martedì 4 marzo 2014

Osservando una foto di Kafka (visione onirica)




Leggo l'opera di Kafka con assiduità. Penso, ormai lo so per esperienza, che negli anni, una goccia alla volta, ogni goccia, diventa un diamante.
Ho trovato per puro caso sulla bancarella di una fiera dell'antiquariato, questa domenica, il volume fotografico edito dal Centre Pompidou. Foto del Praghese, manoscritti leggibili,

prima pagina de "La metamorfosi"


e pezzi figurativi, alcuni validi, che ricordano l'opera di questo grande. Un disegno stupendo di Gacometti.



Una foto mi "guardava" con intensità. Mi ha commosso la sensazione di tarlo che come una lenta carie divora l'anima, la sua. Chiudo il libro e la mente va in corto circuito cadendo in un sonno brevissimo; veramente solo qualche attimo ... e lo vedo, lo vedo davanti a me che osserva se stesso allo specchio. Penombra vibrata, quella delle candele, e dal silenzio la sua voce scandisce parole che ricordo perfettamente:

"Puoi arrenderti solo davanti al nulla

ma pensa, pensa profondamente se quel che vivi è il nulla.

Se ti arrenderai e non è il nulla
ti spetta la condanna

Se prosegui ed è nel nulla
il nulla sarà la condanna".

Le parole mi si sono incise dentro, nella carne, nelle viscere. Lui, che osservava se stesso, si è girato verso me. Occhi negli occhi, tristi ma decisi. Una guida da sempre, e ora mi affida quelle parole. Le ripete. Le dice a me, esattamente come un attimo prima le scandiva a se stesso ... e poi silenzio e poi lo specchio, e poi nemmeno quello ... ecco il nulla? E mi sveglio in questa giornata di pioggia battente. Mi son ripreso da un piccolo incantesimo o è accaduto qualcosa di più importante? Non lo so. Il mondo, il solito mondo fuori dalla finestra, deformato dalle gocce rapprese, non è più lo stesso. Il mondo, carico di quell'enigma si fa enigma egli stesso? Strisciante, una sensazione satura di certezza mi guida verso un sorriso che non vorrei, che non comprendo, che mi sembra giungere nel momento sbagliato, ma sorge, alba sulle labbra, e lo sondo allo specchio. "Pensa, pensa profondamente se quel che vivi è il nulla..."
Solo la risposta esatta può condurre alla vita, solo una certa risposta, e si rivela da quel sorriso stampato sul mio volto, sorriso indecifrabile che tocco con le dita per vedere se esse comprendono. Lascio lo specchio alla sua solitudine e torno alla foto di Kafka e un profumo, un profumo d'infanzia, un profumo che non ho vissuto ma riconosco, scaturisce da un cassetto della mente che doveva diventare, ma mai fu aperto, e quel profumo trasforma il sorriso del mio volto, quel sorriso non mio ma su di me posatosi, in una canzoncina infantile che mi culla, e dallo specchio vedo qualcosa muoversi ... torno a lui,  all'io riflesso, osservo il me stesso che mi concede e nel frattempo qualcuno mi tocca la spalla. Non mi volto, è li, dietro di me ... non oso guardare .... é la risposta che ha preso un aspetto concreto per parlare agli occhi. Vibro, attendo senza respiro per vedere, ma una risata enorme, brillante e allegra, di ragazzo, la risata forte dei miei vent'anni, annulla tutto. Non c'è più specchio, stanza, pioggia e dubbio, solo il profumo d'infanzia ... lo sento, solo quello rimane di me e si spande nel nulla, per sempre.


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