari gli avevano messo a disposizione per arricchire le loro collezioni. 
Ora immaginatelo che torna a Parigi. Io sono l'artista senza un becco di un quattrino e mi trovo davanti Duchamp. Secondo voi le studio tutte per sedurre il portafogli che lui rappresenta o lo mando... dove merita? ed ecco che questo tipo, che non aveva sensibilità artistica ma era indubbiamente intelligente, fece cose da intellettuale. L'artista non pensa ... ricordarlo sempre ... se non successivamente, per dare un ordina a quanto dalla mente gli è eruttato ... non direi sbocciato, è più un conato di sofferenza ... si pensi al periodo blu di Picasso o alle incisioni "I disastri della guerra" di Goya ...
Sulla torre circolare di un castello fece mettere delle rotaie, su queste misero poi una specie di auto, ci salì e la fece andare a tutta velocità. Voleva provare l'ebbrezza della velocità. Posso bestemmiare? devo perdere tempo cn questa roba?
Io dirigo la Biennale. Lei mi manda un orinatoio? basta ignorarlo.
Lui dice che ogni oggetto ha dignità artistica, dipende dal contesto ... e ti mette uno scolabottiglie in un museo ma io, io personalmente, quando lo vedo dico "cosa ci fa qui questo scolabottiglie!" perché quella forzatura non mi dice niente. L'arte come circo, l'arte che vuole stupire. C'è differenza fra Duchamp e quell' "artista" che si fa i clisteri di colore e li "spara" sulla tela? o al tipo in Germania che fa i ritratto usando il pene come pennello?. si, c'è ... ed è semplicemente una differenza di grado.

Veniamo alla narrazione di un fatto occorsomi lo scorso anno al museo MAR di Ravenna. Arrivo e ci sono una quindicina di ragazzi di un Liceo artistico. La tipa incaricata di fare da guida chiede che i ragazzi facciano prima un giro da soli. Bella idea mi dico, e vado con loro. Apprezzano un paio di cose: l'unicorno di Drusciana Bravura (si può vedere su internet, non sono riuscito a scaricarlo) che mi dicono apprezzare per i materiali inusitati e la fantasia, una serie di uccelli esotici dei quali non ricordo l'autore, e la riduzione a mosaico di un quadro di Guttuso. Per il resto mi dicono che non capiscono come sperino di convincerli che quella "roba" sia arte. 
Arriva la tipa e si inizia una seconda visita guidata. Chiede cosa ne pensano di questo e di quello e i ragazzi tacciono. Sono sorpreso e poi capisco. Sono più svegli di me. Io combatto contro i mulini a vento. Loro no. La lasciano dire. Ricordo inorridito una sua affermazione: "e di questo Burri che ne dite? pensate ragazzi a che a Città di Castello hanno appena terminato un museo per le sue opere che è così bello che mi viene voglia di essere artista!"  ... ma si può dire una stupidata meno stupida? penso sia facilissimo!!! io mi metterei a fare l'artista perché quel museo è bello ecc? 
Arriviamo davanti ad una "roba" di Emilio Vedova. Lei lo definisce geniale. Perché? le chiedono sorpresi ... perché è il mosaico estremo. Una macchia nera di colore che prima che si fosse rappresa si è vista piovere su una polvere di un altro materiale. Qualcuno dei ragazzi si è girato e ha riso mentre la tipa, fusa in un unico io con le sue certezza, ce la vendeva, la nostra incapacità di capire, come la distanza che si doveva compiere per giungere alla sensibilità artistica. 
Avrei tanto altro da dire, ma da quei ragazzi ai quali per caso mi sono aggregato in questo giro fra "l'arte che arte non è" se non nello 0,1 per cento dei casi, quindi per caso ... da quei ragazzi dicevo, ho imparato a lasciar dire, a non farmi il sangue amaro.

... E quando uno studente dell'Accademia mi chiede come può smontare Duchamp davanti al prof ... penso che l'arma migliore sia una risata ... ma a quei prof devi dare qualcosa, solo qualche parola sottile, ma non troppo perché altrimenti possono fare finta di non aver udito, qualche parola che riveli che il loro oro è falso, dopo aver fatto capire che sai, che hai studiato .... potrebbe starci 

Di più non so consigliare. 
L'artista è solo per definizione. viene trasformato in prodotto commerciale come tutto nella nostra epoca perché non la scienza, ma il business è la vera religione.
Cacciare i mercanti dal tempio? si finisce crocefissi ...

E' dura quindi. Rimane attualmente la possibilità della dimensione intima. Pochi amici veri, un piccolo gruppo che fa sul serio e, nel caso estremo l'immagine allo specchio o un cane. 
Consiglio per concludere, la letture di un libretto: "Biologia come ideologia" di Lewontin. Aiuterà a comprendere che anche la religione laica dell'ottocento e dei primi del novecento fino alla bomba atomica, la scienza, spesso altro non è che azione commerciale mascherata .... da scienza. 

