giovedì 9 febbraio 2017

Due soggetti con tema "LA VIOLENZA ALLE DONNE"






Oggi pomeriggio nove febbraio, mentre si dialogava, con l’intenzione concreta di realizzare un lungometraggio sull’argomento riportato nel titolo, mi son venute due idee e intendo descriverle. La prima, che mi accingo a narrare, si è innescata nella mia mente poiché mi è apparsa una scena brevissima. Una donna della quale vedo il viso che si riflette anche in uno specchio e un uomo di schiena che sferra un pugno e manda in frantumi …ovviamente lo specchio. Ho ascoltato un poco quel che altri proponevano e improvvisamente mi è apparsa la situazione che è fulcro della prima immagine. Ora vengo al soggetto:



PRIMO SOGGETTO: LO SPECCHIO



Stanza da letto con luci stile Caravaggio. Unica fonte una lampada di design. Lei è seduta ai piedi del letto verso sinistra. Lui in piedi di schiena. Ha del sangue che le cola da una narice. Lei dice: “Per favore, portami l’asciugamano”. Lui in silenzio sparisce verso destra. Rimane lei e la sua immagine riflessa su uno specchio che è a destra. La macchina da presa passa da lei all’immagine riflessa e di profilo, si vede il lato non ferito. Poi lei si gira e si guarda e nel frattempo dice “bagnalo un po’ nell’acqua fredda …. Per favore”. Si sente l’acqua che scorre e lui sempre di schiena che glielo allunga. Lei lo guarda. “per favore …. Fai tu”. Lui si inginocchia e provvede e lascia per terra l’asciugamano.

Lei: “ora per favore ascoltami. Passami il tablet” appena lei ce lo ha ricevuto, lo guarda negli occhi e … “la violenza fa parte della vita. Lo sappiamo. Gli animali la usano per fame o per conquistare la femmina … i mammiferi” mentre lei parla cerca qualcosa su internet e il suo viso è illuminato da questo riflesso. Lui si siede alza in piedi fra lei e lo specchio che comunque continua a rifletterla. Si può passare a vari primi piani senza problema di intaccare il senso. “all’inizio pesci, poi anfibi, poi rettili poi uccelli” lei alza il capo e lo guarda. “sai come fanno all’amore le anatre? Il maschio stupra la femmina … guarda”. Anche il pubblico vede il filmato dal tablet. Quando termina lei lo riprende e prosegue … “noi siamo mammiferi. Siamo più evoluti. Abbiamo il pensiero e la parola. Anche i gatti sai in quei momenti …(lei cerca di nuovo sul tablet), spesso sono un po’ diciamo… particolari” ora mostra il filmato ma noi non lo vediamo. “vedi … come il maschio la morde sulla schiena. Si potrebbe anche fraintendere e dire che il micio ci mette troppa passione … e comunque quelli sono mammiferi senza possibilità di dialogo …”

Lei appoggia il tablet e lo guarda. “sottomettere è la soluzione di chi non sa dialogare … capito?” lui risponde … “non darmi lezioni”, con tono pacato, ma poi parte un destro e colpisce lo specchio anzi, l’immagine di lei allo specchio e si frantuma.

Ora lui ha la mano ferita. Si guardano negli occhi. La mano sanguina. Lui le chiede …”per favore … fai tu, lei si alza, prende l’asciugamano da terra e inizia a pulirlo.

Poi lei dice … “vado a preparare la cena …”





SECONDO SOGGETTO: GLI OCCHIALI



Mi ero reso conto che nelle idee esposte mancava il colpo di scena e nel frattempo ero condizionato dall’idea della regista. Ha raccontato di aver immaginato un palcoscenico teatrale. Sul fondale è proiettato un parco. Un uomo e una donna passeggiano. Lui per qualche motivo che ora non ricordo (mi sembra gelosia perché qualcuno l’ha guardata) la schiaffeggia. Sono presenti altre donne e si coalizzano per tutelarla. L’idea non mi convince perché il gesto di lui è talmente primitivo che solo una persona altrettanto primitiva potrebbe sopportarlo quindi considero o stupidi o irreali rapporti simili. È vero che accadono ma si comprende subito una gelosia così assurda e secondo me chi la tollera non è meno malato di chi la esercita.

Ha poi per me un sapore strano che mi ricorda le Erinni, quel coalizzarsi fra donne. Non deve esserci questa lotta fra due generi. Prima di essere uomini e donne siamo esseri umani e la violenza, che sia psichica o fisica deve inorridire sempre. Solo in caso di estrema legittima difesa, e sottolineo estrema, la comprendo, e penso comunque che il buono costretto alla violenza si porterà dietro, anche se era nel giusto, un rimorso.

