mercoledì 6 maggio 2020

LEONARD COHEN : "Happens to the Heart"


Vidi il video, e quindi ascoltai la canzone casualmente, appena uscì su youtube, circa sei mesi fa. Non è certo l'unico lavoro di Cohen a commuovermi ... anzi, per essere precisi, questo lavoro, lavoro di gruppo come poi spiegherò, va oltre. 
Ricordo Quando dal vivo alza gli occhi verso la videocamera e dice, con decisione e timore, con un soffio di voce "i'm your man...", un attimo indimenticabile.
Ricordo "Dance me to the end of love" nel video collegato forse arbitrariamente, ma comunque per me con fascino, con il magistrale tango danzato da Al Pacino nel film "Profumo di donna", un brano che sembra superato, già vecchio appena nato e invece tocca il cuore. Insomma, Leonard Cohen ha lasciato e lascia il segno. 
Il video dal titolo, "Happens to the Heart", l'insieme che esso è ... quindi testo, musica e immagini, è un mix capolavoro che mi sento in dovere di spiegare.

Vedete, noi usciamo da un'epoca assurda nella quale per esempio nel cinema, sembra su una moda lanciata dalla Francia, si dice che il film è sempre e solo del regista. Ma ... per esempio "La notte" di Antonioni, sarebbe comunque un capolavoro così potente senza Ennio Flajano e Tonino Guerra? Non credo. E film come "I vitelloni", "La dolce vita" ... cosa rimarrebbe senza Flajano? Si pensi solo al primo titolo. I Vitelloni. Essendo Fellini di Rimini, tutti, pensano che il termine sia riminese, e invece lo troviamo tuttora nel dialetto pescarese. Sta per vudellone, budellone, ovvero colui che passa la vita al bar a far niente (la parte di Sordi nel film). 
Altre opere sono collettive, ma ce le fanno passare come atto creativo di un singolo. Altro esempio, il video "Correre" che sembra essere di Anastasio, e invece è firmato con uno pseudonimo; William 9, e non so altro.
Con Cohen, ed esattamente con quel prodotto formato da testo musica e video che conosciamo col titolo di "Happens to the Hearth", la firma del poeta copre tutto e invece la musica dovrebbe essere di Adam, il figlio, e il video ideato e realizzato da Daniel Askill. Se l'insieme è un capolavoro (io la penso così...) nato dopo la dipartita del poeta, le sue parti non lo sono meno. Ottimo il testo, ottima la musica e il significato del video che va forte, va da solo, anche per chi non comprende le parole comunque semplici. Daniel Askill ha detto: "Volevo realizzare qualcosa che parlasse della vita di Leonard"... "poi aggiunge "Cohen come monaco zen" ... 

Iniziamo l'analisi tenendo conto di un aspetto del lavoro artistico che di solito viene trascurato. L'opera, quasi sempre, è almeno in parte, misteriosa anche per colui che l'ha creata. E' nata partendo da un'idea più o meno chiara? ok, ma poi è accaduto qualcosa che ci sorprende. Spesso l'artista si domanda, al termine dell'atto creativo ... ma cos'ho fatto! Lo accetta. E' uscito dalle sue mani, è parte di lui, ma quell'opera contiene anche parti di lui che non conosce. Noi siamo solo parzialmente consci. Essere artisti è prima di tutto scoprire se stessi con l'opera. Rido gajamente di chi non la pensa così. La definizione di artista cambia ad ogni epoca ed attualmente secondo me è questa. L'artista osserva la sua creazione, che è una parte di lui, e comprende sempre qualcosa in più di quel grande mistero che è l'io per noi stessi. Si arriva ad un limite, per esempio con Kafka, nel quale la visione diviene chiara, completa (dall'incontro con Dora Dymant) e la sua letteratura non ha più senso per lui perché tutto è stato compreso e non c'è più sofferenza. Ora è tutto chiaro, ora son giochi intellettuali ... ormai Kafka, verso la fine, era come il Buddha, immobile nella malattia, sulla panchina di un parco a Berlino intento ad inventare una favola per una bimba che aveva perso la bambola, ora poteva anche morire ... perché morire ... non era più morire.

Ed ora il video, che appunto secondo me non è del tutto chiaro al suo autore ... ma anche a tanta gente. Ho verificato quel che dico anche pubblicamente, su varie centinaia di persone.




Un uomo col cappello visto da lontano che cammina in un bosco.
Prima associazione ... Leonard Cohen portava sempre il cappello, non so se portava anche il cappotto o l'impermeabile.




La macchina da presa lo raggiunge. Un volto serio, un ragazzo, carnagione chiarissima. cappello, impermeabile e camicia bianca.
Mio pensiero ... Leonard era scuretto ... l'opposto ... questo è sicuramente biondo ...




Toglie l'impermeabile e lo getta ... è un gesto apparentemente senza senso. Perché gettarlo.




Toglie il cappello ...