Nell'ultimo concerto de Andrè con un tumore in testa disse
"... e a voi tutti buonanotte e buona fortuna"
ero presente.
 Fu un brivido enorme. 
Quasi tutto quel che fa chi sta morendo è memorabile
ma ... e se lo fa un artista fra i più grandi della sua epoca?

 e tutt'ora mi accompagna spesso alle soglie del sonno il suo augurio
perché gli artisti grandi, gli artisti veri esistono
e quindi 
a tutti
anche da me che son piccolo ma ho un cane ...

Buonanotte e buona fortuna.










venerdì 11 gennaio 2019

Wladimir Nabokov "UN MONDO SINISTRO"


Titolo mal tradotto. Tanto valeva lasciarlo in inglese. "Bend sinister", che sarebbe la banda diagonale dello stemma araldico con la parte alta a sinistra. Nell'introduzione, dell'autore, scopriamo che erroneamente, si riteneva che rappresentasse un'origine bastarda del casato. Medita Nabokov e aggiunge quanto segue: "Il titolo ha però l'inconveniente che il lettore serio e solenne, il quale si aspetta di trovare "idee universali" o storie di "interesse umano" (il che è all'incirca la stessa cosa) in un romanzo, può essere indotto a cercarle in quest'opera."
Aggiunge poi che "poche cose sono più tediose della trattazione di idee universali inflitta da un autore o da un lettore a un'opera narrativa".

Penso che il lettore, sia quello degli anni quaranta quando il romanzo uscì, che quello attuale, da quelle parole esca assai destabilizzato e si domandò e si domanda ... "Ma allora ... un romanzo cos'è!"
Tentiamo di rispondere.
Prendo per esempio il giallo. Nacque con Poe (gli assassinii della rue Morgue) che mise in luce la, secondo lui, enorme possibilità della razionalità di sviscerare le situazioni. Poe era al di là del bene e del male, ma i bacchettoni di scuola wasp (White anglo saxon protestant) più gli inglesi, amanti della dicotomia bene/male, abbassarono il livello proponendo indagini nelle quali il male e il bene lottavano e ... ovviamente il bene, con l'arma della razionalità, vinceva sempre ... elementare Watson ...
E poi irrompono sulla scena Agatha Christie e Georgs Simenon che vanno oltre. Non ci interesserà più solo scoprire il colpevole (dopodiché il libro puoi anche gettarlo e sentirti gratificato se hai capito chi è l'assassino), mala descrizione di un mondo, di una mente ... quindi di un'epoca.  Il giallo è cambiato nel tempo, ma quando non ci sono fenomeni come Poe Christie e Simenon ecco che torna ad essere un prodotto usa e getta di scarsa durata nella nostra mente ... e nel cuore. Aggiungo un aforisma di Wilde, del quale Borges disse che aveva sempre ragione ... "Un libro non è bello o brutto, ma scritto bene o scritto male", e sempre questa regola fa la differenza, ma io aggiungo che un libro è scritto bene non solo quando l'autore cura minuziosamente l'aspetto estetico del testo. Primo avere un'idea, un'idea vera, qualcosa che ci fa male e che dobbiamo espellere per sopravvivere ... a noi stessi, e poi ci sta essere semplici come colpi di accetta o raffinati come un Proust o un Dante Alighieri.

Ora il romanzo. Anch'esso tende ad essere dozzinale e degno di durare poco nella nostra mente, divenendo atemporale solo se una grande idea si cela alla base. 
Quando Nabokov nega che nella sua opera si debba celare la "trattazione di idee universali", fa esattamente quel che faceva sempre Fellini, questo bugiardo infinito che le diceva talmente assurde che capivi immediatamente che era una balla e quale verità doveva venir fuori. 
Questo testo ha un tema universale ed è la scoperta della paternità.
Sempre nella prefazione Nabokov ci fa sapere che "il libro è stato scritto per la maggior parte a metà degli anni quaranta. 
Confrontiamo ora l'età del figlioletto dell'autore con quello del figlio del protagonista e il gioco è fatto.
Più avanti, sempre nella prefazione, contraddicendosi, lo ammette: "Il tema principale di Bend Sinister è, piuttosto, il palpitare del cuore colmo di amore di Krug" ... ecc.
Perché questa contraddizione.... secondo me per pudore. 
La sua vita fu molto razionale sin nei più piccoli gesti della quotidianità. Solo due eventi gli entrarono nel cuore; l'amore per Vera Slonim e il divenire padre. 
Per comprendere bene quel che intendo sarebbe necessario aver letto "II crollo della mente bicamerale" e non solo. Cerco quindi in modo molto semplice e, lo dico, di conseguenza inesatto, di spiegarmi. Nabokov "odiava" Freud perché forse e a ragione non lo trovava abbastanza razionale. Nel libro "Kafka Freud e Scholem", di Harold Bloom, questi definì Freud uno scrittore altamente autobiografico (e io aggiungo inconsapevole) ... ma Freud e Nabokov avevano più di qualcosa in comune: una grossa passione per le scienze, la completa indifferenza alla musica, la tendenza di giudicare senza vie di mezzo (della serie ... se non sei d'accordo con me ti decapito, ti annullo ti insulto, ti distruggo, ti uccido).
Veniamo ora al saggio di Freud sul Mosé di Michelangelo. vi invito a fare la seguente prova: prima osservate la statua, e per farlo prendetevi tutto il tempo ce volete, poi su un foglio descrivetela. vi chiedo semplicemente di descriverla ... sembra semplice vero? ebbene, io lo feci e poi lessi quel saggio. Prima di tutto mi colpì quanto lui vide e quanto non vidi io! una mente razionale a livelli notevoli e per me, credo, inaccessibili. Freud, quando dirigeva la sua capacità analitica verso un pensiero, un oggetto, un essere vivente, era comunque sorprendente, al di là del giusto o sbagliato che potesse essere considerato quel che poi deduceva perché era comunque uomo del suo tempo e certe visioni per noi ora un po' strane le aveva. Per chi ben vuol cogliere questo "essere calati nella propria epoca e plasmati in parte almeno all'inizio da essa", consiglio la lettura prima de "Il ramo d'oro" di Frazer. Vi sembrerà tutto bello e sensatissimo ... a questo punto leggete in un fiato (è piccolissimo) "Note al ramo d'oro" di Wittgenstein e comprenderete quel che non avete capito ... almeno quel che non avevo capito io.
Nabokov, Entomologo appassionato, direi esattamente farfallologo, al punto che ritenne la massima soddisfazione il fatto che una farfalla da lui scoperta prendesse il suo nome, viaggiava, educato da questa scienza, nella razionalità pura e operativa, come Freud nella medicina e poi nella psiche.
Abbiamo dunque due menti, razionali si, ma non come i teorici puri. La loro esistenza si concentrò sull'osservazione che alla fin fine ci trasmette un senso di certezza che non tollera discussioni. Kafka quindi per Nabokov diviene un genio e altri ... spazzatura. 
Mi permetto comunque di dire che Kafka non lo capì. Il saggio a lui dedicato smonta e rimonta ma, non accettando l'idea di passare dal cuore, non poteva colpire nel segno. Lo stesso accade con Freud e una certa risposta di Romain Rolland sulla religione. Inaccettabile perché emotiva, e l'emozione per il momento, lo dice proprio Freud, non è affrontabile dal punto di vista scientifico.