Uno studente ha proposto di utilizzare un transgender. Idea buona ho pensato, ma …

Se si dedica tempo per stigmatizzare l’assurdità della violenza fra uomo e donna, se siamo socialmente ancora così indietro, che effetto farà la violenza per me altrettanto e identicamente grave che spesso i transgender devono subire? Idea interessante ma comprensibile per pochi, anzi pochissimi…

Suggestionato da quel particolare della reazione femminile di massa presente nell’idea della regista ha iniziato ad apparirmi in mente quanto ora descrivo.



SOGGETTO



Un bar bello. Giorno. Una coppia entra e si dirige verso un tavolo al quale siedono quattro donne e due uomini in allegria. La lei della coppia che sta entrando ha degli occhiali da sole molto grandi. Compie un gesto brevissimo che rappresenta un momento d’incertezza. La mano destra va alla stanghetta destra, ma poi cambia idea e non li toglie. Al tavolo saluti sereni. Le fanno i complimenti per gli occhiali e le chiedono se sono nuovi. Conferma e poi cambia argomento. Una delle quattro ragazze comunque la osserva e dopo un poco le chiede perché non li toglie. Lei risponde che sta bene così e in qualche modo cambia argomento. Mentre dialogano in gruppo la ragazza si avvicina e osserva e ad un certo punto dice seria e con voce alta “Hai un occhio nero!” si zittiscono tutti. “cosa ti è successo!”. La ragazza dice che le è accaduto un incidente da poco, niente di grave, ma viene interrotta e l’altra si arrabbia e chiede col ragazzo “cosa le hai fatto!” aggiunge poi altre cose e la ragazza si toglie gli occhiali e davanti all’occhio annerito si zittiscono di nuovo. “mi hanno scippata e lui è intervenuto, ha schivato un colpo e l’ho preso io…”

“davvero? E allora perché lo hai nascosto così!” “perché sono una donna e desidero essere bella, o almeno normale, e con un occhio nero tanta gente penserebbe come te, come voi… comunque ora sei tu che devi spiegare una cosa … hai reagito in un modo così assurdo, così esagerato …”

La ragazza sbalordisce e china il capo, una delle altre le chiede “cosa sta succedendo … parla”. La ragazza tace poi alza lo sguardo serio e gli occhi lucidi verso la ragazza con l’occhio nero. In quel momento si sente una voce allegra e tutti gli sguardi vanno in direzione di questa. È il ragazzo della vera vittima, sorride, è in controluce. Si avvicina. “ciao a tutti! Ma che facce ragazzi! È morto qualcuno?”

Fermo immagine. L’immagine appare una immagine che su di essa con una stilografica scrive … “che io possa mai più ritornare” …rimane la scritta, gocce di pioggia, la scritta si cancella sfumato, fine.

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Caratteristica comune dei due soggetti è che non si indaga sul motivo scatenante. Per me, secondo me, nulla giustifica la violenza quindi non mi focalizzo sul perché. Mi interessa la rivelazione, oppure un tentativo di dimostrazione della sua insensatezza poiché qualsiasi dissidio può essere risolto in modo civile.
Un altro aspetto mi preme e la sua incoerenza mi affascina. Spesso la donna che subisce violenza (ma in fondo accade in tutti i contesti), nasconde il fatto e continua a convivere con l'aggressore. Anche in questo caso non indagherei sulle motivazioni ma sul fatto che, se chi è vicino a queste persone sofferenti, agisse in modo meno egoistico e quindi più sensibile, altruistico, la violenza verrebbe smascherata.
Lo smascheramento è la condanna del violento. Altre pene non sono pesanti quanto l'essere marchiati così. Se una persona è debole per amore (sentimento che rende deliziosamente assurdi ma anche assurdi in modo angosciante), se, come dicevo, una persona è debole e non riesce a gestire una situazione con le sue forze, una maggiore sensibilità verso il mondo, verso l'altro, da parte nostra, potrebbe sbloccare la situazione.
Un esempio per tutti. Immaginiamo una donna picchiata per strada. L'indifferenza di chi passa è secondo me una colpa maggiore di quella dell'aguzzino che spesso è un malato, una persona con problemi o un vero e proprio animale (chiedo scusa agli animali che mai sono animali nei loro peggiori comportamenti quanto sanno esserlo gli umani). Immagino un uomo che picchia una donna per strada. Nessuno si ferma. rimane il filmato come spesso attualmente accade grazie alle videocamere che riprendono un po' tutto e ovunque. Qualcuno si impegna per riconoscere tutti questi indifferenti e poi crea un evento al quale li invita. Siamo in diretta tivù, mostra il filmato, li smaschera e li accusa, poiché l'indifferenza altro non è che una delle forme della violenza. Sono comunque in tanti e una massa è un aspetto regressivo dell'individualità. Immagino di conseguenza che si alzano e reagiscono picchiandolo fino a ucciderlo poiché nessun argomento giustifica quel che hanno fatto. .... Solo alla fine della reazione primordiale tornano alla loro individualità, si rendono conto che tutto è in diretta e scappano.
In questo modo, insisto su questo punto, diviene evidente, e lo ripeto, che l'indifferenza è l'atteggiamento del potenziale violento .... sempre.