... e lo getta. 
Ora non ho più dubbi. Mi sto inoltrando in una dimensione simbolica. Già gettare l'impermeabile nella realtà quotidiana avrebbe avuto senso se inteso come gesto di stizza, di rifiuto ... ma sommato al gettare il cappello....! Ho avuto un periodo breve della mia esistenza nel quale mi ero affezionato ad un berretto da baseball, quando dovevo andare a teatro, vestito elegante, mi sentivo nudo senza. Quindi quel gesto, gettare il cappello, per una persona (Leonard) che era abituata a portarlo sempre ... no ... non è più realtà, razionalità ... è simbolo. 
E già intuisco chi è quel ragazzo bianchissimo e biondo ... è un'anima ... si ... 



Via la giacca, e si capisce che è una donna. Non dal viso, ma dal seno che si intuisce. Ora ... la mente razionale rettifica la sensazione iniziale e dice ... ragazza. 
Sul piano simbolico no, non basta.

Mi spiego: All'inizio si ha un'idea maschile, quando vista di schiena, nella distanza, viene colta la prima sagoma. Penso che in quel frangente nessuno abbia dubitato del fatto che si trattasse di un maschio. L'inquadratura frontale non fa cambiare idea ... fino alla camicia ...che rivela il seno, ma per un attimo.
Il livello simbolico mi fa dire che non è né uomo ne donna, è un essere umano. Toglie pure la giacca e la getta ... si intuisce che toglierà tutto. Perché lo fa ?



Lo sguardo da serio si fa triste ... sbottona la camicia ... e la getterà.



Poi la canottiera, e nel frattempo i razionali hanno avuto altre conferme del fatto che è una donna.



Non vediamo volare via pantaloni, calzini, indumenti intimi e scarpe, ma comprendiamo che è nudo/a, nel bosco. Ora, non è più un bosco, ma la natura, il cosmo, ... e comprendo che i vestiti erano il corpo e l'anima se li è tolti rimanendo nuda. 




Ora lo stato d'animo evolve: dalla serietà è passata alla tristezza. Ora arrivano lacrime e disperazione. L'anima disperata.
E sul piano simbolico è tutto chiaro. L'anima, fin quando è stata nel corpo ... ha vissuto per il corpo e immaginato il dopo, ma del dopo non sa nulla. Ora, persa nel cosmo inspiegabile, nel quale ogni direzione sembra identica e il paesaggio invariabile, qualcosa deve accadere ...



disperazione ...



vede qualcosa ...



una persona vestita di scuro, sembra un religioso



Lo ricopre con un mantello 



e gli indica una direzione. L'anima è ricoperta, quindi protetta ...



Si nota sul viso una lacrima, rimasta dalla disperazione vissuta qualche attimo prima. Ora inizia un altro tipo di mistero. Quel che sembra un caos cosmico, non lo è. Esiste una via anche nel caos, e una via equivale ad un senso. 



il paesaggio si dirada



si apre in un panorama che corrisponde all'infinito e non si può più proseguire. Ma ora non esiste più la disperazione ... e chi non può proseguire ... 




si siede ... il paesaggio alla fine è sempre il medesimo ... quindi ...



dopo averlo osservato a sazietà ...



l'anima, ormai sicura della protezione divina, di un divino che intuisce ma ancora non conosce, chiude gli occhi.

Questa azione è importantissima. Anticamente i ciechi avevano il compito divino di guardare nell'interiorità, di ascoltare le muse, che dalla divinità ricevevano l'ordine di comunicare certi messaggi agli uomini. E' riduttivo pensare solo ad Omero, l'artista cieco per eccellenza. Abbiamo tracce anche più recenti, quasi fino ai giorni nostri. Nel volumetto "Costantinopoli", Arsenij Tarkovskij racconta di un cantore cieco visto al mercato in un paese della costa nord del mar Nero, siamo ai primi del novecento. La gente si avvicinava, lo ascoltava e lasciava dei soldi ... si badi bene, non un'elemosina. Ne "La tregua", lo narra Primo Levi. Indro Montanelli, in esilio in Albania decide di andare a conoscere "il cieco", il grande poeta. Dopo un pajo di giorni faticosi in groppa ad un asino, lo incontra: "ma non sei cieco!", "Qui si chiama cieco il poeta ..." e siamo se non erro, negli anni trenta del novecento.
Chiudere gli occhi per noi, in una quotidianità fatta di orologi impegni lavoro e lavoro e ancora lavoro ... è dormire, è sonno, riposare, staccare un attimo.
Per chi ha tempo, per chi ha deciso di avere tempo, per chi ha deciso di non correre come questa epoca ti chiede, e si ferma a ... pensare, per chi osa questo, chiudere gli occhi è pensare, concentrarsi ... e così il pensiero diventa meditazione che pian piano va da sola e ... 



qualcosa accade ... chi dal pensiero passa alla meditazione e si
lascia andare, si stacca dalla corporeità ... e simbolicamente lievita in una dimensione che ha qualcosa di divino.