Comprendiamo ora il pudore di Nabokov nell'ammettere che due emozioni hanno fatto breccia in modo devastate e positivo nella sua esistenza e quindi la bugia necessaria per non dover ammettere che la sua forma mentale era da rifondare? ridirezionare?
Ora l'altro aspetto: essere refrattari alla musica.
Terribile per me, ma penso anche che in futuro sia possibile che il fenomeno diventi meno raro. Una mente allevata, come attualmente capita troppo spesso, a musica che spesso è rumore ritmato un tanto al chilo che non appaga, potrebbe diventare ... più fredda. Cos'è il ritmo? ne ho parlato molto in molte sedi ... vi basti, per comprendere la vastità dell'argomento, meditare sulle cristallizzazioni di Masaru Emoto (acqua cristallizzata con musica di Bach o con rock duro per esempio e scoprire che con Bach i cristalli son più perfetti) alle quali aggiungo quel che contiene il cubico libro "Il crollo della mente bicamerale" che alla fin fine secondo me dimostra che diveniamo sempre più razionali a scapito della dimensione emotiva che mai si esaurirà completamente ma che ormai vive per molti in un monolocale di periferia con vista sulla discarica. Se Antonio Damasio ci dimostra in modo scientifico che emozione e razionalità agiscono in armonia e non sono due dimensioni opposte, ho comunque l'impressione appunto che l'essere razionali fino all'anaffettività, sia diventando un fenomeno comune a chi studia statistica, economia materie scientifiche ecc. 
Freud e Nabokov sono due scienziati che sanno scrivere, ma Nabokov ha una marcia in più, e questo romanzo ce lo dimostra. L'irruzione del sentimento, dei due affetti della moglie e del figlio, lo portano a contraddirsi per salvare la facciata del suo modo di essere, scientifico fargallologo minuziosissimo ... ma alla fin fine cede e immagina questa opera che è esattamente come un sogno ... e potrebbe essere che da un sogno venga l'idea.
Noi possiamo "girare" solo intorno a noi stessi. In modo consapevole (o inconsciamente) in un'opera letteraria o di qualsiasi tipo, e in modo sempre inconsapevole nel sogno.
Spesso ho incontrato sogni nei quali, chi ama profondamente, vive disavventure che feriscono o uccidono la persona amata. Secondo me accade perché la quantità di amore accumulata, che ci rende talmente emotivi che basterebbe vedere una foglia che si stacca da un albero per avere gli occhi lucidi, è divenuta insopportabile e, la sofferenza del sogno la consuma riportandoci all'equilibrio. 
Nel romanzo la moglie muore per un intervento ai reni andato male. La descrizione di questo stato d'animo che poi sfocia nelle lacrime, è eccezionale. Il pianto può essere definito in termini scientifici, freddi, senza sfiorare il sentimento. Questo fa Nabokov. La descrizione della pozzanghera all'inizio e del paesaggio di fronte all'ospedale è per me identica al testo della canzone "Emozioni" nella quale una descrizione che sembra niente più che una descrizione ... con le parole finali .... "tu chiamale se vuoi emozioni", ci apre una crepina nel cuore dal quale, la luce lavica, antica, stupenda del sentimento, irradia il suo calore. 
Il figlio invece viene per errore seviziato in modo orribile e così muore ... e cosa c'è per la mente umana di peggiore di sapere di un bimbo stuprato e massacrato fino alla dipartita!?!
La scelta di Nabokov è ovvia e potente. Il dolore poteva essere tollerato nel caso della moglie\madre morta a causa di un intervento, ma quel che accadde al figlio! il dolore si fa incontenibile e l'autore, Nabokov stesso irrompe in scena come una divinità e dona la follia a Krug perché "sente" come noi che quel tipo di dolore è umanamente insopportabile.

Se Freud fu quasi completamente anaffettivo, Nabokov scoprì e ammise in questo testo di non esserlo ... ma non accettò di mostrarsi nudo. Nego di esserlo e poi lo ammise e si godette in fondo a piene mani le luci dei due sentimenti che lo hanno reso vivo e non solo entomologo.











sabato 5 gennaio 2019

MEDITAZIONI dopo la lettura di "PASOLINI, UN OMICIDIO POLITICO"





Per me affrontare l'argomento Pasolini è sempre stato problematico. Il motivo è semplice. Per me non è un artista, e quando digito il suo nome su Google e appare sotto la scritta "poeta", mi innervosisco. Peste colga chi dice che è una questione soggettiva. Sfido qualcuno a dire che Dante non fosse veramente bravo o Shelley o Mandel'stam o ... e l'elenco potrebbe essere lungo ma non infinito! Così è nella grande musica; che si tratti di Sting o Beethoven, esistono talenti profondi, toccanti, indiscutibili ed essi sono per me, insieme al misterioso e incondizionato affetto dei cani, gli unici due motivoi per credere nell'esistere. Non sto giocando con le parole. Dico sul serio. Pasolini secondo me è stato una moda come una moda fu Joyce, al punto che quando Marylin decise di farsi fotografare con un libro in mano, scelse l'Ulisse (se qualcuno si permette di dire "come ti permetti di parlare così di Joyce"..., me la rido, poiché Borges fu ancora più lapidario e Mc Almon deliziosamente spietato ma mai quanto Elias Canetti). Ma le mode passano e quando accade che, una persona che non visse quella moda, decide di leggere un libro di Pasolini, (o uno dei suoi film), di solito non lo riprende. Io non sono probabilmente della medesima generazione degli autori di questo libro che non esito a definire ottimo; al tempo della dipartita di Pasolini avevo compiuto da poco undici anni. Ero un bambino che visse l'inizio del suo io all'estero e viveva ancora la delusione che l'Italia, per me terra del sole eterno e della bellezza, avesse un antipatico inverno e bellezza purtroppo quasi solo nei monumenti. 
Il mio approccio a questo autore non fu comunque tardivo. Iniziai con le poesie e non mi piacquero per niente e si tenga presente che all'epoca avevo già assaggiato senza interventi esterni tipo scuola o genitori, Borges, Neruda e Pound solo per citare i tre migliori, imparando a memoria alcuni brani che per la loro bellezza e densità di senso, penso e sono convinto, abbiano cambiato in meglio la mia esistenza. Passai poi ai romanzi e la reazione fu ancor più sgradita per terminare col cinema che proprio mi trasmise un'idea di incapacità che mi ferì molto perché mi fece comprendere che, se mai vessi avuto talento, in un mondo che promuoveva quella "roba", per me ci sarebbe stato il deserto.
Il destino volle che successivamente mi fosse dato l'onore e l'onere di conoscere alcuni grandi del cinema che proprio con Pasolini avevano collaborato e che non esitarono a parlarmene sistematicamente male e sempre rigorosamente a quattr'occhi. Tonino Guerra per esempio mi raccontò quando, in compagnia di Francesco Rosi, si recò a Roma per vedere "Salò". Mi disse che uscirono in silenzio e che Tonino, dopo essersi fermati in un bar per bere qualcosa, disse : "secondo me non dobbiamo parlarne ora, c'è qualcosa che non siamo in grado di comprendere". Rosi negò, e disse che era semplicemente sgradevole. Quando con Rosi (per chi non crede a queste mie conoscenze ricordo che abitava in via Gregoriana sul lato sinistro, non ricordo più il civico, e aveva un cameriere filippino gentilissimo) ripresi quell'episodio, sorrise e mi disse che  sì, per lui gli scandali e l'aura magica e quella mostruosa (sfera sessuale) facevano di lui un divo nero che si andava a vedere e sentire più o meno come oggi si può guardare schifati un programma della de Filippi anche per un ora proprio per stupirsi del nulla che offrono.
Ma Pasolini non era un nulla. Già lo sapevo e stimavo profondamente quel che ebbe il coraggio di scrivere e dire su quanto stava accadendo in Italia. 
Racconto un altro particolare che deve farci meditare sull'aura non esclusivamente maledetta che velava l'immagine di questo personaggio. Non solo Rosi, mi raccontò di un aspetto della sua esistenza del quale non ho trovato traccia nei testi ... Una persona che abitava a ridosso della scalinata di Trinità de' Monti aveva la gatta che stava partorendo. Era sera, la bestiola, rifugiatasi nello sgabuzzino, si lamentava forte. Non sapevano che fare e qualcuno disse "chiamiamo Pasolini!" Lui venne, si chiuse nello sgabuzzino da solo con la micia e ne uscì all'alba che era sgravata e tranquilla.