Perché la scelta della levitazione come simbolo della spiritualità raggiunta ... 
Chiedetelo ad Inarritu che la "usa" in "Birdman", o a Paul Auster che ne fa una chiave fondamentale in "Mr Vertigo", o a Sorrentino che ne "La grande bellezza"  ... ecc

La nostra epoca ha scelto questo simbolo per rappresentare la spiritualità raggiunta. 

FINE DELLA DESCRIZIONE

Fate caso ora come la musica si leghi magistralmente alle immagini amplificandone il significato, e il testo, che cita Gesù, Marx, quindi religione e ideali sociali, e la vita quotidiana, tutto si lega e si ha ... il capolavoro.

Perché ho scritto questo pezzo. 
Perché mi son reso conto che questa opera non è stata compresa. Eccesso di raziocinio? (ho mostrato dove le vie della ratio e della sensibilità si separano ...). Penso di si ...
Nella nostra vita quotidiana la sensibilità è un ostacolo. Chi fa più facilmente strada nella vita? ... immaginiamo una parità di possibilità e raccomandazioni, talento e ricchezza fra due concorrenti ... colui che è freddo, amorale ( = senza una morale) va più lontano. La vita quotidiana è così, e seleziona i più freddi, quelli che una persona non la amano ma credono di poterla comperare ... per esempio. Ricordo negli USA le pubblicità della persona socialmente arrivata ... col bicchiere di superalcolico in mano, il sigaro e la biondona di fianco ... e il macchinone e la casona e ... la solitudine che troviamo nei quadri di Hopper (per esempio il tuffo in piscina). Tutto, tranne la solitudine, la trovate nelle loro pubblicità ... e la solitudine la vedete in riva ai bar, sui metro ...

E invece qualcuno che resiste c'è, e non lo fa ipocritamente. Vedete ... a lungo andare la maschera diventa il volto e chi la indossa ... essendosi dimenticato di togliersela tanti anni fa, non sa più nemmeno di averla.
Ci sono artisti che giocano coi simboli ... per esempio Sorrentino ...
Altri, come Leonard Cohen e Paul Auster ... non sanno fingere e pagano con la vita, soffrendo anche nelle opere, sbagliando, ma lasciando una scia luminosa di sensibilità che, se colta ... si fa contagiosa.

Amen

4 commenti:


  1. Come posso, nel mondo in cui viviamo, cedere al compromesso di indossare una maschera per le azioni quotidiane (imposte dalla società) e non dimenticarmi di toglierla ogni tanto?
    Se in me non esiste la sensibilità dell’arte, come posso sfuggire al mio mero destino di marionetta della società? Basta essere consapevoli di ciò? Come posso fare?

    
S.

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  2. Non esiste "l'istinto della marionetta " ... è mostruoso anche solo ipotizzato. Esiste l'essere che per comodità rinuncia al pensiero, che presuppone uno sforzo spesso non piccolo, e che si accontenta di veder appagate, alla buona,le esigenze fondamentali. Primo: cercare di comprendere la realtà, secondo: valutare successivamente se il nostro comportamento ottiene dalla realtà una vita decente. Terzo: agire avendo il coraggio di vivere secondo dei principi morali (che devi cercare e trovare non nella società ma interessante. La società per esempio, ti consiglia come valore supremo, l'arricchimento da ottenere con qualsiasi mezzo. Nella tua e mia epoca per esempio, chi ruba e la fa franca è bravo. Solo chi ruba e si fa beccare è un ladro.
    Ovviamente ... chi decide di vivere secondo dei principii morali che ha elaborato, quindi avere una morale, avrà una vita più in salita di chi è manifestamente amorale. Io per esempio se avessi preso la tessera di un partito italiano, ora sarei docente universitario. Quando mi fecero questa "offerta" per me indecente, mi offesi ... ora la mia vita è meno semplice materialmente, ma spiritualmente sono in armonia. Ho rispettato la mia morale! Quando mi guardo allo specchio (capita solo e non sempre ... quando mi faccio la barba ...) non mi vergogno di me stesso.

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  3. (Errata corrige)Non nella società ma interiormente

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  4. Bella interpretazione. L'elevazione spirituale non può prescindere dalle proprie esperienze, se il nostro determinato tempo storico ci indica degli schemi da seguire, credo venga spontaneo seguirli. Il discorso sul cieco mi ricorda un personaggio di una storia, quasi interamente ambientata in una prigione, prigioniero assieme ad altri criminali. Nel momento in cui scoppia una rivolta, avendo la possibilità di fuggire insieme a un compagno di cella, decide di rimanere, unico a fare tale scelta, affermando che "la vera gabbia, le vere sbarre sono là fuori. Invisibili, eppure vere trappole per il corpo". Il senso era questo, vado a memoria.

    Una altra canzone affronta questa ricerca della spiritualità forse perduta, Alice e il blu di Annalisa. Non avrà la complessità di un trattato, ma credo che esplichi piuttosto bene il disagio reale del nostro tempo, del quale non ci rendiamo conto; la costante insoddisfazione, dovuta al volere - e pretendere - sempre più.

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