Stupendo, non trovate? per me magnifico. Pensare che quell'uomo, che aveva un sacco da fare si fosse mosso per una gatta che soffriva è per me più così forte e tenero da rendere degno di rispetto chi ha osato senza vergogna alcuna .... questa grande e piccola prova d'amore.
Borges disse, mi sembra in una prefazione, che un artista, da Byron in poi, fa due opere; la vita e l'opera. e Pasolini, inconsapevolmente produsse una vita assai dura da digerire per la sua contemporaneità (e il marketing dietro a tanti pseudo artisti attuali crea finte esistenze). 
Questo secondo me è un aspetto fondamentale che il libro di Speranzosi e Bolognesi non considera ... e invece fu ed è una variabile fondamentale per giudizio che si creò intorno a lui e al suo operato.
"Il 27 agosto del 1949 alla sagra di Santa Sabina a Ramuscello, Pasolini pagò tre minori per dei rapporti di masturbazione". Parole prese da Wikipedia ... la voce arrivò ai carabinieri e la famiglia propose cento mila lire ad ogni ragazzo per mettere a tacere il tutto. Invece si procedette e ci fu una condanna a tre mesi e la sospensione dall'insegnamento. Nell'autunno del '44 già ebbe un chiamiamolo amore, con un suo allievo ... ecco. Questi fatti, ieri non meno di oggi, segnano non tanto la fedina penale di una persona, ma la stima che di lui possiamo aver acquisito per altre vie. Aggiungo una testimonianza da Casarsa. Quanto segue mi è stato raccontato dalla figlia della persona che visse e trasmise alla figlia, che appunto conosco, quanto segue. La signora in questione fu ragazza nel periodo in cui Pasolini, già consapevole dei suoi gusti sessuali, imperversava a Casarsa e dintorni. "Mia madre mi disse che mai potè uscire la sera, nemmeno accompagnata da coetanei perché Pasolini, con un'auto lunga e il pellicciotto girava e cercava le sue avventure". Feci presente che lei, in quanto donna non correva evidentemente alcun rischio. Mi fu risposto che era vero, ma i genitori non ne volevano sapere di questa coerenza. Fuori accadeva qualcosa di sporco e allora non si poteva uscire. La testimone mi disse che sua madre per un pezzo non uscì la sera per questo motivo e che quando lei, sicuramente per ripicca alla madre, decise di leggere di nascosto i romanzi di Pasolini, disse poi alla madre che non capiva questo divieto assoluto di leggerlo che le aveva imposto. Non erano belli ma non ci trovava niente di così negativo. La risposta della madre rivelò quell'adolescenza senza uscire per colpa di quell'uomo che vagava di notte in modo equivoco e da tutti risaputo.  
Ora ... siamo nel 2019 ... e immaginiamo che accada un fatto simile a quello a quello di Ramuscello e che io venga "beccato" ecc. Anche oggi non ci farei una bella figura e non per l'omosessualità che attualmente secondo me non è più così mal vista come allora. Si tratta di tolleranza, non ancora di rispetto per una diversità. Ma ci sono dei minori! C'è il pagare per una prestazione! Cose che a me repellono. Non mi sento all'antica nel dire che nella mia dimensione etero, mai ho nemmeno pensato di pagare qualcuno per avere in cambio sesso. Lo trovo avvilente. Se non si ha la pazienza e l'arte sedurre (secondo me l'aspetto più bello del rapporto) si è men che bestie! Questo penso. Rispetto, anzi tollero, chi invece pensa che la prostituzione sia qualcosa di normale, ma ... con dei minori? Qui la situazione si fa complessa. E' vero che esistono minori che sono tali solo sulla carta d'identità ma sembrano in tutto e per tutto adulti\e, ma men che raramente mi è capitato di non comprendere l'età appena aprivano la bocca. Il punto è che se ci si relaziona solo per il rapporto sessuale allora si può prendere un abbaglio, diversamente secondo me siamo, nel 99,98 dei casi, in grado di capire.
Pasolini propose sesso pagando e a dei minori secondo me consapevolmente. Me lo dimostra un'altra testimonianza. "Alberto Moravia ogni tanto si riempiva le tasche di soldi e spariva per minimo una settimana"  e io "e dove andava Carmen?" "sui colli romani a ragazzini ..." Penso abbiate capito di ci sto parlando. Lei non ne fa mistero, e cose simili a Tonino Guerra le raccontò Elsa Morante, genio mai abbastanza compreso della letteratura italiana.
Nell'ambiente era un segreto di pulcinella. nessuno ne parlava ma tutti sapevano.

A questo punto racconto un fatterello che sembra poco attinente ... ma secondo me.... Un giorno, mentre in treno da Milano mi stavo recando a Pennabilli da Tonino Guerra e non solo, mi ritrovai a dialogare con una signora che risultò essere una prof del Dams indirizzo cinema di Bologna. Fu un libro che stava leggendo che favorì il dialogo. Si passò a parlare di cinema italiano e, quando la corressi per alcune cose che disse di Fellini, mi chiese come facevo a sapere. Le feci presente che certa gente l'avevo conosciuta e che, per esempio, mi stavo recando da uno di loro in casa del quale avrei trovato Danelia e non solo. Sembrò impazzire. A tutti i costi voleva essere "introdotta" come diceva lei. Ero sbalordito. "Quindi" le chiesi "lei ha scritto di artisti spesso ancora viventi senza nemmeno conoscerli?", Confermò e le feci presente che non contava l'intervista ufficiale. Ogni persona di successo ha una maschera, recita se stessa; è necessario riuscire a fare il salto di qualità e veder la maschera che sparisce. 
Questo accadde decisamente troppo spesso e questi studiosi che non cercano di conoscere gli artisti, la loro cerchia e chi rimane dopo la loro dipartita ... mi fanno tenerezza. 

Per esempio porto un altro fatto che ho vissuto. Entrai in amicizia con Franco Passoni, critico d'arte che fu amico di Picasso (amico anche senza maschera). Dopo vari incontri, un giorno a pranzo a casa sua mi decisi a fare la fatidica domanda che da tanto tempo mi friggeva dentro. Sì, mi disse, Picasso era gay. Gli feci notare che questo spiegava molte cose della sua opera, lui negò e, in quel salotto pieno di quadri di d'Orazio che non amo, ci demmo battaglia in un modo passionale e spontaneo che ... e rimpiango quel credere nell'arte con irruenta onestà. Alla fine della tenzone, mi disse "prendi la scala ... appoggiala lì" ... In quel punto del corridoio c'era una specie di grata che sembrava quella del condizionatore. mi disse di aprire, mi fece prendere una certa tela ... Era uno dei Picasso che Picasso gli aveva regalato. 

Morale ... Oltre all'aver conosciuto un artista senza la maschera, serve uno sforzo notevole di meditazione, ma a Milano non è facile. Ricordo che Roberto Sanesi, altro amico di Picasso e grande traduttore dall'inglese oltre che poeta, ricordo che Roberto mi disse davanti a certe mie considerazioni su Savinio dettegli da me medesimo al bar Giamaica nel quale spesso ci incontravamo e che Savinio stesso frequentò, ... mi disse che lui da moltissimo non aveva più tempo per studiare e mi raccontò che tuttora, e aveva i capelli bianchi, viveva di rendita con quel che aveva studiato mentre si laureava: "Milano è così, ti prende e non c'è più tempo" ... e Milano è così, devi scappare per ritrovare te stesso e il piacere di scoprire. Stessa cosa dissi a Daverio mentre si usciva dal Poldi Pezzoli visitato insieme ... "vivi troppo e hai poco tempo per pensare, per questo in Passepartout hai detto quella corbelleria su quel quadro di Balthus !"

Torniamo a Pasolini. Speranzosi e Bolognesi "dimenticano" questo aspetto della biografia ed è un peccato perché all'epoca tutti sapevano. La morale sessuale da sempre è assai vincolante sul giudizio che ci facciamo su una persona! Secondo me da quando Cecchi Paone qualche anno fa fece auting in diretta televisiva, la situazione per l'omosessualità non è più così tabù. A questo giornalista la maggioranza dell'Italia rispose con un chissenefrega perché in molti ora pensano e son convinti che quel che fai a letto sono affari tuoi ... in molti ma non tutti ...
Io sono fra quelli del chissenefrega. Quel che mi turba è il fatto dei minori e della prostituzione. Sicuramente sono fatto a modo mio, sarà un limite, ma ritengo che la consapevolezza non solo emotiva dei propri limiti abbia un senso ... per questo ritengo fondamentale che in uno scritto, chi scrive si metta in gioco e non si consideri il freddo punto zero della situazione. Se apprezzo la dimensione "micia gravida", sono negativamente colpito da questi altri aspetti.

Domanda: ma questa incompatibilità morale deve ripercuotersi sul giudizio del valore artistico? 
No, non deve ... e infatti l'opera di Pasolini non mi piace a prescindere da queste faccende.
Un esempio. Trovai in un mercatino dell'usato a prezzo di un caffè "Scomparsa d'Angela" di Alessandro Pavolini. Sapevo chi era e lo lessi con meraviglia ... e poi ebbi un'idea. Feci delle fotocopie senza la copertina e le diedi a Tonino Guerra chiedendogli cosa ne pensava e che solo successivamente gli avrei detto chi le aveva scritte. La volta dopo mi disse che erano dei racconti veramente belli ... Quando gli feci il nome dell'autore, lo ricordo come fosse ora, nel salottino di fianco alla grande gabbia da uccelli vuota e di fronte alla tivù senza volume, raddrizzò la schiena e "digrignò le mani", nel senso che le chiuse inconsapevolmente a pugno fin quasi a farsi male. Era la prova che da un po' cercavo nelle nostre discussioni perché io asserivo che un'opera interessante poteva essere prodotta anche da una persona moralmente assai discutibile.
Pavolini uguale morale sociale azzerata, uso della forza, imporsi ecc
Pasolini uguale morale sessuale che non condivido.
Ma anche con questa attenzione, l'opera di Pasolini non mi prende. 
Un esempio. Lessi su un testo che tuttora possiedo, l'analisi di alcuni fotogrammi di "Le mura di Sana'a". Il regista spiegava che cercava la vicinanza delle antiche case con le nuove costruzioni ecc. tutto quel che raccontava io non l'avevo colto. Sarò una testa dura? Forse, ma secondo me un'opera d'arte deve parlarti da sola e solo in tre casi serve un aiuto esterno: 1) se il fruitore è di un'altra epoca 2) se il fruitore è di un'altra zona 3) se il fruitore è contemporaneamente di un'altra epoca e di un'altra zona.
In questi casi sarebbe utile riempire un vuoto che considero fondamentale per comprendere. Quando invece un autore della nostra epoca e del nostro luogo per essere compreso ha bisogno di "sottotitoli per non capenti" allora non ci siamo nel senso che non si tratta di un artista ma di un intellettuale. 
Un esempio a memoria (traduzioni mie):
  
La vecchiaia
questo è il nome che gli altri le danno
potrebbe essere un periodo stupendo

Morto l'animale
o quasi è morto
restano l'uomo e l'anima
...

Ca po la vo ro ! Jorge Luis Borges
Non esiste problema di tempo e di luogo ...
Phillydula è magrissima ma amorosa
per questo gli dei le hanno concesso di ricevere
in amore, molto più di quanto possa dare.
Se questo non crede una fortuna che cambi religione!

Ezra Pound  
In questo caso si suda un po' perché quella svogliata della de Rachelwitz (la figlia) o non sa o se la tira troppo per scendere fra noi mortali. Ricordo che in un suo intervento pubblico, io ragazzo di poco più di vent'anni, le chiesi indietro i soldi che mi eran costati i Cantos nell'edizione Meridiani pagati un botto e che all'ultima pagina ci delucidava così: "il miglior libro è quello che te ne fa aprire altri mille per essere compreso". Alla carriola ragazza! vattene dal Bosco Sacro! Sei figlia di poeta. Non poeta!!!
E la mia rabbia ora la stempero poiché da solo compresi quel che mancava. Immaginate una ragazza, magra, fragile, nervosa a Delfi che chiede ad Apollo "cosa sarà di me in amore". Ecco cosa mi mancava! .... e quelle poche righe sono la risposta stupenda dell'oracolo.

Ecco due esempi di poesia ... e ci metto pure Neruda in una cosina brevissima ma perfetta

Farei con te 
quel che la primavera
fa ai ciliegi

Infinito. La primabera/Neruda, non si limita a far fiorire, ma anche a rendere madre. 

questa è poesia ... e de Andrè e Vecchioni e molto de Gregori e ...
e accadde ... dialogando con un (in)docente universitario proprio di Pasolini, che davanti al mio dire che i romanzi e i film proprio non mi piacevano, mi disse "però la poesia è bella" . Risposi che quella risposta la si usava spesso perché quasi nessuno la conosceva, ma io l'avevo letta e anche quella secondo me mancava di ... poesia.
Nel cinema l'aspetto che mi infastidisce di più lo spiego facendo un paragone con "le quattro giornate di Napoli del 1962" di Nanni Loy. Dalla cinematografia russa migliore viene l'idea di utilizzare i prim'attori di mestiere e le comparse o alcuni ruoli decisamente secondari con persone che non hanno mestiere ma sono in sintonia col ruolo. Per esempio Visconti ad Acitrezza utilizzò veri pescatori per il ruolo di ... pescatori in "La terra trema" ecc. Nanni Loi in quest'ottica fece il capolavoro. Il film citato non merita solo per questo motivo e comunque, attori veri supportati da Napoletani autentici in Napoli, fu un mix riuscitissimo.
Non si dimentichi che il cinema è una finzione in due dimensioni che per funzionare, per sembrare reale, necessita di una certa capacità di fingere che all'attore professionista viene insegnata. Se l'attore di Pasolini non ne ha un'idea, il risultato è penoso. 
Non è diversa la situazione di un pittore che non sa dipingere, ma visto qual che accade nell'arte da più di un secolo forse è meglio andare sul pesante è parlare di musica. Mettete al piano uno che non lo sa suonare e ditemi quanto resistete! Il fastidio sale e ve ne andate o protestate perché ... a voi trovare un motivo.

Torniamo al Libro di Speranzoni e Bolognesi.
Storicamente è importante. Quando leggiamo la deposizione di Pelosi, che "misteriosamente" va subito sui giornali, col senno di oggi non esitiamo a comprendere che è falsa! Questa immagine che trasmette, di un essere che non sa resistere alla pulsione erotica e poi dice che ha intenzione di ucciderlo e il resto ... oggi ci stupisce. Ma come hanno fatto a credere a quelle panzane! Ed immediatamente siamo dalla parte degli autori. Pasolini è stato ucciso non certo a causa di un diciamo raptus sessuale!
Si prosegue la lettura con estremo interesse e l'apparato di documenti originali è interessantissimo ... peccato non aver usato la tecnologia. Sebald per esempio aprì un blog nel quale i riferimenti testuali erano elaborati ecc, e questo escamotage ora possibilissimo avrebbe potuto permettere di far vedere  i documenti originali e non solo delle scarne riproduzioni.
E poi ... ricordiamoci sempre che per chi non ha vissuto quelle vicende da adulto, esse sono da scoprire, quindi indirizzare verso un sito che mostra e racconta le stragi di Brescia e Bologna, il caso Pinelli ecc, lo vedo a dir poco necessario per le prossime edizioni.
Ritengo sia anche necessario aggiungere quell'aspetto di Pasolini che ho raccontato e certo non da omofobo. Questo permette di comprendere la rabbia che ovviamente non condivido, delle cellule trivenete di Ordine Nuovo (mi costa fatica mettere le maiuscole ...) quando arrivava un film di Psolini a Venezia al Festival. Alcuni erano friulani e sapevano per testimonianze dirette ecc.
E si ricordi che molta gente andava a "vedere" Pasolini posservare il mostro, perché per molti questo era, colui che osava una sessualità tabu e che non   la nascondeva ... e per quel che accadde è evidente che non si trattava solo di una azione pasoliniana in favore dell'emancipazione dei Gay. Quel che qui spiego, il voler vedere e osservare il mostro da vicino, ben ce lo spiega Musil ne "L'uomo senza qualità"; il mostro si chiama Moosbrugger e i suoi delitti a sfondo sessuale portarono ad un processo nel quale non vi erano dubbi sulla sua colpevolezza, essendo questi pure reo confesso. L'aula del tribunale era sempre colma, inventa Musil, proprio per vedere il mostro, per cercare di capirlo ecc. Quindi come spiegazione trovo che la mia on sia così assurda poiché tuttora accade ce ... si vada per vedere il mostro.
In più, mi sembra giusto aggiungere che prima di Pasolini, di Fatto Proust e Gide avevano già scritto senza ambiguità  sull'omosessualità e la Yourcenar che invece non ebbe il coraggio di dischiararsi, mascherò la sua omosessualità femminile in quella maschile narrandoci i "Colpo di grazia" di un uomo che lascia la moglie perché si scopre Gay e di Adriano e Antinoo in "Le memorie di Adriano". Ma Pasolini non incarnava solo la figura del gay ....
E' importante questa sfumatura. Pasolini secondo me non era semplicemente una possibile bandiera dell'emancipazione sessuale perché i suoi precedenti rivelavano qualcosa di irrimediabilmente intollerabile e che anch'io, come ho cercato di spiegare,  ancora in questo 2019, non riesco ad accettare.

Un ultimo aspetto del libro.
In esso e nei suoi due autori, "sento" una generazione che non è la mia  che tutt'ora soffre enormemente. Si devono purtroppo rendere conto che l'orologio cammina inesorabilmente e che quel che per loro è un vissuto che brucia, per chi non le ha vissute queste cose, quelle ferite sono storia ... storia recente ma dei libri, e che la si accetta così, con le sue domande nobili che non ebbero risposte. 
Anche per me questo libro è prima di tutto storia. Ringrazio per la chiarezza, poiché molti libri son scritti per chi già sa, per un ambiente che ha un gergo che esclude come il filosofese e il politichese per tacer dell'economichese. 
Libro chiaro, scritto da gente che tutt'ora soffre, e un narrare che nella figura di Cefis quando ai cadetti di Modena il 23 febbraio 1972 (pagina 117) accenna alle multinazionali, entra nel presente che stiamo "non vivendo2 ma soffrendo copiosamente introducendo lo spettro delle multinazionali. 
Questa è la cerniera che collega che rende vivo il tutto. Da materia che per lettori giovani è solo storia, ecco apparire chi opprime oggi, e scoprire che già accadeva allora, sparge l'odore di bruciato della bomba della Banca dell'agricoltura di Brescia e della strage di Bologna ecc. fin nella stanza solitaria di un ragazzo di vent'anni che immagino leggere questo libro ed essere approdato a quella pagina 117 così scottante in questo istante.
Quando la storia si inoltra nel presente allora si fa interessante per chi oggi soffre e non ha ancora ben chiaro perché, nonostante tutta la fatica e l'impegno spesi, al 18 del mese ha finito i soldi ... ed ecco che i gilet gialli non sembrano più così diversi da quelle persone che negli anni sessanta e settanta iniziarono a manifestare ai primi segni di carenza di democrazia. Ed ecco che, l'Italiano che si sta trasformando in consumatore gestito dai media, si è fatto realtà e quel che Pasolini disse da Intellettuale e Flaiano da artista (per esempio il secondo racconto in "Una e una notte"), diviene realtà, la nostra realtà, che invece, per l'indolente italiano  non ancora pronta per la democrazia, ormai cerca di arrangiarsi ma in piazza non ci va. L'italia è fatta, non gli italiani. essi cercano ancora le raccomandazioni per fare carriera e queste prevedono una gerarchia con qualcuno più potente che elargisce. Leggere libri come "Pasolini, un omicidio politico" potrebbe essere una vera spinta verso quella democrazia che secondo me l'Italia non ha ancora ben compreso nei suoi vantaggi di umanità e rispetto dell'altro.